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NEWS | “FOOPROMAG” la neolitizzazione del Maghreb orientale, un progetto bilaterale

Finanziato il progetto FOOPROMAG –The earliest food production in the Eastern Maghreb: How? When? Where? per il biennio 2021-2022. Esso vedrà una collaborazione tra CNR Italia e MHESR Tunisia, focalizzata sullo studio della neolitizzazione del Maghreb orientale.

All’interno dell’ambito disciplinare “Patrimonio Culturale”, FOOPROMAG si inserisce, quindi, nell’accordo scientifico tra CNR ISPC, l’Institut National du Patrimoine (INP) tunisino (rappresentato dalla Dott.ssa Nabiha Aouadi e dal Dott. Lotfi Belhouchet) e l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO), rappresentata dal Dott. Alfredo Coppa e dal Dott. e Prof. Giulio Lucarini, co-direttore del progetto assieme al Dott. Mondher M’hamdi (ISAM-Kasserine, Università di Kairouan).

L’obiettivo è la comprensione delle cause che spinsero i gruppi di cacciatori-raccoglitori ad adottare economie di tipo produttivo durante le fasi di stress climatico. Dunque, e di conseguenza, indagare le risposte ai mutamenti ambientali e l’aridificazione che molte zone del pianeta sperimentano anche oggi.
Le attività di ricerca verranno svolte nel sito neolitico di Doukanet el Khoutifa, situato sull’altopiano di El Gueria, nei pressi di Siliana. Le operazioni vedranno l’unione tra indagini stratigrafiche e numerose analisi multidisciplinari.
Infatti, il Corpus di dati attendibili sul sito permetterà di comprenderne le sue funzioni ,  l’organizzazione territoriale e la gestione di risorse alimentari e materie prime.

Infine, lo studio intende utilizzare i propri risultati, con il fine di migliorare la gestione di questi territori, basandosi sull’antico sfruttamento di piante e animali, che ancora oggi è vitale per le regioni dell’Africa.

Veduta panoramica del sito neolitico di Doukanet el Khoutifa, Siliana, Tunisia (Credits: Giulio Lucarini Cnr-Ispc)
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NEWS | Ritrovato raro idoletto Neolitico in pietra a Molfetta (BA)

Il 18 Gennaio 2021, durante una ricognizione di verifica dello stato dei luoghi, gli archeologi hanno ritrovato un raro idoletto in pietra del Neolitico, nel Pulo di Molfetta (BA), un sistema di cavità carsiche.

L’idolo, della dimensione di una moneta, risulta essere davvero un unicum per gli esperti Alessia Amato, Nicola de Pinto e la coordinatrice Anna Maria Tunzi. Si tratta, infatti, di una delle più antiche sculture in pietra della Puglia, proveniente forse da un corredo funerario.

Il sito archeologico, in fase di rifunzionalizzazione, è datato al V-VI millennio a.C., pienamente Neolitico. La scultura, ottenuta dalla lavorazione di un piccolo ciottolo, mostra caratteri antropomorfi, con naso, occhi con ciglia e una sorta di capigliatura a frangetta.

Cosa rappresenta l’idoletto neolitico? 

Si lega forse a idoli preistorici della terra, similmente a quello rinvenuto il 16 Ottobre 2020. In questo caso, si tratterebbe della Dea della fertilità, alla quale si richiedevano buoni raccolti, fertilità delle donne e degli animali domestici.

Attualmente la scultura è custodita a Palazzo Simi a Bari, Centro Operativo per l’Archeologia, dove si stanno svolgendo le opportune analisi e studi del reperto, per la successiva pubblicazione scientifica.

“Bastano anche delle ricognizioni di routine per individuare l’ennesimo idoletto neolitico. Durante i lavori preparatori per l’inaugurazione del Pulo, prima dell’estate, avevamo già rinvenuto un idolo. Anche quest’ultimo è stato ritrovato non nella giacitura primaria, che indica il luogo nel quale gli antichi neolitici lo avevano lasciato, ma secondaria, cioè è scivolato da un’altra parte sempre all’interno del Pulo”. Spiega la funzionaria Dott.ssa Anna Maria Tunzi.

I due ritrovamenti saranno esposti, appena sarà possibile, nella mostra “Sussurri della Terra” a Palazzo Simi, con altri reperti inediti provenienti dall’area di Bari.

Successivamente alla mostra, gli archeologi sono determinati a riportare le due sculture a Molfetta, dove è presente un museo della città.

Pulo di Molfetta (BA).

 

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NEWS | Lady Bietikow, la mummia di 5.000 anni contemporanea di Otzi

Aveva quarant’anni la signora di Bietikow, che prende il nome dal luogo del suo rinvenimento.
Ritrovamento fortuito, avvenuto durante i lavori per la costruzione di turbine eoliche, nella regione di Brandeburgo, in Germania.

L’analisi dei resti

Le ossa di Lady Bietikow raccontano molto agli archeologi: i suoi resti sono stati trovati in posizione fetale, una delle più antiche forme di sepoltura dei morti. Oltre alle ossa, si sono conservati anche gli indumenti, che permettono di ricostruire il modo di vestire di uomini e donne nel Neolitico. La datazione delle ossa fa risalire la mummia a 5.000 anni fa (3.400-3.300 a.C.). Le analisi sui denti, invece, permettono di ricostruirne la dieta, ricca di cereali e fibre.

“Normalmente c’è dello smalto sulla superficie dei denti – aggiunge l’archeologa Bettina Jungklaus, descrivendo in dettaglio la mascella dello scheletro. Qui, però, è completamente assente e questo ci permette di trarre conclusioni sull’alimentazione: il cibo che consumava abitualmente era indubbiamente molto ricco di fibre, molto duro”.

I cereali, infatti, potevano essere conservati molto meglio della carne animale e utilizzati più facilmente come mezzo di pagamento.
 

Il confronto con Ötzi

Gli studiosi hanno voluto comparare i due soggetti, per via del loro ritrovamento in un’area geografica abbastanza vicina e per il fatto che vissero nella stessa epoca preistorica.

«E’ possibile confrontare Ötzi e la signora di Bietikow in termini di età. Ma la scoperta dell’uomo di Tisenjoch, cioè Ötzi, è stata molto più spettacolare in termini di stato di conservazione», spiega l’archeologo Philipp Roskoschinsky, che si occupa della mummia di Bietikow.


La mummia di Ötzi, ritrovata nel 1991 su un ghiacciaio alpino, al confine tra Italia ed Austria, è una vera rock star del museo di Bolzano, costruito appositamente per ospitarlo: in quasi trent’anni ha visto più di cinque milioni di visitatori, arrivati da tutto il mondo per conoscere da vicino l’uomo tatuato vissuto 5.000 anni fa.

Ma se la morte di Ötzi resta un cold case ed è avvenuta in circostanze violente, quella di Lady Bietikow ci racconta una storia ricca di tenerezza e cura dei defunti, che meglio ci aiuta a comprendere l’evoluzione del rapporto che l’uomo ha da sempre con la morte stessa.