Anche quest’anno l’Associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina parteciperà alla Notte dei Musei, una manifestazione europea che propone l’apertura serale di alcuni luoghi della cultura che, spesso, sono anche chiusi al pubblico. L’Associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina rappresenta un gruppo di guide turistiche multilingue abilitate della Regione Siciliana.
La Notte dei Musei a Messina
La sera di sabato 14 maggio, le suddette guide saranno disponibili in tre luoghi dalla grande importanza storico-artistica: il MuMe, ossia il Museo Regionale di Messina, dove sarà possibile ammirare le tele del Caravaggio tra cui “La Resurrezione di Lazzaro” e “L’adorazione dei Pastori“, il Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari e il Castello di Milazzocon la cittadella fortificata visitabile dalle 19:30, dove saranno proposte, ad opera delle guide, le visite studiate per accompagnare il visitatore in un’esperienza culturale immersiva.
In accordo con i Direttori dei musei coinvolti e con il Comune di Milazzo sarà possibile visitare anche il Museo della Tonnara di Milazzo, il Mastio di Milazzo con la meravigliosa sala di Archeoastronomia, e il Museo Etnoantropologico e Naturalistico Domenico Ryolo.
Il biglietto per accedere ai diversi siti, durante l’evento, avrà un costo simbolico di 1 euro. Per prenotare la visita e per avere informazioni aggiuntive è possibile chiamare i numeri dedicati: Messina 3295381130; Milazzo 3473039885; Lipari 3292037436.
Sabato 14 maggio, in occasione della “Notte Europea dei Musei”, i luoghi della cultura siciliani rimarranno aperti con l’ingresso simbolico di 1€. Una nuova straordinaria opportunità di visitare i beni culturali siciliani! La Regione Siciliana, su indicazione dell’Assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, ha aderito alla Notte Europea dei Musei, l’appuntamento annuale che si svolge contemporaneamente nei musei di tutt’Europa.
A partire dalle 19 e fino alle 23 (in alcuni siti alle 24) sarà possibile visitare, quindi, i principali musei regionali della Sicilia, molti dei quali, per l’occasione, proporranno visite guidate e allestimenti particolari.
La Notte dei Musei promuove la cultura e invita, soprattutto le famiglie, ad avvicinarsi all’arte e coltivare la bellezza. Occasioni come la notte europea e le prime domeniche del mese con ingresso gratuito, costituiscono un forte incentivo alla conoscenza del nostro ricchissimo patrimonio di opere d’arte. Avvicinarsi ai luoghi della Cultura, scoprendo la storia della nostra Isola e di coloro che la abitarono, portare anche i più piccoli al Museo, è il modo migliore per conoscere la Sicilia, la sua identità, la sua dimensione universale. È il modo migliore per tornare a essere consapevoli della nostra Sicilia, una Terra unica al mondo, nonostante le tante, troppe, ferite subite.
Per celebrare la serata, molti dei musei siciliani hanno programmato iniziative speciali. Per una maggiore certezza dell’orario di apertura e delle proposte di visita è sempre consigliabile consultare le pagine web o Fb delle singole strutture museali.
Gli eventi in programma nell’isola
In particolare si segnalano:
AGRIGENTO – Il Museo archeologico Griffo di Agrigento sarà aperto dalle 19 alle 22 con il seguente programma: alle 19 nel giardino del Museo concerto della U.S. Naval Forces Europe and Africa Band; alle 20 e alle 20.45 visita guidata all’itinerario tematico “L’etica della guerra nel mondo greco antico”, alle 20.30 e alle 21.45 nella Sala Zeus Gaetano Aronica legge “Omero, Iliade” di Alessandro Baricco.
CATANIA – In provincia di Catania aperti dalle 20 alle 22: il Museo di Adrano e le Mura Dionigiane. Il Museo della Ceramica di Caltagirone sarà visitabile dalle 18.30 alle 21.00.
ENNA – Il Parco archeologico di Piazza Armerina e della Villa Romana del Casale propone la visita della Villa Romana, del Museo di Palazzo Trigona ad Aidone e del Museo Regionale di Aidone. Inoltre, alle Terme della Villa del Casale alle 21.00 si terrà una conversazione per illustrare il mosaico pavimentale del Tepidarium con resti di scena di ludi, tra cui la corsa con le fiaccole. La conversazione sarà tenuta dal Prof. Paolo Barresi dell’Università Kore di Enna e dal Dott. Rosario Patanè, responsabile delle attività di valorizzazione del Parco archeologico.
MESSINA – Al MuMe – Museo Interdisciplinare di Messina (apertura dalle 20 alle 24) sarà allestita una piccola sezione espositiva e didascalica del culto mariano della Lettera, patrona di Messina, la cui festività ricorre il 3 giugno. Alle opere già esposte nel circuito museale del primo piano si aggiungerà una trascrizione in cinese del XVII secolo della lettera della Madonna ai messinesi (42 d.C.) e alcune opere artistiche tra cui due Cartagloria del XVII secolo in argento bulinato e sbalzato. Durante la serata le guide turistiche della provincia di Messina effettueranno visite guidate approfondite con gratuità per i giovani fino a 18 anni di età.
Sempre in provincia di Messina aperto (dalle 20 alle 24) il Parco archeologico di Tindari dove sarà possibile visitare: l’Antiquarium di Milazzo e la possibilità di visitare la cittadella fortificata, a Tusa l’area archeologica di Halaesa Arconidea limitatamente all’Antiquarium, al Lapidariume alla Chiesa di Santa Maria delle Palate. A Patti negli stessi orari aperta l’area archeologica e l’Antiquarium di Tindari e la Villa romana. A Capo d’Orlando ingresso libero dalle 20 alle 24 per l’area archeologica di Bagnoli.
A Taormina, dalle 20 alle 23 sarà aperto il Teatro Antico e a Giardini Naxos apertura, sempre dalle 20 alle 23, per il Museo Archeologico.
Nell’Isola di Lipari il Museo archeologico Eoliano Bernabò Brea resterà aperto alle visite dalle 20 alle 23.
PALERMO – Al Museo di Arte Moderna di Palazzo Riso (chiusura alle ore 24.00, ultimo ingresso ore 23.30) è l’ultimo giorno utile per visitare “Seductions”, la mostra del fotografo tedesco Uli Weber a cura di Daniela Brignone. Al Museo archeologico regionaleA. Salinas apertura fino a mezzanotte. Con un sovrapprezzo è possibile prenotare la visita guidata alla collezione del Museo e alla statua di Athena, proveniente dal museo dell’Acropoli di Atene, e gustare un calice di vino. Al Museo Regionale di Palazzo Abatellis apertura dalle 20 alle 24: Notturno a Palazzo Abatellis “Umanità del MedioEvo nel Trionfo della Morte” e “Umanità del Rinascimento in Laurana e Gagini”.
RAGUSA – Aperto dalle19 alle 22 il Convento della Croce a Scicli.
SIRACUSA – Alla Galleria regionale di Palazzo Bellomo in mostra “Le figure del presepe” in collaborazione con il Liceo artistico Gagini di Siracusa. Aperti anche l’Ipogeo di Piazza Duomo (dalle 20 alle 24) e il Museo Archeologico Paolo Orsi (dalle 19 alle 23). Aperto anche il Castello Maniace (dalle 20 alle 24) dove, nella Sala Ipostila, si potrà ammirare la mostra “Passi” di Alfredo Pirri.
A Palazzolo Acreide dalle 19 alle 23 si può visitare Palazzo Cappellani. A Lentini, dalle 16 alle 22, visitabile con un euro l’area archeologica di Monte San Basilio – San Mauro e il Parco archeologico di Leontinoi che resterà aperto fino alle 22.00.
TRAPANI – L’area monumentale del Parco archeologico di Selinunte resta aperta dalle 19 alle 24. Stesso orario per il Museo del Satiro che si trova nella nella chiesa di S. Egidio a Mazara del Vallo. Al Parco archeologico di Segesta apertura straordinaria dalle 20.00 alle 24.00. A Marsala restano aperti 19.30 alle 22.30 il Parco archeologico Lilibeo e il Museo archeologico di Baglio Anselmi.
È stata realizzata una nuova illuminazione per due tele del Caravaggio in esposizione al Museo Regionale di Messina (MuMe); Adorazione dei pastori e Resurrezione di Lazzaro hanno ricevuto nuova luce e, quindi, nuova vita. Si tratta di uno dei tanti interventi di valorizzazione che il Museo ha realizzato approfittando della chiusura dovuta all’emergenza sanitaria.
A cosa serve la luce?
L’operazione «ha risposto alle moderne esigenze di illuminazione, coniugando i vincoli dettati dalla conservazione delle opere con l’esigenza di migliorare e renderne più interessante la fruizione». L’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, sintetizza così lo scopo dell’intervento; compreso appieno dalla società di illuminotecnica che si è occupata di realizzarlo: ERCO. ERCO ha infatti esperienza maturata per molti anni in illuminazioni museali internazionali; la luce che accarezza le opere deve quindi avere cinque funzioni: accogliere, sperimentare, conservare, scoprire e commercializzare. Clicca qui per saperne di più riguardo agli studi di illuminazione ERCO applicati ai beni culturali.
L’illuminazione museale non è semplice e deve dunque soddisfare una molteplicità di esigenze. Nelle opere di Michelangelo Merisi la luce ha quindi il compito di esaltare la drammaticità dei volti, riempire le scene e trasportare il visitatore. Un comfort visivo infatti pienamente realizzato al MuMe: i visitatori resteranno sbalorditi!
In copertina: le due opere del Caravaggio protagoniste dell’intervento all’interno del Museo Regionale di Messina (foto: Foto Parrinello).
L’emergenza da coronavirus, si sa, ha causato grosse ripercussioni nel mondo della cultura. Non sono solo teatri e cinema a pagare il caro prezzo dell’assenza di pubblico, ma anche i musei.
Infatti in seguito a chiusure, crollo dei flussi turistici e diffusione, legittima, della paura, i musei hanno registrato un crollo delle presenze. Un dato evidente che è emerso nell’ultimo anno, ma che forse ha radici più profonde. A chiederselo è una studentessa, Concetta Barbera, con questa riflessione che riceviamo e pubblichiamo.
Il pensiero di Concetta Barbera
“L’ultima indagine Istat del 2018 indica che l’Italia vanta 4.908 tra musei, aree archeologiche, monumenti e ecomusei aperti al pubblico; aperti al pubblico. Questo mi ha resa profondamente triste.
Possibile che nessuno si sia reso conto che di questi musei in Italia ad oggi pochissimi sono stati riaperti? Possibile che nessuno ci pensi? quando si parla di musei, si pensa quasi che questi interessino soltanto ai turisti o agli “studiosi del campo” perché? Il non avere turisti che circolano nelle città impedisce a noi comuni cittadini e appassionati di andare al museo? Perché non è importante aprirlo, perché non interessa.
Al supermercato si va, al centro commerciale si, i negozi si inaugurano e facciamo la piega dal parrucchiere… Avete mai visto una fila davanti ad un museo? Certo, agli Uffizi o ai Musei Vaticani, ma negli altri forse no. Al museo non faremmo la fila e soprattutto non toccherebbe niente nessuno, quindi la possibilità di contagiarsi sarebbe bassa rispetto che in altri luoghi, però non si può, è rischioso dicono.
È da un anno che sappiamo quali regole utilizzare per evitare di contagiarci, certo molti non le mettono in pratica, ma credo che con tutta la voglia che abbiamo di visitare questi luoghi, ognuno di noi rispetterebbe ogni regola.
Sono molto triste perché i miei nipoti mi hanno chiesto di visitare alcuni luoghi della nostra città e ho dovuto dire di no perché questi luoghi sono chiusi e chissà quando riapriranno. Immagino quanto possa essere triste un Museo vuoto, senza nessun visitatore, senza sorrisi o lacrime, è stata tolta a tutti noi la possibilità di vivere queste emozioni, ma tutto il resto possiamo farlo.
Conosco bene la gioia che si prova ad essere di fronte la storia, perché quella come la vedi se non così, senza i Musei stiamo facendo una parte di storia cancellando tutto il resto.
Chissà se questa indagine Istat fosse di oggi cosa troveremmo scritto, forse se toccasse a me scriverla sarebbe più o meno così “L’Italia vanta 4.908 tra musei, aree archeologiche, monumenti e ecomusei dovrebbero essere aperti al pubblico, ma sono vuoti, da un anno.”
Prosegue il viaggio all’interno del MuMe di Messina. Durante il percorso, non si può non notare il Crocifisso ligneo di maestro ignoto risalente al Trecento o Quattrocento. Cattura l’attenzione del visitatore per le sue dimensioni e per il realismo, in grado di rendere al corpo del Cristo e all’opera una solennità essenziale.
Altro reperto perfettamente conservato è la Carrozza senatoria, emblema della Messina protagonista della storia del Mediterraneo, quando la potenza spagnola era egemone, soprattutto nell’Italia meridionale. Lo sfarzo estetico della carrozza sembra infatti riprodurre l’eccesso del potere dell’epoca.
L’itinerario archeologico, medioevale e moderno, espone numerosissime opere: s’inizia con le iscrizioni arabo normanne. Si prosegue con i mosaici trecenteschi, passando poi per i grandi maestri citati da me sopra. Per raccontare e descrivere tutte le opere, anche le cosiddette minori, conservate al MuMe, non basterebbe un catalogo dettagliato. Ed è impresa impossibile per un articolo giornalistico.
D’altronde il mio intento non è quello di stilare un catalogo di tutti i capolavori e reperti presenti. Questo vuole essere il racconto di una giornata piacevole trascorsa in un luogo di straordinaria importanza culturale ed artistica per la città di Messina; anche per invogliare chi non lo ha visitato. Come mi hanno, infatti, riportato nel confronto alcune persone che seguono la mia rubrica sono in molti ancora a non averlo visto.
D’altro canto, aggiungendo altri particolari, toglierei gran parte del piacere della scoperta a chi, dopo aver letto questo mio racconto, si è magari sentito invogliato a visitare il MuMe. Il museo è un’imperdibile chicca per gli amanti dell’arte e per gli amanti di Messina. Vi assicuro che ne vale veramente la pena.
Proseguendo nel percorso, ha attirato la mia attenzione il dipinto della Madonna della Lettera, opera di Mattia Preti, non solo per il pregio del dipinto, ma anche per il soggetto raffigurato.
Da buona forestiera ho chiesto e mi è stata raccontata la storia della Madonna della Lettera di Messina, dopo aver visto l’animazione dell’episodio sacro che ogni giorno si ripete a mezzogiorno grazie ai meccanismi del campanile del Duomo. Perciò il dipinto merita menzione per il valore simbolico che la santa Patrona assume per la città. La stessa che campeggia dorata all’ingresso del porto e che si illumina ogni Ferragosto grazie ai fuochi d’artificio in suo onore e che riuniscono tutta la cittadinanza dopo aver seguito la processione della Vara.
Non posso poi non parlare dei dipinti conservati nelle sala d’onore del MuMe dedicata a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Egli produsse 4 tele nel suo soggiorno in Sicilia, due delle quali sono conservate proprio nel museo regionale di Messina. Si tratta della Adorazione dei pastori e della Resurrezione di Lazzaro. Lo stile e l’utilizzo della luce e del chiaroscuro sono inconfondibili e la prima delle due in particolar modo racconta la natività del Cristo in maniera intima e raccolta, chiave di lettura che mi ha commosso non poco. Mi sono seduta a contemplare le enormi tele, e ho ringraziato il museo per avermi offerto la possibilità di ammirare capolavori di tale calibro.
Si tratta probabilmente delle opere più celebri del museo, eppure la sala è collocata in una posizione non lineare rispetto all’intero percorso museale. Ho dovuto cercarla e salire alcuni gradini per accedervi, e credo che questa scelta sia stata fatta per offrire uno spazio più riservato ed esclusivo alle opere. Anche se alcuni hanno criticato questa collocazione e avrebbero preferito un’installazione più spettacolare.
A onor del vero, devo dire che ho notato che l’uso dell’illuminazione non rende piena giustizia alle opere, illuminandole a tratti frontalmente e facendo perdere alcuni dettagli e appiattendo le zone di luce e di ombra tanto peculiari nelle opere caravaggesche, che ne ha fatto la sua cifra stilistica.
Proseguendo nella visita, mi sono entusiasmata molto quando mi sono imbattuta nell’enorme sala che ospita il gruppo scultoreo del Montorsoli: davanti ai miei occhi si è stagliata imponente la scultura del Nettuno; la sua copia fedelissima oggi campeggia in piazza Unità d’Italia, rivolta verso il mare, ruotata di 180 gradi rispetto alla posizione originale che guardava la città, dopo il maremoto del 1908, a simboleggiare la forza del dio marino che governa e placa le acque dello Stretto.
Ebbene, l’originale è ospitato nella sala dedicata del Museo Regionale: dei due mostri marini, Scilla e Cariddi, parte del gruppo scultoreo, si è conservato solo il primo, raffigurato con sembianze femminili e incatenato ai piedi del dio Nettuno. Sono visibili entrambi nella copia di piazza Unità d’Italia.
Si riesce quasi sentire il peso della mano del dio, che, come appena sorto dalle acque, calmo ed invincibile, brandisce il tridente, un’allegoria della forza fisica e morale della città che doma le avversità.
Messina non sta certo attraversando uno dei suoi periodi storici più rosei, ma non si può negare la sua longevità e la magnificenza della sua importante storia. Sono sicura che prima o poi potrà risollevare la sua dignità di città, tristemente dimenticata da molti dei suoi cittadini rassegnati, e tornare a risplendere come merita. Non è un caso che l’associazione ArcheoMe, che ha come motto la frase Riscopriamo la nostra Terra!, ha adottato spesso l’immagine del Nettuno come simbolo della città. Una divinità simbolica per una città che dal mare ha raccolto ricchezze e tragedie.
Il Montorsoli aveva già realizzato in precedenza, su commissione del Senato cittadino, la fontana di Orione, situata in piazza Duomo di fronte al Campanile con l’orologio astronomico, attiguo al Duomo. La fontana del Nettuno è dunque la seconda realizzata a Messina dallo stesso artista: la prima opera fu talmente gradita da conferire un secondo incarico al Montorsoli.
Una volta lasciato il Giardino Mediterraneo alle nostre spalle, varcammo la soglia di ingresso del Museo.Già dai primi passi si apre alla vista il primo piano vastissimo con le opere esposte. La superficie complessiva della struttura è di circa 4700 mq e annovera una collezione di oltre 750 opere.
Le collezioni di dipinti e sculture e i manufatti decorativi sono ordinati secondo un criterio cronologico. Il museo offre un percorso completo, dall’età greca fino ai primi anni del Novecento, che si snoda sui differenti livelli della struttura.
Ho trovato di grande interesse la sezione archeologica posta al piano inferiore, che ospita i reperti dell’antica Zancle – Messana, compreso il rostro romano in bronzo di un’imbarcazione risalente all’età Imperiale, rinvenuto nel 2008 al largo delle acque messinesi, settimo esemplare al mondo e terzo in Sicilia.
Sempre nella sezione archeologica si può osservare la Cripta del vecchio monastero cinquecentesco dell’Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci, rinvenuta durante i lavori di costruzione del nuovo museo e sopra la cui spianata è stata poi costruita l’intera struttura che vediamo ancora oggi. La cripta si trovava sotto la navata della chiesa del monastero e mostra sedici nicchie – colatoi usate per la mummificazione dei corpi.
La visita mi ha intrattenuto per quasi tre ore, poiché la collezione è davvero ampia e vale la pena soffermarsi ad ammirare tutte le opere, non solo quelle di maggiore importanza.
Forse non tutti sanno che, infatti, il MuMe ospita alcuni capolavori di maestri famigerati dell’arte italiana e non solo. Primo fra tutti voglio menzionare Antonello da Messina, profeta in casa, e le sue opere: il Polittico di San Gregorio, la tavoletta bifronte raffigurante la Madonna con bambino benedicente e francescano in adorazionee Ecce Homo. A queste opere è stata dedicata una sezione che rende molto fruibile e funzionale l’osservazione e la contemplazione da parte del visitatore, inserita nell’area dedicata ai fiamminghi. Messina, infatti, è stata laboratorio per moltissimi pittorifiamminghi nei secoli XVI e XVII che hanno portato in Sicilia una cifra stilistica che ha fatto scuola.
Alla fine della stagione estiva, dopo essermi abbuffata di mare e bagni, ero decisa a scoprire le altre attrattive della città. Chiesi alle persone che conoscevo quali luoghi valesse la pena visitare e venni a scoprire da Chiara, un’amante dell’arte, che in città c’era il Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, altrimenti detto MuMe. La mia amica mi spiegò che, tra le altre opere, erano esposti dei dipinti di Caravaggio e di Antonello da Messina e che era assolutamente imperdibile. Ero d’accordo con lei. Mi sorprese il fatto di non averne ancora mai sentito parlare, e decisi di visitarlo.
Io e Domenico partimmo alla volta di Viale della Libertà, dove ora sorge l’edificio monumentale del Museo. Già esternamente, la struttura è degna di nota, vista la sua maestosità. Il Museo infatti sorge nel sito del preesistente Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci, la chiesa ortodossa più grande d’Europa, crollata nel terremoto, ed è arricchito dal percorso nel giardino che impreziosisce la visita esterna.
Sono rimasta molto colpita dal percorso nel Giardino Mediterraneo, realizzato con il supporto scientifico del direttore dell’Orto Botanico dell’Università di Messina, ed è di fatto uno spazio verde curato e rimesso a nuovo, a disposizione del pubblico e una parte assolutamente non secondaria della visita. Già prima di entrare, infatti, è possibile ammirare ed esplorare le decine di tipologie di piante che crescono nell’area antistante l’ingresso, tutte opportunamente accompagnate da didascalie che ne riportano il nome. Le piante coltivate nel giardino sono autoctone, tipiche dell’area del Mediterraneo: ho infatti potuto ammirare alcuni esemplari di mirto, di ginestra e di ibiscus, oltre alle più tradizionali erbe officinali come l’alloro e il rosmarino.
Oltre a queste piante dalle connotazioni tipicamente mediterranee, ho notato alcune altre specie rare il cui pannello ne chiariva il nome. Il personale del museo mi ha spiegato che alcune piante, come il garofano delle rupi, sono le stesse che si possono ammirare nelle opere esposte all’interno del Museo. Questa idea l’ho trovata vincente e interessante, perché a mio parere consente di creare un filo conduttore tra l’iconografia delle esposizioni interne e l’area esterna, un chiaro rimando tra dentro e fuori, in cui il giardino diventa parte integrante della visita e costituisce un plusvalore all’esperienza della visita stessa. In questo modo natura e arte si fondono in un unicum perfettamente integrato ed emozionante.
Nel giardino ho potuto poi ammirare i resti del preesistente monastero ortodosso, i cui elementi lapidei esterni sono collocati lungo il percorso, mentre la cripta, che si trovava sotto la navata della chiesa del monastero, emersa durante i lavori di costruzione del MuMe, è visitabileall’interno del Museo nel piano dedicato all’archeologia.
Il percorso esterno tra il giardino e i ruderi non è, dunque, solo un ripristino delle aree verdi del Museo, ma consiste anche nella creazione di un ulteriore spazio degno di essere visitato.
Trovo che il Giardino Mediterraneo renda l’offerta più ricca e più fruibile per cittadini e turisti. Sempre all’esterno, infine, la posizione strategica che occupa il sito del Mume offre la vista sullo Stretto, sul mare e sul continente.
Questo è solo il racconto della mia esperienza prima di entrare nelle sale vere e proprie. Qui inizia la visita all’interno delle sale espositive…
E’ stato il dott. Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino, l’ospite d’onore alla Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2018/19, che si è svolta nei giorni scorsi presso il Museo Regionale di Messina. La Cerimonia è stata aperta dai saluti istituzionali del Presidente della Regione Siciliana, On. Nello Musumeci, della Direttrice del Museo Regionale di Messina, dott.ssa Caterina di Giacomo e del Presidente della CRUI e Rettore dell’Università di Napoli Federico II, prof. Gaetano Manfredi.
Sono intervenuti il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, il neo Direttore Generale dell’Ateneo, avv. Francesco Bonanno, il dott. Umberto Trimboli, in rappresentanza del personale tecnico amministrativo e Lavinia Parisi, in rappresentanza degli studenti.
“Ringrazio il Rettore anche per avere avviato un dialogo improntato al principio del rispetto tra le nostre Istituzioni – ha detto il Presidente Musumeci. Malgrado il momento sia drammatico per la nostra Regione, abbiamo il dovere di guardare avanti con fiducia. Gli Atenei siciliani non sono soltanto un luogo di formazione e di ricerca ma una risorsa di energie, alle quali la politica deve sapersi accostare e attingere. Abbiamo il dovere di guardare alle esigenze degli studenti, infatti, una delle mie prime iniziative ha riguardato un disegno di legge sul diritto allo studio. Stiamo lavorando per aumentare i contributi e le borse di studio agli studenti, abbiamo definito le procedure per assicurare 110 tirocini a giovani laureati siciliani, particolarmente meritevoli, che lavoreranno per 18 mesi negli uffici della Regione. Abbiamo stanziato maggiori risorse per borse Erasmus in entrata e in uscita ed in particolare per l’Università di Messina stiamo definendo un processo organizzativo per nuove residenze universitarie ed aumentare i posti letto per studenti”.
“Un evento così importante, come l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Ateneo peloritano- ha dichiarato la dott.ssa di Giacomo – non si è mai svolto in queste sale da esposizione ed abbiamo raccolto con gioia questa novità. La potenza espositiva del Museo Regionale di Messina rende perfettamente l’idea di come, nel tempo, la città sia stata lo snodo di molte civiltà del Mediterraneo, ha, infatti, ospitato artisti come il Caravaggio, Montorsoli, e Antonello. Nell’ottica della sinergia con l’Università cittadina, mi auguro che possa aumentare sempre più l’attenzione nei confronti dei giovani, loro sono il futuro ed è giusto dare tutti gli strumenti per realizzare i loro bisogni ed i loro sogni e aspettative”.
“Tanti indicatori, non solo in Sicilia ma in tutto il Paese -ha aggiunto il prof. Manfredi – vedono le Università arrancare rispetto a quelle straniere, ma i nostri ricercatori continuano ad avere un ruolo di rilievo così come i nostri laureati che si affermano con grande competenza in Italia e all’estero, ma a ciò non corrisponde l’impegno dello Stato. Il livello degli investimenti in Italia è estremamente basso, la metà di quello che si investe in Francia e un terzo di quello che si investe in Germania. Abbiamo bisogno di una riflessione profonda che investa tutte le forze sia politiche che culturali e sociali per dare risposte ai nostri studenti e alle loro famiglie”.
“Il fatto che per la prima volta – ha commentato il Rettore – la Cerimonia di apertura dell’Anno Accademico dell’Università degli studi di Messina si svolga in un contesto come quello del Museo Regionale di Messina, e per questo mi sia consentito di ringraziare il Presidente della Regione Siciliana, On. Nello Musumeci, l’Assessore alla Cultura dott. Sebastano Tusa e la direttrice dott.ssa Caterina Di Giacomo, per la loro gentile e preziosa disponibilità, costituisce per me motivo di grande orgoglio per almeno due ragioni. Intanto, il Museo è il luogo della memoria e dell’identità collettiva della nostra città e, dunque, la storia del nostro Ateneo non può leggersi fuori dal suo territorio. Altrettanto importante e fondamentale risulta il rapporto, con il sistema sociale, economico, culturale e produttivo, che l’Università di Messina vuole rilanciare e incentivare, incrementando le diverse iniziative di collaborazione tra le Istituzioni, a vantaggio del bene pubblico e della collettività”.
Nel corso del suo intervento il prof. Cuzzocrea ha illustrato i traguardi raggiunti dall’Ateneo peloritano nel settore della ricerca, dell’internazionalizzazione, della didattica e dei servizi agli studenti, sottolineando le difficoltà in cui si muovono le Università italiane in questi anni. “Anni difficili – ha detto -entro cui di certo l’Università non ha ricevuto tutte quelle attenzioni sotto forma di investimenti e potenziamento complessivo dei sistemi di reclutamento e ricerca che pure sarebbero stati auspicabili in una misura ben più consistente di quanto non sia realmente accaduto”.
“Resto convinto – ha concluso il Rettore- che il nostro compito sia quello di rendere l’Università certamente il luogo della formazione e della ricerca d’eccellenza, ma anche il centro propulsore del confronto civile e democratico, il luogo dove i suoi tanti bravi docenti e ricercatori che vi operano e gli altrettanti numerosi studenti che la frequentano possano trovare le condizioni migliori per dare il loro contributo alla realizzazione di una società più giusta e inclusiva. E del resto, in un mondo che ormai è globale e che deve tener conto delle aspettative, delle speranze e dei bisogni delle tante diversità che lo compongono, quale può essere il ruolo delle Università, se non quello di formare le sue giovani generazioni ai valori della tolleranza, della laicità, della democrazia e della riflessione critica. E’ con questo auspicio che chiudo il mio intervento rivolgendomi soprattutto ai nostri studenti invitandoli a sognare di più, ricordando loro che “un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”.
“Già in questi primi giorni dal mio insediamento, ho avviato un’intensa collaborazione con il Rettore ed ho incontrato le diverse compagini universitarie – ha detto il Direttore Generale – mi sarà sicuramente utile per interpretare al meglio e, dunque, mettere a fuoco le aspettative che sono state espresse in ordine all’organizzazione tecnico-amministrativa del nostro Ateneo. Ma mentre rinnoviamo il ringraziamento per l’impegno di tutti coloro che ci hanno portato al momento di oggi, non possiamo non considerare che, nella competizione con le migliori Università, nessuno degli atenei italiani riesce, a ben vedere, a performare con la media del sistema. Dobbiamo quindi aspirare ad essere una organizzazione più lieve e leggera, più rapida, visibile e trasparente. Ancora,aggiungo che un Ateneo come il nostro deve cogliere, quale valore imprescindibile, quello del pluralismo. Se siamo consapevoli che il cambiamento è una caratteristica naturale e necessaria di ogni essere vivente, azzardo, addirittura, l’idea di una amministrazione resiliente: capace di far fronte agli eventi, di riorganizzarsi positivamente dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi con mentalità aperta, restando sensibile alle opportunità senza, tuttavia alienare la propria identità”.
“In uno scenario, gravido di incognite per il futuro delle Università italiane- ha sottolineato il dott. Umberto Trimboli – il personale tecnico amministrativo ha espresso, sempre e comunque, in tutti gli atenei un grande impegno. Se si guarda proprio al nostro, i lavoratori non docenti hanno affrontato con determinazione, senso di responsabilità e competenza le difficoltà emerse in questi ultimi anni, permettendo all’Università di Messina di raggiungere, in collaborazione con le altre componenti, gli alti livelli di performance e di eccellenza riconosciuti. Con il Rettore Cuzzocrea, inoltre, si è ulteriormente intensificato il dialogo tra amministrazione, lavoratori ed organizzazioni sindacali, dove ciascuno ha come punto di riferimento gli studenti, posti al centro del processo formativo dell’Università”.
“Vi sono ancora punti critici – ha commentato Lavinia Parisi- come la necessità di maggiore sicurezza, il miglioramento del servizio di trasporti in sinergia con gli Enti cittadini e la creazione di più punti di aggregazione per rendere l’Università sempre più a misura di studente, ma siamo contenti che pian piano si inizi a intravedere quello che è il nostro ideale di “Università orizzontale, un luogo in cui gli studenti possano interagire con tutte le altre figure, da quella del docente a quella del Rettore, in un clima di arricchimento reciproco, di comunicazione e di attivo scambio fra membri della stessa comunità”.
Il dott. Greco, che ha tenuto la Prolusione sul tema “Dialogo fra Egittologia e Archeometria: dotare di voce gli oggetti antichi”, ha sottolineato che “è necessario riconnettere i musei alla società in cui essi sono inseriti perché il loro patrimonio appartiene al mondo; è necessario tornare a fare ricerca al loro interno perché ciò consente di ricostruire la biografia degli oggetti con le loro cicatrici. Messina, in particolare, più di ogni altre città ha un patrimonio che porta le cicatrici al suo interno, come un DNA. Mettendo al centro la cultura materiale, si trovano poi delle forme di narrazione che fanno avvicinare i giovani e tutti i segmenti della popolazione al patrimonio storico dei musei”.
“Il patrimonio culturale in un periodo di digitalizzazione, in cui si progettano app e gaming, corre il rischio che i teen ager guardino le app e non i quadri reali, è necessario quindi che si trovi un modo intelligente per usare la tecnologia . Chiedo aiuto agli Atenei – ha concluso il Direttore del Museo Egizio- per trovare un nuovo modello di valutazione dei Musei, che non è il numero di visitatori annuale, si deve, infatti, capire che sono un patrimonio ed il luogo dove si conserva la memoria”.
Università degli Studi di Messina Ufficio Stampa
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