TEATRO | La maschera dalla commedia dell’arte ai giorni nostri
Il tipo di teatro che più di tutti si è servito della maschera è senz’altro la commedia dell’arte, diffusasi in Italia e diventata popolare nel corso del Cinquecento, tanto che i suoi “tipi” sono entrati nell’immaginario collettivo e sono arrivati fino ai giorni nostri. Come nel teatro classico, anche nella commedia dell’arte le maschere e i costumi servivano a rendere ben riconoscibili al pubblico i personaggi. E così abbiamo i servi Arlecchino e Pulcinella, Pantalone, Colombina e una miriade di altre maschere, create secondo i prototipi della società del tempo.
I comici italiani interpretavano la maschera estendendo l’espressione facciale al resto dei muscoli del corpo: essi si muovevano e assumevano postura, incedere e gestualità come conseguenza naturale dell’espressione del volto. Ed è così che divennero artisti della mimica, pionieri di un tipo di teatro fisico molto in voga oggi, che, pur non facendo uso della maschera, fa del “cuore pulsante” del personaggio, individuato in un punto specifico del corpo, il motore per ogni suo gesto scenico.
L’utilizzo della maschera in scena costringe l’attore a fare una ricerca minuziosa sulle sue capacità espressive, esplorando canali di comunicazione meno convenzionali ma ugualmente potenti. Il gesto diventa ampio per essere visibile da qualsiasi angolo della platea e la mimica diventa tanto scultorea quanto fluida e mutevole.
Il Teatro Nō in Giappone
In Giappone la maschera è da sempre stata protagonista nel “Teatro Nō”. In questo ambito diventa quasi più importante dell’attore stesso, che all’inizio di ogni spettacolo arriva a venerare l’oggetto prima di indossarlo per poter interpretare al meglio il suo personaggio.
La peculiarità che la rende diversa dalle altre maschere ed estremamente interessante è che quella del Teatro Nō è scolpita in modo da mutare l’espressione a seconda della posizione della testa dell’attore e dell’illuminazione che riceve.
La maschera neutra
Nel teatro moderno occidentale la maschera è stata ripresa grazie agli studi dell’attore e mimo francese Jacques Lecoq in collaborazione con lo scultore Amleto Sartori. Essi formularono una nuova idea per questo straordinario e antico elemento comunicativo: concepirono la maschera come strumento per neutralizzare ogni espressione sul volto dell’attore.
Nacque così la “maschera neutra”, che influenzò moltissimi artisti europei e diede vita a una nuova corrente artistica e un nuovo modo di fare teatro, in uso ancora oggi.
THEATRE | The mask from Commedia dell’Arte to the present day
The type of theatre that most of all made use of the mask is undoubtedly Commedia dell’Arte, which spread in Italy and became so popular during the sixteenth century, that its ‘types’ entered the collective imagination and arrived up to the present day. As in classical theatre, even in Commedia dell’Arte the masks and costumes were used to make the characters easily recognizable to the public. And so we have the servants Arlecchino and Pulcinella, Pantalone, Colombina and a myriad of other masks, created according to the prototypes of the society of the time.
The Italian comedians interpreted the mask by extending the facial expression to the rest of the muscles of the body: they moved and assumed posture, pace and gestures as a natural consequence of the expression of the face. And this is how they became mimic artists, pioneers of a type of physical theatre very popular today, which, while not using the mask, makes the “beating heart” of the character, identified in a specific point of the body, the engine for every stage gesture.
The use of the mask on stage forces the actor to do a meticulous research on his expressive abilities, exploring less conventional but equally powerful communication channels. The gesture becomes large to be visible from any corner of the audience and the pantomime becomes as sculptural as it is fluid and changeable.
The Noh Theatre in Japan
In Japan, the mask has always been the protagonist in the “Noh Theatre”. In this context it becomes almost more important than the actor himself, who at the beginning of each show comes to venerate the object before wearing it in order to best interpret his character.
The peculiarity that makes it different from other masks and extremely interesting is that of the Noh Theatre is sculpted in such a way as to change the expression according to the position of the actor’s head and the lighting it receives.
The neutral mask
In modern western theatre the mask has been revived thanks to the studies of the French actor and mime Jacques Lecoq in collaboration with the sculptor Amleto Sartori. They formulated a new idea for this extraordinary and ancient communicative element: they conceived the mask as a tool to neutralize any expression on the actor’s face.
Thus was born the ‘neutral mask’, which influenced many European artists and gave birth to a new artistic current and a new way of doing theatre, still in use today.
Article translated and curated by Veronica Muscitto