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NEWS | I Templi di Paestum pronti a riaccogliere i visitatori

Nella serata di domenica 17 luglio 2022, verrà inaugurato, nell’area archeologica di Paestum, il percorso di visita all’interno del tempio di Nettuno e del tempio di Hera, la cosiddetta “Basilica”, nell’ambito delle aperture straordinarie del Parco Archeologico di Paestum e Velia promosse dal Ministero della Cultura.

In dettaglio

I due templi erano già stati resi accessibili al pubblico – nel 2017 la cosiddetta “Basilica” e nel 2019 il tempio di Nettuno – grazie alla creazione di percorsi senza barriere promossi dal precedente direttore, Gabriel Zuchtriegel. A causa delle restrizioni imposte alla pandemia di Covid-19, tuttavia, l’accesso fu interdetto dall’inizio di marzo 2020, ma il Parco è ora pronto a ripartire con le visite nei templi. In occasione dell’inaugurazione dei percorsi di visita, il direttore, Tiziana D’Angelo, accompagnerà i visitatori in due visite tematiche all’interno dei due templi dorici del Santuario meridionale di Paestum. 

Locandina dell’evento
Al cospetto degli dei 

“Un podio di tre gradini e un’alta soglia innalzano i templi greci dal suolo e separano lo spazio degli uomini da quello degli dei”, spiega il direttore Tiziana D’Angelo. “In antichità – continua -, questi imponenti edifici sacri erano quasi del tutto inaccessibili agli uomini, ad eccezione di sacerdoti e poche altre persone. Oggi, tutti noi siamo benvenuti nelle dimore delle antiche divinità di Paestum, con la riapertura al pubblico delle visite all’interno dei templi del santuario meridionale”. Visitare questi monumenti è, per certi versi, un privilegio unico, afferma il direttore, che conclude: “Dietro a questa riapertura c’è il lavoro di molti professionisti: archeologi, architetti e restauratori hanno collaborato per garantire un perfetto connubio tra esigenze di fruizione e di tutela”.

In copertina: Veduta dei templi di Paestum (foto di ©Oliver-Bonjoch).

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UNA PESCARESE A MESSINA | Nettuno a difesa dello Stretto: un giorno al MuMe

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Proseguendo nella visita, mi sono entusiasmata molto quando mi sono imbattuta nell’enorme sala che ospita il gruppo scultoreo del Montorsoli: davanti ai miei occhi si è stagliata imponente la scultura del Nettuno; la sua copia fedelissima oggi campeggia in piazza Unità d’Italia, rivolta verso il mare, ruotata di 180 gradi rispetto alla posizione originale che guardava la città, dopo il maremoto del 1908, a simboleggiare la forza del dio marino che governa e placa le acque dello Stretto.

Ebbene, l’originale è ospitato nella sala dedicata del Museo Regionale: dei due mostri marini, Scilla e Cariddi, parte del gruppo scultoreo, si è conservato solo il primo, raffigurato con sembianze femminili e incatenato ai piedi del dio Nettuno. Sono visibili entrambi nella copia di piazza Unità d’Italia.

Si riesce quasi sentire il peso della mano del dio, che, come appena sorto dalle acque, calmo ed invincibile, brandisce il tridente, un’allegoria della forza fisica e morale della città che doma le avversità.

Messina non sta certo attraversando uno dei suoi periodi storici più rosei, ma non si può negare la sua longevità e la magnificenza della sua importante storia. Sono sicura che prima o poi potrà risollevare la sua dignità di città, tristemente dimenticata da molti dei suoi cittadini rassegnati, e tornare a risplendere come merita. Non è un caso che l’associazione ArcheoMe, che ha come motto la frase Riscopriamo la nostra Terra!, ha adottato spesso l’immagine del Nettuno come simbolo della città. Una di­vi­nità sim­bo­li­ca per una cit­tà che dal mare ha rac­col­to ric­chez­ze e tra­ge­die.

Il Montorsoli aveva già realizzato in precedenza, su commissione del Senato cittadino, la fontana di Orione, situata in piazza Duomo di fronte al Campanile con l’orologio astronomico, attiguo al Duomo. La fontana del Nettuno è dunque la seconda realizzata a Messina dallo stesso artista: la prima opera fu talmente gradita da conferire un secondo incarico al Montorsoli.

 

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Repost | Nettuno, il Dio del mare

Una delle opere principali del Montorsoli datata 1557, allievo di Michelangelo, fatta a Messina oltre alla Fontana D’Orione (voluta dal senato messinese in onore di Carlo V), rappresenta un’opera del tutto originale, dove la parte statutaria di dimensioni colossali supera l’architettura della fontana. Importante infatti è notare la maestosità delle dimensioni delle statue (Nettuno e Scilla), con le forme che danno quell’effetto di potenza tipico nelle figure rappresentate nella Cappella Sistina da Michelangelo. L’opera rappresenta la protezione del dio Nettuno dai mostri Scilla e Cariddi, evidente allusione alla protezione accordata alla città sotto il dominio asburgico. Inizialmente posta nel punto centrale del porto, davanti alla Real Palazzata, venne spostata nel 1934 in Piazza dell’Unitá d’Italia, venendo ruotata di 180 gradi. Le statue dell’opera originale sono attualmente conservate al Mume di Messina (danneggiate probabilmente dai bombardamenti borbonici), mentre quelle presenti nella fontana sono le copie, che differiscono per dimensioni, risultanti più piccole rispetto alla struttura originale delle vasche della fontana.

 

Rubrica in collaborazione con la pagina social IgersMessina.

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Foto dell’utente bonzil86