NEWS | I “bastoni di comando”, la mostra rivelazione a Venezia
Della mostra Power & Prestige, in corso a Venezia, si è parlato a lungo e meritatamente sui media nazionali sia di tipo generalista che per gli addetti al settore. Una mostra questa, che vede per la prima volta, raccolti assieme, i “bastoni di comando” della lontana Oceania.
Armi da guerra o simboli del potere?
Classificati sino ad oggi semplicemente come delle vere e proprie armi da guerra, la mostra, promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue di Venezia, è riuscita invece a scardinare questo mito. Doppio, a dire il vero, l’obiettivo raggiunto dalla Fondazione e dai suoi partner impegnati in questo evento riuscitissimo di cui si augura anche che ne venga posticipata la chiusura, prevista al momento per il 13 di marzo. L’esposizione, lo ricordiamo, è visitabile presso il magnifico Palazzo Franchetti a Venezia. Una mostra non solo apprezzata per aver reso possibile la conoscenza di questi eccellenti manufatti dell’artigianato. Questa ha permesso di catalogare in maniera scientifica una serie di pezzi che risiedevano in almeno tre diversi Paesi europei e che non erano mai stati, prima di adesso, messi assieme per un’unica esposizione. In quest’occasione, infatti, gli studiosi hanno portato avanti il primo serio lavoro scientifico e comparativo dedicato a questo “strumento” rappresentativo del mondo oceanico pre-europeo.
I materiali e le tecniche di costruzione fanno chiarezza sulla funzione dei “bastoni di comando”
L’apporto dato alla comunità scientifica internazionale è andato anche oltre. I clubs, ovvero le mazze, come venivano fino a prima di questa mostra chiamati questi preziosi cimeli, perdono definitivamente l’appellativo di armi da guerra per assumere “significati altri”. La ricchezza degli intagli, costati di sicuro ore ed ore di lavoro manuale, la loro delicatezza dovuta alla ricercatezza di estetiche delicate e spesso la loro bassa maneggevolezza dovuta a sbilanciamenti costruttivi in ordine al peso dell’oggetto, hanno definitivamente escluso che l’utilizzo di simili prodotti fosse quello del mero combattimento! Una rivisitazione metalinguistica e funzionale giunta quindi solo adesso. Merito di questo brillante lavoro espositivo e di ricerca, che ha cambiato la percezione dei clubs che si aveva dal tempo del comandante James Cook, primo fra gli esploratori europei a metter piede su queste terre lontanissime e a toccar con mano uno di questi bastoni. La loro funzione, dicevamo, viene così riscritta in termini di “mazze del potere” strumenti quindi caratterizzati da un gusto raffinato, da una magistrale lavorazione artigianale che avevano funzione ora di dialogo con gli antenati (che per le popolazioni dei Mari del Sud coincidevano con le divinità tutelari) ora utili a rappresentare il potere temporale dei capi villaggio. Si compie quindi, così, il passaggio semiotico da mazza da guerra a bastone di comando e di prestigio.
Non solo la funzione, gli studi sui manufatti hanno permesso una datazione più accurata
La riscrittura della storia e dell’utilizzo di questi artefatti non è stata però l’unico merito dell’esposizione veneziana. Nella giornata del 14 febbraio, infatti, presso la prestigiosa sala di Ateneo Venezia, Inti Ligabue, figlio del fondatore della Fondazione e suo attuale presidente, unitamente al collezionista e uno dei tre partner dell’iniziativa ,Alex Bernard, hanno presentato il risultato di una particolare indagine condotta su un singolo pezzo esposto in mostra. Un’analisi al radiocarbonio C-14 ha permesso infatti di retrodatare l’orologio che fino ad oggi aveva assegnato una datazione più recente ai reperti. Lo studio ha permesso così di provare che una mazza proveniente dalle Fiji è molto più antica di quanto supposto finora e che potrebbe avere addirittura tra 350 e 580 anni. Questo avvalora la tesi che si tratti di un’antica reliquia di valore rituale tramandata magari da generazioni in generazione. Una scoperta di grande valore per la conoscenza di questi manufatti e delle civiltà del Pacifico.
Uno strumento di prestigio e con rilevanza religiosa oltre che di rappresentazione del potere temporale e non più un semplice strumento da utilizzarsi in guerra. Questa, come tutte le altre novità raccolte grazie alla realizzazione della mostra di Venezia, permette di far luce su una pagina di storia non ancora ben decifrata.
La mostra
Inaugurata lo scorso 16 ottobre presso il prestigioso Palazzo Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, la mostra Power & Prestige è stata promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue e compromessa dal prestigioso Musèe du quai Branly di Parigi (che la ospiterà dal prossimo giugno) e ha visto impegnato il curatore Steven Hooper e il collezionista Alex Bernard. Sono 126 i “bastoni del comando” selezionati su tre diversi Paesi che hanno composto la mostra. Tutti artefatti realizzati tra il XVIII e il XIX secolo che hanno viaggiato per il mondo e che ora hanno trovato una casa comune in questa esposizione. La mostra di Venezia è di fatto la prima esposizione interamente dedicata a questi manufatti. Creazioni uniche che hanno visto al lavoro sapienti mani impegnate a intagliare il legno ma anche ad impreziosirlo con inserti di ossi di balena, madreperla o pietre. Le opere, provenienti da una vasta area oceanica dei Mari del Sud ha visto citate nell’esposizione diverse isole di provenienza: Tahiti, le isole Fiji, l’isola di Pasqua, Papua Nuova Guinea e le Hawaii solo per citarne alcune. Un ambito geografico così vasto, accomunato dalla diffusione e dall’utilizzo di questi potentissimi mezzi di “comunicazione”.