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NEWS | Nuova vita e nuova “casa” per quattro lastre etrusche dipinte

Sarà l’Antiquarium Pyrgi a ospitare definitivamente le lastre etrusche sequestrate, nel 2019, dalla Guardia di Finanza. Le lastre in terracotta dipinta, in ottimo stato di conservazione, sarebbero state altrimenti destinate al mercato clandestino.

I reperti

Dopo le operazioni di recupero, le lastre sono state sottoposte ad una serie di analisi, unitamente ad interventi di conservazione e restauro, i quali hanno confermato che i reperti sono opere originali etrusche databili agli ultimi decenni del VI secolo a.C. Si tratta di una scoperta di grandissima importanza storica e archeologica, valore accentuato dal fatto che i reperti sono quasi integri. Grazie al lavoro congiunto del Ministero e delle Forze dell’Ordine, il pubblico potrà finalmente ammirare questa collezione.

Le lastre raffigurano diverse storie: il combattimento tra Achille e Pentesilea, regina delle Amazzoni; una donna con arco che brandisce un ramo, presumibilmente l’eroina Atalanta impegnata nella sfida contro il futuro marito Melanione; Hermes, messaggero degli dèi (l’etrusco Turms), che scorta una donna; infine, una coppia di aruspici, sacerdoti etruschi che analizzavano le viscere delle bestie per individuare i segni della volontà degli dèi.

Collocazione

Dopo l’esposizione al pubblico in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia 2022, le lastre verranno collocate definitivamente nel nuovo Antiquarium di Pyrgi, il museo allestito dalla Soprintendenza negli spazi forniti dalla Regione Lazio all’interno del Castello di Santa Severa (Santa Marinella, RM).

L’Antiquarium di Pyrgi
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NEWS | Giornate Europee dell’Archeologia: alla riscoperta del Parco di Tindari con Guide Turistiche Messina

Il 17, 18 e 19 Giugno 2022 sono le date in cui, nei 46 Paesi del Consiglio D’Europa, si celebrano le Giornate europee dell’Archeologia. A queste aderisce anche il Parco Archeologico di Tindari in collaborazione con l’associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina.

L’evento

L’associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina, in accordo e con il sostegno del direttore del Parco Archeologico di Tindari Arch. Domenico Targia, domenica 19 Giugno propone visite guidate alla scoperta del sito. L’impegno dell’associazione, i cui soci sono tutti guide turistiche abilitate della Regione Siciliana, è volto principalmente alla valorizzazione di un’area archeologica di straordinario interesse e alla sua promozione.

I tour avranno inizio alle 17 e si effettueranno in piccoli gruppi previa prenotazione obbligatoria.

Per informazioni su costi e modalità e per prenotare la visita guidata sarà sufficiente inviare una mail a guideturistichemessina@gmail.com.

Area Archeologica di Tindari

 

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ENGLISH VERSION | A 3400 year-old city resurfaces on the Tigris

A team of german and kurd archaeologists discovered a 3400 year-old city which dates to the Mitanni age, located on the Tigris. The settlement re-emerged from the waters of the Mosul basin due to extreme drought in Iraq. The city, with its palace and large buildings, might be the ancient Zakhiku, an important centre of the Mitanni Empire (ca. 1550-1350 BC).

 

The reapparance

In december 2021, huge quantites of water were drained from the Mosul basin, the most important water supply of Iraq, in order to save the crops from the drought that afflicts the southern region of the country. This led to the reapparance of the city, which goes back to the Bronze Age and is situated in Kemune, in the Kurdistan Region of Iraq.

This unexpected event put great pressure on the archeologists, who spontaneously organized to excavate and document as many parts as possible of the city before it was submerged again. In few days, with the financial support of the Frits Thyssen Foundation, a team led the rescue excavations in Kemune between January and February of 2022, with the help of the Directorate of Antiquity and Heritage in Duhok (Iraqi Kurdistan). Among the members of the team, there are Dr. Hasan Ahmed Qasim, chairman of the Kurdistan Archeological Organization, Dr. Ivana Puljiz of the Freiburg University and Prof. Dr. Peter Pfälzner of the Tübingen University.

Aerial view of the Kemune excavation
The Artifacts

In a short time, the researchers managed to map a large part of the city. In addition to a palace that was already documented during a short campaign in 2018, other large buildings were discovered, such as a massive fortification and a multi-storey storage building. The urban complex dates to the age of the Mitanni Empire (ca. 1550-1350 BC), which controlled large zones of Northern Mesopotamia and Syria.

The researchers were surprised by the excellent condition of the walls, despite the material (sun-dried mud bricks) and the submersion. This is due to the earthquake that destroyed the city in 1350 BC, in which the superior parts of the walls buried the buildings.

Large building walls, perhaps a storage building
Cuneiform Tablets

One of the most interesting findings are five ceramic vessels which contained an archive of more than 100 cuneiform tablets that date to the Middle Assyrian period. Some clay tablets, probably letters, are even preserved in their envelopes. The researchers hope that this discovery may provide important information about the end of the Mitanni period of the city and the beginning of the Assyrian dominion in the region.

Ceramic pottery with cuneiform tablets
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NEWS | Riemerge dal Tigri una città sommersa di 3400 anni

Una squadra di archeologi tedeschi e curdi ha scoperto una città di 3400 anni risalente all’epoca Mitanni e situata sul fiume Tigri. L’insediamento è riemerso dalle acque del bacino Mosul a causa dell’estrema siccità in Iraq. La città, con il suo palazzo ed i suoi ampi edifici, potrebbe essere l’antica Zakhiku, un importante centro dell’Impero Mitanni (ca. 1550-1350 a.C.)

La ricomparsa della città

Nel dicembre 2021 furono prelevate grosse quantità di acqua dal bacino Mosul, la riserva idrica più importante dell’Iraq, in modo da poter salvare i raccolti dalla siccità che flagella il sud della nazione. Ciò ha portato alla ricomparsa della città, databile all’Era del Bronzo e ubicata a Kemune, nel Kurdistan Iracheno.

Questo evento imprevisto ha messo grande pressione sugli archeologi, che si sono spontaneamente organizzati per scavare e documentare quante più parti possibili della città prima della sommersione. In pochi giorni, con il supporto finanziario della Fondazione Frits Thyssen, è stato costituito un gruppo che ha condotto gli scavi di emergenza a Kemune tra Gennaio e Febbraio 2022 in collaborazione con il Direttorato Dell’Antichità e del Patrimonio a Duhok (Kurdistan Iracheno). Tra i membri della squadra vi sono il Dr. Hasan Ahmed Qasim, direttore dell’Organizzazione Archeologica del Kurdistan, la Dott.ssa Ivana Puljiz dell’Università di Friburgo e il Prof. Dr. Peter Pfälzner dell’Università di Tübingen.

Vista aerea degli scavi di Kemune
I reperti

In poco tempo, i ricercatori hanno mappato gran parte della città. Oltre ad un palazzo già documentato durante una breve campagna nel 2018, gli archeologi hanno scoperto altri vasti edifici tra cui una massiccia fortificazione ed una struttura di stoccaggio a più piani. Il complesso urbano risale all’epoca dell’Impero Mitanni (1550-1350 a.C. circa), il quale controllava ampie zone in Mesopotamia del Nord e in Siria.

L’ottimo stato di conservazione delle mura ha suscitato grande sorpresa tra i ricercatori, nonostante il materiale (mattoni di fango essiccati al sole) e la sommersione. Ciò è dovuto al terremoto che distrusse la città nel 1350 a.C. circa, durante il quale le parti superiori delle mura seppellirono gli edifici.

Mura di un ampio edificio, forse una struttura di stoccaggio

 

Tavole cuneiformi

Di particolare interesse è la scoperta di cinque vasi di ceramica che contenevano un archivio di oltre 100 tavole cuneiformi, databili al periodo Medio Assiro. Alcune delle tavolette di argilla, presumibilmente lettere, sono addirittura conservate nei loro involucri. I ricercatori sperano che questa scoperta possa fornire informazioni importati sulla fine del periodo Mitanni della città e sull’inizio del dominio Assiro nella regione.

Vaso in ceramica con all’interno delle tavolette cuneiformi
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NEWS | La Notte dei Musei, gli eventi delle Guide Turistiche

Anche quest’anno l’Associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina parteciperà alla Notte dei Musei, una manifestazione europea che propone l’apertura serale di alcuni luoghi della cultura che, spesso, sono anche chiusi al pubblico. L’Associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina rappresenta un gruppo di guide turistiche multilingue abilitate della Regione Siciliana.

La Notte dei Musei a Messina

La sera di sabato 14 maggio, le suddette guide saranno disponibili in tre luoghi dalla grande importanza storico-artistica: il MuMe, ossia il Museo Regionale di Messina, dove sarà possibile ammirare le tele del Caravaggio tra cui “La Resurrezione di Lazzaro” e “L’adorazione dei Pastori“, il Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari e il Castello di Milazzo con la cittadella fortificata visitabile dalle 19:30, dove saranno proposte, ad opera delle guide, le visite studiate per accompagnare il visitatore in un’esperienza culturale immersiva.

In accordo con i Direttori dei musei coinvolti e con il Comune di Milazzo sarà possibile visitare anche il Museo della Tonnara di Milazzo, il Mastio di Milazzo con la meravigliosa sala di Archeoastronomia, e il Museo Etnoantropologico e Naturalistico Domenico Ryolo.

Il biglietto per accedere ai diversi siti, durante l’evento, avrà un costo simbolico di 1 euro. Per prenotare la visita e per avere informazioni aggiuntive è possibile chiamare i numeri dedicati: Messina 3295381130; Milazzo 3473039885; Lipari 3292037436. 

 

 

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ENGLISH VERSION | Etruscan graves found in Tarquinia

In the heart of the Etruscan necropolis of Monterozzi, ten graves have emerged. They can be dated between the Villanovan and the archaic age, that is the period that saw the full affirmation of Tarquinia, to which the myths about the foundation of the Etruscan civilization are related. The discovery of this new burial group goes back to last fall. However, researchers have shown the artifacts to the public on the 14th of January.

Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Monterozzi Necropolis, Tarquinia
The excavations of Tarquinia

The necropolis of Monterozzi, the most important of Tarquinia and the most ancient one of Etruria, is located on the eponymous hill, about one kilometer from the city. The decision to start a digging campaign was made by the Archeological Superintendence, Fine Arts and Landscape for the province of Viterbo and southern Etruria and goes back to last fall, after ploughing works on a private land led to the opening of a series of cavities of archeological interest. During the excavations, a group of ten Etruscan tombs was brought to light. They can be dated between the Villanovian age and the archaic one and they’re located a few meters away from the Tomba Dei Tori and from the Auguri one. Unfortunately, in ancient times, the tombs were sacked by thieves who stole the precious metals, leaving ceramics and other grave goods in situ because they were considered of low value.

 

The Gemina grave

Early restoration works on the artifacts allow to fully comprehend the richness of the funerary equipment of the Gemina grave. This tomb aroused great interest from an architectural point of view. The monument consists of two flanked chambers facing south-west towards two open-air vestibules accessed through a staircase. The covering of both chambers is of the slit type. Nenfro plates were used to seal the doors. Alongside the left wall of both chambers, there is the carved bed on which the deceased was placed. The closing slabs, which were previously perforated by the first visitors, were accurately sealed again after the looting, as a sign of respect towards the deceased. However, over time, the maneuver led to the collapse of the northern chamber.

Carved bed from the Gemina grave

 

 

The equipment

The funerary equipment consists of vascular shapes made of splint-polished mixture with carved and configured decorations; several bucchero vases; pots painted in Etruscan-geometric style, including some attributed to the Palm Painter; euboian cups a chevrons: various wood fragments made of iron and gold, which suggest the presence of precious objects, and a female statuette.

Female statuette

 

The Dating

Daniele Federico Maras, an official working for the Superintendence of Tarquinia, suggested the first half of the 7th century B.C. as chronological frame, placing the tomb context in the decades preceding Tarquinius Priscus, who is traditionally known as the fifth king of Rome (between 616 and 579 B.C.).

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ENGLISH VERSION | Trophies from battle of Alalia found on the Acropolis of Velia

Some trophies, including two helmets, a Chalcidian one and one of the Negau type, both in great state of conservation, have been found at the Acropolis of Elea-Velia.

The archaeological investigation

On top of the ancient city, the excavations have brought to light the remains of a rectangular structure of remarkable size (18 x 7 meters of length). This building, which is made of mud bricks, is located under the temple dedicated to the Goddess Athena and it is what remains of the most ancient archaic religious place devoted to the deity. The results of the archaeological investigation, as the archaeologist Francesco Ullano Scalza states, have allowed to clarify the topography, the architecture, the intended use and the chronology of the various stages of the Acropolis.

“The structure of the most ancient temple dates back to 540-530 B.C., which is right after the years of the Battle of Alalia – notes Massimo Osanna, General Manager of the Museums and Avocant Director of the Archaeological Park of Paestum and Velia – while the most recent temple, which was thought to be of Hellenistic age, dates back at first glance to 480-450 B.C., and then it underwent a restructuring during the 4th century B.C. Therefore, it’s possible that the Phocaens on the run from Alalia might have erected it shortly after their arrival, as they were used to, after having acquired the necessary land from the locals in order to settle and resume the prosperous trades for which they were known. And to the relics that they offered to their goddess to propitiate her benevolence, they added the weapons they had taken from their enemies during that epic battle which had, in fact, changed the balance of power in the Mediterranean Sea.

velia acropoli
Stratigraphic Sequence
The Trophies

Several trophies, such as painted ceramics marked by the IRE engraving, which means “holy”, and various weapon fragments, have been found inside the temple: among these, we have the pieces of a big, decorated shield and two beautiful helmets, an Etruscan one of the “cap” type, also known as Negau (from the Slovenian area where it was found for the first time), and a Chalcidian one. These two helmets are now being studied in a laboratory, and inscriptions are sought within them that may help reconstruct their history.

“The archaeological findings at the acropolis of Elea-Velia suggest a religious use of the structure. Likely, in this place there were kept the relics that were offered to the goddess Athena after the battle of Alalia, the naval battle that was fought between the Greek refugees of Phocaea and an alliance of Carthaginians and Etruscans, around 541 and 535 B.C. just off the Tyrrhenian Sea, between Corse and Sardinia. Cleared from the earth just a few days ago, the two helmets have yet to be cleaned and studied in a laboratory. Inside them, there might be some inscriptions, which are quite frequent in ancient armors, and these could help us to accurately reconstruct their history, perhaps even the identity of the warriors that wore them. Of course, these are just initial considerations, but they clarify many unknown details of that Eleatic history which happened more than 2500 years ago” – declares Osanna.

velia acropoli
Negau-type helmet
Velia

Greek name of the ancient Velia, Elea was one of the richest Poleis of the Magna Graecia. It was an ally of Rome during the Punic Wars, and it became a Roman municipality in 88 B.C. Its decline started from this moment: Rome cut it out of the trade routes, forcing the city (known as Velia) to reduce itself until it became a small fishermen village. During the 9th century, Velia was definitively abandoned in order to avoid malaria and the raids of Saracen pirates, except for the acropolis where the population took refuge and built a strong fortification. This small, fortified town took the name of Castellammare della Bruca and survived until the end of 1600. The first to realize the cultural and historical importance of the place was the archaeologist François Lenormant: the existence of an archaic structure which was antecedent to the main temple of the Acropolis was speculated since the 1920s. Unfortunately, due to the excavations that started during the last century, the surviving settlement of medieval age has almost been destroyed.

 

 

 

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NEWS | L’Acropoli di Velia riscopre elmi, armi e trofei

Presso l’Acropoli di Elea-Velia sono stati riportati alla luce, all’interno di una struttura rettangolare legata al tempio di Athena, alcuni trofei tra cui due elmi, uno calcidese e un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.

L’indagine archeologica

Sulla cima della città antica gli scavi hanno riportato alla luce i resti di una struttura rettangolare di notevoli dimensioni (18 x 7 metri di lunghezza). L’edificio in mattoni crudi è posto sotto il tempio dedicato alla dea Athena ed è ciò che rimane del più antico luogo di culto arcaico dedicato alla divinità. I risultati dell’indagine archeologica, afferma l’archeologo Francesco Uliano Scelza, hanno permesso di chiarire la topografia, l’architettura, la destinazione d’uso e la cronologia delle varie fasi dell’Acropoli. 

“La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio gli anni subito successivi alla battaglia di Alalia – fa notare il Direttore Generale dei Musei e Direttore Avocante del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna – mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a. C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza, aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo.”

Sequenza stratigrafica

I trofei

Nel tempio sono stati ritrovati diversi trofei come ceramiche dipinte contrassegnate dall’incisione IRE, ossia sacro, e diversi frammenti di armi: tra questi abbiamo i pezzi di un grande scudo decorato e due splendidi elmi, uno etrusco del tipo “a calotta”, o Negau (località slovena dove vennero rinvenuti per la prima volta), l’altro calcidese. I due elmi sono attualmente oggetto di studio in laboratorio, al loro interno si cercano iscrizioni che possano aiutare a ricostruire la loro storia.

“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura. Con tutta probabilità in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia, lo scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. circa, al largo del mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Liberati dalla terra solo qualche giorno fa, i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta più di 2500 anni fa.” – dichiara Osanna.

Elmo del tipo Negau

Velia

Nome greco dell’antica Velia, Elea fu una tra le Poleis più ricche della Magna Grecia.

Durante le guerre puniche fu alleata di Roma e nell’88 a.C. diventò municipio romano. Da qui la decadenza: Roma la tagliò fuori dalle rotte commerciali, costringendo la città (nota come Velia) a ridursi fino a diventare un piccolo villaggio di pescatori. Nel IX secolo Velia fu definitivamente abbandonata, per sfuggire alla malaria e alle incursioni dei pirati saraceni, ad eccezione dell’acropoli dove la popolazione si rifugiò costruendo una possente fortificazione. Il piccolo borgo fortificato prese il nome di Castellammare della Bruca e sopravvisse fino alla fine del 1600.

Fu l’archeologo François Lenormant a comprendere l’importanza storica e culturale del luogo: già dagli anni ’20 del Novecento s’ipotizzava l’esistenza di una struttura arcaica antecedente al tempio maggiore dell’Acropoli. Purtroppo, a causa degli scavi iniziati nel secolo scorso, l’abitato superstite di età medievale è andato quasi del tutto distrutto.

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NEWS | Sepolture etrusche scoperte a Tarquinia

Nel cuore della necropoli etrusca dei Monterozzi, emerge un nucleo di dieci sepolture databili tra l’epoca Villanoviana e l’epoca arcaica, il periodo che vide la piena affermazione della città di Tarquinia, alla quale si legano i miti di fondazione della civiltà etrusca. La scoperta di questo nuovo nucleo sepolcrale risale allo scorso autunno, ma i ricercatori hanno mostrato al pubblico i reperti il 14 gennaio scorso. 

Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Necropoli di Monterozzi, Tarquinia

Gli scavi di Tarquinia

La Necropoli di Monterozzi, la più importante di Tarquinia e la più antica d’Etruria, sorge sull’omonimo colle a circa un chilometro dalla città. La decisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo  e perl’Etruria meridionale di far partire una campagna di scavo risale allo scorso autunno, in seguito ad alcuni lavori di aratura di un terreno privato che avevano portato all’apertura di una serie di cavità d’interesse archeologico. Gli scavi hanno portato alla luce un nucleo di dieci sepolture etrusche, databili tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica, situate a poche decine di metri dalla Tomba dei Tori e da quella degli Auguri. Purtroppo, già in epoca antica, le sepolture furono saccheggiate da ladri che depredarono i metalli preziosi, lasciando in situ le ceramiche ed altri oggetti di corredo, considerati di scarso valor

La tomba Gemina

I primi interventi di restauro effettuati sui reperti consentono di comprendere pienamente la ricchezza del corredo funerario della tomba Gemina, la quale ha destato il maggiore interesse dal punto di vista architettonico. Il monumento è costituito da due camere affiancate e aperte verso sud-ovest su altrettanti vestiboli a cielo aperto, a cui si accede tramite una scala. La copertura di entrambe le camere è del tipo a fenditura. Le porte erano sigillate da lastre di nenfro e lungo la parete sinistra di entrambe troviamo il letto scolpito su cui era deposto il defunto. I lastroni di chiusura, precedentemente perforati dai primi visitatori, furono richiusi con accuratezza dopo il saccheggio, dimostrando rispetto nei confronti dei defunti.

Purtroppo la manovra ha portato al crollo, nel tempo, della camera nord.

Letto Tomba Gemina, un letto scolpito

Il corredo

Facenti parte del corredo funerario abbiamo forme vascolari d’impasto lucidato a stecca con decorazioni incise e configurate; diversi vasi di bucchero; vasi dipinti di stile etrusco-geometrico, tra cui alcuni riferibili al Pittore delle Palme; coppe euboiche a chevrons; vari frammenti in legno, in ferro e oro, a suggerire la presenza di oggetti in metallo prezioso, ed una statuina fittile femminile.

Statuina fittile femminile 

La datazione

Daniele Federico Maras, funzionario per la Soprintendenza di Tarquinia, ha proposto come inquadramento cronologico la prima metà del VII secolo a.C., inserendo il contesto tombale nei decenni precedenti alla figura di Tarquinio Prisco, tradizionalmente indicato come il quinto re di Roma (tra il 616 e il 579 a.C.).

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NEWS| L’UniCt vola in Mesopotamia con un nuovo progetto di archeologia urbana

L’archeologia dell’Università di Catania incrementerà la sua presenza in Medio Oriente.

Dopo le scoperte archeologiche nel Caucaso meridionale, infatti, sarà avviato nel 2022 il primo progetto di archeologia urbana a Baghdad promosso dal prof. Nicola Laneri del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. Il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione con l’Iraqi State Board of Antiquities and Heritage (SBAH), diretto dal prof. Hussein Laith.
Il progetto archeologico è stato definito nel corso dell’incontro avvenuto in questi giorni a Baghdad dove il prof. Laneri siglerà la prossima settimana l’accordo di collaborazione tra l’Università di Catania con le autorità irachene. Gli scavi si svolgeranno nel sito di Tell Muhammed a Baghdad.

Il commento del Prof. Laneri

<<L’accordo che sarà siglato prevede uno scambio di know-how per il quinquennio 2022-26 e avrà l’obiettivo di far ripartire la ricerca archeologica – spiega il prof. Laneri, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente. Ma soprattutto – continua – una progettualità che possa permettere a Baghdad di tornare ad essere un polo d’attrazione turistica dopo le guerre che hanno martoriato l’Iraq durante il corso degli ultimi vent’anni. L’Urban Archaeology a Baghdad sarà anche una straordinaria opportunità per studiosi e studenti dell’Università di Catania di scoprire le vestigia di antiche società della Mesopotamia, la Terra tra i due fiumi culla delle prime civiltà, lungo il corso del fiume Tigri>>.


L’accordo – che verrà sottoscritto dal docente etneo con il prof. Hussein Laith, direttore dell’Iraqi State Board of Antiquities and Heritage – prevede anche un supporto da parte di studiosi e studenti dell’Università di Catania nello scavo dell’antica città di Baghdad che si trova lungo la sponda orientale del fiume Tigri.

Museo di Baghdad, il prof. Nicola Laneri accanto al Vaso di Warka

Nel corso della missione a Baghdad il prof. Nicola Laneri ha incontrato anche l’ambasciatore italiano in Iraq, Bruno Pasquino.
<<L’ambasciatore italiano – spiega il prof. Laneri – ha evidenziato l’importanza strategica del progetto che potrebbe consentire di mettere a disposizione delle autorità locali la conoscenza e la tradizione italiana nello studio, restauro e promozione del patrimonio archeologico della città di Baghdad creando così il primo parco archeologico urbano della capitale irachena. A partire dal 2022 l’Università di Catania avrà quindi un’altra opportunità per promuovere le straordinarie capacità dei suoi studiosi nello studio delle società antiche>>, conclude il docente etneo.

Da sinistra i docenti Nicolò Marchetti (Università di Bologna), Tim Harrison (Università di Toronto), Hussein Laith (direttore generale SBAH) e Nicola Laneri (Università di Catania)