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NEWS | Piazza Indipendenza a Palermo, scoperta sepoltura del III secolo

Gli scavi per la realizzazione del collettore fognario sud-est di Palermo hanno riportato alla luce una sepoltura, probabilmente databile al III secolo a.C., secondo quanto dichiarato da Alberto Samonà, Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana.

La scoperta

Le attività di scavo, coordinate dal RUP Ing. Francesco Morga, sono attualmente sotto la vigilanza e la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, diretta da Selima Giuliano.

L’area del ritrovamento, al di sotto di Piazza Indipendenza, sta confermando quanto già emerso dalle indagini precedentemente condotte dalla Sezione archeologica nelle zone limitrofe. Le attività di scavo  in via Imera hanno permesso di riportare alla luce 116 ipogei, di ancora incerta datazione, usati come “butti”, ossia cavità progettate e atte allo sversamento di rifiuti, dal periodo islamico (X secolo) a quello normanno (XII secolo).

Già nel 2009, nella parte nord-orientale di Piazza Indipendenza, venne individuata una tomba a camera risalente al III secolo a.C. Secondo gli studiosi, la sepoltura rinvenuta fa parte dell’ area della necropoli punica.

Lo scheletro contenuto nella sepoltura rinvenuta
Le indagini

Al momento, le indagini si concentrano su un’area di circa 225mq dalla quale è emersa una porzione di cava, probabilmente utilizzata per l’estrazione di materiale da costruzione in età punica. Nell’area, una tomba a fossa, contenente uno scheletro con un vasetto di corredo, attesta l’uso sepolcrale della zona. Della tomba manca la parte superiore che sembra sia andata perduta già nell’antichità, durante un’ulteriore attività estrattiva.

L’area fu frequentata in età medievale, a testimonianza di ciò vi è il rinvenimento del pozzo a pianta quadrata. Il pozzo ha restituito manufatti di età islamica e normanna, dimostrando la continuità dell’usufrutto del sito.

Si tratta, chiaramente, di notizie preliminari. Le attività di scavo sono tuttora in corso, e solo le analisi successive potranno fornire una lettura maggiormente accurata del contesto.

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NEWS | ArcheoTroina: al via la quinta campagna di scavo

È stata annunciata la quinta campagna di scavo del progetto “ArcheoTroina”, svolta nell’ambito dell’insegnamento di Metodologie della Ricerca Archeologica dell’Università degli Studi di Messina, sotto la direzione scientifica della Prof.ssa Caterina Ingoglia, e coadiuvata dal Dott. Lorenzo Zurla, in convenzione con il Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina insieme al Comune di Troina.

Locandina call

Troina, offerta e Partecipazione

La campagna avrà durata dal 29 Agosto al 7 Ottobre 2022. Coinvolgerà i partecipanti in attività di scavo e post-scavo: per la parte relativa alla necropoli, sono previste attività di ricerca archeo-antropologica, laboratori e studio dei reperti. Vitto e alloggio sono garantiti dal comune di Troina, e ai partecipanti verrà rilasciata una certificazione.

La call è aperta a studenti e laureati in Discipline Antropologiche e affini dell’Università degli Studi di Messina così come sono ben accetti studenti di altri Atenei, sia italiani che stranieri. I posti disponibili sono 16 e le domande di partecipazione dovranno essere inviate entro e non oltre Venerdì 8 Luglio 2022. È preferibile la partecipazione per l’intera campagna di scavo.

English Version

It has been announced the fifth excavation campaign as part of the “ArcheoTroinaproject, which will be led by Professor Caterina Ingoglia, supported by Dr. Lorenzo Zurla.

The campaign will last from August 29th to October 7th and its participants will be involved in excavation and post-excavation activities. There will also be archeo-anthropological research activities regarding the necropolis. Laboratories and study of the findings will also be included. Room and board will be offered by the town of Troina.

Participation is open to all students and graduates of Anthropolgoical Disciplines and the like of the University of Messina and/or other Italian or foreign universities. There are 16 places available. Applications will have to be sent by Friday 8 July 2022.

In copertina: una parte dell’area oggetto di indagine (immagine via ArcheoTroina).

 

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NEWS | Sardegna, ancora rinvenimenti a Mont’e Prama: dalla necropoli emergono altri due giganti

A pochi giorni dalla ripresa dell’ultima campagna di scavo, nella necropoli nuragica di Mont’e Prama a Cabras (OR), sono emersi i resti di due nuove statue monumentali. Il ritrovamento è avvenuto nella parte meridionale del sito archeologico. Le indagini sul campo di questa zona confermano la prosecuzione verso sud della necropoli e della imponente strada funeraria costeggiante le sepolture.

Sttua litica. Si vede sul fianco il grande scudo flessibile avvolto intorno al braccio sinistro e disteso sul torace e sul ventre, sul quale poggia la mano destra avvolta in un guantone.
Una delle statue di pugilatore ritrovate nel 2014 (© Mic)

 

Il ritrovamento

“Una scoperta eccezionale alla quale ne seguiranno altre”, le parole con cui Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha commentato il rinvenimento presso la necropoli di Mont’e Prama.

Come ha sottolineato l’archeologo Alessandro Usai, responsabile scientifico dello scavo: “Siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato”. Lo scavo archeologico durerà altri due mesi e probabilmente porterà ad altre scoperte.

Insieme ai frammenti di un modello di nuraghe, sono dunque stati ritrovati frammenti delle statue appartenenti ad una coppia di pugilatori, di tipo Cavalupo, esattamente come gli ultimi due rinvenuti nel 2014. “Una figura rara che ha un modello di riferimento nel bronzetto nuragico conservato a Roma nel museo etrusco di Villa Giulia“, precisa Usai citando il reperto proveniente da una tomba della necropoli di Cavalupo, nella laziale Vulci.

È un bronzetto nuragico. Ripropone gli stessi elementi caratteristici: il grande scudo avvolto intorno al braccio sinistro e disteso sul torace e sul ventre, il gonnellino a punta triangolare sul retro, il guantone che avvolge l’avambraccio destro ma resta aperto per far fuoriuscire la mano. Da notare anche il cappello conico, le lunghe trecce e i sandali.
Bronzetto della tomba di Vulci (©Mic)

Il bronzetto in questione ripropone gli stessi elementi caratteristici: il grande scudo avvolto intorno al braccio sinistro e disteso sul torace e sul ventre, il gonnellino a punta triangolare sul retro, il guantone che avvolge l’avambraccio destro ma resta aperto per far fuoriuscire la mano. Da notare anche il cappello conico, le lunghe trecce e i sandali.

La necropoli di Mont’e Prama

La necropoli di Mont’e Prama si trova in Sardegna, nella provincia di Oristano, ad una distanza di circa 2 Km dallo stagno di Cabras. Il sito venne casualmente scoperto da dei contadini nel 1974. Tra il 1975 e il 1979 i ricercatori condussero diversi interventi di scavo e di recupero. Durante le ricerche degli anni Settanta sono state esaminate diverse tipologie di tombe presenti nella necropoli: sono stati rinvenuti 5178 frammenti di sculture in calcare arenaceo. Questi elementi appartengono a statue maschili, modelli di nuraghe e betili.

Allo stato attuale degli studi sulla civiltà nuragica, si ritiene che la necropoli di Mont’e Prama possa aver costituito lo spazio funerario riservato ad un gruppo familiare dominante nella società nuragica della Prima età del Ferro.

Area archeologica di Mont’e Prama (foto di G. Alvito via ©Mont’e Prama)

 

I Giganti di Mont’e Prama

I Giganti di Mont’e Prama, oggi al Museo di Cabras e al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono delle sculture realizzate a tutto tondo, risalenti alla Civiltà nuragica. Si tratta di sculture scolpite a partire da un unico blocco di calcare arenaceo locale proveniente da cave non molto distanti. Sono alti tra i due e tre metri e mezzo. 

Le 28 statue finora identificate rappresentano 16 pugilatori, 6 arcieri e 6 guerrieri.

I Giganti (© Mont’e Prama)

I pugilatori indossano un gonnellino e sono a torso nudo; proteggono la testa con uno scudo tenuto dalla mano sinistra posta alla sommità del capo, mentre la mano destra, protetta da un guanto, regge l’altro lato dello scudo. Gli arcieri, che indossano una corta tunica e una protezione sul petto, hanno un elmo a due corna sulla testa da cui spuntano lunghe trecce; il braccio sinistro, protetto da una guaina e da un guanto, tiene un arco. Il braccio destro ha avambraccio e mano in avanti mentre le gambe sono protette da schinieri. Quasi certamente il modello di riferimento furono i bronzetti figurati, dei quali le statue in pietra riprendono abbastanza fedelmente i personaggi e gli stilemi. La loro datazione oscilla tra il IX secolo a.C. ed il VIII secolo a.C.

Arciere Prexiau (©Mont’e Prama)

 

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NEWS | Scoperta una necropoli romana a San Severino Marche

Gli scavi preventivi per la realizzazione di un supermercato, a San Severino Marche (MC), effettuati tra ottobre dello scorso anno e gennaio 2022, hanno riportato alla luce 14 sepolture romane databili ai primi due secoli dell’impero.

sepolture san severino
Sepoltura con copertura in tegole (fonte: ©Soprintendenza ABAP per le province di Ancona e Pesaro e Urbino)
La scoperta

Lo scavo è stato condotto dall’ArcheoLAB di Macerata sotto la direzione scientifica del Dottor Tommaso Casci Ceccacci della Soprintendenza per le province di Ancona e Pesaro e Urbino.

L’area sepolcrale scoperta a San Severino Marche, in provincia di Macerata, è parte dell’estesa necropoli della città romana di Septempeda. È stata individuata nei pressi della S.P. 361 e ha uno sviluppo est-ovest, parallelo all’asse viario. A rimarcare il carattere periurbano della necropoli è la presenza di un basamento di forma rettangolare realizzato con una gettata contro terra di calcestruzzo e ciottoli di fiume. Purtroppo il pessimo stato di conservazione non permette di inquadrare la tipologia della struttura con precisione ma doveva trattarsi di un impianto funerario monumentale.

Le sepolture a cremazione diretta e indiretta

Sono 14 le sepolture riportate alla luce, 3 caratterizzate dal rito dell’inumazione in terra, le altre secondo il rito dell’incinerazione. Quest’ultimo lo troviamo officiato sia in maniera diretta che in maniera indiretta. Nel primo caso, nell’incinerazione diretta, il corpo del defunto veniva deposto all’interno della fossa predisposta per la combustione del corpo prima e nella stessa avveniva il seppellimento delle ceneri. Nell’incinerazione indiretta, invece, i resti combusti del defunto venivano raccolti dal luogo della pira e deposti solo in un secondo momento all’interno della sepoltura definitiva.

sepolture san severino
Inumazione (fonte: ©Soprintendenza ABAP per le province di Ancona e Pesaro e Urbino)
Cosa hanno restituito le sepolture di San Severino 

I busta sepulcra, o tombe a cremazione diretta, hanno restituito grosse pire lignee. Qui i defunti furono deposti e cremati, accompagnati da alcuni manufatti di corredo, alcuni bruciati con il corpo, altri deposti successivamente. Alcune di queste tombe presentano il sepulcrum, una struttura sepolcrale composta da tegole, ancora intatta. Le sepolture a cremazione indiretta mostrano una struttura più semplice, costituita da una cassetta, triangolare o rettangolare, formata da tegole spezzate che al suo interno conservava i resti combusti ed il corredo. Degno di nota è lo stato di conservazione dei resti combusti della pira, della lettiga funebre e dei feretri lignei, di cui si è conservata la posizione originale dei chiodi rendendo possibile la ricostruzione del contesto.

sepolture san severino
Resti di pira funebre

Il corredo funerario

I reperti recuperati dai sepolcri hanno permesso una prima (e parziale) documentazione del vasto corpus di gesti compiuti durante i riti funebri. La maggior parte delle deposizioni presenta manufatti deposti e bruciati durante l’incinerazione, altri sono stati aggiunti in un secondo momento durante la risistemazione dei resti combusti. Sono stati ritrovati un numero considerevole di unguentari in vetro deformati dal calore, monete, lucerne ed oggetti in bronzo, tra cui uno splendido specchio di forma circolare e l’impugnatura sagomata.
Nei corredi sono state rinvenute anche tipologie di oggetti strettamente legate alla quotidianità come aghi crinali e da cucito, steli da fuso e fuseruole in osso per le sepolture femminili o comuni utensili da lavoro come coltelli, rasoi e raschiatoi per quelle maschili.

 

English translation: ENGLISH VERSION | Roman Necropolis unearthed in San Severino Marche

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ENGLISH VERSION | Etruscan graves found in Tarquinia

In the heart of the Etruscan necropolis of Monterozzi, ten graves have emerged. They can be dated between the Villanovan and the archaic age, that is the period that saw the full affirmation of Tarquinia, to which the myths about the foundation of the Etruscan civilization are related. The discovery of this new burial group goes back to last fall. However, researchers have shown the artifacts to the public on the 14th of January.

Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Monterozzi Necropolis, Tarquinia
The excavations of Tarquinia

The necropolis of Monterozzi, the most important of Tarquinia and the most ancient one of Etruria, is located on the eponymous hill, about one kilometer from the city. The decision to start a digging campaign was made by the Archeological Superintendence, Fine Arts and Landscape for the province of Viterbo and southern Etruria and goes back to last fall, after ploughing works on a private land led to the opening of a series of cavities of archeological interest. During the excavations, a group of ten Etruscan tombs was brought to light. They can be dated between the Villanovian age and the archaic one and they’re located a few meters away from the Tomba Dei Tori and from the Auguri one. Unfortunately, in ancient times, the tombs were sacked by thieves who stole the precious metals, leaving ceramics and other grave goods in situ because they were considered of low value.

 

The Gemina grave

Early restoration works on the artifacts allow to fully comprehend the richness of the funerary equipment of the Gemina grave. This tomb aroused great interest from an architectural point of view. The monument consists of two flanked chambers facing south-west towards two open-air vestibules accessed through a staircase. The covering of both chambers is of the slit type. Nenfro plates were used to seal the doors. Alongside the left wall of both chambers, there is the carved bed on which the deceased was placed. The closing slabs, which were previously perforated by the first visitors, were accurately sealed again after the looting, as a sign of respect towards the deceased. However, over time, the maneuver led to the collapse of the northern chamber.

Carved bed from the Gemina grave

 

 

The equipment

The funerary equipment consists of vascular shapes made of splint-polished mixture with carved and configured decorations; several bucchero vases; pots painted in Etruscan-geometric style, including some attributed to the Palm Painter; euboian cups a chevrons: various wood fragments made of iron and gold, which suggest the presence of precious objects, and a female statuette.

Female statuette

 

The Dating

Daniele Federico Maras, an official working for the Superintendence of Tarquinia, suggested the first half of the 7th century B.C. as chronological frame, placing the tomb context in the decades preceding Tarquinius Priscus, who is traditionally known as the fifth king of Rome (between 616 and 579 B.C.).

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NEWS | Sepolture etrusche scoperte a Tarquinia

Nel cuore della necropoli etrusca dei Monterozzi, emerge un nucleo di dieci sepolture databili tra l’epoca Villanoviana e l’epoca arcaica, il periodo che vide la piena affermazione della città di Tarquinia, alla quale si legano i miti di fondazione della civiltà etrusca. La scoperta di questo nuovo nucleo sepolcrale risale allo scorso autunno, ma i ricercatori hanno mostrato al pubblico i reperti il 14 gennaio scorso. 

Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Necropoli di Monterozzi, Tarquinia

Gli scavi di Tarquinia

La Necropoli di Monterozzi, la più importante di Tarquinia e la più antica d’Etruria, sorge sull’omonimo colle a circa un chilometro dalla città. La decisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo  e perl’Etruria meridionale di far partire una campagna di scavo risale allo scorso autunno, in seguito ad alcuni lavori di aratura di un terreno privato che avevano portato all’apertura di una serie di cavità d’interesse archeologico. Gli scavi hanno portato alla luce un nucleo di dieci sepolture etrusche, databili tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica, situate a poche decine di metri dalla Tomba dei Tori e da quella degli Auguri. Purtroppo, già in epoca antica, le sepolture furono saccheggiate da ladri che depredarono i metalli preziosi, lasciando in situ le ceramiche ed altri oggetti di corredo, considerati di scarso valor

La tomba Gemina

I primi interventi di restauro effettuati sui reperti consentono di comprendere pienamente la ricchezza del corredo funerario della tomba Gemina, la quale ha destato il maggiore interesse dal punto di vista architettonico. Il monumento è costituito da due camere affiancate e aperte verso sud-ovest su altrettanti vestiboli a cielo aperto, a cui si accede tramite una scala. La copertura di entrambe le camere è del tipo a fenditura. Le porte erano sigillate da lastre di nenfro e lungo la parete sinistra di entrambe troviamo il letto scolpito su cui era deposto il defunto. I lastroni di chiusura, precedentemente perforati dai primi visitatori, furono richiusi con accuratezza dopo il saccheggio, dimostrando rispetto nei confronti dei defunti.

Purtroppo la manovra ha portato al crollo, nel tempo, della camera nord.

Letto Tomba Gemina, un letto scolpito

Il corredo

Facenti parte del corredo funerario abbiamo forme vascolari d’impasto lucidato a stecca con decorazioni incise e configurate; diversi vasi di bucchero; vasi dipinti di stile etrusco-geometrico, tra cui alcuni riferibili al Pittore delle Palme; coppe euboiche a chevrons; vari frammenti in legno, in ferro e oro, a suggerire la presenza di oggetti in metallo prezioso, ed una statuina fittile femminile.

Statuina fittile femminile 

La datazione

Daniele Federico Maras, funzionario per la Soprintendenza di Tarquinia, ha proposto come inquadramento cronologico la prima metà del VII secolo a.C., inserendo il contesto tombale nei decenni precedenti alla figura di Tarquinio Prisco, tradizionalmente indicato come il quinto re di Roma (tra il 616 e il 579 a.C.).

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NEWS | Ritorna a vivere la necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

Grazie alla sinergia tra il Comune, la Soprintendenza e il GACT, il “Laghetto” di Cerveteri torna a vivere in tutti i 7000 metri quadri di area archeologica.

L’area archeologica

L’area archeologica è situata nel lato Est del pianoro della Banditaccia, sito UNESCO. La denominazione “Laghetto” è data da un piccolo lago formato da acque sorgive già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) di Caisra (Cerveteri); loro, infatti, scavarono un corso di deflusso semi-sotterraneo passante sotto la necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello.

Tombe a camera della necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

L’area è formata da 500 tombe etrusche, la cui datazione va dall’VIII secolo a.C. al II a.C.

Valorizzazione e fruibilità

Il sito è stato reso nuovamente fruibile grazie all’’impegno messo in campo da GACT (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite), sotto la supervisione della Soprintendenza; il lavoro, durato circa un anno, è stato coordinato, per la parte scientifica, dall’archeologo Stefano Giorgi e, per quella operativa, dal sig. Gianfranco Pasanisi. Molta attenzione è stata posta anche nella tutela ambientale: nel rispetto delle varie specie di piante e di alcune pozze, nelle quali, fra l’altro, ben convivono rane, rospi e alcuni, sempre più rari, tritoni.

Tomba a camera n. 290, dipinta – Necropoli del Laghetto di Cerveteri

L’area archeologica del “Laghetto”, inoltre, è stata ulteriormente impreziosita da splendidi spettacoli di danza e musica antica nomati “Ludi Scaenici”, il tutto nell’ambito della manifestazione “Alla scoperta degli Etruschi del Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di Cerveteri e Tarquinia”.

Il sito sarà visitabile tutte le domeniche fino a dicembre dalle ore 10:00; prenotare al 3497836358.

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NEWS | La necropoli punico-romana di Tuvixeddu (CA) si veste di “nuovo”

Grazie ad un finanziamento regionale atto alla valorizzazione dell’area, la necropoli punico-romana di Tuvixeddu, Cagliari, si veste di “nuovo”.

La necropoli

La necropoli di Tuvixeddu è la più grande necropoli punica ancora esistente. Si estende all’interno della città di Cagliari, su tutto il colle omonimo. Tra il VI ed il III secolo a.C. i Cartaginesi scelsero il colle per seppellirvi i loro morti: tali sepolture erano raggiungibili attraverso un pozzo scavato interamente nella roccia calcarea e profondo dai due metri e mezzo sino a undici metri. All’interno del pozzo una piccola apertura introduceva alla camera funeraria o cella sepolcrale.

Parte della necropoli di Tuvixeddu vista dall’alto

Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana, che si affacciava sulla strada che, all’uscita della città, diventava la a Karalibus Turrem (oggi il viale Sant’Avendrace), dove si trova il sepolcro di Atilia Pomptilla, noto come la grotta della Vipera. La necropoli romana è prevalentemente composta da tombe a fossa e a camera, incinerazione, arcosolio e colombari.

Sepolcro di Atilia Pomptilla, conosciuta anche come grotta della Vipera

 

Il progetto

Alcune tombe si trovano nelle vicinanze di palazzi, parcheggi e cortili. A volte per visitare scavi e reperti è stato necessario chiedere l’autorizzazione a privati e le chiavi agli amministratori di condominio. Per ovviare a questo problema il segretariato regionale del ministero della Cultura ha stanziato 800mila euro per la valorizzazione del sito.

Tomba di Rubellio

La prima parte dei lavori prevede lo scavo ed il restauro per il ripristino del paesaggio funerario originario. I lavori prevedono anche la realizzazione di un percorso per la tomba di Rubellio, un probabile aristocratico romano, e la stessa tomba delle spighe e dei pesci, la più vicina alla strada. Nell’area antistante, per anni discarica e poi contestata sede di un cantiere per la realizzazione di un palazzo, dovrebbe nascere una piazzetta che potrebbe diventare una sorta di porta di accesso alla necropoli punico-romana.

Decorazioni di spighe e pesci all’interno della tomba

 

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NEWS | Volterra celebra in grande le “Giornate degli Etruschi”

Il 16 e il 17 settembre saranno celebrate le Giornate degli Etruschi a Volterra con il progetto Velathri Volaterrae: dalla città etrusca al municipio romano”.

Enti partecipanti

A collaborare al progetto della città toscana ci saranno la Soprintendenza di Pisa e Livorno, l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, la Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, il Comitato Organizzatore del Convegno Velathri Volaterrae e il Consorzio Turistico Volterra Valdicecina.

Gli eventi

Il primo evento, che si svolgerà il 16 settembre, prevede delle visite guidate su due cantieri di scavo:

  • La necropoli etrusca a Le Colombaie, tenuto dall’Università di Pisa;
Cantiere di scavo della necropoli La Colombaie
  • L’Anfiteatro di Volterra, tenuto dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno.
Anfiteatro di Volterra

Le visite guidate prevedono la prenotazione obbligatoria. La partecipazione è gratuita.

Il secondo evento, che si svolgerà il 17 settembre, prevede la presentazione del volume Velathri Volaterrae. La città etrusca e il municipio romano, gli atti del convegno tenutosi a Volterra nel 2017, pubblicato nella Biblioteca di Studi Etruschi, a cura di Marisa Bonamici ed Elena Sorge.

Le parole del sindaco
Sindaco di Volterra, Giacomo Santi

«Sono molto orgoglioso dell’iniziativa messa in campo quest’anno per le “Giornate degli Etruschi”. Avere la collaborazione di prestigiose istituzioni come la Soprintendenza, l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, l’Università di Pisa, oltre alla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e il Comitato Organizzatore del Convegno Velathri Volaterrae è di per sé indice di grande lustro per la nostra città e per l’evento».

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NEWS | Torre Guaceto (BR) restituisce una necropoli dell’Età del Bronzo

Lì dove la bellezza della natura si incontra con la storia è avvenuta una grande scoperta. Siamo in Puglia, precisamente a Torre Guaceto (BR), dove è stata rinvenuta una necropoli della tarda Età del Bronzo, riconducibile al villaggio ubicato sul promontorio della Torre, simbolo dell’area protetta.

torre guaceto
Gli scavi archeologici nella necropoli di Torre Guaceto (BR)

Nella sola area interessata dagli scavi sono state ritrovate ben quindici tombe risalenti al XIII-XII sec a.C. È un’area in cui l’inumazione era stata sostituita dalla cremazione, probabilmente a causa di problemi epidemiologici o grazie a un’evoluzione ideologica, spiega il professore Cavazzuti, direttore dello scavo.

Le urne funerarie sono state ritrovate in depressioni naturali della roccia o all’interno di pozzetti appositamente scavati. Queste contenevano, oltre ai resti umani, anche oggetti di corredo che, al momento della cremazione, venivano bruciati insieme al defunto.

torre guaceto
I ritrovamenti durante lo scavo archeologico della necropoli di Torre Guaceto (BR)

Lo scavo archeologico, che si è concluso il 30 giugno 2021, è durato appena un mese nell’area della Riserva Naturale, ma ha suscitato grande stupore. Il tutto è stato possibile grazie al Consorzio di Gestione di Torre Guaceto e al Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza di Lecce e Brindisi.

Gli studiosi ritorneranno sul campo tra un anno, quando saranno terminate le analisi sui dati raccolti e non appena si riuscirà a ricostruire la storia della necropoli.

torre guaceto

«Il nostro obbiettivo è proseguire sulla strada già intrapresa e implementare notevolmente la divulgazione scientifica in tema archeologico» – ha dichiarato il presidente Malatesta – «La nostra comunità e gli utenti tutti meritano di sapere cosa è stata Torre Guaceto nella storia e di fruire dei suoi beni. Il prossimo passo da fare è quello di realizzare un grande evento divulgativo già nel prossimo autunno per raccontare come proseguiranno i lavori di ricerca e progettare nuovi sistemi di fruizione sostenibile».

Riserva Naturale di Torre Guaceto (BR)