Antinoo, l’amante “immortale” dell’imperatore Adriano
“La propensione di Adriano al lusso e alla lascivia, scatenò molte voci ostili sul suo libertinaggio e sulla sua ardente passione per il suo famoso paggio Antinoo”. Così Aurelio Vittore nel suo De Cesaribus scrisse dell’imperatore, citando anche il giovinetto che gli stette accanto.
L’incontro con l’imperatore
Adriano (117-123 d.C.) incontrò Antinoo proprio durante uno dei viaggi che caratterizzarono il suo principato. L’imperatore era solito visitare le province dell’impero, per consolidare le difese interne ma anche per amore della scoperta: “La sua passione per i viaggi era tale che tutto quello che aveva letto sulle diverse regioni del mondo, lo volle vedere di persona” – Historia Augusta. I due si incontrarono in Bitinia (Claudiopoli, attuale Turchia).
Antinoo e il rapporto con Adriano
Antinoo era un semplice giovane di provincia, non poteva vantare parentele di rango imperiale o specifiche virtù, se non una bellezza che folgorò immediatamente il principe. Quando si incontrarono, nel 123 d.C., Antinoo aveva soli 13 anni mentre Adriano già 47. L’imperatore per formare il giovane lo portò a Roma con sé e lo fece istruire al paedagogium imperiale sul colle Celio. Dopo la permanenza del ragazzo lì, i due si ricongiunsero solo nel 125 d.C., anno da cui Adriano e il bitinico vissero a stretto contatto.
L’omosessualità nel mondo antico
Le fonti descrivono la loro relazione come una relazione d’amore. A Roma l’omosessualità era permessa ma solo se di tipo attivo: un maschio romano non si sarebbe mai potuto sottomettere poiché assumere un ruolo passivo, specialmente in ambito sessuale, conseguiva una grave perdita di virilità e per questo motivo era prerogativa di schiavi e prostituti. Secondo la mentalità romana, un ragazzo non avrebbe mai potuto trarre dei benefici educativi da una posizione di sottomissione. Il legame tra l’imperatore ed il giovane, si avvicina al modello dell’omosessualità greca: quello pederastico, connotato da elementi sia erotici che formativi e che prevedeva un erastès (maestro) ed un eromenos (giovane amato da far diventare uomo e cittadino”).
Antinoo come Apollo
La bellezza stupefacente di Antinoo, considerata superiore a quella di tutti gli uomini dell’impero, venne testimoniata anche in ambito artistico: in numerose statue, fra queste è possibile ricordare quella rinvenuta nel sacrario di Apollo delfico, “Antinoo delfico”, datata al 130 d.C. ; ma anche nei tondi adrianei sull’Arco di Costantino, che raffigurano scene di vita quotidiana con il giovinetto sempre a fianco dell’imperatore. Una delle esperienze più interessanti che entrambi vissero insieme, l’ultima, fu quella della crociera sul Nilo (128 d.C.), durante la quale Antinoo trovò la morte.
La morte di Antinoo
L’Historia Augusta tratta del tragico evento, non velando l’ironia nei confronti di Adriano, in questi termini: “durante una navigazione sul Nilo perse Antinoo e lo pianse come una donna”. Una morte tragica, la cui causa misteriosa lascia aperto un dibattito attuale fra gli studiosi di storia antica. Le fonti lasciano intravedere tre diverse ipotesi: la prima ricostruzione è che il ragazzo sia caduto accidentalmente nel fiume; la seconda è che sia stato ucciso a seguito di una congiura, messa in atto per invidia e timore del ruolo che il bitinico stava assumendo nella vita dell’imperatore, per paura che egli fosse designato erede da Adriano; la terza ipotesi è legata ad un rito magico attraverso un suicidio rituale: Antinoo avrebbe volontariamente sacrificato la sua vita per allungare quella del suo amante. A favore di quest’ultima è Aurelio Vittore che scrive: ”secondo alcuni la ragione era che Adriano voleva allungare la sua vita e che quando chiese un volontario che si sacrificasse al posto suo, tutti si rifiutarono tranne Antinoo che si offrì di farlo, questo spiegherebbe gli onori che gli sono stati dedicati” (De Caesaribus). D’altronde anche Cassio Dione conferma l’interesse dell’imperatore per la magia: “Adriano era amante delle arti magiche e ricorreva a tutti i tipi di divinazione e artifici”.
La mitizzazione di Antinoo
Gli stessi storici testimoniano il modo in cui Adriano cercò di onorare la volontà di Antinoo: esorcizzò il suo dolore tramite la commissione di statue che rappresentassero il suo amato assimilato al dio Bacco, al dio Hermes o al dio Osiride (che secondo la tradizione egizia annegò nel Nilo per risorgere immortale); allestì dei giochi in suo onore ed, addirittura, il nome di Antinoo fu associato ad una stella; fondò una città sul luogo della sua morte, Antinopoli, con l’istituzione di festività sacre per celebrarne la nascita. Tutto questo per realizzare un vero e proprio culto di Antinoo, volto a renderlo eterno. Tanti sono gli interrogativi ma ciò che è possibile affermare con sicurezza di questa storia è che l’imperatore nelle acque del Nilo perse un amore. Lo stesso amore che rese un semplice ragazzo di provincia, Antinoo, un uomo istruito, amato, protetto e affiancato dal più potente dell’Impero. Un amore che lo uccise ma che lo rese anche immortale. Un giovane di provincia, protagonista di una storia di ascesa e di passione che ancora oggi, a distanza di 19 secoli, viene raccontata e di cui ancora oggi si cerca un finale.
In copertina: Antinoo nelle vesti di Bacco, oggi al Museo Pio-Clementino (Musei Vaticani).