L’8 settembre 2021, alle ore 11.00, l’acqua tornerà a scorrere nel segno dell’impegno green del Parco archeologico del Colosseo all’interno della Fontana delle Pelte ubicata nel cortile inferiore della Domus Augustana, il settore privato dell’immenso palazzo imperiale voluto dall’imperatore Domiziano sul Palatino.
Dopo anni di chiusura, il cortile del palazzo viene nuovamente arricchito del rumore e dello scorrere dell’acqua all’interno della monumentale Fontana decorata dal motivo delle 4 pelte contrapposte, il cui nome richiama la forma degli scudi indossati dalle Amazzoni. Proseguendo nel progetto di rifunzionalizzazione di tutte le fontane antiche e moderne del Parco archeologico del Colosseo, è la volta della Fontana che in età romana allietava le passeggiate della corte imperiale tra lo Stadio e le stanze private affacciate sull’immensa valle del Circo Massimo.
“Il tempo scorre incessantemente come l’acqua”
L’intervento, che si configura come una vera installazione cui è stato associato il motto latino “Instar aquae tempus – Il tempo scorre incessantemente come l’acqua”, è stato curato dall’arch. paesaggista Gabriella Strano ed è stato attuato nel pieno rispetto del valore e dell’importanza dell’acqua e della necessità di operare strategie di adattamento alle nuove realtà climatiche.
Per questa ragione all’inaugurazione, prevista per le ore 11.00, sarà presente il geologo e divulgatoreMario Tozzi che dialogherà con il Direttore del Parco archeologico del ColosseoAlfonsina Russo, sull’approccio green del PArCo e sul tema dei grandi cambiamenti climatici e delle loro ricadute sui beni culturali e sul patrimonio in generale.
In copertina: Domus Augustana, piano inferiore, cortile con fontana monumentale con motivo di quattro pelte contrapposte (scudi di Amazzoni) – foto: Parco archeologico del Colosseo.
Dal 2018 il Parco archeologico del Colosseo ha ottenuto il Marchio dell’Anno del Patrimonio Europeo con il progetto “Il PArCo fuori dal PArCo”, che ha l’obiettivo di promuovere l’osmosi dell’area archeologica di Foro Romano-Palatino, Domus Aurea e Colosseo con il territorio circostante, le attività per costruire una rete di relazioni storiche, sociali e culturali non si sono mai interrotte.
Il progetto “Percorsi fuori dal PArCo”
All’interno di questo programma il PArCo lancia il progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante.
Il progetto prevede il “racconto” con testi e immagini, sui canali social del PArCo e delle istituzioni coinvolte, del legame che unisce la storia di un monumento o di un reperto del Parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello” situato in una delle realtà culturali che hanno aderito. I legami tra i monumenti saranno di diverso tipo: cronologico, tipologico, tematico, stilistico, iconografico, architettonico, storico.
Così i Dioscuri di Cori (LT) dialogheranno con i Dioscuri dell’omonimo tempio affacciato sul Foro Romano; scopriremo che la Magna Mater è venerata sia sul Palatino che a Ostia; visiteremo le residenze urbane e suburbane di Livia Augusta tra Palatino e Prima Porta, e arriveremo fino a Priverno; seguiremo le tracce del Palladium da Sperlonga a Roma; passeggeremo nello stadio di Domiziano sul Palatino, imparando che l’imperatore ne aveva fatto costruire un altro che oggi è Piazza Navona; e ancora, scopriremo i legami tra la Chiesa di Santa Maria Nova nel Foro Romano e l’omonima tenuta nel Parco dell’Appia; ammireremo le pitture di Santa Maria Antiqua e quelle di Santa Maria Maggiore nel Giardino di Ninfa; infine, arrivando fino al Rinascimento e al Barocco, passeremo dalla Vigna Barberini sul Palatino al Palazzo Barberini, scopriremo i legami tra la Loggia Mattei e la Villa Farnesina, e seguiremo la storia della famiglia Farnese dai giardini sul Palatino al palazzo di Caprarola.
Le connessioni si svilupperanno attraverso il web e i profili social Facebook e Instagram del PArCo e di tutti gli enti coinvolti con i tag #parcofuoridalparco e #percorsifuoridalparco. Al termine della campagna social l’intero percorso, di fatto realmente percorribile, sarà pubblicato sul sito web nella sezione “Percorsi” con tutte le informazioni per la visita dei luoghi.
In copertina: la Basilica di Massenzio nel Foro Romano (foto: Parco archeologico del Colosseo).
Il Parco archeologico del Colosseo riapre al pubblico da lunedì 26 aprile 2021 tutti i giorni della settimana dalle ore 10.30 alle ore 19.15 (con ultimo accesso alle ore 18.15). Con le nuove disposizioni governative in fascia gialla l’apertura del Colosseo, del Foro Romano e del Palatino è adesso estesa anche al sabato e alla domenica. Le vendite dei biglietti, con prenotazione obbligatoria della fascia oraria, saranno aperte settimanalmente, dal lunedì alla domenica, a partire da oggi, sabato 24 aprile.
Il biglietto ordinario d’ingresso è di 16€, ridotto 2€, e acquistabile online sul sito ufficiale o tramite l’App scaricabile anche in situ. Sarà attivo l’info point sulla piazza del Colosseo-tempio di Venere e Roma per garantire la necessaria assistenza al pubblico. Il biglietto, con orario d’ingresso predeterminato per la visita al Colosseo, così da garantire il necessario distanziamento dei visitatori, è collegato all’App gratuita ParcoColosseo che contiene le mappe dei percorsi, i contenuti storici e tutte le informazioni utili alla visita.
Il percorso, al Colosseo, seguirà un tracciato a senso unico dall’ingresso sotto il cosiddetto Sperone Valadier fino all’uscita, senza possibilità di interferenze tra il pubblico. L’accessibilità è sempre assicurata con l’assistenza ai pubblici fragili e l’utilizzo degli ascensori, con interventi sistematici di igienizzazione.
La visita del I ordine dell’anfiteatro – senza passaggio sull’arena – e con affaccio ai sotterranei porta al II ordine attraversando gli spazi dell’esposizione permanente in cui è raccontata la storia del monumento in 11 tappe, e prosegue attraverso la mostra Pompei 79 d.C. Una storia romana. La mostra illustra in maniera emblematica il dialogo tra i due centri, Roma e Pompei, facendo emergere il progressivo allineamento di Pompei ai modelli culturali che si impongono a Roma nel corso della formazione del suo dominio mediterraneo. La visita, poi, prosegue fino alla terrazza Valadier con il suggestivo affaccio sulla piazza del Colosseo e il percorso dell’intero anello interno dell’anfiteatro. Lungo il percorso d’uscita è visibile il dipinto murale che rappresenta Gerusalemme ideale, oggetto di un recente restauro.
La vista da terrazza Valadier – “Casina Valadier”
La visita al Foro Romano e al Palatino, spazio aperto e assimilabile a parchi e giardini, sarà aperta con un unico ingresso dalla via Sacra/arco di Tito, con orario libero, ma mantenendo il costante controllo dei flussi. L’uscita sarà consentita dall’arco di Tito, da via del Foro Romano e da largo Salara Vecchia. Al Foro Romano il percorso sarà indicato da apposita segnaletica per evitare le zone di cantiere lungo la Via Sacra e invitando il pubblico ad entrare nella Casa delle Vestali, per poi raggiungere l’area dell’Arco di Settimio Severo dove è in corso un cantiere recintato da teli didattici con contenuti testuali e multimediali.
Durante le chiusure di questi mesi l’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria del Parco è rimasta costante. “Monitoraggio, cura e conservazione del patrimonio monumentale e del verde non si sono mai fermati – dice Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo – Un intenso lavoro di cura del patrimonio che entro l’anno consentirà anche di aprire nuovi spazi di visita chiusi da decenni, come la Domus Tiberiana”. Un’attività che viene settimanalmente condivisa con il pubblico attraverso dirette sui canali social del Parco, in cui funzionari e restauratori condividono i progressi e le novità dei cantieri in corso.
Il cantiere dell’arco di Settimio Severo (foto: Parco archeologico del Colosseo)
Al Palatino l’intera area sarà percorribile: dall’arco di Tito fino ai rinnovati Horti Farnesiani, dalle cosiddette terme di Elagabalo alla Vigna Barberini, attraversando la Domus Augustana e la Domus Flavia con il sempre suggestivo affaccio sullo Stadio Palatino. In questa prima fase di riapertura non saranno ancora accessibili gli spazi chiusi del PArCo: Santa Maria Antiqua, Rampa Domizianea, Museo Palatino, Casa di Augusto e Casa di Livia, Criptoportico Neroniano e Aula Isiaca e Domus Aurea. La loro fruizione è infatti vincolata all’andamento della situazione sanitaria generale.
Stadio Palatino (foto: Parco archeologico del Colosseo)
In copertina: veduta del Foro Romano dal Palatino (foto: Parco archeologico del Colosseo).
21 Aprile 753 a.C., una data attorno alla quale mito e storia si fondono per dare vita alla leggenda sulla nascita di una delle più grandi città che il mondo abbia mai conosciuto: Roma. Attraverso le fonti letterarie ripercorreremo le vicende che portarono alla nascita dell’Urbe e grazie all’archeologia vedremo quanta verità si cela dietro la leggenda.
Le origini e il mito di Romolo e Remo
Plutarco e Tito Livio sono solo alcuni dei grandi scrittori del passato che hanno dedicato le loro opere al mito della fondazione di Roma, indissolubilmente legata alla leggenda di Romolo e Remo.
Tralasciando le origini dei due Gemelli, la storia della fondazione inizia quando Romolo e Remo, con il permesso del nonno Numitore (ritornato sul trono, usurpato dal fratello, grazie all’intervento dei due giovani) lasciarono la loro città natale, Alba Longa, per tornare sulle rive del Tevere dove erano cresciuti. Qui i due gemelli avrebbero fondato una nuova città. C’era tuttavia il problema di stabilire quale nome attribuire alla città e chi tra i due fratelli avesse il diritto a regnarvi.
Tito Livio ci racconta come fu risolta la faccenda:
“Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli aruspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino” (Livio, Ab Urbe Condita, Libro I).
Secondo la leggenda, dall’alto dei due colli, i due fratelli avrebbero dovuto guardare verso est, dove sorgeva Alba Longa. Da quel punto gli dei avrebbero mandato un segno che avrebbe legittimato il futuro re. E da est arrivò il primo presagio: Remo vide sei avvoltoi volargli sul capo, ma nello stesso momento Romolo ne vide addirittura dodici. Così gli dei avevano deciso: Romolo sarebbe stato il re.
La fondazione della città sul Palatino
Ottenuto il favore degli dei, dopo aver scelto il Palatino come luogo di partenza, Romolo si preparò ad effettuare il rituale di fondazione e a tracciare il perimetro della città nascente. Plutarco descrive il momento in maniera dettagliata:
“Romolo fissò all’aratro un vomere di bronzo, vi aggiogò un bue e una vacca e li guidò lui stesso, tracciando un profondo solco nel perimetro da lui stabilito. Là dove intendevano collocare una porta estraevano il vomere e sollevavano l’aratro in modo da lasciare un intervallo nel solco”. (Plutarco, Vita di Romolo)
Sempre Plutarco racconta che, dopo aver tracciato il solco che avrebbe designato il confine della città, al suo interno furono apposte le pietre di fondazione per le mura. Nacque così quel confine sacro e inviolabile che prese il nome di Pomerium. Per aggiungere sacralità all’evento fu sacrificata una bambina e sepolta in prossimità del Pomerio. Era nata la città di Roma, il cui rituale di fondazione divenne il modello seguito da tutte le future città fondate dai Romani.
Romolo traccia i confini di Roma, Annibale Carracci (1520)
La leggenda di Roma: l’archeologia potrebbe confermare o ribaltare il risultato
Una data precisa, due gemelli allattati da una lupa e cresciuti dai pastori in una capanna, un circuito murario e un sacrificio umano, un piccolo villaggio di nome Roma nato sul Palatino e governato da un unico re. Gli scrittori romani sembrano essere tutti d’accordo sulle vicende che portarono alla nascita della Città Eterna e non hanno alcun dubbio a riguardo. Ma, quanto questa “favola” è riuscita a convincere l’archeologia? La risposta è: tanto. Parola di Andrea Carandini, che durante gli scavi sul Palatino nel 2005 fece alcune tra le scoperte più importanti della Roma dei re.
Il sacrificio della bambina durante il solco di fondazione
Sulle pendici del Palatino venne scavata una sepoltura contenente i resti di una bambina uccisa e sepolta con il suo corredo. Una tazzina del corredo permise di datare la sepoltura tra il 775-750 a.C., una data incredibilmente vicina a quella attribuita alla fondazione della città da parte di Romolo. Nell’avvallamento tra il colle Palatino e il colle Velia, Carandini e la sua squadra trovarono i resti di un muro datato tra il 750-700 a.C, che prese il nome di “Muro di Romolo”.
Il “Muro di Romolo” tra il colle Palatino e il colle Velia
Le capanne dei re e il tempio di Vesta
Sotto il Palatino gli archeologi scavarono i resti di alcune capanne: focolari, piani cottura e buche di palo che furono datati all’VIII secolo a.C. Questi si trovavano nei pressi del tempio dedicato alla dea Vesta, già scavato nel 1987. All’interno del tempio di Vesta furono rinvenuti i resti di un edificio precedente, databile anche questo all’VIII secolo a.C. Sebbene si trattasse di un edificio grande e con una corte esterna (degna dimora di una personalità importante), la tecnica costruttiva restava rudimentale: ancora una volta, buche di palo che dovevano sostenere un tetto in paglia e muri in argilla secca tipici delle costruzioni di quel periodo. Questa costruzione venne attribuita a Numa Pompilio (754-673 a.C.).
Ricostruzione di una capanna dell’VIII sec. a.C. sul Palatino
Il “tugurium Romuli” o “casa di Romolo”
Si tratta di una capanna, identificata ancora una volta grazie alla presenza delle buche che servivano per alloggiarvi i pali a sostegno del tetto, di modeste dimensioni. Le fondazioni di questa struttura sono state datate all’Età del Ferro (900-700 a.C.) e la posizione sul colle Palatino potrebbe collegarla al primo e leggendario re di Roma, tanto da meritare appunto il nome di “Casa di Romolo”.
Una delle capanne rinvenute sul Palatino durante gli scavi di Carandini
Il Lupercale
Per concludere con i ritrovamenti che hanno permesso all’archeologia di dare credito alla leggenda, nel 2007 l’archeologa italiana Irene Iacopi annunciò che proprio sotto le pendici del Palatino, a 16 metri di profondità, gli archeologi avevano trovato una grotta, esplorata solo con una telecamera sonda, la cui volta era decorata a mosaici con al centro l’aquila di Augusto. Si tratta forse del luogo attribuito alla leggenda, divenuto poi un luogo di culto?
“Io sono un archeologo, cioè uno storico che si avvale prima di tutto delle cose fatte dall’uomo e di ciò che di esse è rimasto nel terreno. Ho avuto la fortuna di scavare per tanti anni nei luoghi citati dalla leggenda, dove Roma sarebbe stata fondata e dove avrebbero vissuto i primi re. Ho raccolto in questi scavi tante testimonianze materiali, esterne alla tradizione letteraria, eppure risalenti a quei tempi lontani e che richiamano quegli eventi e le azioni di quei leggendari personaggi. Ecco perché non credo che la leggenda sulle origini di Roma sia una favola, ma piuttosto una tradizione in cui verità e finzione sono entrambe presenti e intimamente mescolate” – AndreaCarandini.
“Gli scavi effettuati presso l’avancorpo adrianeo della Domus Tiberiana sul Palatino hanno portato in luce, tra i diversi rinvenimenti, i resti di alcuni cavalli, attualmente in corso di studio, verosimilmente oggetto di macellazione.Nei prossimi mesi vi annunceremo l’apertura della Domus in un percorso di visita inedito in cui vi saranno mostrati i restauri effettuati e le novità frutto delle recentissime attività di ricerca svolte in quello che fu il grande palazzo imperiale eretto dalla dinastia giulio-claudia sulle pendici occidentali del colle”.
La Direttrice aggiunge che sarà a breve annunciata la riapertura della Domus Tiberina. Un percorso inedito in cui saranno mostrati i restauri effettuati e le novità frutto delle recenti attività di ricerca. In un nuovo percorso di sei sale che racconteranno la storia della dimora imperiale.
I resti dei cavalli non sono l’unica sorpresa che hanno riservato gli scavi. I lavori hanno portato alla luce anche una fosse comune, un contenitore in ceramica contenente monete e una lucerna con tracce di fuoco.
“La collaborazione del PArCo con Lazio Innova ha l’obiettivo di indirizzare l’uso delle tecnologie e dell’innovazione per il fine ultimo dell’inclusione e della piena accessibilità del patrimonio”, commenta il Direttore del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo. “Non ci fermeremo alla guida tattile ‘Museo Palatino. Accarezzare la Storia di Roma’, oggi presentata in occasione della Maker Faire Rome 2020, ma proseguiremo su questa strada per ampliare la conoscenza del nostro patrimonio con prodotti accessibili a tutti e fortemente legati al tema del digital”.
“Il ParCo tra le mani”
La guida, ideata e curata per il PArCo da Giulia Giovanetti e Federica Rinaldi, con Donatella Garritano – che ha anche curato la traduzione inglese – e Silvia D’Offizi, è nata nell’ambito del corso di formazione realizzato dal PArCo con il Museo Tattile Statale “Omero” di Ancona e la Direzione Generale Educazione e Ricerca del MiBACT (2018-2019), e si inserisce nella serie di azioni coordinate che favoriscono l’autonomia di visita agli ipovedenti e ai non vedenti e che fanno parte del più ampio Progetto “Il PArCo tra le mani”.
Palatino per tutti
Il prototipo realizzato da atipiche edizioni si compone di una scatola di grande formato che, oltre a contenere il materiale tattile e testuale, una volta aperta diviene il piano di lettura della mappa dell’area archeologica. All’interno sono presenti due raccoglitori ad anelli, contenenti le 16 schede con le opere più rappresentative della collezione del Museo, descritte con testi scientifici, ma ad alta leggibilità (in Italiano e Inglese con trascrizioni in braille) e illustrate con immagini tattili.
Per lo sviluppo e la creazione del prototipo si è rivelato fondamentale il supporto delle tecnologie e delle risorse del Fablab di Zagarolo. L’équipe ha messo a disposizione la stampa digitale UV con la quale sono state realizzate particolari stampe a rilievo, illustrazioni e texture tattili, come per alcuni testi in braille. La caratteristica di questa stampante è proprio quella di utilizzare inchiostri foto – polimerizzanti, che vengono istantaneamente asciugati e solidificati grazie a una sorgente luminosa a ultravioletti. Ciò consente di poter stampare su qualunque supporto e di poter realizzare spessori diversificati, permettendo ad esempio la contemporanea fruizione della guida tattile a persone con deficit visivo e non.
La stampa digitale UV in azione
Patrimonio culturale, patrimonio sensoriale
L’approccio alla realizzazione della guida tattile, a opera di atipiche edizioni, è un’ibridazione tra artigianalità e utilizzo consapevole delle nuove tecnologie di prototipazione digitale, favorita dal processo di coprogettazione e collaborazione che ha coinvolto molteplici professionalità, competenze e sensibilità tra archeologi, storici dell’arte, artigiani, artisti, maker e persone con disabilità visiva. La guida tattile vuole dimostrare che l’innovazione tecnologica applicata ai Beni Culturali può essere in grado di generare buone pratiche, presentando al pubblico un nuovo modo di fruire del patrimonio culturale. La collaborazione al progetto di due artisti ha permesso, attraverso la loro specifica sensibilità e un approccio materico, di arricchire l’efficacia della guida tattile come strumento di promozione del patrimonio culturale in senso inclusivo.
Alcune pagine della Guida Tattile
L’illustratrice e incisore Susanna Doccioli della Stamperia a Ripa ha contribuito alla tavola tattile ispirata alle grandi ali in marmo bianco greco, appartenute a una “Vittoria alata”. Si tratta di un reperto scultoreo con particolari incredibilmente realistici, che sono stati resi dall’artista grazie a un’incisione dettagliata e alla stampa di una piuma in gaufrage su carta Fabriano Rosaspina. Dario Zeruto, alchimista della carta, ha contribuito a rendere unica l’ultima pagina della Guida Tattile che, affrontando il tema della scultura ideale, rappresenta “l’eroe” e la “cosiddetta Danzatrice” resi tramite una contrapposizione di materiali, in particolare stoffe di differente fattura magistralmente lavorate in pieghe.
Il Parco archeologico del Colosseo e Rai Radio2 lavorano di nuovo insieme per l’avvio della seconda serie di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”. I Måneskin porteranno i loro “Venti anni al Palatino”, invadendo i palazzi un tempo abitati dagli imperatori di Roma: la puntata andrà in onda sul canale YouTube del PArCo il 2 novembre alle ore 18:00.
Måneskin e Archeologia
I Måneskin saranno accompagnati dallo speaker di Rai Radio2 Massimo Cervelli e dall’archeologo del PArCo Andrea Schiappelli: il rapporto tra giovinezza, potere e successo sarà al centro del racconto-intervista ai quattro giovani musicisti, che si muoveranno nel cuore dei palazzi imperiali sul Palatino. Il peristilio della Domus Flavia, sede dell’imperatore Domiziano, accoglierà il set della loro esibizione live; sarà una performance unica nel suo genere, in una versione del tutto inedita per la band romana che lascerà spazio a una riflessione sul tempo e sulle origini.
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