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NEWS | Palazzo Belfiore di Ferrara, al via i progetti di riscoperta della “Delizia” Estense

Ferrara una vera delizia verrà riscoperta in collaborazione con studenti e comuni cittadini, un progetto che farà avvicinare questi ultimi all’arte dell’archeologia. Lo scopo, infatti, è quello di far vivere a pelle cosa voglia dire riscoprire una residenza perduta, cominciando da Palazzo Belfiore, della famiglia d’Este, del XV secolo.

Palazzo Belfiore in una raffigurazione d’epoca

 

La storia

Il palazzo era già stato promosso da Alberto V prima di passare al marchese Leonello d’Este. Era stato costruito nel 1391 ca. e si trovava nella zona suburbana, fuori Ferrara. Aveva un grosso parco chiamato Barco che venne man mano ampliato e trasformato in terreno di caccia per la famiglia d’EsteUn passatempo raffigurato da un affresco dipinto nella loggia d’ingresso dove Alberto V, e in successione altri personaggi che cacciano, banchettano e danzano. Ma fu Leonello ad estenderlo maggiormente creando il famoso Studiolo, decorato con le raffigurazioni delle nove Muse della tradizione classica. La sua potenza fu confermata dal successore, Ercole I, che fece costruire delle mura difensive. Ma proprio da questo momento cominciò la sua decadenza.

Venne poi distrutto da un incendio nel 1632.

Lo Studiolo di Belfiore, Ferrara

 

Il progetto

Per la riscoperta di questa grandiosa opera si sono adoperati, oltre all’Amministrazione comunale, al Gruppo Archeologico e la direzione scientifica, due licei: un classico e uno scientifico. E’ stato definito un progetto di archeologia partecipata per far rivivere il palazzo e sarà avviato nel mese di settembre. Verrà creato un vero e proprio cantiere aperto per chiunque voglia dare una mano. Il grande scopo è quello di riscoprirne la storia, coinvolgendo la popolazione e sensibilizzare quest’ultima alla conservazione dei beni culturali del proprio Paese.

La mappa delle “Delizie” Ferraresi

In copertina: ciclo di Muse dello Studiolo Belfiore.

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NEWS | Scoperto il triclinio acquatico dell’imperatore a Villa Adriana (Tivoli)

Le operazioni archeologiche dirette da Andrea Bruciati hanno portato alla luce un unicum, un triclinio acquatico a Villa Adriana a Tivoli (RM), residenza dell’imperatore Adriano nota per le magnifiche sperimentazioni architettoniche e ingegneristiche.

Il triclinio si trova nella zona Palazzo, la più antica della Villa e area privata dove si svolgeva la colazione della coppia imperiale. Infatti, quest’area è probabilmente il punto da cui è iniziata la costruzione del quartiere, a partire da una villa repubblicana.

Le indagini vedono la viva partecipazione dell’Università di Siviglia, il professor Raphael Hidalgo Prieto ha presentato la scoperta nel Webinar “Villa Adriana. Il potere dell’architettura: un’archeologia olistica per il terzo millennio”. Il progetto, organizzato dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia, ha lo scopo di presentare le indagini in costante aggiornamento e la storia di Villa Adriana.

Il Teatro Marittimo una delle immense opere architettoniche di Villa Adriana, Tivoli (RM).

Il Triclinio Acquatico, nuova gemma di Villa Adriana

 Al centro della sala semicircolare, anticamente coperta da un sistema di volte, occupa la scena il triclinio marmoreo. Raggiunto grazie a un sistema di passerelle meccaniche, poi rimosse per inondare il pavimento d’acqua, un’isola privata dell’imperatore.

Difatti, l’imperatore Adriano come per i lussuosi banchetti pubblici, amava lo sfarzo anche nella vita privata. L’uso privato è testimoniato dalla presenza di altre 4 camere decorate dalle quali si accede alla sala, ognuna con una propria latrina.

Il triclinio risulta essere una scoperta straordinaria anche per i giochi di luce e acqua, che contraddistinguono le opere architettoniche della Villa, come il Serapeo. Infatti, i raggi di luce mattutini illuminavano dalla finestra centrale due fontane sulla parete concava alle spalle dell’imperatore, dalle quali zampillava l’acqua.

“Dobbiamo immaginare l’imperatore posto sulla pedana marmorea, che misurava circa 4 metri di lato, circondata a filo dall’acqua che riempiva il resto dell’ambiente. Alle spalle aveva le due fontane e la finestra da cui entrava la luce, accentuando l’effetto delle figure imperiali in controluce. In questo modo, Adriano poteva osservare tutto il resto della sua corte, amplificando la suggestione della sua presenza che poteva essere vista e non vista.” Queste le parole del direttor Andrea Bruciati, grazie alle quali possiamo immaginare ed essere partecipi di questa scena idilliaca.

Villa Adriana, continua, uno dei luoghi più ameni di età imperiale e Patrimonio Unesco, continua a sorprendere, arricchendo la sua corona di meraviglie architettoniche con questa nuova scoperta.

Ricostruzione del Triclinio acquatico di Villa Adriana a Tivoli.