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ARCHITETTURA | I luoghi di culto nel Rinascimento

Altro modello, oggetto di interpretazione della cultura rinascimentale, fu rappresentato dal luogo di culto. Sulle chiese infatti si sperimentarono, in ordine all’applicazione dei nuovi stilemi, le forme geometriche elementari e la pianta centrale.

In tale ambito, tra i più illustri architetti dell’epoca, spicca la figura di Filippo Brunelleschi. Costui fu rinomato per gli studi che condusse riguardo la prospettiva, per non parlare dell’approntamento della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore realizzata qualche tempo prima da Arnolfo di Cambio.

La cupola di Santa Maria del Fiore, Firenze.

A tale eccezionalità di intervento fecero seguito altre opere mirabili, ascrivibili allo stesso, quali: la Sagrestia Vecchia, la Cappella dei Pazzi e la Rotonda di Santa Maria degli Angeli.

Sempre in tema di pianta centrale ricordiamo il tempietto di San Pietro in Montorio in Roma ad opera del Bramante il quale, in codesta opera, volle esprimere una nuova concezione di tale impostazione di derivazione classica.

L’opera che forse più di tutti ha rappresentato il mondo della cristianità, sempre ascrivibile al Bramante, fu la basilica di San Pietro in Vaticato, ove l’artista si è cimentato nel suo disegno originario concependolo come un imponente complesso a croce greca dominato al centro da una gigantesca cupola semisferica.

San Pietro, Roma.

Riguardo all’utilizzo della pianta a croce latina, il Brunelleschi ideò le chiese fiorentine di San Lorenzo e Santo Spirito; sulla scia di tale modello ricordiamo: la basilica di Sant’Andrea a Mantova di Leon Battista Alberti e le chiese veneziane del Redentore e di San Giorgio Maggiore di Andrea Palladio.

Riguardo le facciate, si riscoprirono i motivi decorativi dell’antichità quali: i pronai, i frontoni e gli archi trionfali; tra gli esempi più insigni ricordiamo: le facciate di Santa Maria del popolo a Roma e Santa Maria Novella a Firenze disegnata dall’Alberti.