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NEWS | Prorogata la mostra su Palladio ai Musei Civici di Bassano del Grappa

Il Comune e i Musei Civici di Bassano del Grappa comunicano che la mostra Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito è prorogata fino al 25 ottobre 2021. Ci sono due settimane di tempo in più per visitare e scoprire il percorso scenografico che, al piano terra della Galleria Civica, espone quasi 60 tra opere e preziosi documenti, raccontando la storia e il mito di Palladio del celebre Ponte di Bassano del Grappa.

Una sala del museo

In occasione della giornata in cui si terrà la cerimonia ufficiale di inaugurazione del Ponte Vecchio di Bassano del Grappa, domenica 3 ottobre 2021, l’ingresso alle mostre Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito e Elena Xausa. Coming Home, oltre alle collezioni permanenti del Museo Civico, sarà ridotto per tutti al prezzo di € 5,00. Per evitare code e attese, è consigliabile acquistare il biglietto direttamente online.

Mostre e incontri artistici online

Si rinnova così anche per il mese di ottobre il programma delle viste guidate alle mostre Palladio, Bassano e il Ponte ed Elena Xausa. Coming Home. Organizzate in un turno unico per un massimo di 25 persone, le visite partiranno con ritrovo previsto presso la biglietteria del Museo Civico. Il costo del biglietto è comprensivo di entrata in mostra e visita guidata. La prenotazione è obbligatoria.

 

Una sala del museo

Infine nel nono e penultimo episodio di #ScopriLaMostra, la rubrica in video pillole che approfondisce le opere e i contenuti della mostra Palladio, Bassano e il Ponte, Fabrizio Magani (responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso e curatore della mostra) racconta del capolavoro di Canaletto proveniente dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma: il Capriccio con edifici palladiani.

Immagine in copertina: Capriccio con edifici palladiani, Canaletto (fonte Wikimedia commons).

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NEWS | A Napoli l’educazione culturale si veste di digitale

Grazie alla collaborazione tra la Regione Campania e la Fondazione Morra Greco, a Napoli l’educazione si veste di digitale; infatti, nasce un progetto digitale per implementare la funzione educativa dei centri di cultura.

La piattaforma

Il progetto digitale EDI_Global Forum on Education and Integration è stato presentato nella sede della Fondazione; all’evento hanno partecipato, in presenza e in collegamento video, direttori di musei, esperti del settore culturale e del sistema arte di tutto il mondo.

Presentazione del progetto nella sede della Fondazione

La piattaforma sarà attiva da settembre e avrà la funzione di sostenere e implementare la funzione educativa dei vari musei e dei centri di cultura creando un habitat con scambi di pensieri ed esperienze. EDI intende così aprire anche una riflessione su una dimensione nuova della didattica museale digitale, considerando il rapporto tra arte e coesione sociale, e arte e sostenibilità ambientale.

Le parole del presidente della Fondazione
Presidente della Fondazione, Maurizio Mauro Greco

Il presidente della Fondazione Maurizio Morra Greco coglie l’importanza dell’inclusività dell’arte e dei luoghi di cultura con queste parole:

<<Fondamentale il sostegno del presidente De Luca e della Regione Campania che hanno creduto in questo progetto per noi pilastro imprescindibile. Integrazione ed educazione sono, infatti, fondamentali in una società in cambiamento. L’arte serve a costruire qualcosa che ha ragione sociale, collettiva, ampia. Intendiamo così costruire un dialogo che, partendo da Napoli e dalla Campania, arrivi all’estero>>.

I pensieri di Rosanna Romano
Direttore Generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania, Rosanna Romano

Rosanna Romano, direttore Generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania, ha invece posto particolare attenzione al ruolo dell’educazione:

<<L’educazione è una responsabilità. Chiediamo quindi un atto di corresponsabilità a chi lavora quotidianamente sugli aspetti pedagogici della cultura, che se ben articolati possono generare un reale cambiamento nella società, grazie anche al villaggio globale di persone che condividono la predisposizione di un indirizzo comune nel progetto Global Forum che abbiamo deciso di sostenere>>.

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NEWS | Archeologia a domicilio: il Museo di Arona (NO) lancia il tour virtuale

Il Museo Archeologico di Arona (NO) sarà affiancato nel percorso di visita da un tour 3D, accessibile a tutti direttamente da casa propria.

Il Museo di Arona

Il Museo Archeologico di Arona è stato inaugurato nel 1997. Al suo interno racchiude la storia dell’insediamento del territorio; conserva reperti che coprono un ampio spettro temporale: dal Neolitico fino al Rinascimento; le ceramiche cinquecentesche sono state rinvenute durante gli scavi per l’ampliamento dell’ospedale cittadino.

Una sala del museo
Il tour virtuale

Per migliorare la fruibilità e, di conseguenza, la conoscenza della storia del territorio, è stato creato un tour tramite la ricostruzione virtuale 3D del Museo.

Spaccato tridimensionale del museo

La possibilità di immergersi all’interno del Museo, navigando dal proprio computer, è stato possibile grazie a Mauro Bonifacio, professionista aronese; il tour è stato progettato tramite il software Matterport.

Ad esempio, è possibile osservare: la planimetria, una riproduzione 3D da cui selezionare i punti da visualizzare, per non parlare della possibilità di scorrere con il cursore la riproduzione fotografica tridimensionale ad alta risoluzione e, quindi, immergersi nelle sale espositive da varie angolazioni.

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La prima vetrina con i reperti della Cultura di Golasecca visitabile in tour 3D
Il pensiero dell’assessore alla Cultura di Arona

A proposito di ciò, Chiara Autunno coglie l’opportunità con queste parole:

«Il tour virtuale è un eccellente strumento per “portare” il museo a domicilio e far scoprire, in parte, i reperti che custodisce nella sede di Piazza San Graziano; il fatto che sia frutto del dono di un benefattore della città lo rende ancora più speciale e meritevole di elogio. Il nostro museo è una piccola, ma fondamentale realtà per il nostro territorio e per chi ha sete di conoscenza, e aspetta solo di essere visitato grazie anche alla bravura della conservatrice e delle operatrici museali».

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L’assessore Chiara Autunno
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NEWS | A Santo Stefano di Camastra (ME) arriva “Archeologia dei Nebrodi”

Archeologia dei Nebrodi è la nuova mostra inaugurata a Santo Stefano di Camastra (ME) che, grazie al recupero di numerosi reperti, comprende un arco temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. La mostra nasce grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza di Messina, il Parco dei Nebrodi e il Comune di Santo Stefano di Camastra. Il complesso architettonico di Palazzo Trabia, già sede del Museo Civico della Ceramica, è la sede della nuova mostra.

L’inaugurazione della mostra

In una sezione sono ospitati i materiali provenienti da Santo Stefano di Camastra. I reperti, in parte donazioni di privati, offrono evidenza di scoperte avvenute sia in area urbana che nel territorio, confermando una frequentazione già a partire dall’età arcaica. Un’altra porzione dell’esposizione, invece, presenta i reperti più significativi provenienti da altre località nebroidee. Reperti provengono dunque da San Marco D’Alunzio (antica Alontion/Haluntium), Caronia (antica Kalè Aktè), San Fratello (antica Apollonia), Mistretta, Militello Rosmarino (Monte Scurzi), Sant’Agata di Militello e Alcara Li Fusi.

I reperti in mostra

«Abbiamo selezionato i migliori reperti rinvenuti», spiega la Soprintendente di Messina, Mirella Vinci. «Molti di essi sono assolutamente inediti, tra i quali una statua marmorea di togato del I sec. a.C. e 130 monete provenienti da scavi sistematici e da recuperi condotti a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso».

La mostra rimarrà visitabile dal 9 luglio al 31 dicembre 2021, da martedì a domenica, dalle ore 10-13 e dalle 16-20.

L’assessore Samonà e la soprintendente Vinci in un momento dell’inaugurazione
Un’inaugurazione d’eccezione

La mostra, inaugurata venerdì 9 luglio, si compone di 550 reperti recuperati nel corso di numerose campagne di scavo. All’inaugurazione erano presenti l’assessore Alberto Samonà, il sindaco di Santo Stefano di Camastra, Francesco Re, il presidente del Parco dei Nebrodi, Domenico Barbuzza, e la soprintendente di Messina, Mirella Vinci. Insieme ad essi, inoltre, erano presenti anche i direttori del Parco Archeologico di Naxos Taormina e di Tindari, Gabriella Tigano e Domenico Targia.

Samonà, Re, Barbuzza e Vinci inaugurano la mostra

«I Nebrodi sono monti che custodiscono millenni di storia, identità, vicende di popoli che li hanno vissuti e antichi culti». Così afferma Samonà. «Questa esposizione è importante perché affronta un arco temporale molto ampio; nonché mette in luce per la prima volta importanti ritrovamenti archeologici avvenuti in una vasta porzione dei Nebrodi, con particolare riferimento alla loro parte settentrionale. Si tratta, dunque, di un’iniziativa che favorisce il processo di riconoscimento e identificazione delle comunità locali. Le fa sentire parte di un unico processo di recupero della memoria storico-identitaria».

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ATTUALITÀ | L’Archeoastronomia fa scuola: a Villa Giulia (RM) l’evento dell’Unione Astrofili Italiani

L’UAI – Unione Astrofili Italiani, annuncia l’apertura delle iscrizioni alla Scuola di Archeoastronomia 2021, giunta alla sua quinta edizione. L’evento, programmato per il 23 e il 24 luglio 2021, si terrà nella sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma ed è organizzato dalla Sezione di Ricerca in Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia dell’UAI. Quest’anno, a causa della situazione sanitaria, si prevede la modalità di fruizione online. Si tratta di incontri riconosciuti dal MIUR come corso di aggiornamento per docenti, ma aperti a tutti: studiosi, appassionati e cultori della materia.

La Sala dello Zodiaco di Villa Giulia (immagine via About Art OnLine)

«La Scuola» – afferma l’UAI – «è frutto dell’impegno di professionisti e docenti in ambiti di ricerca sia umanistici che scientifici, per fornire agli iscritti gli strumenti fondamentali per orientarsi nel mondo dell’Archeoastronomia. Questa disciplina, che si può definire neonata, raccoglie infatti moltissimi contributi di provenienza disparata, tra i quali si nascondono teorie fallaci in grado di fuorviare sia i lettori che la ricerca nel campo. Il più grande pericolo per chi fa ricerca o si accosta all’Archeoastronomia come cultore è quindi il rischio di prendere per buone tesi false. La Scuola metterà i partecipanti in grado di riconoscere una tesi plausibile da una meno, attraverso l’indagine di cosa è una scoperta».

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Le esperienze dell’UAI stand alla Maker Faire di Roma nel 2019 – foto: UAI

Diversi professionisti della scienza, della storia e dell’archeologia, ricercatori e professori universitari si alterneranno in due giorni di lezioni magistrali proprio sul tema della scoperta.

Interventi e programma

L’evento, proposto in due giorni intensivi, vedrà gli interventi di sei docenti:

  • dr. Paolo Colona, astrofisico e archeoastronomo, responsabile della Sezione di Ricerca UAI “Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia”, direttore della Scuola;
  • dr. Luca Attenni, archeologo, direttore dei musei archeologici di Alatri e Lanuvio (FR);
  • dr.ssa Letizia Silvestri, docente di Archeozoologia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”;
  • dr. Lorenzo Verderame, assiriologo presso l’Università di Roma “La Sapienza”, responsabile della riedizione del materiale astrologico babilonese;
  • dr. Marco Castellani, astrofisico, scrittore e divulgatore, ricercatore INAF presso l’Osservatorio Astronomico di Roma;
  • dr. Luca Mazzocco, archeologo e storico antico.
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Il ventaglio di argomenti che saranno affrontati è immenso: dall’analisi dei reperti neandertaliani all’incredibile vicenda della scoperta di Nettuno; dalla soluzione dell’enigma mitraico alle meticolose imprese dell’astrometriadall’astronomia caldea ai passaggi astronomici più oscuri in Omero e tanto altro.

A conclusione della seconda giornata si prevede anche una sessione di osservazione astronomica dal vivo nelle ore serali, che fornirà quindi fondamenti di astronomia, basi dell’osservazione ad occhio nudo; nonché riconoscimento di stelle, costellazioni e pianeti e osservazioni al telescopio.

Modalità di partecipazione

Sarà possibile iscriversi scegliendo la modalità in presenza o la modalità in streaming. Inoltre, sarà possibile scegliere di frequentare sia integralmente che per singole sessioni in base al programma d’interesse; potranno partecipare docenti del Ministero (avvalendosi delle agevolazioni previste), ma anche appassionati. Qui il programma completo. È possibile prenotarsi e chiedere informazioni sulla Scuola inviando un’email ad archeoastronomia@uai.it.

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Le esposizioni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (RM), sede di una visita guidata per la Scuola di Archeoastronomia
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NEWS | A Lipari nascono il Museo e il Parco geominerario della pietra pomice

«A Lipari nasceranno un Museo e un Parco geominerario della pietra pomice. Lo ha deliberato il governo Musumeci, allo scopo di preservare e valorizzare l’antico patrimonio economico-culturale presente nella più grande delle Eolie». Orgogliosamente lo annuncia l’assessore Alberto Samonà con un post su Facebook. «L’obiettivo» – evidenzia Samonà – «è quello di realizzare un Museo e anche un Parco geominerario con funzione didattica, per conservare la memoria e la storia dei luoghi e testimoniare il processo estrattivo e la storia della pomice attraverso foto, documentazioni, testimonianze, oggetti e ricostruzioni del ciclo di lavorazione. Un obiettivo che il nostro governo intende perseguire in collaborazione con l’associazionismo locale e con l’Università messinese».

La pomice di Lipari

L’isola di Lipari era uno dei principali luoghi in cui, nel Settecento, veniva prodotta la pietra pomice esportata in tutta Europa. La delibera del governo Musumeci intende riqualificare, così, non solo un luogo fisico, ma anche la storia di un luogo e di un’attività dimenticate. L’idea di fare delle cave e dei resti di un’industria scomparsa un museo minerario diffuso nasce dall’esigenza di recuperare dallo stato di abbandono e degrado i magazzini dismessi da diversi anni. Si punta, oltre che al recupero, anche a fornire un nuovo punto di richiamo turistico in un contesto già ampiamente ricco di stimoli, grazie anche all’attività del Centro Studi Eoliano.

Piattaforme di estrazione dismesse (©Luca Moglia Photography)

«La storia dell’estrazione della pomice e dell’ossidiana sull’isola» – afferma il presidente della Regione Nello Musumeci – «ha radici antiche e rappresenta un’attività di rilevante valore, da proteggere e promuovere. Il governo regionale lavorerà affinché tale patrimonio non si disperda; al via tutte le attività necessarie alla realizzazione del progetto di istituzione del Museo della pomice e del Parco geominerario».

La pietra pomice, bianca, leggerissima, prodotta dall’azione vulcanica, per secoli ha trovato ampio utilizzo nell’edilizia, costando all’isola di Lipari fatica e risorse, anche umane. In virtù di questa sua ingente produzione, la zona eoliana era nota come “l’immenso magazzino che fornisce la pomice a tutta l’Europa”.

Spiaggia sulla cava di pietra pomice a Lipari (ME) – foto: la Repubblica

Immagini dei cavatori di pietra pomice via Welcome to Lipari e Eolnet.

In copertina: Cave di pietra pomice a Lipari (immagine via La Gazzetta del Sud).

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ATTUALITÀ | Un’architettura da fiaba: in Danimarca apre il nuovo museo dedicato ad Hans Christian Andersen

È prevista per il 30 giugno 2021 l’apertura del nuovo museo danese dedicato ad Hans Christian Andersen (1805-1875), scrittore e poeta danese noto in tutto il mondo per le sue fiabe. Proprio a lui e al suo mondo fiabesco sarà dedicato a Odense, sua città natale, un nuovo straordinario progetto, in grado di coniugare architettura sostenibile, arte e tradizione letteraria.

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Rendering di uno spazio del parco-museo (©Photography by Kengo Kuma and Associates, MIR)

Nel 2016 Kengo Kuma and Associates, studio dell’architetto giapponese Kengo Kuma, vinceva il concorso indetto dal Comune di Odense per la presentazione del progetto del nuovo museo. Finalmente, dopo cinque anni di attesa, il museo si appresta ad essere presentato al pubblico. Situato tra il contemporaneo centro di Odense e la zona urbana medievale, con le piccole casette di legno tradizionali, il museo si propone di coniugare la dualità data dal passato e dal presente in continuo divenire.

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Il museo in connessione con la natura (courtesy: HCAndersensHUS.dk)

«Ci sono profondi messaggi nelle opere di Andersen che riflettono la vita dell’autore e il suo viaggio», afferma Kengo Kuma. «Il lavoro di Andersen proietta la dualità degli opposti che ci circondano: reale e immaginario, naturale e artificiale, umano e animale, luce e oscurità. Lo scopo del nostro progetto è quello di incanalare questa essenza del suo lavoro in forma architettonica e paesaggistica».

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Parco-museo (courtesy: HCAndersensHUS.dk)
Un progetto architettonico e paesaggistico unico

Il museo di Odense, da progetto, si compone di una serie di padiglioni circolari ravvicinati, come a formare una catena sconnessa, realizzati in strutture lignee che comunicano con il vasto parco circostante. L’idea è quella di non fornire un percorso espositivo obbligato, ma di lasciare il visitatore libero di esplorare, di entrare e uscire a piacimento dai vari ambienti, perdendosi tra il verde del parco e tra le istallazioni fiabesche ispirate alle opere di Andersen. Alcuni spazi espositivi, a questo scopo, saranno sotterranei, fungendo da “portali”, come afferma Kuma, per trasportare il visitatore dal mondo reale al mondo delle fiabe.

Rendering del museo (©Photography by Kengo Kuma and Associates, MIR)

La grandezza del progetto passa anche attraverso grandi numeri: costato 390 milioni di corone danesi (quasi 53 milioni di euro), il Museo si estende su una vasta area, con i padiglioni che si sviluppano in circa 6000 mq, compresi in un parco di altri 7000 mq.

Un rendering del museo (©Photography by Kengo Kuma and Associates, MIR)
Artisti internazionali omaggiano Andersen

Il mondo fiabesco di Andersen, inoltre, prenderà vita grazie alle produzioni di 12 artisti di fama internazionale. Il brasiliano Henrique Oliveira proporrà un gigantesco albero tridimensionale, in legno riciclato, ispirato alla fiaba L’acciarino magico; la danese Veronica Hodges presenterà un’istallazione realizzata con carta intagliata ispirata alla rondine della fiaba Mignolina.

A rendere unica l’esperienza di una visita immersiva in un contesto altrettanto unico saranno anche le arti sonore, grazie ai lavori dello sceneggiatore danese Kim Fupz Aakeson e dello scrittore americano Daniel Handler. Inoltre, sarà possibile immergersi tra le note delle composizioni originali de L’usignolo, La regina delle nevi, Il brutto anatroccolo e La sirenetta, reinterpretati dalla compositrice danese Louise Alenius.

Il mondo di Andersen, inoltre, prenderà vita grazie a un viaggio visivo del regista Timothy David Orme e alla collaborazione con Andy Gent, burattinaio inglese che realizza pupazzi e figure animate per i film (noto per le collaborazioni con Wes Anderson).

Non resta, dunque, che volare in Danimarca per prendere parte a un’esperienza sensoriale unica!

Immagini: dove non specificato, via HCAndersen’s HUS.

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ATTUALITÀ | Il MAXXI apre al pubblico la casa di Giacomo Balla

Bartolomeo Pietromarchi, direttore di MAXXI Arte e curatore, insieme a Domitilla Dardi, del progetto “Casa Balla”, annuncia l’inizio di un evento unico. Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno è il titolo di un progetto nato da anni di lavoro per omaggiare, a 150 anni dalla nascita, il pittore futurista Giacomo Balla.

Il progetto prevede, a partire dal 17 giugno 2021, un’importante mostra tematica ospitata nella galleria 5 del MAXXI. Qui saranno esposte anche opere inedite, ideate e create per l’occasione, che riflettono sulle numerose suggestioni di Casa Balla. L’evento più atteso, tuttavia, è proprio l’apertura di Casa Balla a Roma, definita come opera d’arte totale da cui emerge la «profonda attualità di pensiero del poliedrico Maestro».

Per la prima volta Casa Balla si appresta ad aprire le proprie porte al pubblico. Giacomo Balla (1871-1958), uno dei principali esponenti del Futurismo, visse e lavorò nella casa romana di via Oslavia dalla fine degli anni ’20 fino alla sua morte. Fino agli anni ’90, inoltre, Luce ed Elica, figlie dell’artista, continuarono a vivere nella casa romana.

In circa trent’anni Giacomo Balla aveva trasformato l’intera abitazione di famiglia in una vera e propria opera d’arte. Una casa unica che si configura quasi più come un laboratorio di sperimentazione che una normale abitazione. Ed è proprio questo che la casa avrà da offrire ai suoi visitatori: un’esperienza unica nel mondo di Balla, un mondo che non è stato mai separato dalle sue visioni artistiche. Pareti dipinte, una miriade di mobili, arredamenti, utensili decorati, numerosi quadri e sculture, abiti da lui disegnati e di tanti altri oggetti, il tutto ha creato un unico e caleidoscopico progetto.

«La casa» – dice il direttore Pietromarchi – «è una casa d’artista. Completamente decorata da Giacomo e dalle sue figlie, la casa rappresenta tutto quello che lui intendeva per “arte”: un’opera d’“arte totale”. L’altra parte del progetto è una mostra al MAXXI dove esponiamo tutta una serie di oggetti di arte applicata realizzati da Balla nel corso della sua vita e che rappresentano la sua idea di “arte totale” futurista».

Informazioni utili

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo: www.maxxi.art – info: 06.320.19.54; info@fondazionemaxxi.it
Biglietti:

  • Casa Balla + Museo MAXXI: Intero € 22,00 | Ridotto € 20,00;
  • Solo Museo MAXXI: Intero € 12,00 | Ridotto € 9,00.

Per la visita a Casa Balla, prevista solo nei weekend a partire dal 25 giugno, è necessaria la prenotazione su www.maxxi.art.

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NEWS | Finanziati i lavori nel Parco di Leontinoi e nell’Antiquario di Megara (SR), Samonà: «Il governo sta orientando molte risorse»

Stanziato l’importo di 1.426.000,00 euro per il progetto relativo agli interventi di sistemazione dell’Antiquario di Megara Hyblaea e di miglioramento dell’area archeologica di Leontinoi. A essere coinvolte anche le aree di Monte San Basilio nel Museo Archeologico di Lentini (SR) dove è prevista la realizzazione di un laboratorio di conservazione e restauro.

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L’area di Megara Hyblaea (foto da Alberto Samonà)
Il progetto

Il progetto esecutivo, curato dal Dipartimento Tecnico dell’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, è stato affidato a un team di professionisti, architetti e ingegneri di varie regioni d’Italia. Il gruppo ha svolto già dei sopralluoghi insieme al direttore del Parco Lorenzo Guzzardi e ai tecnici, nonché agli archeologi della missione francese: si prevede manutenzione ordinaria e straordinaria. I lavori interesseranno  l’area archeologica di Megara Hyblaea e l’Antiquario, l’area archeologica Leontinoi, il Museo archeologico di Lentini, l’area archeologica di Monte San Basilio (SR). Le operazioni saranno dedicate al ripristino dei camminamenti e delle passerelle; inoltre, saranno messe a punto delle recinzioni e degli impianti di illuminazione. Si procederà poi con l’installazione degli impianti di video-sorveglianza e antincendio

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Una parte dell’esposizione dell’Antiquario (foto da Alberto Samonà)
Le parole dell’assessore Samonà e del direttore Guzzardi

«Con il completamento dei lavori dell’Antiquarium si potrà, finalmente, riaprire ai visitatori l’importante struttura nel complesso del Faro Cantera sulla rada di Augusta. Il percorso di visita includerà sia l’esposizione di reperti archeologici degli scavi della città e delle necropoli, sia la fruizione dei resti messi in luce all’interno dello stesso edificio museale. Si tratta di un’altra importante opera che valorizza il contenuto dell’area archeologica di Megara e arricchisce la complessiva offerta culturale della Sicilia. Un intervento che rientra tra le opere di ammodernamento e miglioramento dell’offerta dei musei e dei parchi della Sicilia, su cui il Governo Musumeci sta orientando molte delle proprie risorse». Commenta così l’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà.

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L’assessore Alberto Samonà in visita all’Antiquario di Megara Hyblaea (SR)

Il direttore del Parco Lorenzo Guzzardi stupisce svelando un punto di forza del progetto: «Il percorso museale di Megara comprenderà anche una sala multimediale che introdurrà i visitatori a una migliore comprensione dell’area archeologica e alla più compiuta fruizione delle sale espositive».

Il direttore del Parco di Leontinoi (SR) Lorenzo Guzzardi
L’assessore Alberto Samonà e i membri del Parco presenti nell’area interessata (foto da Alberto Samonà)
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NEWS | Riapre il Museo Archeologico di Chiavari (GE)

Oggi, 13 maggio 2021, l’archeologia riparte a Chiavari (GE). Dopo un lungo restauro durato 14 mesi, riapre quindi il Museo Archeologico di Chiavari.

La città
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Chiavari (GE) – foto: Assessorato al Turismo del Comune di Chiavari

Chiavari è un comune della riviera ligure, parte della provincia di Genova. Si pensa sia stata fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C.: ipotesi avvalorata dal ritrovamento di resti di una necropoli datata in quel periodo. La città ebbe un ruolo fondamentale per il territorio del Tigullio dai tempi della Repubblica di Roma fino ai giorni nostri; la grande espansione urbanistica avvenne quindi tra il XII e il XIII secolo sotto il controllo della Repubblica di Genova.

Il Museo e i reperti esposti

Il Museo venne inaugurato nel 1985, ospitato nei locali di Palazzo Rocca (XVII secolo), un tempo adibiti a scuderie. L’allestimento espone i reperti ritrovati nelle indagini del 1959 effettuate in Corso Millo.

Tre settori del sepolcreto di Chiavari (GE) – foto: del Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Il sepolcreto ritrovato si articola in tre settori, nei quali si trovano dei recinti circolari o rettangolari con 126 tombe “a cassette”. All’interno delle sepolture vi sono corredi alquanto numerosi con reperti da ornamento o armi in bronzo, oro e argento. Numerosi erano anche i reperti ceramici di vario genere, forme vascolari da libagione usate durante i riti funebri.

Reperti di corredo dalla necropoli di Chiavari (GE) – foto: Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Al di sotto della necropoli sono stati trovati resti di grandi contenitori ceramici, databili tra il XIII e il X secolo a.C.: il sito era quindi un approdo nautico, conosciuto anche prima della creazione del borgo.

La mostra è completata dalla biblioteca specialistica di argomento archeologico che offre supporto a ricercatori e studenti con oltre 3000 volumi.

Riapertura

Oggi, 13 maggio 2021, il Museo riapre al pubblico dopo un restauro durato 14 mesi, grazie al quale sono state create due sale in più. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro del personale del Ministero della CulturaDirezione Regionale Musei della Liguria e della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Con questo ampliamento è stato dunque messo in mostra molto materiale che, per il poco spazio a disposizione, era rimasto chiuso nei magazzini.

Il Museo sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle ore 9:00 alle 14:00, e la prima domenica del mese sempre dalle 9:00 alle 14:00. La prenotazione è consigliabile durante gli infrasettimanali, mentre è obbligatoria nel fine settimana; è possibile prenotare tramite il sito o telefonando a questo numero.

Alcune esposizioni del Museo di Chiavari (GE) – foto: La Mia Liguria