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APPROFONDIMENTO | Balle spaziali e complotti al chiaro di Luna: perché i complottisti non credono all’allunaggio

Negli ultimi decenni le teorie complottistiche hanno trovato terreno fertile per la propria proliferazione. Tra queste ritorna ricorrente quella che in inglese viene definita Moon Hoax, frottola lunare. Le missioni del programma Apollo, secondo le teorie complottiste, non avrebbero davvero portato gli astronauti a compiere l’allunaggio. Infatti, i complottisti ritengono che tutte le missioni non siano altro che falsi ideati dalla NASA in combutta con il governo statunitense. Insomma, sarebbero tutte balle spaziali e complotti al chiaro di Luna!

Come nasce una teoria complottista?

Quando il 21 luglio del 1969 l’uomo sbarca per la prima volta sulla luna, il mondo rimane con il fiato sospeso e gli occhi sognanti. Già ai tempi dell’Apollo 8, nel 1968, si iniziava a parlare di complotti governativi. Complotti che, alla luce di un uomo che letteralmente cammina sulla Luna, si sono fatti sempre più presenti e insinuanti. Nel 1976, infatti, fa la sua comparsa per la prima volta in tv il libro We Never Went to the Moon (Non siamo mai andati sulla Luna), degli americani Bill Kaysing e Rendy Reid.

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Il libro di Bill Kaysing

Kaysing, ex ufficiale della marina statunitense, riteneva che la tecnologia a lui contemporanea non fosse avanzata al punto di realizzare un allunaggio. Affermava ciò in virtù di una sua carriera lavorativa presso Rocketdyne, azienda produttrice di motori a razzo per la NASA per le missioni Apollo, per cui, però, si occupava di supervisionare la stesura dei manuali tecnici.

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Rocketdyne
 

Nonostante la sua carriera all’interno dell’azienda fosse terminata nel 1963 e, soprattutto, non fosse proprio la sua area di competenza all’interno della Rocketdyne, Kaysing si sentiva convinto di poter dichiarare che l’America non aveva le tecnologie necessarie per mandare l’uomo sulla Luna. Secondo Kaysing, infatti, lo sbarco sulla Luna non sarebbe altro che un film realizzato dalla NASA con il supporto tecnico del regista Stanley Kubrick. Ad avvalorare questa teoria, secondo Kaysing, c’era proprio l’esperienza cinematografica del regista di cui, nel 1968, era uscito nelle sale il capolavoro 2001: Odissea nello spazio.

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2001: Odissea nello spazio (immagine via MyMovies)

Kaysing affermava con una certa sicurezza che Kubrick fosse stato costretto a realizzare i video dell’allunaggio negli ambienti della Norton Air Force Base di San Bernardino; il governo avrebbe minacciato il regista di rendere noto un legame del fratello Raul con il terrore del momento, il partito comunista. A nulla valeva far leva sulla ragione: Stanley, infatti, non ha un fratello di nome Raul, ma solo una sorella, Barbara Mary.

Complotti al chiaro di Luna

Quella di Kaysing si configura come la prima teoria di complotto in relazione all’allunaggio ad essere stata espressa in un libro. Si tratta di una teoria, tra l’altro, che sin da subito ha raccolto numerosi seguaci.

Alcuni ritengono che i filmati dell’allunaggio non siano altro che una messa in scena ideata dal governo americano per distogliere l’attenzione dalle morti in Vietnam.  La maggior parte dei complottisti, invece, propende per la teoria secondo la quale gli Stati Uniti, nel pieno della guerra fredda con l’Unione Sovietica, cercavano di accaparrarsi il primato “Luna” prima degli avversari. L’Unione Sovietica, infatti, era stata la prima a mandare un satellite artificiale in orbita (lo Sputnik 1), a fotografare l’altra faccia della luna e, soprattutto, a inviare un uomo nello spazio.

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Sputnik 1, il primo satellite in orbita

Per queste ragioni, secondo i complottisti, il governo americano era stato costretto a girare un finto filmato che mostrasse al mondo il primo uomo a camminare sulla Luna.

Balle spaziali

Proprio questo “camminare”, tra l’altro, è oggetto di grande dibattito tra i complottisti. La divisa da astronauta di Neil Armstrong, conservata allo Smithsonian’s National Air and Space Museum, mostra degli stivali con la suola liscia, incompatibile con le famose impronte lasciate sulla superficie lunare.

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Una delle immagini che i complottisti usano a sostegno delle proprie teorie
 

Am I missing something?“, si legge in molte immagini del genere in rete. Sì, ti sta sfuggendo qualcosa. Il fatto che gli astronauti, una volta approdati sulla luna, abbiano indossato, per la passeggiata, dei copri-stivali rimovibili, visibili sia nelle nuove scansioni delle foto originali, sia proprio in museo come parte della tuta da astronauta.

Ma non è tutto, ovviamente. Anche la foto della bandiera che sembra mossa dal vento ha fatto storcere il naso a chi non crede che l’uomo sia stato sulla Luna. Sulla Luna, com’è ovvio, non c’è spostamento d’aria. La bandiera che sembra ondulata, allora, è solo frutto del fatto che non sia stata stesa completamente da Armstrong e Aldrin. E vorrei ben vedere, con i guantoni del completino spaziale in quanti avrebbero adeguata manualità in una situazione non proprio normale!

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La bandiera americana sulla Luna

Anche la presenza delle ombre ha dato spunto, nel corso dei decenni, a numerose teorie complottiste. Secondo i sedicenti scienziati amatoriali, infatti, le ombre sembrerebbero essere colpite da svariate fonti di luce, compatibili con un set cinematografico.

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Le presunte ombre divergenti sulla Luna

E, ancora, anche la mancanza di stelle sullo sfondo è stata interpretata come un segno che la NASA stesse cercando di nascondere la realtà. Secondo i complottisti, infatti, la presenza delle stelle avrebbe rivelato la reale posizione nello spazio da cui veniva scattata la foto. Per questo la NASA le avrebbe eliminate dallo sfondo. In verità, per la particolare condizione di luminosità e la mancanza di atmosfera le stelle apparivano talmente flebili da non essere catturate in foto.

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Nessuna stella all’orizzonte!

 

Selfie sulla Luna

Un’altra obiezione dei complottisti alla presenza umana sulla luna è legata a una delle fotografie più famose di tutti i tempi: Armstrong scatta una foto ad Aldrin catturando anche il proprio riflesso sul casco del collega Si tratta della foto AS11-40-5903 e i complottisti ritengono sia falsa a causa del fatto che Armstrong non tiene alcuna macchina fotografica in mano. Anche qui la spiegazione è semplicissima, poiché le telecamere sono posizionate sul petto degli astronauti per facilitarne i movimenti.

Teorie, tutte, smontate ad una ad una dalla scienza. Forse non si giungerà mai a una visione universalmente accettata e i complottisti esisteranno sempre. Ma la scienza, puntualmente, continuerà a fare il proprio lavoro, progredendo, andando avanti e, magari, spostando il “set cinematografico” su un altro corpo celeste!

Non mi stupisco di quelli che negano l’allunaggio, visto che c’è ancora chi sostiene che la Terra è piatta – Piero Angela

 

 

Accadde oggi

ACCADDE OGGI | Apollo 11: alla conquista del nostro satellite

Il 21 luglio 1969 l’equipaggio dell’Apollo 11 mosse i primi passi sulla Luna, segnando, di fatto, la conquista umana del satellite.

Il lancio dell’Apollo 11 (16 luglio 1969)
Programma Apollo

Il programma Apollo fu un programma spaziale statunitense che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna; concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA. Il programma Apollo si svolse tra il 1961 e il 1975 e fu il terzo programma spaziale di voli umani (dopo Mercury e Gemini) sviluppato dagli Stati Uniti, lasciando un segno alla “corsa allo spazio”.

Il pianeta Terra immortalato dal suolo lunare

Il corso del programma subì due lunghe sospensioni: la prima, nel 1967, poiché un incendio sulla rampa di lancio di Apollo 1, durante una simulazione, causò la morte degli astronauti Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee; la seconda dopo il viaggio verso la Luna di Apollo 13 nel 1970 durante il quale si verificò un’esplosione sul modulo di servizio che impedì agli astronauti la discesa sul satellite e li costrinse a un rischioso rientro sulla Terra.

Missione Apollo 11

La missione è partita il 16 luglio 1969 dal Kennedy Space Center, in Florida. La navicella era composta da tre parti: un modulo di comando con una cabina pressurizzata per i tre astronauti, un modulo di servizio e un modulo lunare. L’equipaggio era composto dal comandante Neil Armstrong, Michael Collins, pilota del modulo di comando, ed Edwin Aldrin, pilota del modulo lunare.

L’equipaggio dell’Apollo 11: Neil Armstrong, Michael Collins ed Edwin Aldrin

Il razzo raggiunse l’orbita terrestre dodici minuti dopo il lancio: a quel punto, grazie alla manovra “Trans Lunar Injection” (TLI), la navicella entrò in traiettoria verso la Luna. Il 19 luglio, dopo circa tre giorni di viaggio, Apollo 11 passò dietro la Luna e accese il motore in servizio per entrare in orbita lunare. A quel punto compì trenta orbite del satellite per permettere all’equipaggio di studiare al meglio il luogo previsto per il loro atterraggio.

L’allunaggio e i primi passi

Il 20 luglio, alle 12:52, Armstrong e Aldrin salirono a bordo nel modulo lunare e iniziarono i preparativi per la discesa lunare. Cinque ore più tardi si staccarono dal modulo di comando, dove rimase Collins per supervisionare le operazioni. In fase di discesa, gli astronauti si resero conto che il sito previsto per l’allunaggio, il “mare della tranquillità”, era molto più roccioso del previsto, ragione per la quale Armstrong prense il controllo del modulo lunare in modalità semi-automatica nel tentativo di indirizzare la discesa verso un luogo meno sconnesso. Il modulo lunare toccò il suolo del satellite la sera del 20 luglio; in seguito alla stabilizzazione della navicella, gli astronauti si prepararono per la discesa, la quale avvenne circa sei ore dopo l’allunaggio, il 21 luglio.

Il modulo lunare discende nell’orbita sotto i comandi di Armostrong

Il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio, fu Armstrong che, mentre si accinse a fare il primo passo, pronunciò la celebre frase:

«Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l’umanità».

La missione sul suolo lunare durò circa due ore, durante la quale piantarono una bandiera degli Stati Uniti e una targa con le firme dei tre astronauti e dell’allora presidente Richard Nixon:

«Qui nel luglio 1969 misero per la prima volta piede sulla Luna uomini venuti dal pianeta Terra, siamo venuti in pace per l’intera umanità».

L’astronauta Edwin Aldrin stante davanti la bandiera degli Stati Uniti

Dopo aver svolto la missione effettuarono l’aggancio tra il modulo lunare e quello di comando, rimasto in orbita, l’equipaggio cominciò le manovre di uscita dall’orbita lunare; il viaggio di ritorno durò 3 giorni e gli astronauti ammararono, il 24 luglio 1969, nell’Oceano Pacifico.