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ATTUALITÀ | Al Museo di Lipari arriva la mostra “Dipinti sull’acqua”

Che sia il ruggito di un oceano in tempesta o il placido corso del Tevere, le luci notturne e tremule del golfo di Palermo o il promontorio di Portofino schiaffeggiato dalle onde, dal 26 giugno al 31 ottobre 2021 sull’isola di Lipari arriva la mostra Dipinti sull’acqua. Da Sartorio a De Conciliis, allestita fra le sale del Museo Archeologico Bernabò Brea e le celle dell’ex Carcere, trasformato dal 2015 in Polo d’Arte contemporanea.

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È qui, tra le anfore recuperate negli abissi marini delle Eolie, i vasi policromi del “Pittore di Lipari” e la più ricca collezione di maschere della tragedia e della commedia greca che si fanno spazio – come improvvise finestre sul blu – diciannove tele di artisti vissuti negli ultimi due secoli. Artisti che all’acqua, simbolo della vita per eccellenza – ed elemento della natura più ineffabile, sotto il profilo pittorico, per la sua stessa fisicità e trasparenza – hanno dedicato paesaggi, scene di vita quotidiana o istanti di ingenua felicità.

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Carla Celesia di Vegliasco, Acqua e sole, olio su tela, 1912

A cura di Brigida Mascitti, la mostra è quindi promossa dal Parco Archeologico delle Eolie e realizzata in collaborazione con la Regione Siciliana, che la ospita degli spazi del Museo Archeologico Bernabò Brea. La mostra nasce infatti da un’idea del direttore, l’architetto Rosario Vilardo, e di Lorenzo Zichichi e aggiunge un nuovo capitolo all’indagine sulla “pittura d’acqua”.

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Karl Lindemann Frommel, Passeggiata di Poussin verso Monte Mario, olio su tela, 1859
Le parole dell’assessore Samonà

«Inodore, insapore, incolore, priva di forma eppure origine primigenia della vita sulla Terra. Dipingere l’acqua, per un pittore, può essere la sfida di una  stagione creativa o l’ossessione di una vita intera, come è stato infatti per alcuni fra gli artisti in mostra a Lipari. E quale spazio, meglio di un’isola, per sua stessa natura circondata dall’acqua, si presta ad accogliere una mostra come questa che vivifica e rigenera il percorso espositivo di uno tra i più sorprendenti musei della nostra Regione? Siamo certi, dunque, che i viaggiatori attesi alle Eolie nei prossimi mesi ameranno moltissimo questa raffinatissima, liquida suggestione che i “Dipinti sull’acqua” donano a questo museo e alla sua ricchissima collezione di reperti».

L’assessore Alberto Samonà
Gli approcci all’acqua spiegati dalla curatrice Brigida Mascitti
Brigida Mascitti, curatrice della mostra

Spiega la curatrice, Brigida Mascitti, storica e critica dell’arte specializzata nel Novecento storico: «La gamma degli approcci stilistici, concettuali e tematici all’immagine dell’acqua è assolutamente varia, e prescinde dunque dalla cronologia delle opere. Ed è così che il Tevere, con le sue enormi anse, è protagonista della tela Passeggiata di Poussin verso Monte Mario del 1859 di Karl Lindermann Frommel come della Valle del Tevere 1 del 2000 di Ettore De Conciliis. L’acqua spesso è anche l’elemento caratterizzante la città: così ne Il porto di New York del 1912 di Attilio Pusterla, nella tela Brasile. Nei dintorni di Olinda del 1924 di Giulio Aristide Sartorio e nel Canale di Venezia del 1939 di Bruno Croatto».

Bruno Croatto, Canale a Venezia, olio su tela, 1939

Continua: «I contemporanei De Conciliis e Piero Guccione si soffermano sulle placide sfumature di blu del mare con Perenni transiti III del 2015 e lo studio da Il nero e l’azzurro del 2003. Immancabile, inoltre, l’omaggio alla Sicilia, isola bagnata contemporaneamente da tre distinti mari ed immortalata da Vito Bongiorno con l’opera omaggio alla propria terra natale My land del 2021 o con una veduta spettacolare al crepuscolo del Porto di Palermo, opera del 2010 di Ettore De Conciliis».

Piero Guccione, Studio nero e azzurro, 2003

In copertina: Francesco Santosuosso, Tempesta sull’oceano primordiale, olio e acrilico su tela, 2019.

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NEWS | A Salerno emerge dal mare un cannone della Seconda Guerra Mondiale

Venerdì 30 ottobre, nei pressi del Molo Manfredi di Salerno, un cannone è riemerso dal mare. Questo sembra risalente alla Seconda Guerra Mondiale.  La scoperta è avvenuta durante le operazioni di dragaggio del fondale. Da una veloce analisi del reperto, il cannone è stato identificato come obice, forse appartenuto alle truppe da sbarco britanniche. L’obice, la cui nascita è controversa, è caratterizzato da una canna di notevole lunghezza e una maggiore velocità di volata. Il ritrovamento ha lasciato esterrefatti gli scopritori e i cittadini di Salerno e ha avuto una grande risonanza.

Un primo piano del cannone. Fonte: Museo dello Sbarco e Salerno Capitale

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TEATRO | La svolta del Novecento, le emozioni vanno in scena

Il Novecento è il secolo dei grandi cambiamenti, delle avanguardie, delle grandi personalità, delle sperimentazioni artistiche e delle rivoluzionarie scoperte scientifiche. 

Gli assetti sociali, politici ed economici europei sono cambiati a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Il clima inquieto e di crisi porta alla nascita di nuove correnti artistiche, che possano dar voce alle fragilità dell’uomo moderno. Il teatro risente fortemente di questo movimento generale. L’individualismo prende il sopravvento a causa del clima di tensione che si respira e, in questo periodo, si inquadra la nascita della psicoanalisi e l’investigazione del materiale subconscio umano.

Il nuovo ruolo dell’attore e del regista

Come in tutte le forme d’arte, anche in campo teatrale la figura dell’individuo acquista valore: prende così piede il dramma psicologico, a svantaggio delle forme classiche della tragedia e della commedia. Ne consegue la riscoperta dell’importanza dell’attore, che non è più considerato mero esecutore di un testo scritto. La capacità espressiva acquista valore, diventando centrale lo studio del personaggio e il processo creativo che porta alla sua nascita e alla sua evoluzione. In questi anni si delinea anche la figura del regista, che dirige la messa in scena e applica il suo metodo personale al progetto teatrale.

Il metodo Stanislavskij

Kostantin Sergeevič Stanislavskij, nella Mosca dei primi del Novecento, getterà le basi per un nuova tecnica che cambierà l’approccio dei suoi allievi allo studio e all’interpretazione del ruolo. Il cosiddetto “Metodo Stanislavskij” si basa sullo studio approfondito, da parte dell’attore, del personaggio e della sua psicologia.

Per ottenere la credibilità scenica, il maestro proponeva ai suoi allievi del tempo una serie di esercizi, mirati alla resa delle emozioni del personaggio, attraverso la stimolazione di emozioni che gli attori avrebbero dovuto provare realmente. Un metodo controverso e, per certi versi, pericoloso a causa della possibilità di un coinvolgimento personale eccessivo, ma sicuramente innovativo. Il mondo intimo dell’attore viene portato in scena e sublimato dietro la maschera del personaggio. Il materiale emotivo dell’artista è esposto e lo rende vulnerabile, ma al contempo la performance artistica ne guadagna in credibilità e risulta autentica e sincera. 

Si tratta, dunque, di un teatro naturalistico, che risente molto delle correnti veriste di fine Ottocento, il cui massimo esponente letterario in Italia è Verga. Ciò che importa è osservare la vita intima e privata dei personaggi. Stanislavskij ha perfezionato il suo metodo applicandolo ai testi del drammaturgo russo Anton Čechov. Egli, nelle sue opere, poneva l’accento sui complessi stati d’animo dei personaggi, apparentemente quotidiani, ma portatori di emozioni tipiche di ogni essere umano.

Il dramma psicologico di Pirandello

Lo studio della psicoanalisi di Freud spinge gli artisti e i registi a indagare il mondo umano interiore, che si cela dietro la realtà tangibile. La massima espressione sulle scene teatrali italiane è il dramma psicologico di Luigi Pirandello.
Come la contemporanea metafisica in pittura rivela il mondo immaginifico e fantastico, nascosto dietro la manifestazione fisica del reale, così il “meta-teatro” racconta una scena nella scena, la vita del personaggio al di fuori del copione, consapevole della finzione scenica. Pirandello raccoglie le sue brillanti intuizioni nella trilogia del “Teatro nel teatro”, che comprende “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Questa sera si recita a soggetto” e “Ciascuno a suo modo”.

THE THEATRE | The turning point of the twentieth century, emotions on stage

The twentieth century is the century of great changes, avant-garde movements, great personalities, artistic experimentation and revolutionary scientific discoveries.

European social, political and economic structures changed between the end of the 19th and the beginning of the 20th century. The restless climate of crisis led to the birth of new artistic currents, which could give voice to the fragilities of modern man. The theatre is strongly affected by this general movement. Individualism gain the upper hand because of the climate of tension prevailing and, at this time, the birth of psychoanalysis and the investigation of the human subconscious material took place.

The new role of actor and director

As in all forms of art, also in the theatrical field the figure of the individual acquires value: thus, psychological drama became popular, to the detriment of the classical forms of tragedy and comedy. The result is the rediscovery of the importance of the actor, who is no longer considered a mere executor of a written text. The expressive capacity acquires value, becoming central the study of the character and the creative process that leads to his birth and evolution. In these years the figure of the director also emerges, who directs the staging and applies his personal method to the theatrical project.

The Stanislavsky method

Kostantin Sergeevič Stanislavsky, in Moscow in the early 20th century, will lay the foundations for a new technique that will change his students’ approach to the study and interpretation of the role. The so-called “Stanislavsky Method” is based on the in-depth study by the actor of the character and his psychology.

In order to obtain scenic credibility, the master proposed to his students of the time a series of exercises, aimed at rendering the character’s emotions, through the stimulation of emotions that the actors would really feel. A controversial and, in some ways, dangerous method due to the possibility of excessive personal involvement, but certainly innovative. The intimate world of the actor is brought on stage and sublimated behind the character’s mask. The emotional material of the artist is exposed and makes him vulnerable, but at the same time the artistic performance gains credibility and is authentic and sincere.

It is, therefore, a naturalistic theatre, which suffers greatly from the verist currents of the late nineteenth century, whose greatest literary exponent in Italy is Verga. What is important is to observe the intimate and private life of the characters. Stanislavsky perfected his method by applying it to the texts of the Russian playwright Anton Chekhov. In his works, he emphasized the complex moods of the characters, apparently daily, but carrying the emotions typical of every human being.

The psychological drama of Pirandello

Freud’s study of psychoanalysis pushes artists and directors to investigate the inner human world behind tangible reality. The ultimate expression on Italian theatrical scenes is Luigi Pirandello’s psychological drama.

Just as contemporary metaphysics in painting reveals the imaginative and fantastic world, hidden behind the physical manifestation of reality, so the “meta-theatre” recounts a scene within the scene, the life of the character outside the script, aware of the scenic fiction. Pirandello collects his brilliant intuitions in the trilogy of “Teatro nel teatro”, which includes “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Questa sera si recita a soggetto” and “Ciascuno a sua modo”.

Article translated and curated by Veronica Muscitto