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FLASH | Modica (RG), è morta l’archeologa Annamaria Sammito

È morta dopo una lunga malattia l’archeologa Annamaria Sammito, aveva 56 anni. Dal 2008 al 2012 ha ricoperto la carica di assessore alla Cultura nella giunta Antonello Buscema ed è stata dirigente archeologo presso la Soprintendenza di Ragusa.

Annamaria Sammito era professoressa di Archeologia tardoantica e medievale presso l’Università di Catania, nonché direttrice onoraria del Museo Civico di Modica (RG) dal 2002.

Tra le sue pubblicazioni sono presenti alcuni studi sull’archeologia preistorica, tardoantica e medievale. Nel cuore di Modica, la Sammito ha studiato a fondo la chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, cui ha dedicato gran parte della sua carriera.

Annamaria Sammito, 56 anni, scomparsa oggi
Annamaria Sammito, 56 anni
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NEWS | La riqualificazione di Cava D’Ispica (RG): dal Grand Tour alla fruibilità turistica

L’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana ha sottoscritto il 10 aprile 2021 il contratto per la riqualificazione dell’area archeologica di Cava D’Ispica. Il progetto è finalizzato alla valorizzazione di quest’area del ragusano, atta ad attrarre forza turistica con anche l’abbattimento delle barriere architettoniche ancora presenti. Ricordiamo infatti come questa zona sia stata un’importante meta siciliana del Grand Tour e come ancora oggi sia un gioiello archeologico e naturalistico della provincia ragusana. Maggiore accessibilità significherà non escludere nessuno dai percorsi culturali, creando dei percorsi appositi. Il finanziamento deriva dal PON Cultura e Sviluppo e ha un importo d’asta pari a €2.906.187, oltre IVA. Il tutto rientrerebbe tra le iniziative atte a portare avanti i progetti pilota dei poli di eccellenza del Mezzogiorno.

L’iniziativa è stata affidata alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa, che ha sottoscritto un appalto integrato assegnato all’ATI, formata dalla Conscoop di Forlì, dal C.A.E.C. e dalla Operes S.r.l. di Santa Venerina (CT). A queste cooperative è stato dato l’incarico di redigere, entro trenta giorni dal contratto, l’esecutivo per la realizzazione. La conclusione dei lavori si prospetta entro sei mesi dalla consegna del disegno progettuale. Responsabile Unico del Procedimento (RUP) sarà l’architetto Titta Tumino della Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa. 

Cosa era stato previsto nel 2018

A settembre 2018 l’allora Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Sebastiano Tusa, consegnò alle ditte vincitrici i lavori di realizzazione e ripristino. Questi riguardavano i sentieri del Parco di Cava D’Ispica grazie ai fondi, pari a circa 6 milioni di euro. L’intervento al Parco di Cava D’Ispica avrebbe mirato a riqualificare l’area con un ampliamento delle aree visitabili dai turisti e la messa in sicurezza della strada provinciale, con la ricostruzione di ambientazioni archeologiche e ripristino del paesaggio storico antico. Inoltre, si prospettò la valorizzazione dei sentieri e delle vie di collegamento tra i monumenti, il miglioramento dei percorsi di visita attraverso un nuovo sistema di indicazioni topografico-temporali. Si parlava già allora di percorsi di visita virtuale all’interno dei monumenti e di ricostruzione del ciclo pittorico della “Grotta dei Santi”,  per fornire una lettura migliore delle pitture.

Cava D'Ispica
Alcune pitture della “Grotta dei Santi”, Modica (RG) – foto di Davide Mauro

Cosa si realizzerà nel 2021

Sono queste, dunque, le realizzazioni previste nel nuovo progetto: oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche, l’idea è quella di valorizzare l’ex mulino e l’area d’ingresso al sito. Saranno realizzati nuovi servizi igienici, un deposito e implementati illuminazione e video sorveglianza oltre che una riqualificazione per mezzo di camminamenti dell’area del belvedere. Importanti interventi sono previsti, inoltre, nella necropoli della Larderia e nell’area del Gymnasium, che potrà essere adibita a luogo per iniziative culturali con lo sfondo della rupe della Spezieria.

Cava D'Ispica
La necropoli della Larderia (RG) – fonte: Etnanatura

In questo frangente infatti l’area archeologica sarà dotata di un innovativo sistema di realtà aumentata. Ciò permetterà al visitatore di ricevere nuove informazioni in merito ai luoghi d’interesse tramite rappresentazione panoramica su mappa satellitare e geolocalizzazione

Ipotesi di ricostruzione dopo il progetto di riqualificazione

Immagine di copertina da Regione Siciliana.

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ILLUSTRI SICILIANI | Salvatore Quasimodo, figlio di Messina

La vita di Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura nel 1959, raffinatissima anima siciliana, è legata alla città dello Stretto sin dalla prima giovinezza.
Nato a Modica il 20 agosto 1901, si trasferì a Messina nel 1908, dopo la catastrofe del terremoto, con il padre ferroviere; viste le condizioni precarie in cui versava la città, ormai fantasma, il piccolo Salvatore fu costretto a vivere con la famiglia, insieme a molti dei superstiti, sui vagoni dei treni: una simile esperienza lasciò un solco profondo nell’animo del poeta, ancora bambino; egli trascorse tutta l’adolescenza nella città, che si apprestava a risorgere dalle sue ceneri, conseguendo il diploma presso l’Istituto Tecnico “A. M. Jaci”, sezione fisico-matematica. Una simile formazione non era, però, affine alla sua indole, tutta incline alla poesia: proprio a Messina, presso riviste locali, pubblicò i suoi primi componimenti e strinse amicizia con Giorgio La Pira e Salvatore Pugliatti, quest’ultimo profondo appassionato di versi.
Dopo la maturità, Quasimodo, nel 1919, si spostò a Roma, per studiare ingegneria, pur mantenendo un viscerale legame con l’isola natia; tuttavia, nel suo cuore era vivo un richiamo antico: fu così, dunque, che, in Vaticano, presso monsignor Rampollo del Tindaro, iniziò lo studio del Greco e del Latino, lingue che accesero in lui un nuovo fuoco. Ciononostante, ben presto, per mantenersi, fu costretto a lavorare, impiegandosi al Genio Civile di Reggio Calabria: una simile occupazione, per lui faticosa e arida, poiché distante dai suoi interessi, lo costrinse lontano dalla sua amata poesia, alla quale poté tornare una volta riavvicinatosi alle amicizie del suo periodo messinese e alla Sicilia stessa: da questo momento in poi, Quasimodo riuscì a riempire la sua vita di “lettere”, pubblicando raccolte, collaborando, a partire dal 1929, grazie all’amico e cognato Elio Vittorini, alla rivista “Solaria” a Firenze, dove conobbe intellettuali quali Alessandro Bonsanti, Arturo Loira, Gianni Manzini, Eugenio Montale et similes, che subito ne apprezzarono le doti. In seguito, stabilitosi, nel 1930, a Milano, intraprese l’attività di giornalista che non interruppe mai, nemmeno quando, a partire dal 1941, insegnò letteratura italiana al Conservatorio musicale del capoluogo lombardo.

Di seguito, le sue raccolte di versi:

Acque e Terre (1930)
Oboe Sommerso (1932)
Ed è subito sera (1942)
Giorno dopo giorno (1947)
La vita non è un sogno (1949)
Il falso e vero verde (1956)
La terra impareggiabile (1958)
Dare e avere (1966)

Tra le pieghe della sua lunga esperienza poetica, è possibile discernere le linee dell’evoluzione della sua arte, dapprima in perfetta sintonia con il clima della letteratura ermetica, in seguito, specie tra gli anni Quaranta e Cinquanta, affine all’impegno neorealistico. Tuttavia, ciò che emerge dal Quasimodo di ogni decennio, è la fedele concezione della poesia come momento di sintesi delle contraddizioni personali e storiche e come punto di vista superiore e privilegiato.
Ancora, egli fece poesia persino con versi altrui: dopo essersi accostato allo studio delle lingue classiche, scoprì una profonda affinità con i lirici greci, colpito nel profondo dall’immediatezza di quelle parole antiche, spesso tràdite nella forma di brevi frammenti, la cui vaghezza di contorni doveva apparire, ai suoi occhi, quanto mai affine all’Ermetismo: nel 1940, pubblicò i Lirici Greci, una sua proposta di traduzione della lirica arcaica, ancora oggi apprezzatissima, ma tradusse anche parti dell’Odissea, i Tragici, i Carmina di Catullo, le Georgiche di Virgilio, il Vangelo di Giovanni e testi di vari autori moderni, tra cui Shakespeare, Cummings, Neruda, Eluard, Ruskin, Molière.

 

Morì il 14 giugno 1968, mentre viaggiava in auto verso Napoli, dopo essere stato colpito da un ictus ad Amalfi, dove si trovava, come presidente, in occasione di un premio di poesia.

 

L’Università di Messina, nel 1960, gli conferì una laurea honoris causa e la città dello Stretto volle ulteriormente fortificare il legame con questo suo figlio acquisito mediante cittadinanza onoraria.

Il poeta guardò sempre alla sua terra con occhi di sogno, colmi della nostalgia di un amore lontano, ferita senza speranza di guarigione.

Tindari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima

A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.

Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.

Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.

Salvatore Quasimodo – Vento a Tindari, da Acque e Terre (1930).