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NEWS | Nuova vita per la targa dell’acquedotto cinquecentesco di Messina

L’Assessore alla Cultura Enzo Caruso e il Presidente di AMAM Salvo Puccio hanno preso in consegna dal Presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari Giovanni Mazzù la targa riferita all’antico acquedotto che collegava il fiume Camaro alla Fontana di Orione in Piazza Duomo a firma del suo architetto Francesco La Camiola, datata 1546.
La targa, che al tempo era stata sulle alture di Camaro, all’imbocco di una galleria, fu ritrovata durante i lavori di realizzazione di un complesso di edilizia popolare a Bisconte nel gennaio 2002 dall’Arch. Carlo Fulci, funzionario dell’Iacp, e recuperata insieme all’arch. Nino Principato e al rag. Andrea Bambaci.

La targa

Nella targa (pubblicata da Giuseppe Arenaprimo nel suo articolo Notizie inedite sul fonte Orione in Messina, in Miscellanea di Archeologia, di Storia e di Filologia, dedicata al prof. A. Salinas, parte II pag.400, Palermo, Virzì, 1907) si legge:
LI TRI MONTAGNI P.
CHATI [pirciati] E LI CONDUTI
PINDUSTRIA DI MASTRO
CHICO LACAMIOLA
E FICI VINIRI LAQA 1546

(Le tre montagne bucate e i condotti
per industria di Mastro
Francesco La Camiola
e fece venire l’acqua 1546)

La targa, alla cui consegna erano inoltre presenti Maria Grazia Giacobbe, direttrice dell’IACP, insieme al dirigente Antonio Recupero, sarà custodita presso la Presidenza di AMAM e, con il parere favorevole della Soprintendenza, collocata alla base della Fontana di Orione al termine dei lavori di restauro.

La Fontana di Orione
Fontana di Orione in Piazza Duomo, Messina (© Tempo Stretto)

Definita dallo storico d’arte Bernard Berenson “la più bella fontana del Cinquecento europeo”, venne commissionata dal Senato cittadino allo scultore toscano Giovanni Angelo Montorsoli (1507-1563), allievo di Michelangelo Buonarroti. Si trattò di un’opera soprattutto celebrativa perché doveva eternare ai posteri un avvenimento eccezionale per la città: la realizzazione del primo acquedotto, iniziato nel 1530 e ultimato nel 1547 su progetto dell’architetto Francesco La Camiola, che captava le acque dei fiumi Camaro, Bordonaro e Cataratti.
Ancora oggi è possibile percorrere, per un certo tratto, la suggestiva galleria cinquecentesca che collega le montagne di Camaro, Bordonaro e Cataratti, un’opera colossale per quei tempi, che portò l’acqua in città.

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UNA PESCARESE A MESSINA | Nettuno a difesa dello Stretto: un giorno al MuMe

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Proseguendo nella visita, mi sono entusiasmata molto quando mi sono imbattuta nell’enorme sala che ospita il gruppo scultoreo del Montorsoli: davanti ai miei occhi si è stagliata imponente la scultura del Nettuno; la sua copia fedelissima oggi campeggia in piazza Unità d’Italia, rivolta verso il mare, ruotata di 180 gradi rispetto alla posizione originale che guardava la città, dopo il maremoto del 1908, a simboleggiare la forza del dio marino che governa e placa le acque dello Stretto.

Ebbene, l’originale è ospitato nella sala dedicata del Museo Regionale: dei due mostri marini, Scilla e Cariddi, parte del gruppo scultoreo, si è conservato solo il primo, raffigurato con sembianze femminili e incatenato ai piedi del dio Nettuno. Sono visibili entrambi nella copia di piazza Unità d’Italia.

Si riesce quasi sentire il peso della mano del dio, che, come appena sorto dalle acque, calmo ed invincibile, brandisce il tridente, un’allegoria della forza fisica e morale della città che doma le avversità.

Messina non sta certo attraversando uno dei suoi periodi storici più rosei, ma non si può negare la sua longevità e la magnificenza della sua importante storia. Sono sicura che prima o poi potrà risollevare la sua dignità di città, tristemente dimenticata da molti dei suoi cittadini rassegnati, e tornare a risplendere come merita. Non è un caso che l’associazione ArcheoMe, che ha come motto la frase Riscopriamo la nostra Terra!, ha adottato spesso l’immagine del Nettuno come simbolo della città. Una di­vi­nità sim­bo­li­ca per una cit­tà che dal mare ha rac­col­to ric­chez­ze e tra­ge­die.

Il Montorsoli aveva già realizzato in precedenza, su commissione del Senato cittadino, la fontana di Orione, situata in piazza Duomo di fronte al Campanile con l’orologio astronomico, attiguo al Duomo. La fontana del Nettuno è dunque la seconda realizzata a Messina dallo stesso artista: la prima opera fu talmente gradita da conferire un secondo incarico al Montorsoli.

 

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Repost | La Lanterna del Montorsoli

La rubrica #Repost è gestita in collaborazione con gli utenti Instagram e Facebook che utilizzano l’hashtag #ArcheoMe o il tag diretto delle nostre pagine social. Durante la settimana verrà selezionata la fotografia più bella, secondo i nostri criteri, a cui verrà affiancata una breve descrizione da noi realizzata. 

 

Commissionata dal Senato messinese allo scultore toscano Fra Giovannangelo Montorsoli nel 1547, la Lanterna nasceva dall’esigenza di dotare l’imboccatura del porto di una guida per i naviganti e di una postazione di controllo militare.

Possiede spesse mura, volute per resistere ai bombardamenti, da cui spiccano le finestre per cannoni e l’ingresso rialzato. Sulla parte superiore dell’edificio si erge una costruzione di forma ottagonale, rifatta nell’800, che racchiude la Lanterna vera e propria.

Lo scatto di Marco Gemelli

Utente: Marco Gemelli

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