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NEWS | Tesori dentro casa sull’Aventino (RM)

La scoperta di un complesso urbano sull’Aventino ha portato alla luce, ben cinque anni fa, strutture murarie e ambienti con incredibili mosaici, che da novembre 2020 potranno essere ammirati da tutti.

L’incredibile scoperta

Nel 2015 Bnp-Paribas Real Estate ha chiesto dei sopralluoghi alla Soprintendenza Archeologica di Roma per poter intervenire su alcuni uffici, che sarebbero diventati degli appartamenti lussuosi: le agenzie che facevano visitare gli appartamenti ai possibili compratori si guardavano bene dal dire cosa era apparso pochi metri sotto i garage. Il tutto ha destato non poca curiosità, infatti il cantiere è stato subito fermato dalla società che ha dato il via libera agli scavi, condotti dalla cooperativa scelta dalla stessa, ma diretti dall’archeologa della Soprintendenza, Alessandra Capodiferro, responsabile sull’Aventino da più di vent’anni.

“Io non credo che allora sapessero cosa stavano distruggendo – ammette Capodiferro – tanto che un pilone poggia su un muro romano. Il fatto è che ci troviamo di fronte a un contesto ad alta presenza archeologica, in un arco di tempo compreso tra l’età arcaica e il terzo secolo, fino al sesto. E noi abbiamo scavato solo dove la proprietà, che ha fatto di tutto per agevolare il nostro lavoro, aveva bisogno di avere il nulla osta per impiantare i micropali antisismici”.

Come se dicesse: chissà quanti ambienti si troverebbero se si ampliasse il raggio d’azione della ricerca! Fa sicuramente ben sperare in un futuro intervento…

La “scatola archeologica”

Dallo scavo sono emersi tre ambienti, appartenenti a una o più domus di II-III secolo d.C., con bellissimi mosaici in tessere di pasta vitrea e un muro fortificato, scavato nel costone di tufo, con il basamento di una torre del VI secolo a.C.. Agli archeologi si è posto innanzi un arco cronologico amplissimo: i tre ambienti, appartenenti ad una sontuosa residenza di età tardo repubblicana, hanno avuto una lunga continuità abitativa.

“Non è un museo, è una scatola archeologica”, sottolinea la soprintendente Daniela Porro; difatti, le opere murarie e i mosaici di epoca antonina ed adrianea sono stati ricollocati nell’esatta posizione in cui erano stati trovati sulla base di rapporti stratigrafici, orientamento e deformazioni. Il risultato è stato un allestimento unico, arricchito da luci, proiezioni e dalla voce narrante di Piero Angela.

Un caso unico e, purtroppo, raro di collaborazione tra pubblico e privato, che speriamo dia il buon esempio!

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NEWS | Un progetto inseguito da anni: apre il Museo Archeologico dell’antica Stabia (NA)

Il Museo Archeologico a Castellammare di Stabia (NA) è un omaggio a Libero D’orsi, l’archeologo che ha riportato in luce le ville romane dell’antica Stabia che avevano già ammaliato i Borboni.

Il Museo sorge nella Reggia di Quisisana, la residenza di caccia del Re Carlo di Borbone, e accoglie per il momento 15 sale espositive che sono suddivise in sezioni, posto d’onore ai ritrovamenti di Libero D’Orsi: meravigliosi affreschi e pavimenti in opus sectile, sculture, vasellame da mensa, oggetti in metallo.

L’Antiquarium stabiano: cosa è cambiato 

Gli straordinari reperti erano già stati sistemati decenni prima nelle vetrine dell’Antiquarium stabiano, allestito nel centro storico da Libero D’Orsi, ma chiuso al pubblico nel 1997. Il tavolo delle trattative per l’apertura del Museo era attivo da ben cinque anni con discussioni, proposte, problemi ed idee sempre nuove; ad un anno dall’apertura la collaborazione tra il Comune di Castellammare e il Parco archeologico di Pompei ha concretizzato il grande e bellissimo progetto che oggi possiamo ammirare.

In ricordo dell’Antiquarium sono state riutilizzate le vetrine degli anni ’50, che ospitano solo i reperti più significativi degli 8000 allora contenuti nella vecchia struttura: una nuova sezione del Museo è già stata annunciata da Massimo Osanna, direttore generale dei musei del MiBACT e del Parco Archeologico di Pompei, possibile grazie a una futura collaborazione con le Università della Regione.

Dentro la Reggia

I reperti esposti all’interno delle sale allestite nella storica cornice della Reggia di Quisisana attraversano 11 sezioni tematiche. Le prime sono cronologicamente più vicine a noi, dedicate alla storia della Reggia e ai primi scavi borbonici in Italia che hanno portato luce sull’antica Stabia. Si continua seguendo le tracce di Opici e Osci, Romani e Sanniti fino all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.; questa lunga sosta permette di ammirare ciò che resta delle ville d’otium romane, incantevoli oasi di riposo dalla frenetica quotidianità antica: il percorso inizia con Villa San Marco, segue Villa del Petraro con i resti degli impianti termali, e infine Villa di Carmiano, che sfoggia incredibili affreschi a tema dionisiaco.  

Porzione di pavimento in opus sectile marmoreo, Castellammare di Stabia (NA), Villa San Marco, I sec. d.C.