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NEWS | Cento anni di spettacoli in mostra ad Ostia Antica

“Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922 – 2022)” è una mostra che si svolge all’interno del teatro romano di Ostia Antica. Questa mostra racconta la lunga storia di manifestazioni che si sono tenute, e che ancora si svolgono, nel teatro romano.

La mostra

La mostra, iniziata il 21 maggio, sarà disponibile fino al 23 ottobre 2022. Tale esposizione ripercorre i momenti più significativi di storici spettacoli. Rivela la frequentazione degli scavi e mostra elementi emblematici del paesaggio archeologico ostiense nelle varie epoche. Ad introdurre l’esposizione vi è una sezione incentrata sulla storia del monumento. La rassegna, e il ricco catalogo che l’accompagna, ricostruiscono per la prima volta, attraverso materiali in molti casi inediti, la lunga storia di rappresentazioni quali le commedie, tragedie, balletti e concerti. Eventi che hanno visto coinvolti artisti tra i più celebri nel mondo dell’arte e dello spettacolo.

Poster della Mostra “Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922 – 2022)”.
Locandina ufficiale della mostra “Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia Antica (1922-2022)”

L’esposizione è introdotta da una sezione incentrata sul monumento, a partire dagli scavi archeologici, passando per restauri avvenuti in passato e finendo su quelli ad oggi programmati. L’interno stesso del teatro costituisce il luogho dell’esposizione. Ad essere esposti sono numerosi materiali provenienti dagli archivi della Biblioteca Museo Teatrale SIAE, dell’INDA, di Cinecittà Luce e degli artisti, tra cui l’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti, e da numerose collezioni private come la Collezione Andrea Sironi-Strauβwald

Dal 1922 ad oggi

“Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922 – 2022)” è una mostra che racconta la storia centenaria delle manifestazioni che si sono tenute, e che ancora si svolgono, nel teatro romano. L’esposizione, curata da Alessandro D’Alessio, Nunzio Giustozzi e Alberto Tulli, con l’organizzazione di Electa, è aperta al pubblico dal 21 maggio al 23 ottobre 2022.

Il teatro di Ostia al termine degli scavi di Dante Vaglieri, 1913.
Il teatro di Ostia al termine degli scavi di Dante Vaglieri, 1913 (Archivio Fotografico Pa-Oant B2090)

Le prime rappresentazioni si svolsero nella primavera del 1922. Il teatro romano aspettava ancora i restauri e, come attori, vi erano dei bambini delle scuole elementari di Ostia. Quelle prime rappresentazioni furono il banco di prova per l’introduzione di una forma teatrale più impegnativa ed organizzata, per la quale si rese necessario operare una profonda trasformazione dell’edificio. La programmazione  degli spettacoli prosegue ancora oggi: al fine di garantirne l’alta qualità avviene un’attenta selezione di registi e attori, coreografi e danzatrici, scenografi e costumisti.

Il restauro del teatro romano

Come rivela una serie inedita di foto storiche, i primi spettacoli teatrali si svolsero nel teatro romano non ancora ricostruito. L’intuizione dell’archeologo Guido Calza, allora direttore dell’area, sostenuta anche dall’artista Duilio Cambellotti, a Ostia scenografo e costumista, portò a profondi modifiche dell’edificio: risultò indispensabile l’attività di restauro e parziale ricostruzione del monumento. Tale intervento portò a diverse polemiche. A seguito dei lavori lo spazio per il pubblico aumentò fino a poter accogliere fino a 2700 spettatori dando così una nuova vita al monumento.

Teatro: i lavori di ricostruzione della cavea quasi ultimati, 1927
Teatro: i lavori di ricostruzione della cavea quasi ultimati, 1927 (Archivio Fotografico PA-OANT A2485)

 

In copertina: Teatro di Ostia Antica in una foto di © Frank Kovalchek.

 

 

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NEWS | Taras e i Doni del Mare: inaugurata la mostra del Museo Archeologico di Taranto

Taras e i doni del mare. Un itinerario, accessibile dal 22 aprile al 31 dicembre 2022, in cui è possibile approfondire il contesto storico-sociale-economico-culturale di Taranto, dall’Antichità al Medioevo. La giusta occasione per conoscere il sistema portuale e le comunità di pescatori che hanno caratterizzato la vita della città dei due mari.

Scultura funeraria raffigurante una sirena e testa maschile in marmo di Nettuno; rispettivamente: III sec. a.C. e Età tardo repubblicana
Il progetto FISH.&C.H.I.P.S.

Fish.&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies), finanziato nell’ambito del programma Interreg V-A Greece-Italy 2014-2020, è un progetto innovativo e originale in cui l’elemento unificante è il mare: risorse culturali, archeologiche, storiche, biologiche, naturali. Ugualmente innovativa e originale è la mostra che conclude il progetto. Si tratta, infatti, di una interessante combinazione di multimedialità e di strumenti più tradizionali: digitale e analogico; virtualità e materialità dei vari oggetti esposti nelle vetrine. Accompagna la mostra un’App multimediale che raccoglie il catalogo dei materiali archeologici esposti.

La mostra TARAS E I DONI DEL MARE

La mostra “Taras e i doni del mare” rappresenta la conclusione di un lungo percorso attraverso il quale si è cercato di ricostruire la storia dell’artigianato del mare, delle attività produttive che gravitavano intorno ad esso. Un percorso attraverso il passato dei pescatori, carpentieri, marinai che hanno contribuito alla costruzione dell’identità culturale di Taranto e della Puglia. La mostra e il catalogo sono un altro dono alla città di Taranto che cerca il suo futuro positivo, pulito, sano, sostenibile – dice la direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenticon l’intento chiaro di ricucire il “matrimonio” tra Taranto e la sua importante radice culturale e ristabilire anche l’antico rapporto tra la città e il suo mare. Le sezioni della mostra sono accompagnate dalla voce dell’attrice Erika Grillo del TeatroLe Forche” e dalle musiche mediterranee dell’ensemble “La Cantiga de la Serena”.

Un App per arrivare a tutti: Taras’gifts su App Store e Google Play

La mostra Taras e i doni del mare rappresenta l’evento conclusivo di un lungo percorso di ricerca e valorizzazione che abbiamo sviluppato in questi anni nell’ambito del progetto FISH.&C.H.I.P.S. – afferma il prof. Danilo Leone dell’Università di FoggiaLa pandemia ha proiettato velocemente il nostro presente in un futuro digitale e, quindi, l’emergenza ci ha spinto a sperimentare nuovi itinerari di fruizione; da ciò è nata la “mostra digitale”, dall’inglese “phygital exhibition”, che offre la possibilità di una visita in remoto, tramite un app multimediale, ed in presenza nelle sale del MArTA. L’utente potrà fruire della mostra attraverso i supporti digitali, ma anche preparare il proprio percorso che potrà poi seguire nella sede del museo archeologico. Sarà un’esperienza nuova per Taranto, in perfetta sintonia con le politiche culturali del MArTA che in questi anni ha investito molto nella comunicazione digitale per valorizzare il patrimonio museale e le proprie collezioni.

Il catalogo “TARAS E I DONI DEL MARE”

Il volume si articola in quattro sezioni: nella prima, si approfondisce il contesto storico-sociale-economico-culturale di Taranto, dall’epoca della sua fondazione fino al Medioevo. La seconda è dedicata agli uomini e ai luoghi, protagonisti e scenario della florida economia tarantina nel corso dei secoli. Ampio spazio è riservato alle risorse del mare a lungo celebrate dall’Antichità fino ai secoli recenti. Nell’ultima sezione offre un riflessione sul rapporto tra le comunità e il mare. Infine, il catalogo raccoglie le schede dei materiali archeologici, selezionati tra quelli già esposti nelle vetrine del Museo Archeologico Nazionale di TarantoMArTA e quelli provenienti dai depositi, presentati al pubblico in alcuni casi per la prima volta.

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NEWS | Dreamin, arriva l’hub digitale dell’Università di Catania

È stato realizzato, nell’ambito del progetto Dreamin, un hub digitale per la fruizione online dei musei. Lo scopo è quello di digitalizzare e rendere accessibile in modo interattivo il patrimonio dell’Università di Catania. 

Museo Mirabilia ©Università degli studi di Catania

Il progetto Dreamin

Dall’ateneo catanese, con un solo click è possibile trovarsi immersi in un vero e proprio viaggio virtuale. Si parte alla scoperta dell’Elefante nano e del “Trionfo di Pallade” del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane, dal Pendolo di Foucault alla Città della Scienza. Con un movimento del mouse è possibile essere al Museo di Mineralogia petrografia e vulcanologia o al cine-teatro Olympia al Museo della Rappresentazione.
Sono solo alcuni dei pezzi del più ampio patrimonio dell’Università di Catania e adesso è possibile visitarli online, a distanza, grazie al progetto DreaminDigital REmote Access to Museums and research Infrastructures di cui la docente Germana Barone è il responsabile scientifico.
Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con lo scopo di trasporre sul piano virtuale i monumenti e gli ambienti museali dell’ateneo catanese, inclusi alcuni reperti rappresentativi del Sistema Museale d’Ateneo, tramite il quale gli utenti potranno assumere un ruolo attivo, grazie anche alla possibilità di simulare l’utilizzo di strumenti di analisi come microscopi virtuali, e di attivare da remoto una parte della strumentazione fisica operante all’interno della Città della Scienza.

Elefante Nano ©Università degli studi di Catania

Un supporto da remoto

Una nuova piattaforma virtuale, basata sull’architettura dei serious game (giochi istruttivi dove gli aspetti seri e ludici sono in equilibrio), costituirà uno strumento di diffusione della conoscenza per il grande pubblico e potrà supportare la didattica da remoto. Tra le attività principali si annoverano la realizzazione del prototipo di un dispositivo in grado di rilevare il movimento del Pendolo di Foucalt, accessibile da remoto. È stata sviluppata anche un’app, pensata per la fruizione delle collezioni esposte al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane, che dispone di un’ampia selezione dei beni appartenenti ai diversi musei specialistici universitari. Sono disponibili diversi virtual tour studiati per apprezzare le strutture e i contenuti museali, così come è disponibile la realizzazione di un prototipo di un sistema di simulazione di analisi scientifiche utili per lo studio di rocce e minerali, agevolmente accessibile al pubblico dei non addetti ai lavori.

Pendolo di Foucalt ©Università degli studi di Catania

Dream team

Il progetto gode della partecipazione di diverse strutture museali del SiMuA, come la Città della Scienza, il Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane, il Museo della Rappresentazione e il Museo di Mineralogia petrografia e vulcanologia. La realizzazione del progetto ha registrato una proficua collaborazione tra i dipartimenti – come il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali, di Ingegneria Civile e Architettura, di Fisica e Astronomia e quello di Matematica e Informatica – e le strutture museali dell’Ateneo insieme ad un’azienda del territorio, la PMI Innovativa iInformatica srl, confermando le ottime potenzialità delle sinergie tecnico-scientifiche tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Il team del progetto è rappresentato dall’IT Manager Diego Sinitò e ha visto il coinvolgimento dell’ing. Giuseppe Oddo (Cto aziendale), di Davide Scintu e Fabio Stasi, dei developer Michele Di Lecce e Vincenzo Ribaudo, di Antonio Ruoto e Alessandro Verderame.

Pendolo di Foucalt ©Università degli studi di Catania

Lo sviluppo del progetto ha portato al coinvolgimento di borsisti, come Alessandro Trefiletti, Carmelo Lombardo e Carmela Rizzo, e giovani ricercatori, tra cui Maura Fugazzotto, Diego Sinitò, Silvia Majorana, Graziana D’Agostino, Raissa Garozzo e Federico Mario La Russa, con conseguente arricchimento digitale delle strutture museali grazie all’acquisto di numerosi totem per la fruizione dei contenuti sviluppati dal progetto. Tutte le attività sono visitabili al sito web creato per il progetto.

Trionfo di Pallade ©Università degli studi di Catania
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NEWS | Istituita la Giornata Nazionale dello Spazio: gli eventi del MUSE di Trento

Nel 1964 l’Italia diventava la terza potenza mondiale a lanciare una propria sonda spaziale. Per ricordare l’avvenimento il Consiglio dei Ministri ha istituito per il 16 dicembre la Giornata nazionale dello spazio.

L’Italia, infatti, celebra così il lancio del primo satellite italiano, il San Marco 1, avvenuto il 15 dicembre del 1964. Tale evento permetteva all’Italia di rientrare tra i primi Paesi al mondo a superare l’atmosfera terrestre. Da allora l’Italia vanta molti primati nello spazio ed è diventata così uno dei principali attori sulla scena internazionale.

Locandina evento

 

L’inaugurazione

L’inaugurazione della Giornata Nazionale dello Spazio si svolgerà presso l’Agenzia Spaziale Italiana con un evento aperto dal Ministro con delega alle attività spaziali ed aerospaziali, Vittorio Colao, dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, dal presidente dell’ASI, Giorgio Saccoccia e dal Capo di Stato Maggiore della difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.

L’evento d’inaugurazione sarà inoltre trasmesso in diretta streaming su AsiTv.

Programma

L’obiettivo dell’istituzione della Giornata Nazionale è quello di sensibilizzare i cittadini italiani alle attività spaziali. Lo Spazio è più vicino ai cittadini e alla nostra vita quotidiana più di quanto non si immagini. I contributi che la scienza e la tecnologia applicate allo Spazio, portano al miglioramento della condizione umana e i ritorni che il settore ed i suoi servizi offrono in termini di crescita economica, benessere, sviluppo sostenibile, protezione dell’ambiente e prestigio internazionale del nostro Paese, saranno il filo conduttore che accompagnerà tutte le attività del primo appuntamento nazionale.

Il cielo invernale tra stelle, pianeti e satelliti al MUSE

In occasione dell’evento sono state chiamate ad attivarsi tutte le realtà nazionali, nell’ambito delle diverse competenze, nell’organizzazione di iniziative di comunicazione e sensibilizzazione sul settore spaziale. Saranno, per questo, coinvolti partecipando con proprie iniziative promosse da amministrazioni pubbliche, enti di ricerca, università, musei e aziende di tutta la penisola che apriranno le porte al pubblico con diverse attività nel corso della giornata.

Il MUSE di Trento raccoglie quindi l’invito dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e partecipa alla giornata con un ricco programma: visite guidate al planetario, spettacoli 3D, viaggi virtuali e osservazioni astronomiche con i telescopi.

Al MUSE con tecnologia Oculus

 

Il programma del MUSE

Le attività senza obbligo di prenotazione e incluse nel biglietto sono:

  • dalle 14 alle 15: Osservazione del Sole (dagli 8 anni in su)
  • dalle 16.30 alle 18: Osservazione del cielo notturno (dagli 8 anni in su)

Necessaria, invece, la prenotazione telefonica o via e-mail per le seguenti attività:

  • alle 14: Documentario “Robot explorers”, durata 45 minuti. Verso la fine del ventesimo secolo vennero lanciate numerose sonde senza equipaggio nelle zone più remote del sistema solare: quello che hanno scoperto è stato sorprendente e in alcuni casi inaspettato. Oggi l’esplorazione continua: sono in corso, infatti, nuove missioni spaziali, con tecnologie avanzatissime e ambiziosi obbiettivi. Il MUSE presenta così una spettacolare esperienza 3D nel nuovo spazio multimediale del museo.
  • alle 15.30: Planetario 3D “Viaggio nel cosmo: alla scoperta del cielo stellato”, durata 45 minuti. Con il planetario digitale 3D lo spettatore vivrà un’esperienza indimenticabile tra stelle, pianeti, galassie e nebulose fino ai remoti confini dell’universo.
  • alle 17: Oculus “Adventure on exoplanets”, durata 45 minuti (dai 13 anni in su);
  • dalle 16.30 alle 18.30: webinar online. Nanosatelliti per le scuole. Per l’occasione Esero Italia, il programma congiunto dell’Asi e dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea), con il sostegno di un gruppo di musei scientifici, tra cui anche il MUSE, propone infatti ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado un incontro online con Pierluigi Bellutti della Fondazione Bruno Kessler di Trento dedicato alle tecnologie spaziali e alle loro potenzialità in ambito educativo.

 

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ATTUALITÀ | I “ritratti dell’anima” di Caravaggio in mostra al Palazzo Zanca, Messina

Dal 6 dicembre il Transatlantico di Palazzo Zanca ospiterà l’esposizione “Caravaggio, ritratti dell’anima”.

Per ricordare Caravaggio nell’anno in cui si celebra il 450esimo anniversario della sua nascita, sarà infatti visitabile una mostra “silenziosa”.

L’iniziativa, promossa dall’Assessore alla Cultura Enzo Caruso e curata dall’esperto comunale di arte contemporanea Alex Caminiti. La mostra prevede anche una personale dell’artista campano Alessandro Follo, caratterizzata da una carrellata di volti, figure, e posture di una intensa straordinarietà.

Una delle opere di Follo

Follo intende raccontare l’evoluzione del genere ritratto, traendo spunto dal realismo noto nei capolavori assoluti di Caravaggio. <<Un vero piacere scoprire il lavoro di un artista di nuova figurazione che oltre a dimostrare abilità creativa, riesce con le sue opere a porsi umilmente al pubblico con verità e sincerità>>, ha evidenziato l’esperto Caminiti.

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ATTUALITÀ | Un ologramma di Antonello da Messina come guida virtuale al Museo di Palazzo Bellomo, Siracusa

La demo su una riproduzione dell’Annunciazione, realizzata nell’ambito del progetto Value, è stata presentata alla Fiera Internazionale sui Musei, i Luoghi e le Destinazioni Culturali di Roma.

È l’ologramma di Antonello da Messina, nelle vesti di “cicerone”, a guidare virtualmente i visitatori al Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa.

Ricostruzione di Antonello da Messina

In particolar modo, e non poteva essere altrimenti, alla sua opera, l’Annunciazione di Antonello da Messina, conservata proprio nella struttura museale siracusana. Ed è proprio il pittore siciliano del Quattrocento ad illustrare l’opera e alcuni dettagli sulla Vergine e sull’Arcangelo Gabriele oltre a interagire direttamente con i visitatori.

Annunciazione, Antonello da Messina, 1474

 

Digital Transformation nei musei e nell’arte

La demo su una riproduzione dell’Annunciazione di Antonello da Messina è stata presentata al ROME – Fiera Internazionale sui Musei, i Luoghi e le Destinazioni Culturali (dal 17 al 19 novembre) nel corso della sessione Digital Transformation nei musei e nell’arte.

Ad illustrarla il prof. Giovanni Maria Farinella, docente di Machine Learning al Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania, insieme con l’ing. Ignazio Infantino dell’ICAR-CNR.

Si tratta dell’ultima “invenzione” del Progetto VALUE, un sistema che permette ai visitatori, tramite un kit indossabile, di essere assistito “virtualmente”, mediante l’uso della realtà aumentata, durante l’osservazione di un bene o di un’opera in un museo. Il sistema Value, infatti, consente di migliorare la fruizione del bene grazie anche ad un racconto virtuale, coinvolgente e multisensoriale, del bene che il visitatore sta osservando.

Proprio a Roma, nel corso della fiera internazionale, era presente uno stand dei partner del progetto Value (Xenia Gestione Documentale, Università di Catania, IMC Service, ICAR-CNR e Capitale Cultura group).

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NEWS | I Bronzi di Riace rivivono in un’App dell’UniMe

Si è svolta ieri, presso la Sala Senato dell’Università di Messina, la conferenza stampa di presentazione dell’App dedicata ai Bronzi di Riace. L’App è basata sulla tecnologia 3D per la modellazione e ricostruzione degli elmi, delle lance, degli scudi, del presunto colore originario e degli elementi mancanti che caratterizzavano i Bronzi in epoca antica.

 

All’iniziativa erano presenti il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, i proff. Daniele Castrizio (Ordinario di Numismatica), Massimo Villari (Delegato all’ICT dell’Ateneo peloritano) e Francesco Pira (Delegato alla Comunicazione di UniMe) ed il dott. Saverio Autellitano (grafico).

Il commento del Rettore

“Si tratta di un progetto molto ambizioso – ha commentato il Rettore – nato da una sinergia molto importante fra UniMe ed il Museo di Reggio Calabria, che rappresenta un motivo d’orgoglio e, allo stesso tempo, un punto di partenza mediante il quale partecipare ai bandi utili a rendere fruibili tutte le opere pubbliche e quelle d’arte a 360 gradi. In tal senso, l’Università di Messina si pone al centro di questo percorso di divulgazione delle bellezze del nostro Paese e della nostra città, anche attraverso le realtà virtuali”.

“Non si tratta, però, – continua il Rettore – solo di una App informatica. bensì della maniera più bella di fare Terza Missione, attraverso un fruttuoso connubio fra il mondo umanistico e quello scientifico. Ringrazio, perciò, i proff. Daniele Castrizio e Massimo Villari che, insieme ai loro giovani collaboratori hanno lavorato in piena sintonia con il Direttore del Museo, Carmelo Malacrino, ed il suo staff”.

Le parole dei proff. Castrizio e Villari

“Questa App, facile da usare ed esplorare, rappresenta un tentativo di viaggio nel tempo – ha detto il prof. Castrizio – che potrà essere riproposto ed esportato su scala mondiale. Grazie al suo utilizzo, infatti, chiunque sarà in grado di mettere a confronto i Bronzi di oggi con quelli originari e di poter conoscere l’arte per tutelarla. Il caso dei Bronzi di Riace, a tal proposito, è veramente esemplare ed emblematico, ma stiamo già lavorando per applicare la tecnologia ad altre opere. Non abbiamo inventato nulla di particolare, ma siamo riusciti a fare gruppo, unendo saperi e volontà per ottenere questo grande risultato”.

“L’interazione con il prof. Castrizio – ha aggiunto il prof. Villari – è stata vincente ed oggi stiamo presentando il prodotto di un esperimento d’utilizzo, a fini divulgativi, della realtà aumentata, con la possibilità di applicazioni pratiche su tutta la statuaria greca e romana presente nei musei di tutto il mondo. Inquadrando ciascuna statua il programma permette di poterla ammirare come doveva presentarsi nel momento della sua realizzazione, corredata di tutti gli attributi iconografici che consentivano ai nostri antenati di capire chi rappresentasse e che storia stesse raccontando. L’aspirazione profonda della App sui Bronzi di Riace è proprio questa: permettere una maggiore comprensione e la più piena fruizione di questi straordinari capolavori della bronzistica di epoca classica”.

L’App sarà disponibile a breve sugli AppStore.

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GEMMOLOGIA | Tutti i colori dell’Ammolite, il “trait d’union” tra gemmologia e paleontologia  

Un Docufilm girato interamente nel Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria” di Genova, una produzione dedicata esclusivamente alla presentazione dell’Ammolite: la conchiglia fossile iridescente che, nel 1981, viene dichiarata dalla Cibjo (Confederazione Mondiale di Gioielleria) di interesse gemmologico come Pietra di colore.

Lo svolgersi del sapere nasce dall’incontro dei due protagonisti, Stefania Ferrari (gemmologa) e il professor Antonino Briguglio (paleontologo), lungo un percorso che si snoda attraverso le sale dedicate del Museo genovese. E così, nel filmato si alternano immagini di fossili ad approfondimenti scientifici. Sala paleontologia, sala dei minerali, e giù, fino al centro del suggestivo emiciclo, dove ad attenderli c’è il regista Enrico Cirone.

Tutto è pronto per attivare il collegamento con l’ottocentesca Villa Durazzo Bombrini dove avrà inizio l’evento didattico “in presenza” organizzato da Unige Sezione DISTAV (Dipartimento Scienze della terra, dell’ambiente e della vita). Forte la sensazione di attraversare gli strati terrestri (crosta, mantello… nucleo): ogni sala, corridoio, teca, è un passaggio sapientemente argomentato.

“Primo corso di Gemmologia”, Londra 1909

La Gemmologia, per definizione, è lo studio sistematico delle gemme. Nasce come appendice della Mineralogia e risale (pensate) solo al 1913 l’assegnazione della prima Laurea in Gemmologia. Ad oggi sono tanti gli investimenti, sia privati che accademici per permettere la ricerca, studi che ci conducono a presentare l’Ammolite come trait d’union tra Gemmologia e Paleontologia.

Sessanta milioni di anni, ecco come possiamo datare l’Ammolite mentre, luogo di maggiore ritrovamento (il 90% del mondiale) è la Provincia di Alberta in Canada.

La qualità di Ammolite più pregiata e rara è catalogata AAA e mostra alla vista fino a 7 colori, il grado standard presenta 1 o 2 tonalità spesso di verde o rosso.

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NEWS | Il MUSE di Trento torna operativo con tanti eventi e con capienza massima

Il Museo torna finalmente alle capienze “pre-pandemia”. Online il nuovo video girato con il drone, uno spettacolare volo tra gli animali del Big Void. È con questa panoramica inedita delle sale espositive che il MUSE – Museo delle Scienze festeggia l’apertura al pubblico con capienza massima. Rimane – assieme all’obbligo di Green Pass e mascherina – la prenotazione online (info a questo link), ma l’apertura torna dopo oltre un anno e mezzo al 100%.

 
Una ripresa ricca di eventi

Dal 17 ottobre, ogni domenica e mercoledì pomeriggio visite guidate alla nuova Galleria della Sostenibilità. Inoltre ci saranno letture animate, incontri e momenti di gioco per i più piccoli (0 – 6 anni) e le loro famiglie nello spazio Maxi Ooh!
Dopo la mostra “Terre Alte”, con gli scatti di Steve McCurry, il 22 ottobre è stata inaugurata “Selvatici e salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern”. A cent’anni dalla nascita dello scrittore cimbro, la nuova esposizione targata MUSE e MART omaggia il mondo animale scaturito dalla sua penna: volpi, cervi, tassi, pernici, aquile, immaginati da 15 artisti che lavorano in campo ambientale.

Una sala del museo (foto di M. de Stefano)

Rimanendo in tema, il 5 novembre inaugura al MUSE “Il dilemma dell’altruismo”, un viaggio attraverso pannelli, fotografie e video per scoprire quante e quali specie possono agire per il bene del loro prossimo comportandosi in modi che sembrano in contraddizione con le basi della teoria dell’evoluzione. 

Novembre porta con sé anche la grande mostra “Il viaggio meraviglioso. Il cammino che apre le porte della conoscenza”: il 18 novembre, Giornata Mondiale della Filosofia UNESCO, Palazzo delle Albere apre le sue porte a un viaggio nella storia del pensiero occidentale, dal mito alla nascita della filosofia fino alle frontiere della ricerca scientifica contemporanea. 

Il 10 dicembre, infine, spazio alla mobilità sostenibile con “Più pulita, più veloce, più sicura e per tutti”, esposizione che racconta gli obiettivi e le soluzioni che la Comunità europea si è impegnata a raggiungere entro il 2050.

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NEWS | L’Olanda restituisce alla Sicilia i reperti della secca di Capistello

Tornano a casa, in Sicilia, trentotto reperti archeologici che raccontano la storia dei commerci marittimi nelle isole Eolie.

I reperti dalla nave ellenica naufragata

Si tratta di vasellame, coppe e skyphoi, a vernice nera classificato come greco-italico e di una grossa anfora che hanno rappresentato parte del carico di una nave da trasporto naufragata sulla secca di Capistello, al largo dell’isola di Lipari. Il relitto è stato identificato come una nave ellenica naufragata nel IV secolo a.C. sul versante orientale dell’isola con un carico, appunto, di anfore e ceramica a vernice nera.

A causa della particolare natura del fondale, la nave, dopo aver urtato sulla sommità della Secca, affondò riversando buona parte del materiale trasportato su una superfice di oltre 1200 m2. Attualmente il relitto si trova ad una profondità attestata tra i 60 e i 90 metri, cosa che rende molto difficile il completamento del suo recupero.

Trafficanti di reperti

La notevole profondità non sembra invece aver intimorito alcuni trafficanti di reperti che, a partire dagli anni ‘60, hanno in parte depredato il relitto riuscendo ad asportarne, per l’appunto, vasellame e anfore. Il relitto fu scoperto nel 1957 ad opera di alcuni ricercatori di corallo e successivamente venne studiato dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma. Abbandonato il sito a causa di diversi incidenti mortali che occorsero agli addetti al recupero, il luogo venne saccheggiato più volte nel corso degli anni. Alcuni di questi materiali sono stati però, fortuitamente, riconosciuti nel lontano 2015 da Sebastiano Tusa durante una visita al museo Allard Pierson di Amsterdam in occasione di una mostra dal titolo Mirabilia Maris dedicata al mare e organizzata con la partecipazione congiunta di diversi Paesi mediterranei.

La restituzione dei reperti da parte del museo olandese

Allertato il museo olandese sulla presenza di reperti a suo tempo trafugati dalla Sicilia lo stesso si è reso subito disponibile per la restituzione. Una promessa, questa, fatta all’allora assessore regionale e compianto Sebastiano Tusa che riesci, con diplomazia, ad ottenere la restituzione volontaria di quanto in possesso del museo olandese. L’Iter iniziato proprio nel 2015 e perfezionato nel 2020 ha visto con la giornata di oggi il concretizzarsi di quella promessa e la consegna ufficiale, presso l’Arsenale della Marina Regia di Palermo, dei reperti archeologici a suo tempo depredati e rivenduti.

All’evento erano presenti il direttore del Allard Pierson Museum di Amsterdam, Wim Hupperez, Valeria Li Vigni per la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, oltre al comandante regionale del Nucleo Tutela del patrimonio Culturale dei Carabinieri, Maggiore Giangluigi Marmora. Le operazioni di rientro dei reperti in Sicilia sono state infatti coordinate dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo che ha assicurato il proprio supporto alla riuscita dell’operazione.

Le parole dell’assessore Samonà…

I nostri tesori tornano finalmente a casa: grazie alla competenza di Sebastiano Tusa e all’intervento del Nucleo di Tutela del Patrimonio culturale dei Carabinieri, un prezioso pezzo di storia illecitamente sottratto – ha sottolineato l’assessore Samonà – è rientrato in Sicilia e sarà restituito alla collettività. Sono felice di aver incontrato il direttore del Museo di Amsterdam con il quale, sono certo, si troveranno ulteriori fruttuose occasioni per condividere esperienze culturali, nella prospettiva di un rapporto proficuo nel nome della cultura. L’importante azione di vigilanza, costantemente effettuata insieme alle forze dell’ordine, ci ha permesso in questi anni, di riportare a casa diverse testimonianze del nostro patrimonio culturale. Acquisire i reperti sottratti alla Sicilia, vigilare e attivare scambi proficui con i musei di tutto il mondo, è la strada su cui il governo regionale è costantemente impegnato.


… e della soprintendente del Mare Valeria Li Vigni

Abbiamo raggiunto l’obiettivo di Sebastiano Tusa – dichiara la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni – di riportare nelle nostre sedi i reperti della Secca di Capistello, che ha fornito innumerevoli e importanti dati sulla documentazione del relitto. Siamo particolarmente grati al direttore del museo olandese per aver tenuto fede alla promessa fatta nel 2015. La strada aperta da Sebastiano va assolutamente seguita integrando sempre di più gli stati che volontariamente hanno deciso di tutelare il patrimonio artistico e restituire volontariamente quanto a suo tempo ottenuto per mezzo di acquisti dietro cui c’erano scavi illegali.

Nel futuro – conclude la Li Vigni – recupereremo un’anfora dal relitto e grazie alle rilevazioni tridimensionali potremo capire appieno la natura e la portata della nave senza per questo rimuoverla, vista anche la profondità, salvaguardandola allo stesso tempo così come richiesto anche dall’Unesco.

La nave…

La nave da trasporto naufragata nel mare siciliano appariva costituita da un fasciame semplice e senza alcun rivestimento in piombo mentre i madieri e le ordinate risultavano alternate. Lo scafo, inoltre, alla prima ricognizione si presentava dotato di due ancore con ceppi in piombo. Di cui uno è stato recuperato insieme a pesi per reti da pesca oltre ad alcune barre sempre in piombo e ad un lingotto di stagno di circa 10 chili di peso. Il sito subacqueo oltre a conservare ancora lo scafo ligneo presenta anche innumerevoli reperti che potrebbero indurre, in futuro, la ripresa di una campagna di archeologia subacquea per la loro raccolta e catalogazione.

… e il suo carico

Alcune parti del carico hanno conservato, al momento del rinvenimento, la posizione di stivaggio originaria con gruppi di anfore disposte verticalmente e pile di ceramica a vernice nera riposte negli interstizi. Il carico risulta formato essenzialmente da anfore greco italiche contrassegnate da bolli e trattate internamente con resina (circa cento quelle già recuperate).

Molte delle anfore erano ancora chiuse da un tappo di sughero sigillato mentre i bolli impressi sulle stesse, con nomi greci interi o abbreviati (Cháres, Bíon, Eúxenos, Pop, Díon, Pare, Pist) sono stati confrontati con timbri analoghi rinvenuti a Ischia, Selinunte, Taranto e Gela. Oltre alle anfore greco italiche sono state recuperate anche alcune anfore puniche. Inoltre, ad impreziosire il carico, diverse centinaia di vasi a vernice nera di varie forme: piatti e coppe oltre ad alcune kylikes dipinte con motivi vegetali bianchi all’interno e ad alcune lucerne su alto piede sagomato.

Molti dei reperti a suo tempo asportati dal sito sono oggi custoditi presso il museo archeologico di Lipari.

 

 

 

di Massimo Mirabella