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NEWS | Riforma Franceschini: il MiC inaugura la “Soprintendenza Speciale” per il controllo dei fondi PNRR

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un’altra parte della riforma Franceschini: nasce, in seno al Ministero della Cultura, la Soprintendenza Speciale per il Recovery. Si tratta di una Soprintendenza unica a livello nazionale che si occuperà delle autorizzazioni per le grandi opere.

Grazie a tale approvazione vengono istituiti quattro nuovi musei autonomi: il Museo Nazionale per l’Arte Digitale, il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (VT), il Parco Archeologico di Sepino (CB) e la Pinacoteca Nazionale di Siena.

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La Necropoli della Banditaccia nel Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (VT) – foto: MiC
I nuovi musei autonomi

All’interno del Parco Archeologico di Sepino (CB) è possibile visitare i resti dell’antica città romana sorta nella valle del Tammaro. Oltre a ciò, anche il Museo della città e del territorio.  

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La città romana di Sepino-Altilla – Parco Archeologico di Sepino (CB)

La Pinacoteca Nazionale di Siena, invece, ospita la più importante collezione di dipinti su tavola, a fondo oro, del Trecento e Quattrocento senese.

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La Pinacoteca Nazionale di Siena

Il Museo dell’Arte Digitale è il primo polo italiano interamente dedicato alla produzione e presentazione di contenuti digitali.

Infine, il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (CB) comprende la Necropoli della Banditaccia, la più estesa dell’area mediterranea; nonché il Museo Archeologico nazionale di Tarquinia e la Necropoli di Monterozzi.

L’affresco sulla parete centrale della Tomba dei Leopardi nella Necropoli di Monterozzi, Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (VT) – foto: MiC
Entusiasmo per il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia

Il sindaco di Tarquinia (VT), Alessandro Giulivi, commenta così l’istituzione del nuovo Parco: «Accogliamo questa notizia con grande entusiasmo. Siamo pronti a metterci a lavoro in sinergia con Cerveteri per valorizzare il nostro Museo e la Necropoli. Il lavoro di promozione e tutela non può assolutamente prescindere dalla programmazione. E i fondi del Recovery daranno la spinta fondamentale per far ripartire l’economia culturale. Ringraziamo quindi il ministro Franceschini e tutto il Ministero per il lavoro svolto. Attendiamo ora di capire come procedere per intraprendere questo nuovo cammino verso il nuovo futuro culturale della nostra città».

Alessandro Giulivi, sindaco di Tarquinia (VT)
La nuova Soprintendenza per il Recovery

La nuova Soprintendenza Speciale per il Recovery è chiamata a tutelare i beni culturali e paesaggistici interessati dagli interventi del Recovery Plan. Per fare capo alla nuova istituzione, questi interventi devono avere delle caratteristiche: essere sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale o rientrare nel territorio di almeno due uffici periferici del Ministero.

Emblematico il commento del ministro Franceschini che asserisce: «Il MiC si ristruttura per poter vincere la sfida del Recovery; si prepara così alle sfide del futuro e all’impegno per assicurare la massima celerità alla realizzazione delle opere del Recovery Plan, garantendo il pieno rispetto del dettato costituzionale riguardo la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale».

Dario Franceschini, ministro della Cultura

In copertina: affreschi all’interno della Necropoli della Banditaccia nel Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia (VT), uno dei quattro Istituti coinvolti nella Soprintendenza Speciale – foto: Scoprendo Roma.

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NEWS | Finanziati i lavori nel Parco di Leontinoi e nell’Antiquario di Megara (SR), Samonà: «Il governo sta orientando molte risorse»

Stanziato l’importo di 1.426.000,00 euro per il progetto relativo agli interventi di sistemazione dell’Antiquario di Megara Hyblaea e di miglioramento dell’area archeologica di Leontinoi. A essere coinvolte anche le aree di Monte San Basilio nel Museo Archeologico di Lentini (SR) dove è prevista la realizzazione di un laboratorio di conservazione e restauro.

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L’area di Megara Hyblaea (foto da Alberto Samonà)
Il progetto

Il progetto esecutivo, curato dal Dipartimento Tecnico dell’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, è stato affidato a un team di professionisti, architetti e ingegneri di varie regioni d’Italia. Il gruppo ha svolto già dei sopralluoghi insieme al direttore del Parco Lorenzo Guzzardi e ai tecnici, nonché agli archeologi della missione francese: si prevede manutenzione ordinaria e straordinaria. I lavori interesseranno  l’area archeologica di Megara Hyblaea e l’Antiquario, l’area archeologica Leontinoi, il Museo archeologico di Lentini, l’area archeologica di Monte San Basilio (SR). Le operazioni saranno dedicate al ripristino dei camminamenti e delle passerelle; inoltre, saranno messe a punto delle recinzioni e degli impianti di illuminazione. Si procederà poi con l’installazione degli impianti di video-sorveglianza e antincendio

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Una parte dell’esposizione dell’Antiquario (foto da Alberto Samonà)
Le parole dell’assessore Samonà e del direttore Guzzardi

«Con il completamento dei lavori dell’Antiquarium si potrà, finalmente, riaprire ai visitatori l’importante struttura nel complesso del Faro Cantera sulla rada di Augusta. Il percorso di visita includerà sia l’esposizione di reperti archeologici degli scavi della città e delle necropoli, sia la fruizione dei resti messi in luce all’interno dello stesso edificio museale. Si tratta di un’altra importante opera che valorizza il contenuto dell’area archeologica di Megara e arricchisce la complessiva offerta culturale della Sicilia. Un intervento che rientra tra le opere di ammodernamento e miglioramento dell’offerta dei musei e dei parchi della Sicilia, su cui il Governo Musumeci sta orientando molte delle proprie risorse». Commenta così l’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà.

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L’assessore Alberto Samonà in visita all’Antiquario di Megara Hyblaea (SR)

Il direttore del Parco Lorenzo Guzzardi stupisce svelando un punto di forza del progetto: «Il percorso museale di Megara comprenderà anche una sala multimediale che introdurrà i visitatori a una migliore comprensione dell’area archeologica e alla più compiuta fruizione delle sale espositive».

Il direttore del Parco di Leontinoi (SR) Lorenzo Guzzardi
L’assessore Alberto Samonà e i membri del Parco presenti nell’area interessata (foto da Alberto Samonà)
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NEWS | Riapre il Museo Archeologico di Chiavari (GE)

Oggi, 13 maggio 2021, l’archeologia riparte a Chiavari (GE). Dopo un lungo restauro durato 14 mesi, riapre quindi il Museo Archeologico di Chiavari.

La città
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Chiavari (GE) – foto: Assessorato al Turismo del Comune di Chiavari

Chiavari è un comune della riviera ligure, parte della provincia di Genova. Si pensa sia stata fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C.: ipotesi avvalorata dal ritrovamento di resti di una necropoli datata in quel periodo. La città ebbe un ruolo fondamentale per il territorio del Tigullio dai tempi della Repubblica di Roma fino ai giorni nostri; la grande espansione urbanistica avvenne quindi tra il XII e il XIII secolo sotto il controllo della Repubblica di Genova.

Il Museo e i reperti esposti

Il Museo venne inaugurato nel 1985, ospitato nei locali di Palazzo Rocca (XVII secolo), un tempo adibiti a scuderie. L’allestimento espone i reperti ritrovati nelle indagini del 1959 effettuate in Corso Millo.

Tre settori del sepolcreto di Chiavari (GE) – foto: del Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Il sepolcreto ritrovato si articola in tre settori, nei quali si trovano dei recinti circolari o rettangolari con 126 tombe “a cassette”. All’interno delle sepolture vi sono corredi alquanto numerosi con reperti da ornamento o armi in bronzo, oro e argento. Numerosi erano anche i reperti ceramici di vario genere, forme vascolari da libagione usate durante i riti funebri.

Reperti di corredo dalla necropoli di Chiavari (GE) – foto: Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Al di sotto della necropoli sono stati trovati resti di grandi contenitori ceramici, databili tra il XIII e il X secolo a.C.: il sito era quindi un approdo nautico, conosciuto anche prima della creazione del borgo.

La mostra è completata dalla biblioteca specialistica di argomento archeologico che offre supporto a ricercatori e studenti con oltre 3000 volumi.

Riapertura

Oggi, 13 maggio 2021, il Museo riapre al pubblico dopo un restauro durato 14 mesi, grazie al quale sono state create due sale in più. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro del personale del Ministero della CulturaDirezione Regionale Musei della Liguria e della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Con questo ampliamento è stato dunque messo in mostra molto materiale che, per il poco spazio a disposizione, era rimasto chiuso nei magazzini.

Il Museo sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle ore 9:00 alle 14:00, e la prima domenica del mese sempre dalle 9:00 alle 14:00. La prenotazione è consigliabile durante gli infrasettimanali, mentre è obbligatoria nel fine settimana; è possibile prenotare tramite il sito o telefonando a questo numero.

Alcune esposizioni del Museo di Chiavari (GE) – foto: La Mia Liguria
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NEWS | La riqualificazione di Cava D’Ispica (RG): dal Grand Tour alla fruibilità turistica

L’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana ha sottoscritto il 10 aprile 2021 il contratto per la riqualificazione dell’area archeologica di Cava D’Ispica. Il progetto è finalizzato alla valorizzazione di quest’area del ragusano, atta ad attrarre forza turistica con anche l’abbattimento delle barriere architettoniche ancora presenti. Ricordiamo infatti come questa zona sia stata un’importante meta siciliana del Grand Tour e come ancora oggi sia un gioiello archeologico e naturalistico della provincia ragusana. Maggiore accessibilità significherà non escludere nessuno dai percorsi culturali, creando dei percorsi appositi. Il finanziamento deriva dal PON Cultura e Sviluppo e ha un importo d’asta pari a €2.906.187, oltre IVA. Il tutto rientrerebbe tra le iniziative atte a portare avanti i progetti pilota dei poli di eccellenza del Mezzogiorno.

L’iniziativa è stata affidata alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa, che ha sottoscritto un appalto integrato assegnato all’ATI, formata dalla Conscoop di Forlì, dal C.A.E.C. e dalla Operes S.r.l. di Santa Venerina (CT). A queste cooperative è stato dato l’incarico di redigere, entro trenta giorni dal contratto, l’esecutivo per la realizzazione. La conclusione dei lavori si prospetta entro sei mesi dalla consegna del disegno progettuale. Responsabile Unico del Procedimento (RUP) sarà l’architetto Titta Tumino della Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa. 

Cosa era stato previsto nel 2018

A settembre 2018 l’allora Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Sebastiano Tusa, consegnò alle ditte vincitrici i lavori di realizzazione e ripristino. Questi riguardavano i sentieri del Parco di Cava D’Ispica grazie ai fondi, pari a circa 6 milioni di euro. L’intervento al Parco di Cava D’Ispica avrebbe mirato a riqualificare l’area con un ampliamento delle aree visitabili dai turisti e la messa in sicurezza della strada provinciale, con la ricostruzione di ambientazioni archeologiche e ripristino del paesaggio storico antico. Inoltre, si prospettò la valorizzazione dei sentieri e delle vie di collegamento tra i monumenti, il miglioramento dei percorsi di visita attraverso un nuovo sistema di indicazioni topografico-temporali. Si parlava già allora di percorsi di visita virtuale all’interno dei monumenti e di ricostruzione del ciclo pittorico della “Grotta dei Santi”,  per fornire una lettura migliore delle pitture.

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Alcune pitture della “Grotta dei Santi”, Modica (RG) – foto di Davide Mauro

Cosa si realizzerà nel 2021

Sono queste, dunque, le realizzazioni previste nel nuovo progetto: oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche, l’idea è quella di valorizzare l’ex mulino e l’area d’ingresso al sito. Saranno realizzati nuovi servizi igienici, un deposito e implementati illuminazione e video sorveglianza oltre che una riqualificazione per mezzo di camminamenti dell’area del belvedere. Importanti interventi sono previsti, inoltre, nella necropoli della Larderia e nell’area del Gymnasium, che potrà essere adibita a luogo per iniziative culturali con lo sfondo della rupe della Spezieria.

Cava D'Ispica
La necropoli della Larderia (RG) – fonte: Etnanatura

In questo frangente infatti l’area archeologica sarà dotata di un innovativo sistema di realtà aumentata. Ciò permetterà al visitatore di ricevere nuove informazioni in merito ai luoghi d’interesse tramite rappresentazione panoramica su mappa satellitare e geolocalizzazione

Ipotesi di ricostruzione dopo il progetto di riqualificazione

Immagine di copertina da Regione Siciliana.

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NEWS | Una tomba semi integra con corredo riemerge in Via Androne (CT)

A Catania, all’incrocio tra Via Androne e Via Battiato, vicino Piazza Santa Maria di Gesù, continuano i lavori di interramento di cavi elettrici, la zona rappresentava una delle necropoli più importanti dell’antichità. Michela Ursino, archeologa della Soprintendenza, ha confermato che si tratta di una tomba realizzata con una serie di pietre e una copertura a cappuccina. Inoltre, al suo interno, sono conservati ossa e vasellame.

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Dettaglio della tomba ritrovata in Via Androne (CT)
La tomba e i ritrovamenti

La tomba sembrerebbe, secondo le prime analisi, di epoca romana imperiale. La Soprintendenza fa però sapere che devono essere effettuate degli studi più approfonditi per accertarlo, in quanto in questa zona è possibile trovare sepolture di ogni tipologia e di ogni periodo storico. Difatti, solo ulteriori ricerche confermeranno le ipotesi sui ritrovamenti. Già dai primi materiali emersi sembrerebbe esserci uno scheletro di individuo giovane e ossa non integre di un individuo adulto. Il corredo, inoltre, presenta due vasetti acromi e tracce di bronzo.

Le indagini nel contesto urbano

In particolare si cerca di recuperare la copertura della tomba realizzata in tegole. Il circolo di pietra a base della tomba è stato lasciato in sede per studiare meglio il sito, visto che ritrovamenti simili sono emersi nelle vie adiacenti grazie a lavori urbani. La strategia sarà quella di cercare di isolare e conservare ogni traccia di questa tomba riemersa quasi integra.

L’indagine dovrà essere svolta in tempi veloci dato che i lavori di interramento dei cavi saranno a breve conclusi. Inoltre, questa Via del centro cittadino catanese è densamente popolata e trafficata a livello di viabilità stradale. La Soprintendenza e gli archeologi che stanno lavorando presso il cantiere (Federico Caruso e Alberto d’Agata), seguiranno passo passo l’evolversi degli scavi preventivi.

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Scavo preventivo della Tomba ritrovata a Via Androne (CT)

 

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NEWS | Tornano alla luce tre urne cinerarie a Vulci (VT)

Gli archeologi in questi giorni hanno riportato alla luce oggetti che aggiungono un nuovo tassello relativo al primo insediamento del popolo etrusco. L’area interessata si trova a un centinaio di metri dall’ingresso al Parco archeologico e naturalistico di Vulci; si tratta della necropoli di Poggetto Mengarelli, dove gli studiosi hanno scavato negli ultimi anni oltre centocinquanta tombe. La terra ha restituito agli archeologi tre urne cinerarie in ceramica d’impasto di forma biconica, coperte da una ciotola e sigillate da una lastra di calcare; tutte rinvenute in tre sepolture a “pozzetto” nell’area di scavo.

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Le urne di Vulci (VT)

“Al momento possiamo dire che le due urne di dimensioni maggiori – spiega Carlo Casi, direttore scientifico di Fondazione Vulci – contenevano le ceneri di due adulti, forse un uomo e una donna; invece l’urna più piccola conservava quelle di un individuo di età tra i 9 e gli 11 anni. Non sono stati trovati oggetti di corredo: questo lascia presupporre un ruolo modesto dei nuclei familiari dei fondatori della prima Vulci. Le prossime indagini – conclude Casi – potranno confermare l’ipotesi”.

In programma a Vulci (VT) un’intensa attività di scavo in cui saranno coinvolte diverse istituti universitari, con l’obiettivo di ricostruire ulteriormente la storia, la cultura, la società e l’espansione dell’insediamento etrusco-romano in questa antica terra. Nella necropoli di Poggetto Mengarelli è in corso un intervento di valorizzazione che porterà i turisti a un viaggio nel tempo attraverso la realtà aumentata. Si tratta di un percorso fruibile anche ai diversamente abili e in cui si potranno avere tutte le informazioni riguardo al sito archeologico.

Carlo Casi, Direttore scientifico della missione di scavo a Vulci (VT)
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NEWS | Nuovo goal per l’archeologia preventiva, scoperta necropoli romana (BN)

Scoperta una necropoli romana durante lo scavo preventivo finalizzato ad autorizzare un collegamento idrico-fognario per la ditta EAV.

Ci troviamo nella zona di Santa Clementina a Benevento, presso Via Gennaro De Rienzo, dove gli scavi iniziati pochi anni fa, avevano già portato alla luce diversi reperti. Il responsabile della Soprintendenza ai Beni Culturali dell’ex capitale sannita dott. Simone Foresta ha evidenziato l’importanza della necropoli romana, utilizzata per lungo tempo dagli antichi. Infatti, le sepolture sono di vario tipo e lo studio su di esse proseguirà per comprendere estensione e datazione precisa dell’area.

L’importanza storica della zona era già un’ipotesi consistente e il ritrovamento non deve stupire, d’altronde la Benevento sotterranea preserva un passato antichissimo. 

“Via De Rienzo, per intenderci dall’altra parte del ponte Leproso, era l’ingresso della città. Il ponte costitutiva il varco d’accesso alla città romana, costruito di proposito dopo le guerre sannitiche. Era un prolungamento dell’Appia. Non mi sorprende affatto questa nuova scoperta. I romani, infatti, non permettevano di seppellire i morti dentro le città. Un editto andato avanti fino al periodo napoleonico. Di solito le tombe ed epigrafi erano sistemati lungo le strade consolari più importanti tipo l’Appia”. Spiega l’archeologo Stefano Forgione.

Questo ritrovamento sottolinea l’importanza dell’archeologia preventiva in Italia, senza la quale numerosi siti e reperti andrebbero persi per sempre. Così come nel beneventano, il nostro paese cela ancora frammenti di storia da riscoprire nel sottosuolo. 

Questo il pensiero ben esposto dal fondatore del gruppo “Benevento Nascosta“, Maurizio Bianchi:

“Santa Clementina è una autentica miniera a cielo aperto sulla quale occorrerebbe fare degli approfondimenti, perché questi ritrovamenti ci fanno capire che i reperti sfiorano il manto stradale e sono quindi alla portata di tutti. Ancora una volta dobbiamo rilevare che a Benevento si va a spasso sulla storia”. 

Scavi Preventivi sul ponte Leproso, Santa Clementina (Benevento).
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NEWS | Scoperta una necropoli con camere inviolate a Marsala (TP)

Gli scavi archeologici preventivi per il rifacimento della rete fognaria di Marsala (TP) hanno portato in luce i resti di due camere ipogee inviolate; all’interno anche il corredo funerario e resti di corpi inumati. A questi eccezionali ritrovamenti si aggiungono circa 50 tombe, collocate ad una minore profondità, riferibili con molta probabilità a una necropoli punica.

Il primo ipogeo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., presenta due camere funerarie di forma quadrangolare; all’interno sono cinque i resti di corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il corredo funerario: alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo

Il secondo ipogeo si presenta come una struttura articolata su più livelli in cui si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo che sembrano coprire almeno sette secoli. Un primo grande ambiente sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie. Due delle tombe a cassettone hanno conservato resti di inumati, mentre le tombe a fossa sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana.

I lavori, in ottemperanza alle prescrizioni dettate dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, si svolgono sotto la direzione dell’archeologa Giuseppina Mammina e sono condotti sul campo da Sharon Sabatini (SAMA Scavi Archeologici) e da Sebastiano Muratore, archeologo della ditta esecutrice. Al lavoro di scavo preventivo hanno contribuito anche gli operai Joan Sararu, Giuseppe Amodeo, Mirko Genna e Riccardo Ingarra.

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NEWS | Alezio (LE), scavo concluso con grandi risultati

Da pochi giorni si sono concluse le operazioni di scavo della prima campagna di ricerche presso la necropoli messapica di Monte d’Elia ad Alezio (LE). Prosegue invece lo studio dei dati di scavo nell’ambito del Laboratorio di Archeologia Classica dell’Università del Salento da parte del team che include ricercatori del CNR – ISPC (soprattutto i Dott. Ivan Ferrari e Francesco Giuri), archeologi professionisti formati presso l’Università del Salento (in particolare i Dott. Patricia Caprino e Francesco Solinas) e studenti tirocinanti del corso di Laurea Magistrale in Archeologia (le Dott.sse Irina Bykova ed Elisa Lauri).

Le indagini sul campo e in laboratorio vengono effettuate in regime di concessione ministeriale MiBACT; in accordo anche con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto. Sulla base delle conoscenze acquisite quest’anno si potrà quindi programmare una nuova campagna di ricerche a partire dalla prossima primavera.

Nuove scoperte nella necropoli di Alezio (LE)

Alcuni saggi di scavo hanno permesso di recuperare informazioni sulla morfologia dell’area, sull’andamento del rilievo collinare che accoglie la necropoli di Alezio (LE); dalla sommità è possibile osservare sia il mare che l’antico insediamento messapico. Di estrema importanza è poi il dato che concerne l’identificazione di una grande piazza cerimoniale intorno alla quale si concentravano i gruppi di tombe appartenenti a nuclei di famiglie o clan; essa costituiva il punto di arrivo delle processioni che accompagnavano il defunto nell’ultimo viaggio dalla casa al luogo del seppellimento. 

Identificata anche una fossa scavata nel terreno, dotata di pavimento in blocchi di calcare e di cornice in carparo; al suo interno erano accumulati i resti di almeno 12 individui, con alcuni oggetti da corredo: una lucerna, un piatto, una trozzella, due pesi da telaio ed un puntale di giavellotto. Alcuni di questi sono indicatori di genere, ovvero identificativi del sesso del defunto: la trozzella per le donne, le armi per gli uomini. Si tratta in sostanza di un ossario collegato al funzionamento della necropoli e alla prassi del riuso delle strutture funerarie per varie deposizioni. 

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Ossuario in corso di scavo nella necropoli di Alezio (LE)

Riposa lì anche un bambino

Un altro rinvenimento molto importante è costituito dalla tomba di un bambino, sepolto in un piccolo sarcofago con alcuni oggetti di corredo: un bicchiere per il vino (skyphos, σκύφος), un’anforetta, un sonaglio, un astragalo con funzione di giocattolo e anche uno strigile. Quest’ultimo è elemento che contraddistingue gli atleti e dunque sembra costituire un dono che sottolinea il mancato raggiungimento dell’età adulta.

Intorno alla tomba si dispongono numerose deposizioni secondarie: i resti di inumati precedentemente collocati all’interno di sarcofagi potevano essere rimossi e spostati per accogliere nuove deposizioni. Le ossa e gli oggetti di ornamento personale, come anelli e spille, venivano religiosamente raccolti e ricollocati nelle immediate vicinanze delle tombe. Un dato di straordinario rilievo è rappresentato dal rinvenimento di olive, quali offerte alimentari destinate ad accompagnare il viaggio nell’aldilà.

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Tomba di bambino e deposizioni secondarie (Alezio, LE)
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NEWS | Volpiano (TO), scoperta una necropoli romana con 44 tombe del I secolo d.C

Durante i sondaggi preliminari per la costruzione del nuovo parco fotovoltaico Eni di Volpiano (TO), appena pochi centimetri sotto la superficie del terreno, è venuta in luce una necropoli di epoca romana.

La necropoli ha restituito 44 tombe, i cui corredi erano costituiti da preziose coppe in vetro, vasi in ceramica e iscrizioni in latino. Il perfetto stato di conservazione dei reperti deve la sua fortuna alla natura sterile e pietrosa del terreno: sebbene si trovasse solo pochi centimetri sotto la superficie, infatti, l’inutilizzo del terreno ha fatto si che la necropoli restasse invisibile e incorrotta fino a oggi.

La presenza romana in quest’area era già nota agli archeologi, grazie al ritrovamento di una villa rustica di età imperiale avvenuto casualmente, durante i lavori per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano. La villa è situata a soli 10 km dal luogo della necropoli, tra Brandizzo e Volpiano.

Proprio per la vicinanza con la villa, i lavori per la costruzione del parco fotovoltaico sono stati progettati con cautela. Eni e la Soprintendenza hanno effettuato dei sondaggi preliminari, affinché la posa dei pannelli fotovoltaici non distruggesse nulla, costringendoli a un improvviso stop dei lavori.

Il Sindaco di Volpiano, Emanuele De Zuanne, ha commentato:

“In base al presunto tracciato della centuriazione romana (l’antica organizzazione agraria del territorio) e ai precedenti ritrovamenti era ipotizzabile rinvenire qualcosa nel sito interessato dal nuovo impianto. Questi reperti sono le più antiche testimonianze presenti nel territorio di Volpiano ed è intenzione dell’amministrazione comunale mostrarli al pubblico, prima in una mostra temporanea e successivamente in una sede permanente”.