Si arricchisce la prestigiosa collezione di Arte contemporanea della città di Marsala (TP). L’Archivio Accardi-Sanfilippo ha infatti comunicato all’Ente Mostra “Città di Marsala” la concessione in comodato gratuito di uno dei capolavori del maestro Sanfilippo; si tratta dell’opera esposta dallo scorso settembre nel Convento del Carmine per la mostra di Arte astratta del Novecento, “L’avventura del segno”.
L’opera verrà dunque accolta nell’esposizione permanente d’Arte contemporanea di Palazzo Grignani con le tele di Guccione, Sarnari, Accardi, Sironi, Cagli e molti altri ancora. Il suo nome è “Blu Verde”, una tempera su tela del 1963 di grandi dimensioni e il cui valore assicurativo ammonta a 80.000,00 Euro.
“Blu Verde”, un’opera di “nubi e galassie”
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dai vertici dell’Ente, che hanno dunque organizzato la mostra “Accardi-Sanfilippo” in collaborazione con l’omonimo archivio che ha sede a Roma.
“Siamo felicemente orgogliosi – ha commentato il direttore dell’Ente, Felice Licari – per questo importantissimo contributo che la Pinacoteca consegna a Marsala e alla sua comunità. Si arricchisce così il patrimonio raccolto in questi anni di lavoro con professionisti del settore, come lo storico dell’arte Sergio Troisi. Con l’arrivo dell’opera di Sanfilippo, la collezione di Arte contemporanea di Palazzo Grignani cresce in qualità e quantità. Ciò conferma il posizionamento di Marsala fra le mete di viaggio preferite di turisti italiani e stranieri; tanta gente è attratta non solo dal mare, ma anche dai Beni culturali che, dall’Archeologia all’Arte contemporanea, sono declinati in un ampio arco temporale”.
Dell’opera “Blu Verde” parla Sergio Troisi, curatore della mostra di Marsala (TP). La tela si inquadra in un ciclo produttivo collocato temporalmente agli inizi degli anni Sessanta: “Sanfilippo rimpicciolisce il segno – scrive in catalogo Troisi –; fase che successivamente definirà del segno piccolo esclusivamente, strutturando le sue nubi e galassie con una maggiore evidenza grafica a ellisse e facendola vibrare internamente del movimento generato dal colore. Sanfilippo organizza le nuvole in un modo che ricorda quello dei fumetti”.
È dedicata alla regista siciliana Emma Dante la programmazione operistica della settimana dal 18 al 22 gennaio 2021 che Rai Cultura propone su Rai5tutte le mattine alle 10; ad esclusione del martedì, ma con doppio titolo il giovedì. Si inizia quindi lunedì con la Carmen di Georges Bizet, che segna, inoltre, il debutto di Emma Dante alla regia operistica. Protagonisti sul palco saranno Jonas Kaufmann, Erwin Schrott e Anita Rachvelishvili; sul podio il maestro Daniel Barenboim. Il 20, invece, l’appuntamento è con L’angelo di fuoco di Sergej Prokof’ev, andato in scena al Teatro dell’Opera di Roma nel 2019 con Alejo Pérez sul podio; nel cast Ewa Vesin, Leigh Melrose, Anna Victorova e Mairam Sokolova.
Alcune scene di Carmen di Bizet e L’angelo di fuoco di Prokof’ev
Giovedì 21 su Rai Cultura è la volta del dittico La voix humaine, tragédie lyrique di Francis Poulenc tratta dalla pièce omonima di Jean Cocteau e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, andato in scena al Teatro Comunale di Bologna nel 2017. Chiude quindi il ciclo, il 22 gennaio, La Cenerentola di Gioacchino Rossini, andata in scena nel 2016 al Teatro dell’Opera di Roma con la direzione musicale di Alejo Pérez. Protagonisti sul palco Serena Malfi, Juan Francisco Gatell, Vito Priante, Alessandro Corbelli. La successiva settimana operistica, dal 25 al 29 gennaio, sarà dedicata a Davide Livermore.
Alcune scene di Cavalleria rusticana di Mascagni, La voix humaine di Poulenc e Cenerentola di Rossini
Ritornano gli appuntamenti musicali all’Egizio, questa volta in una reinterpretazione dell’esotico fascino dell’Egitto. L’arte, la moda, la letteratura e la musica hanno subìto una forte influenza da parte di quel processo di riscoperta dell’Egitto che si è verificato nel XIX secolo. Basti pensare all’immensa Aida di Giuseppe Verdi, basata su un soggetto originale dell’archeologo francese Auguste Mariette.
In una ideale passeggiata nelle sale del Museo Egizio, ogni sabato alle 19:00, vi proponiamo alcune composizioni ispirate all’immaginario egizio, ora esotico e suadente, ora magico e misterioso, si legge sulla pagina dell’organizzazione dell’evento.
Il programma
Ogni sabato alle ore 19:00, a partire dal 12 dicembre 2020, sarà possibile assistere allo spettacolo sui canali social del Museo, Facebook e Youtube, in diretta dalle sale del museo.
Sabato 12 dicembre, ore 19:00 Jules Massenet (1842-1912) Meditation per violino ed archi, tratta dall’opera Thaïs
Sabato 19 dicembre 2020 Camille Saint-Saëns (1835-1921) Mon cœur s’ouvre à ta voix arrangiamento violino ed archi, tratta da Sansone e Dalila
Sabato 26 dicembre 2020 Niccolò Paganini (1782-1840) Introduzione e Variazione op.24 per violino ed archi, tratto da Mosè in Egitto di G. Rossini
Sabato 2 gennaio 2021 Hector Berlioz (1803-1869) da L’enfance du Christ op.25, La fuite an Égypte, arrangiamento per archi
Sabato 9 gennaio 2021 Claude Debussy (1862-1918) Arabesque, arrangiamento per archi
Ad eseguire i brani saranno gli artisti Edoardo de Angelis (violino), Giuseppe Santoro (viola) e Manuel Zigante (violoncello).
Così come previsto ieri il “Seppellimento di Santa Lucia“, l’opera di Caravaggio – di proprietà del FEC, (Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno) – è partita per ritornare a Siracusa, in vista dei festeggiamenti di Santa Lucia (13 dicembre). Lo scorso ottobre era stata inviata al Mart di Rovereto (TN) per una mostra insieme alle opere dell’artista Alberto Burri.
Caravaggio, “Seppellimento di Santa Lucia”; olio su tela (1608), Chiesa di Santa Lucia alla Badia (SR).
Il Caravaggio stava meglio a Rovereto
Ma le polemiche non si sono affatto stemperate. Fantomatiche associazioni locali, improbabili esperti di arte e molti personaggi animati da rancori personali e anche politici, sui social, continuano ad attaccare Sgarbi, già abbastanza in vista in questo periodo, di aver “scippato” il dipinto alla città. Sgarbi, che del Mart è il presidente e che ha fortemente voluto la mostra con il capolavoro del Merisi, ora che l’opera torna in Sicilia replica duramente:
«Nella bella Siracusa, che non potrà festeggiare Santa Lucia – **dichiara con con sarcasmo Sgarbi **- si affacciano sulla scala gli ultimi cretini. Invece di ringraziare chi gli ha riparato il dipinto di Caravaggio e con grande puntualità lo ha riportato nella chiesa della Borgata, continuano a insultare, impotenti e imbecilli, cercando di andare su quella cronaca che li ignora. Ho provato soltanto pietà e ho voluto dar loro, falsari e bugiardi, un ultimo schiaffo. Nella notte, sotto la pioggia, ho accompagnato il dipinto del “Seppellimento di Santa Lucia” nel macabro rito del suo trasporto. L’ho fatto salire su un camion e l’ho visto partire. Vi mando il video e le fotografie e spero di non sentire più la voce stridula di chi per Caravaggio non ha fatto niente. La Santa a Rovereto è stata benissimo. Adesso è in pericolo».
Palermo, the county seat of Sicily, offers the traveller numerous wonders of architecture, from the Arab-Norman to the Byzantine, and there is no lack of masterpieces that have evolved over time, in a fusion of different stylistic trends.
Every corner has something to offer, but the historic centre certainly holds architectural jewels of cultural and artistic interest, such as the Teatro Massimo Vittorio Emanuele, better known simply as Teatro Massimo.
The structure of the Teatro Massimo
The Massimo is the largest theatrical building in Italy and the third largest in Europe, after the Opéra National in Paris and the Staatsoper in Vienna.
The entire external structure features elements in neoclassical style, with references to Greek and Roman religious architecture: the front façade is made up of a pronaos of six Corinthian columns, raised on a staircase, on either side of which there are two bronze lion-shaped sculptures, allegories of Tragedy and Opera. The vault with the enormous hemispherical dome is also in neoclassical style and a system of rollers allows the temperature of the interior to be regulated.
Façade of Teatro Massimo
The colossal dimensions of the theatre are due not only to the imposing monumental façade, but also to the set of halls, galleries and representative rooms that surround and complete the theatre itself.
The halls of the Massimo
The main hall, or Great Hall, has a horseshoe shape and contains five orders of 31 boxes each, in addition to the gallery. It has a capacity of 1247 seats and the hall boasts perfect acoustics. The stalls are overlooked by the Symbolic Wheel, a special ceiling composed of eleven wooden panels frescoed in the shape of a petal representing the “Triumph of Music” by Luigi Di Giovanni. The petals are mobile: a mechanism modulates their opening upwards, so that warm air can escape and guarantee excellent ventilation of the theatre in a natural way.
Moving panels
At the centre of the second tier of boxes is the so-called Palco Reale, designed by Ernesto Basile, with 27 seats and a private foyer: the “Salone del Sovrano“, embellished with mahogany coverings and a sumptuous Murano chandelier; red brocade armchairs and sofas complete the furnishings and 9 mirrors are fixed on the walls. On the doors and capitals is affixed the Savoy royal coat of arms.
The guided tour of the theatre also takes the visitor inside the Sala Pompeiana: the whole room is designed according to proportionality linked to the number 7 and its multiples. The symbolism of number 7 refers to the musical notes, the strings of the lyre, the days of the week and the deadly sins and Christian virtues.
Other rooms in the theatre include the Palco Bellini, once a meeting place and cultural circle, the Sala degli Stemmi, the Foyer and the Sala del Caffè.
Historical notes
Work began in 1875 and was led by architect Giovan Battista Filippo Basile, winner of the call for tenders issued in 1864. Upon his death, his son Ernesto Basile took over, who completed his father’s project at the request of the Municipality of Palermo.
The official opening of the theatre finally came on 16 May 1897 with Falstaff by Giuseppe Verdi, premiered in Palermo. This was followed by years of splendour and great performances, especially lyrical ones. In 1974 the theatre closed for restoration works: it remained abandoned for a very long period, until 1997, when it was finally reopened.
Curiosities about the Teatro Massimo
It is said that king Umberto I, on a visit to Palermo, did not want to enter the theatre during the inauguration, because he found inappropriate the presence of such a sumptuous building in a city he considered not to be as prominent as Palermo.
The Teatro Massimo was built by demolishing the church of San Francesco delle Stimmate and the convent of San Giuliano. During the demolition works, however, the tomb of the first Mother Superior of the convent would have been desecrated.
Legend has it that the restless soul of the nun, known as “la Monachella”, still wanders around the rooms of the theatre, casting curses. Many have claimed to have seen the shadow of a nun wandering behind the scenes or in the basement. Moreover, there is a particular step, entering the theatre, called “the Nun’s step”, in which it is said that all those who do not believe the legend stumble upon it.
The Sala Pompeiana, also called “Rotonda del Mezzogiorno“, was once reserved for men only. If you stand in the middle of the room and speak, you can hear your voice amplified out of all proportion; but to those who are in the rest of the room the sound arrives distorted, to the point of making the words incomprehensible. What is said at the centre of the Rotonda del Mezzogiorno is impossible for those outside to understand. This particular resonance effect is due to a slight asymmetry of the room, purposely intentional.
The Massimo is very close to the causes of the LGBT community: every year, during the week of the Pride celebrations, the columns of its façade are illuminated by the colours of the rainbow flag.
Il sipario è calato prima del loro inizio su molti degli spettacoli di prosa e balletto in programma nella stagione artistica 2019/2020 del Vittorio Emanuele di Messina. Come tutti gli altri teatri nazionali, anche quello storico della città dello Stretto ha chiuso i battenti per la seconda volta in quest’anno, in ottemperanza al nuovo DPCM che stabilisce le restrizioni per contenere il contagio da Covid19. La stagione di prosa era partita alla grande nell’ottobre dello scorso anno con il “Dracula” di Bram Stoker, per la regia di Sergio Rubini e con Luigi Lo Cascio: pienone in sala e grande accoglienza di pubblico.
Prima della chiusura dei teatri dello scorso marzo, il brillante e spassoso “Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show”, per due ore e senza sosta, ha divertito, intrattenuto e anche commosso gli affezionati dell’ex trio, ora duo, di comici italiani. Poi, di fatto, è calato il sipario ma non la voglia di tornare a sedere sulle poltrone rosse, gustare il buio in platea negli attimi prima dell’inizio di uno spettacolo, che sia prosa, balletto o lirica, per poi assistere alla magia che solo il palco di un teatro sa regalare agli appassionati del genere. Gli spettacoli, in programmazione per la stagione 2020/2021, sono per ora sospesi e rinviati a data da destinarsi. C’è da augurarsi che sia il prima possibile.
Cenni storici
Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina venne commissionato da Ferdinando II di Borbone nel 1842 e vide la sua inaugurazione dieci anni dopo. A causa del devastante terremoto del 1908, venne seriamente compromesso e subì ingenti interventi di restauro, che lo ricostruirono quasi interamente e che terminarono solo nel 1980. Venne inaugurato nuovamente nel 1985 e la prima opera rappresentata fu l'”Aida”, che fu anche l’ultima ad essere rappresentata prima del terremoto.
La struttura del Vittorio Emanuele
L’ingresso del teatro è caratterizzato da un portico a tre arcate, sovrastato dal gruppo scultoreo in marmo “Il tempo che scopre la Verità e Messina”, realizzato dallo scultore messinese Saro Zagari. Il soffitto interno è decorato da un’enorme opera di Renato Guttuso, raffigurante il mito di “Colapesce”, che si tuffa nelle acque dello Stretto, circondato da sirene. L’affresco sovrasta la platea e offre uno scorcio, con toni fiabeschi, sulle profondità del mare e sulla leggenda che vuole l’eroico nuotatore sorreggere ancora oggi la punta messinese dell’isola.
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