Dal 6 dicembre il Transatlantico di Palazzo Zanca ospiterà l’esposizione “Caravaggio, ritratti dell’anima”.
Per ricordare Caravaggio nell’anno in cui si celebra il 450esimo anniversario della sua nascita, sarà infatti visitabile una mostra “silenziosa”.
L’iniziativa, promossa dall’Assessore alla Cultura Enzo Caruso e curata dall’esperto comunale di arte contemporanea Alex Caminiti. La mostra prevede anche una personale dell’artista campano Alessandro Follo, caratterizzata da una carrellata di volti, figure, e posture di una intensa straordinarietà.
Una delle opere di Follo
Follo intende raccontare l’evoluzione del genere ritratto, traendo spunto dal realismo noto nei capolavori assoluti di Caravaggio. <<Un vero piacere scoprire il lavoro di un artista di nuova figurazione che oltre a dimostrare abilità creativa, riesce con le sue opere a porsi umilmente al pubblico con verità e sincerità>>, ha evidenziato l’esperto Caminiti.
“Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa”. La straordinaria scoperta di una Messina mai vista: giovedì 9 a Palazzo Zanca presentazione del volume.
Locandina evento
Sarà dunque presentato giovedì 9, alle ore 18.00, nel Salone delle Bandiere a Palazzo Zanca, alla presenza degli Assessori alla Cultura Enzo Caruso e ai Beni Culturali Salvatore Mondello, il volume di Luciano Giannoneche narra, attraverso una straordinaria ricostruzione in 3D e a colori, la Messina antecedente al Terremoto del 1783.
Una Messina sconosciuta, mai vista, se non attraverso le ormai note stampe e le incisioni realizzate al tempo da viaggatori e pittori che soggiornarono in città.
Il giovane architetto Luciano Giannone, laureatosi in Architettura a Firenze, con una tesi che è all’origine della pubblicazione del volume, ha dedicato anni di studio, passione e maestria nell’applicazione di moderne tecnologie, per ricostruire la “Nobile Città di Messina” e restituirla ai messinesi, bella e lussuosa per come la storia ce l’ha tramandata nei racconti e nei ricordi dei viaggiatori che transitarono a Messina tra il XVI e il XVIII secolo.
Copertina volume
Le parole dell’Assessore Caruso
<<Chissà quante volte è sorto tra i messinesi il desiderio di poter tornare indietro nel tempo, per assaporare la Messina prima del terremoto del 1783 – dichiara l’Assessore Caruso -. Questo libro è un viaggio, come ben lo presenta il suo autore Luciano Giannone, a cui va tutta la mia ammirazione per il certosino lavoro di ricerca e per l’estro, tipico dell’architetto, con cui ci restituisce una Messina sconosciuta e splendida, con i suoi palazzi e i suoi quartieri, che va al di là di ogni fervida immaginazione e ci rende, così, orgogliosi di appartenere a quella discendenza di persone che ebbero la capacità di progettarla così maestosa e stupenda, tanto da essere declamata e dipinta da scrittori e artisti di tutta Europa, in transito nello Stretto, o in sosta nel suo accogliente Porto, posto nel baricentro delle rotte commerciali del Mediterraneo>>.
Inoltre, prenderanno parte all’incontro Mirella Vinci, Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali, e Pino Falzea, Presidente dell’Ordine degli Architetti.
Come annunciato, l’Università di Messina, l’Associazione S.U.D. (Studenti Universitari Democratici) e ArcheoMe hanno curato il secondo appuntamento de “La Sicilia protagonista”. Durante il primo appuntamento (11 gennaio 2021) gli interventi si erano concentrati sull’età greca della Sicilia, oggi invece sull’età romana dell’Isola.
Ha moderato Kevin Vadalà, studente di Filosofia dell’ateneo messinese e membro dell’Associazione S.U.D. La Prof.ssa di Storia romana dell’Ateneo, Elena Caliri, ha curato il primo intervento riguardo le fonti storiografiche per la Storia romana e i primi rapporti tra la Sicilia e Roma; presente in questo frangente è stato il focus sulle guerre puniche e sull’evoluzione dell’amministrazione romana sull’Isola. Ha concluso Francesco Tirrito, Dottore in Archeologia e Direttore della nostra Redazione, con un approfondimento sulla Messina romana.
Gli scogli storiografici
“Non c’è Storia se non Storia contemporanea”, così la Prof.ssa Caliri ha dato inizio all’intervento: l’Unità d’Italia ha spinto a riguardare la Storia romana, ma, cambiando la politica, si è verificata un’inversione storiografica: è ritornato il profondo interesse per l’età delle poleis greche. Un altro filone interpretativo vede la Sicilia come icona dell’incontro-scontro tra Oriente ed Occidente, frammento di una grande Storia dell’Umanità. Ha continuato poi con una particolare linea interpretativa, quella della passività dell’Isola: la Sicilia ha subito tante civiltà, senza mai dare il “la” a nessuna. Suggestivi in questo caso i richiami a “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel discorso del Principe Fabrizio Salina nei confronti di chi lo aveva esortato a far parte del nuovo parlamento.
Sicilia-Roma, da timidi contatti all’amministrazione dell’Isola
Roma si struttura inizialmente come città-stato, quando entra in contatto con altre civiltà non esercita delle annessioni territoriali, ma conclude una serie di accordi federativi (foedera) e non ha mano ferma, se non in rari casi. Tutto cambia quando Roma mette piede in Sicilia.
La Fides dei Romani, un valore o anche un culto?
Uno dei punti cruciali è la richiesta d’aiuto dei Mamertini ai Romani, mercenari osco-campani che si erano rivolti precedentemente ai Cartaginesi. I Mamertini si rivolgono a Roma con la deditio in fidem, atto di resa totale e, come tale, pericolosissimo. La Fides per i Romani è una divinità, il concetto di fides è un patto di sangue che non si può disattendere. I nobili della società romana non volevano accettare la receptio in fidem dei Mamertini, ma iniziano ad aver peso le classi medie: i comizi centuriati votano la guerra.
Cosa cambia dopo la prima guerra punica
La prima guerra punica attraversa più di un ventennio del III secolo a.C. e ha degli effetti devastanti. La parte occidentale della Sicilia «diventa romana»: Roma non aveva mai organizzato territori separati da un braccio di mare e non si sa come li abbia amministrati dal 241 al 227 a.C., anno dell’elezione di Gaio Flaminio, primo governatore della Sicilia. Roma acquisirà la parte orientale della Sicilia solo durante la seconda guerra punica. Tutta la Sicilia per Roma è inizialmente un luogo di sperimentazione: vuol trarre il massimo rendimento con il minimosforzo, sostituendosi alle autorità che dapprima riscuotevano le tasse; la natura delle tasse non è stata cambiata (1/10 del prodotto agricolo): era regolata dalla Lex Ieronica, che Roma utilizza, ma non riconosce con questo nome.
Non dopo tanto tempo Roma inizia a diventare “bulimica”, a chiedere quantitativamente sempre più; l’economia agraria della Sicilia ne risente molto. Dalle Verrine di Cicerone è chiaro che Roma instaura con con alcune città siciliane i già menzionati foedera (rapporti bilaterali), con Messina, Taormina e Noto; altre città erano state definite “immuni”, cioè non tenute a pagare le decime.
La Professoressa ha infine introdotto un altro argomento: di lì a poco la Sicilia diventa un grande centro di manodopera servile. Gli schiavi danno vita a due burrascose rivolte; Diodoro Siculo ne riferisce il motivo: le pessime condizioni in cui i padroni, in maggior parte greci, li tenevano.
Messina, un significativo caso studio nella Sicilia romana
L’area distrutta dal terremoto del 1908La vecchia sede municipale nella cd. “Palazzata”
“La Storia si fa attraverso le fonti”, l’incipit del Dottor Francesco Tirrito apre un intervento che si propone di indagare le fonti archeologiche della Messina romana. Ha iniziato con un quadro puntuale della Messina pre-terremoto del 1908; la catastrofe ha aiutato la ricostruzione poiché le macerie hanno protetto tutto quello che c’era al di sotto, hanno fatto da tappo. Il primo scavo sistematico dell’area è stato effettuato solo nel momento in cui Giacomo Scibona era a capo della nascente Soprintendenza di Messina (prima gli scavi erano stati condotti dalla Soprintendenza di Siracusa).
Il seguito dell’intervento ha studiato la carta archeologica di Messina, evidenziandone i punti cruciali, le nuove scoperte e i limiti geografici in fiumi e necropoli. L’indagine si è concentrata sull’area archeologica di Palazzo Zanca, territorio importantissimo per ricostruire interi secoli della storia messinese. Nella foto i livelli romani sono colorati in rosso: si tratta di un piano pavimentale da cui si innalzano dei pilastri; questi dovrebbero corrispondere ad un criptoportico con accanto edifici ad andamento circolare, si ipotizzò la struttura di un Odeion.
I reperti conservati nell’Antiquarium di Messina
Straordinari i reperti esposti nell’Antiquariumdi Messina, tra cui spiccano tessere di mosaico dai materiali ricercati. Si pensò quindi di collocare nell’area il Foro della città romana di Messina. Messina ha onorato quindi l’insediamento greco anche espandendosi, si è monumentalizzata dal I secolo d.C. con le suddette strutture e ha rispettato i limiti naturali imposti dai fiumi e dalle necropoli.
In rosso: le strutture di età romana nell’area di Palazzo Zanca
La scoperta dell’area archeologica di Palazzo Zanca
Si è concluso così il secondo di un ciclo di incontri che continuerà il 25 marzo 2021 con una conferenza sulla Sicilia medievale; la discussione sarà animata da altri interventi.
Parteciperanno le Associazioni cittadine che si occupano di disabilità. L’iniziativa vuole essere un momento di riflessione e sensibilizzazione al fine di promuovere i diritti e il benessere delle persone diversamente abili, ribadendo il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale del nostro territorio. L’ONU per questa edizione 2020 ha scelto il tema “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile”. Una tematica attuale e impegnativa in quanto l’emergenza mondiale epidemiologica in corso ha colpito più duramente le persone socialmente più deboli.
Lunedì 19, alle ore 11, nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, alla presenza del Vicesindaco Carlotta Previti e del Presidente del C.I.R.S. Maria Celeste Celi, nel corso di una conferenza stampa sarà presentato il progetto “Poiesis” del Cirs Onlus Casa Famiglia “Glicine” di Messina, finalista al concorso “Video in Versi” alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia e promosso dalla fondazione Oderzo Cultura Onlus. La regia, curata dalla regista e attrice messinese Marika Roberto, ha come protagoniste le ospiti della Casa Famiglia delle quali il dolore, le ferite e le sofferenze, grazie alla metodologia e all’esperienza della regista sono state trasformate in immagini recitative di liberazione e leggerezza. La regista ha scelto, insieme alle ospiti, di interpretare la poesia “Sereno” di Giuseppe Ungaretti. L’importante riconoscimento, che è stato ritirato dalla regista e da Daniela Sturiale assistente sociale, rientra nell’ambito del progetto ”Poiesis” voluto dalla vice presidente Cinzia Fresina e sostenuto dalla Presidente Nazionale Maria Celeste Celi con l’obiettivo di sostenere le ospiti attraverso il Teatro Sociale, al fine di contribuire a fare maturare e arricchire la consapevolezza delle proprie capacità per acquistare sempre più autodeterminazione, autostima e autonomia sociale.
Aggiornamento
La conferenza stampa di oggi, 19/10/2020, a Palazzo Zanca è stata annullata a seguito delle nuove disposizioni del DPCM per il contenimento del Covid 19.
Palazzo Zanca, sede del Municipio di Messina, prende questa denominazione dal suo progettista, l’architetto palermitano Antonio Zanca. Dopo il terremoto del 1908, che distrusse una parte dell’ottocentesco Palazzo della Città, che sorgeva inglobato nella Palazzata progettata da Giacomo Minutoli, la sede municipale venne trasferita. Così, dopo l’approvazione del progetto dell’architetto Zanca da parte dell’Amministrazione comunale, il 28 dicembre 1914 venne posta la prima pietra ed il palazzo ultimato e inaugurato il 26 luglio 1924.
Il frontone con la “Regina del Peloro”
Nella facciata sono inserite alcune sculture legate alla simbologia cittadina e numerose lapidi che ricordano gli eventi più importanti: nel timpano la Regina del Peloro raffigurata con un tridente in mano fra due sirene sdraiate, allegoria di una città fortemente votata al commercio e agli intensi traffici mercantili ad esso connessi.
La “Fontana senatoria”
Nel prospetto di via San Camillo sono collocati due bassorilievi raffiguranti Dina e Clarenza, mentre sul lato opposto, in via Consolato del Mare, un ingresso porticato con antistante la Fontana Senatoria del 1619. Il lato posteriore di Palazzo Zanca si affaccia su Corso Cavour e su piazza Antonello con un portico ornato da bassorilievi eseguiti da maestranze locali.
ArcheoMe non farà più parte dell’edizione 2019 de “Le Vie dei Tesori Messina”. La decisione, maturata dopo una lunga riflessione in seno al Consiglio Direttivo, arriva a seguito di un gravissimo episodio che lede la dignità cittadina, oltre che la nostra professionalità.
Nel particolare, si contesta la frase ingiuriosa e priva di fondamento storico-artistico sulla locandina dell’evento alla voce “16 – Palazzo Zanca”. Che, tra le altre cose, è esattamente l’area in cui abbiamo operato.
Ed è grazie a una segnalazione di offesi visitatori messinesi che si scopre la frase contestata: “Sulla facciata, i buddaci, i pesci col cui nome sono chiamati i messinesi.”
Questa leggerezza, che interpretiamo così per evitare di delineare scenari peggiori, è in antitesi con lo spirito della stessa organizzazione de “Le Vie dei Tesori”, che dovrebbe aggregare e non dividere, nonché della nostra associazione, che come punto di forza vanta la veridicità storica dei contenuti e il rispetto della comunità in cui opera.
Avremmo potuto obiettare per i diversi errori scientifici che si ritrovano sulla brochure (ndr. il “periodo greco”, mai riscontrato nello scavo di Palazzo Zanca) ma, nel rispetto della manifestazione e dell’economia che ne consegue, abbiamo soprasseduto. In questo caso, lavorando con la nostra immagine, quindi con la nostra professionalità e scientificità in gioco, non possiamo sottovalutare l’importanza negativa di questo episodio che, oltre a offendere, ha già creato e creerà disinformazione.
Già diverse sono state le lamentele che, nei tre giorni di gestione dell’area, sono state indirizzate ai nostri associati. E se già risulta sconvolgente notare come il “delfino” di Zancle, particolare di Palazzo Zanca, sia diventato un “buddace”, ancor più sconvolgente, invece, è notare che “i messinesi sono chiamati buddaci”, parafrasando, come si potrebbe leggere in striscioni allo stadio in partite o derby calcistici che coinvolgano la città di Messina.
L’Associazione ArcheoMe ha più volte richiesto, sia telefonicamente che tramite PEC ufficiale (trasmessa anche al gabinetto del Sindaco Metropolitano di Messina per conoscenza), che venissero adottate le dovute contromisure, correggendo questa frase dove possibile e pubblicando un post di scuse sulla pagina ufficiale.
Nonostante la promessa di “scuse pubbliche”, ad oggi non è ancora pervenuta alcuna smentita o rettifica.
Nonostante la nostra indiscussa professionalità, che ha accompagnato centinaia di turisti messinesi, siciliani e stranieri alla riscoperta dell’antica gloria di Messina negli ultimi tre anni di servizio presso “Le Vie dei Tesori”, e nonostante i tantissimi feedback positivi che certamente hanno incentivato la buona riuscita dell’evento, ArcheoMe è costretta, suo malgrado, a dover interrompere i rapporti con “Le Vie dei Tesori”.
Francesco Tirrito Giovanni Belviso Anna Maria Famà Stefano Paderni Carmen Morabito Chiara Odoardi Domenico Minnella Liliana Di Napoli Giuseppe Ingemi Stefano Tirrito Amedeo Curatolo Elio Grillo Alessandra Randazzo Giusy Merlino Sara Virecci Giuseppe Mulfari Roberto Laganà Vinci Gabriella Parasiliti Gaia Stella Trischitta Nicola Petrolo
Si è svolto giorno 25 Gennaio nel salone delle bandiere di Palazzo Zanca il secondo incontro del progetto “Conoscere Messina per amarla. Nell’arte l’identità da ritrovare”, promosso dal Soroptmist Club di Messina presieduto dalla Prof.ssa Rosa Musolino, condiviso con molti club service e associazioni che operano in città, con il patrocinio del Comune, dedicato soprattutto agli studenti delle scuole superiori.
Tema dell’incontro “I forti cinquecenteschi”. Particolarmente interessanti gli interventi dei relatori. Michaela Stagno D’Alcontres ha acceso i riflettori sull’ impegno dell’istituto italiano dei Castelli illustrando alcuni progetti che mirano al recupero e alla fruizione delle fortezze cittadine; il prof. Massimo Lo Curzio e la prof.ssa Michela D’Angelo hanno invece tracciato il percorso che ha portato alla costruzione delle fortificazioni cinquecentesche a Messina, evidenziando il ruolo della città di Messina nel Cinquecento. Messina, hanno spiegato i docenti, ha conosciuto nel ‘500 un periodo di grande prestigio e rilievo, riuscendo anche ad ottenere dalla corona Spagnola la possibilità di esercitare il monopolio dell’esportazione della seta. La città gode di una sua autonomia e gioca un ruolo centrale per il controllo della Sicilia e l’area dello Stretto. Da qui la necessità di proteggere Messina ed ergere le fortificazioni. Una pagina di storia ricostruita attraverso l’ausilio cartografico della città che ha mostrato la fisionomia di Messina e come è cambiata nel corso del tempo. Obiettivo del progetto è quello di porre particolare attenzione ad alcuni beni culturali più rappresentativi della città al fine di diffonderne la conoscenza e accrescere in tal modo il senso di appartenenza alla città delle giovani generazioni. Ecco perché la scelta di coinvolgere gli studenti.
In questo caso l’incontro ha acceso i riflettori sul Forte Gonzaga, Il Castelluccio e Forte San Salvatore.
Il progetto si propone di stimolare l’amore per la città ed esortare l’impegno di coloro che istituzionalmente ne hanno titolarità, attraverso l’esplorazione e il monitoraggio della condizione attuale di tali beni, della qualità urbana circostante e del grado di accessibilità e fruizione.
Gli incontri proseguiranno nei prossimi mesi. Ecco i successivi temi che verranno affrontati: 22 febbraio i forti umbertini, 7 marzo 2019 la Zona falcata e la Cittadella, 5 aprile l’architettura eclettica post-terremoto, 17 maggio il gran camposanto.
A sette mesi esatti dalla grande Processione della Vara, per mantenere viva l’attenzione sulla festa agostana e sugli spazi espositivi ad essa dedicati, il Comitato Vara e l’Associazione Amici del Museo di Messina, con il supporto del Comune di Messina, lanciano il progetto: “Aspettando… la processione della Vara”. Ogni 15 del mese, a partire dal prossimo Martedì 15 Gennaio, verrà aperta la Mostra Permanente “Vara e Giganti” di Palazzo Zanca, con ingresso ubicato accanto all’Antiquarium Comunale. La pregevole esposizione, realizzata a costo zero dal Comitato Vara e dall’Associazione Amici del Museo, potrà essere visitata gratuitamente dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.00. Sono invitati a partecipare scolaresche, associazioni, turisti e singoli cittadini. La Mostra “Vara e Giganti” custodisce materiale iconografico originale relativo alla grande Festa Messinese che vede, dal 15 Agosto 1535, il trionfo della machina piramidale dell’Assunta. Tra le incisioni più antiche la Vara pubblicata da Placido Samperi nel 1644 oltre a varie raffigurazioni provenienti dai resoconti dei viaggiatori del Grand Tour. Questa Mostra, che comprende oltre alle incisioni anche medaglie, dipinti, documenti e cronache dell’Agosto Messinese, è il frutto di una intesa tra Comune di Messina, Comitato Vara e Associazione Amici del Museo che ha fatto nascere il 10 Agosto 2015 questo primo nucleo di un costituendo Museo della Vara e dei Giganti.
La statua di marmo simboleggiante Messina, scolpita da Giuseppe Prinzi nel 1859, era collocata originariamente nel primo pianerottolo dello Scalone d’Onore del Palazzo Municipale. In seguito al terremoto del 1908 e alla distruzione dell’edificio, venne conservata all’interno del Museo Regionale.
Dopo il restauro eseguito da Francesco Finocchiaro nel 1973, è stata collocata in largo Giacomo Minutoli (fronte Palazzo Zanca). Oltre agli emblemi del commercio, la statua reca nella mano destra il decreto del 1838 con il quale Ferdinando II concesse nuovamente alla città il porto franco.
Ogni anno il 28 dicembre, in occasione della ricorrenza del terremoto che semidistrusse la città, la Confraternita della SS. Annunziata dei Catalani, ripone ai piedi del monumento una corona d’alloro in memoria di tutti i caduti di quel triste giorno.
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