Dopo il suo arresto, nessuna prigione volle trattenerlo e, in seguito, Robespierre fu portato dai soldati della Comune di Parigi all’Hotel de Ville, dove si ricongiunse con alcuni seguaci.
Il 28 luglio del 1794 la polizia irruppe nell’Hotel. Arrestò alcuni fedeli di Robespierre e lui ricevette un un colpo di pistola che lo ferì gravemente al volto.
I medici, che avevano avuto il compito di curarlo per evitare che evitasse la ghigliottina a causa della ferita, dissero che non emise mai un lamento sebbene il dolore fosse molto forte. Tutte le persone arrestate furono portate dapprima alla Conciergerie (palazzo storico di Parigi) per un primo riconoscimento e poi in Piazza della Rivoluzione per essere giustiziati.
Robespierre era ferito gravemente alla mascella e un testimone riportò che le sue ferite erano in pessime condizioni. Riferì anche che il prigioniero rimase in silenzio tutto il tempo e che gridò dolore solo quando gli furono tolte le bende dal volto; perse molto sangue: era chiaro che sarebbe morto a breve, così i boia decisero di accelerare l’esecuzione.
Robespierre morì il 28 luglio 1794. Il suo corpo venne gettato il una fossa comune nel Cimitero degli Errancis (Parigi), dove tutt’oggi riposa.
Ci lascia, all’età di 76 anni, uno degli artisti che più ha fatto amare la musica Italiana, Franco Battiato. L’artista si è spento oggi nella sua residenza di Milo (CT). Era malato da tempo e dopo la frattura al femore e al bacino non si era più fatto vedere in pubblico, ma solo sui social.
Nasce il 23 marzo 1945 a Riposto, in provincia di Catania. Interrompe gli studi universitari per seguire la sua passione: la musica. «La musica nasce dall’ispirazione, è un linguaggio in codice che eleva il pensiero. Nella creazione di un pezzo spesso è il testo che mi indirizza verso la versione musicale. L’atto creativo è un dono che una volta che ti viene concesso non ti abbandona più».
Era un amante della cultura in tutte le sue forme: musica, cinema, pittura, filosofia. Ha preso tutto questo amore e lo ha raccolto nelle sue canzoni, donandocelo. Non possiamo non percepire amore in parole come «Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare (…) perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te», La cura (1996), che ebbe il riconoscimento come Miglior Canzone dell’anno.
L’artista ha approfondito e personalizzato diversi stili e questo ha fatto discutere. Dalla fase pop è passato al rock progressivo, all’avanguardia cimentandosi anche nella musica etnica, elettronica e l’opera lirica. Tra le canzoni più celebri sicuramente dobbiamo ricordare, oltre La cura, Centro di gravità permanente, La stagione dell’amore, Cuccurucucù, Voglio vederti danzare e potremmo proseguire per molto ancora.
È un’artista che ha fatto sentire la sua voce e con essa i suoi ideali: «Noi pensiamo di essere eterni, questa è la nostra disgrazia. A scuola non c’insegnano a morire; sulla morte, invece, gli antichi egizi hanno costruito una civiltà».
Ieri è venuto a mancare nel mondo della scienza Humberto Romesín Maturana, il biologo, sociologo e filosofo cileno che ha elaborato (insieme a Francisco Varela) la teoria dei “sistemi autopoietici“.
Il contributo apportato da Maturana all’indagine epistemologica e alla filosofia della scienza in generale ha rivoluzionato completamente il panorama scientifico classico, introducendo un nuovo approccio dinamico e complesso: quello dell’“autopoiesi“.
Che cos’è l’”autopoiesi”?
La definizione di “autopoiesi” è stata elaborata nel 1980 da Humberto Maturana e dal suo più illustre studente Francisco Varela, unendo il pronome greco αὐτός (“se stesso”) e ποίησις (“creazione”). Si basa sull’assunto che «esiste un’organizzazione comune a tutti i sistemi viventi, a prescindere dalla natura dei loro componenti». Un “sistema autopoietico” altro non è che un «sistema che ridefinisce continuamente se stesso e si sostiene e riproduce dal proprio interno». Gli esseri viventi vengono inquadrati come “organismi autonomi“, hanno quindi la capacità di riprodursi e rigenerarsi, al contrario delle macchine tanto indagate da Von Neumann, McCullogh e Wiener nella fase cibernetica, studiata assiduamente nella decade 1943-1953.
La nuova era della complessità
Il paradigma classico riduzionista, che si basa sullo scomporre il più possibile un oggetto nelle sue parti, analizzarle per ricavare una descrizione quanto più completa possibile, è stato oscurato dal nuovo metodo autopoietico. Per comprendere meglio le differenze tra la scienza classica e la “nuova scienza”, di Maturana e Varela ma anche di Morin, Prigogine, Stengers, Von Foerster, bisogna capire quali sono le maggiori differenze tra i due approcci metodologici. La riduzione della “vecchia scienza” lascia spazio alla pluralizzazione e moltiplicazione dei linguaggi teorici di descrizione; l’apertura a nuove possibilità epistemologiche prende il posto della chiusura dell’oggettività dei precedenti canoni; l’ideale di riferimento non è più quello di raggiungere l’onniscienza, ma di ammettere gli attuali limiti e apprendere dalla realtà che è in continuo divenire.
L’epistemologia della “nuova scienza” subisce anche l’influenza diretta della filosofia del divenire di Vico, Hegel e Croce, che sdogana una volta per tutte l’impossibilità di trovare verità nell’oggettività, ricercata da tempo dalla scienza. La realtà non è composta da elementi strutturati in maniera semplice e stabilizzati, ma complessi e in continuo divenire.
In conclusione è possibile affermare che le conseguenze della svolta epistemologica, iniziata da Maturana e Varela, possono essere sintetizzate nella frase del saggio Filosofia della complessitàdi G. Gembillo e A. Anselmo:
«La staticità, l’equilibrio e l’ordine definitivo non esistono, sono soltanto produzioni astratte del linguaggio della fisica classica. La Storicità e Complessità rappresentano dunque i nuovi punti di riferimento, sia sul piano ontologico che su quello gnoseologico».
- G. Gembillo, A. Anselmo, Filosofia della complessità, p. 32, Editoriale Le Lettere, Firenze 2017
In copertina: Humberto Maturana in tempi recenti (foto: Editorial Planeta)
28 aprile 1945: 76 anni dal giorno in cui Benito Mussolini venne giustiziato con la sua amante, Claretta Petacci, a Giulino di Mezzegra, in provincia di Como.
L’ultimo baluardo fascista
Nel dicembre del 1944 Mussolini ipotizzò una possibile ritirata in Valtellina, dove attuare l’ultima resistenza tramite il piano militare RAR (Ridotto Alpino Repubblicano). Il piano non venne mai eseguito a causa del mancato sostegno da parte di alcuni gerarchi fascisti e del ritardo nell’approvvigionamento di armamenti e vettovaglie.
La fuga e l’arresto
Già a marzo del 1945 il dittatore tentò un primo tentativo di tregua con gli alleati anglo-americani tramite il cardinale di Milano Ildefonso Schuster; tentativo fallito a causa della richiesta di resa incondizionata fatta a Mussolini.
Il 19 aprile si stabilì nella prefettura di Milano. Lì, resosi conto che la situazione stava precipitando velocemente, cominciò ad intrattenere contatti con le autorità svizzere per un possibile asilo politico, ma quelle rifiutarono. In seguito, il 25 aprile (giorno dell’insurrezione di Milano), Mussolini fece un ultimo tentativo con il cardinale e i delegati del CLNAI (Comitato di liberazione nazionale Alta Italia) per evitare una fine rovinosa. Durante questo incontro il dittatore apprese anche che i tedeschi stavano trattando una tregua in segreto, rendendolo un uomo solo, senza alleati: decise quindi di abbandonare il “campo”. Se il piano fosse stato quello di espatriare in Svizzera o Germania o, più probabilmente, di tentare un ultimo baluardo difensivo in Valtellina per avere maggior tempo per trattare una tregua, non sarebbe stato sicuro.
La sera del 25 aprile si mise in marcia verso Como; il giorno seguente, a Menaggio (CO), venne raggiunto dall’amante Claretta Petacci e lì si unì, insieme ai gerarchi fascisti che lo accompagnavano, ad un convoglio tedesco in ritirata. La colonna di automezzi venne fermata dalla 52esima brigata partigiana «Luigi Clerici»il 27 aprile a Dongo (CO), dove Mussolini venne riconosciuto e arrestato. L’ormai ex dittatore venne portato prima nella caserma della Guardia di Finanza di Germasino (CO), poi, per precauzione, venne portato con la Petacci a Bonzanigo (CO), dove passò l’ultima notte in un’abitazione di contadini, i De Maria.
L’annuncio al popolo
Venne annunciato l’arresto nello stesso giorno su Radio Milano Libera da Sandro Pertini: «Lavoratori, il fascismo è caduto. […] Il capo di questa associazione a delinquere, Mussolini, mentre giallo di livore e di paura tentava di varcare la frontiera svizzera, è stato arrestato. Egli dovrà essere consegnato a un tribunale del popolo perché lo giudichi per direttissima. E per tutte le vittime del fascismo e per il popolo italiano, dal fascismo gettato in tanta rovina, egli dovrà e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante pensiamo che per quest’uomo il plotone di esecuzione sia troppo onore. Egli meriterebbe di essere ucciso come un cane tignoso».
La morte del dittatore
Il 28 aprile alle 16.10Mussolini e la Petacci vennero fucilati davanti al cancello di Villa Belmonte, a Giulino di Mezzegra sul Lago di Como. Secondo la versione ufficiale, a compiere l’atto fu il colonnello partigiano Walter Audisio, conosciuto come “Valerio”, affiancato da altri due partigiani: Aldo Lampredi e Michele Moretti. La condanna non includeva la compagna del dittatore, ma, secondo le testimonianze, si aggrappò a lui nel momento degli spari. I corpi furono poi trasportati in piazzale Loreto, nel punto in cui circa 8 mesi prima erano stati fucilati 15 partigiani.
Lutto nel Regno Unito: si spegne il principe Filippo, 99enne consorte della regina Elisabetta. Il principe, nonché duca di Edimburgo, era stato dimesso di recente dopo alcune settimane in ospedale a Londra a causa di una non meglio precisata infezione – non legata al Covid, assicura ansa.it – cui si erano aggiunti problemi al cuore.
A dar l’annuncio è direttamente la regina in una nota diffusa da Buckingham, in cui la sovrana esprime “profonda tristezza” per la perdita “dell’amato marito”.
Nell’Alegoría de la Muerte, un dipinto a olio dell’artista Tomás Mondragón del 1856, la scena rappresentata è suddivisa in due parti simmetriche: a sinistra vi è una donna ricca, ben vestita, accompagnata dagli usi e costumi del suo tempo, a destra, invece, nella sua immagine riflessa allo specchio, quello che ci accomuna tutti, uno scheletro. La vita e la morte sono sempre state concepite come due realtà distinte. Cio è manifesto nella separazione dei cimiteri dalle città, del mondo dei vivi da quello dei morti.
Il grande archeotanatologo (archeologo che studia la morte e le modificazioni del corpo che avvengono dopo la sepoltura) Henry Duday utilizza la potente immagine del dipinto – slegandola dal contesto messicano della sua realizzazione – per sottolineare il concetto di come l’Archeoantropologia possa “ribaltare le prospettive”: si parte dalla morte, ossia dall’analisi degli scheletri, per ricostruire la storia, la vita delle persone del passato, per comprendere meglio il nostro presente.
Che cos’è l’Archeo-antropologia?
Quando si parla di un contesto funerario antico, nel quale la tomba costituisce l’elemento centrale di uno scavo archeologico, ciò a cui si pensa, e che si incontra con maggiore facilità, sono i reperti ossei. Questi materiali sono, a pieno titolo, da considerarsi alla pari degli altri oggetti che caratterizzano una sepoltura. I manufatti, le strutture architettoniche e quelle funerarie sono una manifestazione materiale dell’uomo; i resti umani sono gli unici rappresentati dell’”artefice”, ossia di chi ha realizzato questi manufatti. Essi costituiscono l’ultimo collegamento biologico con i nostri antenati, nonché un’ulteriore e complementare fonte d’informazione sulla vita delle comunità antiche.
L’Archeoantropologia altro non è che la branca dell’Archeologia che si occupa dell’analisi e del recupero delle ossa umane, seguendo criteri d’applicazione specifici. Questo costituisce il punto d’inizio di un lavoro che continua in laboratorio.
Come possiamo ascoltare ciò che le ossa umane hanno da dirci?
Si cercherà di rispondere a questa e ad altre domande, osservando gli studi, le ricerche, le analisiche nel tempo si sono sviluppate attorno ai resti umani, durante il ritrovamento e dopo il recupero, e di illustrare il modo in cui hanno portato alla luce aspetti significativi del nostro passato.
Sepolture stravaganti e insolite credenze
Ci si focalizzerà su casi “singolari”, espressione di curiose credenze funerarie; casi che indicano la presenza di diverse modalità o luoghi di seppellimento in relazione alle diverse classi d’età dei defunti o del loro livello sociale; il ruolo e l’esplicazione nella morte degli intimi rapporti madre-figlio, donna-uomo o tra fratelli; un focus particolare sarà riposto sugli studi più recenti. Ci si concentrerà sulle pratiche funerarie, sulle scelte di sepoltura e il substrato di credenze a esse connesso. Tutto ciò sempre partendo dallo scheletro, vero protagonista delle storie e delle vicende che saranno raccontate, che è in grado di “reincarnare” la vita del passato, anche dopo la morte.
Uno scheletro allo specchio
Il principale obiettivo della rubrica vuole essere quello di spingere il lettore ad approcciare agli scheletri con un nuovo sguardo, per comprenderel’importanza degli stessi in ambito archeologico. Allontanare l’idea che essi siano solo semplici cumuli di ossa, o la macabra espressione del passato, invece che i principali testimoni del tempo che fu. Il lettore sarà invogliato a ricostruire, nella propria mente, partendo dalle carni, poi dalle vesti, dalle credenze, dalle usanze, la vita di questi uomini sepolti da tempo.
Sarà proprio come capovolgere il quadro di Mondragón: partire dall’immagine riflessa dello scheletro, per giungere dall’altro lato dello specchio e vedere ciò che esso era per ricostruire l’uomo, gli uomini e le loro storie, provenienti dal passato, dalla preistoria e dalla protostoria, fino a giungere ai periodi più vicini a noi.
La rubrica Archeo-antropologia inizierà nella nuova rivista di ArcheoMe da Febbraio 2021 che, a cadenza bimestrale, ci accompagnerà per tutto l’anno….a presto.
Articolo a cura di Ilda Faiella
Gestisci Consenso Cookie
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.