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NEWS | Oggi lutto cittadino: tutta la provincia di Catania piange Franco Battiato

Proclamato, per la morte del cantautore Franco Battiato, il lutto cittadino per oggi, 19 maggio 2021, a Riposto, sua città natale; poi esteso alla provincia di Catania. «Figlio prestigioso e geniale, poeta, compositore e grande maestro di musica indimenticabile». Così è ricordato, a poche ore dalla dipartita, dai cittadini del piccolo borgo marinaro che lo ha visto nascere, Riposto (CT). 

Il sindaco di Riposto, Enzo Caragliano, ha subito proposto il lutto cittadino ed espresso il suo cordoglio pubblicamente. «Battiato è stato precursore e innovatore nel contempo per la sua musica raffinata e geniale. Assumendo, quando necessario, posizioni forti in tema sociale e culturale» così scrive su Facebook. Tutta l’amministrazione comunale è inoltre stata concorde nell’intitolazione al maestro di uno dei luoghi più rappresentativi della città natale.

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Anche Catania si unisce al dolore e all’iniziativa dei ripostesi pubblicando, nelle prime ore dalla dipartita, un video dalla durata di pochi secondi: immagini di Battiato sono sovrapposte alle note de La cura.

Anche il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, si è espresso pubblicamente: «Scompare un punto di riferimento insostituibile di artista eclettico, uomo libero per la sua integrità morale, forte della sua speciale visione della vita e del mondo. Con la sua generosità, donò a Catania insuperabili momenti artistici che ne hanno reso indelebile il suo legame con la città etnea, arricchito dal lungo sodalizio artistico con il filosofo catanese Manlio Sgalambro. Tutti i cittadini di Catania ricorderanno sempre con emozione Franco Battiato e per questa memoria condivisa, l’intitolazione di un luogo simbolo della città farà diventare perenne il suo percorso di vita, arte e cultura anche per le generazioni future».

Il maxi schermo in piazza dell’Università a Catania – foto: Comune di Catania

Catania proclama per oggi il lutto cittadino. Inoltre, il maxi schermo di piazza Università mostrerà video e immagini del maestro con sottofondo musicale. Le bandiere di Palazzo degli Elefanti sono a mezz’asta.

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NEWS | Morto Franco Battiato, addio a uno dei pilastri della musica italiana

Ci lascia, all’età di 76 anni, uno degli artisti che più ha fatto amare la musica Italiana, Franco Battiato. L’artista si è spento oggi nella sua residenza di Milo (CT). Era malato da tempo e dopo la frattura al femore e al bacino non si era più fatto vedere in pubblico, ma solo sui social.

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Franco Battiato in concerto nel 2013 – ©Prandoni Francesco

Nasce il 23 marzo 1945 a Riposto, in provincia di Catania. Interrompe gli studi universitari per seguire la sua passione: la musica. «La musica nasce dall’ispirazione, è un linguaggio in codice che eleva il pensiero. Nella creazione di un pezzo spesso è il testo che mi indirizza verso la versione musicale. L’atto creativo  è un dono che una volta che ti viene concesso non ti abbandona più».

franco battiato
Franco Battiato e l’amore per la pittura

Era un amante della cultura in tutte le sue forme: musica, cinema, pittura, filosofia. Ha preso tutto questo amore e lo ha raccolto nelle sue canzoni, donandocelo. Non possiamo non percepire amore in parole come «Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare (…) perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te», La cura (1996), che ebbe il riconoscimento come Miglior Canzone dell’anno.

L’artista ha approfondito e personalizzato diversi stili
e questo ha fatto discutere. Dalla fase pop è passato al rock progressivo, all’avanguardia cimentandosi anche nella musica etnicaelettronica e l’opera lirica. Tra le canzoni più celebri sicuramente dobbiamo ricordare, oltre La cura, Centro di gravità permanente, La stagione dell’amore, Cuccurucucù, Voglio vederti danzare e potremmo proseguire per molto ancora.

Franco Battiato, Sanremo 1965

È un’artista che ha fatto sentire la sua voce e con essa i suoi ideali: «Noi pensiamo di essere eterni, questa è la nostra disgrazia. A scuola non c’insegnano a morire; sulla morte, invece, gli antichi egizi hanno costruito una civiltà».

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Franco Battiato e Lucio Dalla
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NEWS | Khaled al-Asaad, il “guardiano” di Palmira può ora riposare in pace

Si attendono ancora i risultati del test del Dna, ma con ogni probabilità le spoglie rinvenute nella località di Kahlul, a est di Palmira, potrebbero appartenere a Khaled al-Asaad, archeologo siriano torturato e ucciso da un gruppo jihadista nel 2015. Assieme al suo, anche i resti di altri due corpi, l’annuncio dell’agenzia governativa siriana Sana.


La “sua” Palmira

Khaled al-Asaad si occupava della sposa del deserto a nord-est di Damasco sin dagli anni Sessanta del Novecento. Ed era a Palmira che aveva dedicato gli studi, la passione e, infine, la vita.

Si era occupato degli scavi archeologici e del museo dal 1963 al 2005, prima di diventare consigliere per gli affari culturali a Damasco. Numerosi i consulti da parte dell’Unesco e numerose le collaborazioni con gli archeologi italiani.
Ad ottobre del 2015 il presidente Mattarella lo aveva onorato con la dedica dell’area degli Arsenali della Repubblica di Pisa, allora appena restaurati. E n
ello stesso periodo l’Associazione Gariwo lo aveva dichiarato «giusto delle nazioni» al Giardino dei Giusti di Milano.

Il 18 Agosto del 2015

Nel pieno delle guerra civile siriana, lo stato Islamico avanzava e si abbatteva anche sui siti archeologici, seminando distruzione e la morte della memoria. Il 21 maggio 2015 l’ISIS (l’auto-proclamato Stato Islamico) dichiara la cattura di Palmira e del suo sito archeologico.

Tuttavia, prima dell’arrivo dei miliziani dello Stato islamico, al-Asaad aveva nascosto diversi reperti, i tesori romani di Palmira, per sottrarli alla barbarie jihadista. Ma come un guardiano, Khaled sceglieva di rimanere a presidiare la sua Palmira. Ad 82 anni è stato catturato e torturato per quattro settimane di fila, con lo scopo di ottenere informazioni sul nascondiglio dei reperti. Maamoun Abdulkarim, attuale direttore del Dipartimento delle Antichità e dei Musei della Siria, aveva dichiarato alla stampa che al-Asaad sarebbe stato ucciso per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero stati nascosti i tesori di Palmira.

Khaled, a più di ottant’anni, ha retto e sopportato le torture, non cedendo neppure un istante. Gli jihadisti, come estremo sfregio finale, lo uccisero proprio in uno dei luoghi più significativi per lui, l’anfiteatro romano di Palmira, di cui Khaled era stato direttore per tanti anni.

Ma la sua morte diventò ancora di più teatro dell’orrore perché venne decapitato in pubblica piazza. Il suo corpo fu appeso ad una colonna ed esposto come monito. Era il 18 agosto 2015 e pochi giorni dopo lo Stato Islamico avrebbe distrutto il tempio di Baal Shamin.

L’esplosione del tempio a Palmira (© SANA via Il Messaggero)
 
Il ritrovamento nel deserto

Da Damasco giunge la notizia che potrebbe essere suo il corpo rinvenuto, dopo quasi sei anni. Qualcuno lo aveva lo aveva trascinato in mezzo al deserto dopo l’esecuzione.

Si attendono dunque i risultati del Dna, per poter dare almeno una degna sepoltura ad un uomo il cui onore e il cui amore verso il passato culturale, verso la memoria della civiltà umana significavano più della vita stessa.

Conoscere il passato ci aiuta a crescere. Ignorarlo ci fa restare per sempre bambini – era solito ripetere Khaled al-Asaad

 

Pur avendo sempre fatto parte della classe dirigente siriana per il ruolo e la posizione ricoperte, il suo brutale assassinio aveva suscitato il dispiacere e la condanna di ogni componente della società, sia dei lealisti pro-regime, sia degli oppositori.

Pietra commemorativa al Giardino dei Giusti di Milano (© Associazione Gariwo)
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NEWS | Tante iniziative dal Comune di Messina per la Memoria

Oggi, in occasione della Giornata della Memoria, il Comune di Messina ha promosso alcune iniziative che si terranno online. In particolare, gli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Giovanili e alla Pubblica Istruzione e alle Pari Opportunità hanno rivolto un invito agli studenti; infatti i dirigenti scolastici e i docenti sono stati invitati a dedicare la prima ora di lezione alla sensibilizzazione degli studenti, al fine di evitare le nuove sofferenze ad altri popoli in qualsiasi parte del mondo.

È stato inoltre realizzato un video“L’Umanità Negata – Le Leggi Razziali Italiane del ‘38” presente sulla pagina Facebook del Comune di Messina.

“La Giornata – commentano gli Assessori Enzo Caruso e Laura Tringali – rappresenta contemporaneamente una dedica alle vittime della Shoah e una doverosa lezione per le giovani generazioni sull’importanza dei diritti umani e civili. È fondamentale riflettere sul valore e sull’importanza della Memoria non solo perché ciò che è stato non si ripeta, ma anche e soprattutto perché resti custodito nel tempo il ricordo di una tragedia insanabile. Non dimenticare è un dovere morale, i valori della fratellanza, della solidarietà e della tolleranza sono oltre che valori di civiltà e umanità senza frontiere di luogo e di tempo, costituiscono le fondamenta su cui poggia la Carta costituzionale. La memoria va difesa ogni giorno con le nostre azioni, per allontanare i rischi delle persecuzioni di ogni tipo e affermare con convinzione il valore e l’importanza dei diritti umani e civili, dell’educazione alla pace, al rispetto della diversità e della dignità di ogni individuo”.

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NEWS | “Strategia Fotografia 2020”, vince il Museo Civico di Petralia Sottana (PA)

Il Museo Civico  Antonio Collisani di Petralia Sottana (PA) si aggiudica la vittoria dell’avviso Strategia Fotografia 2020; l’avviso, emanato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (Dgcc) del MIBACT, proponeva la promozione e la valorizzazione della memoria fotografica in Italia e all’estero. La fotografia è intesa come patrimonio storico e linguaggio contemporaneo, memoria, espressione e comprensione del reale, utile all’inclusione e all’accrescimento di una sensibilità critica autonoma da parte dei cittadini, come si leggeva nell’avviso.

Locandina dell’avviso MIBACT
 
Il progetto

L’avviso prevedeva quattro linee di azione relative a: acquisizione, committenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico, storico e contemporaneo, in Italia e all’estero.

Il progetto del Collisani occupa il quarto posto nella graduatoria nazionale con il titolo Madonie_Paesaggi. 1973/2021. Il Comune di Petralia Sottana è, in convenzione con l’Ente Parco delle Madonie e l’Accademia di Belle Arti, partner del progetto; le fotografie sono commissionate ad autori contemporanei.

Una delle fotografie patrimonio storico e memoria (Palermo Today)

I partecipanti lavoreranno in residenze d’artista a Petralia Sottana, per svolgere attività di incontro con la comunità, con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo e con le scuole del territorio. Infatti, sono previsti incontri, talk, seminari e attività didattiche. Il progetto si svolgerà lungo tutto l’anno, in modo da tenere sempre alta l’attenzione sulle attività del museo e sulla programmazione delle residenze.

Inoltre, al progetto saranno abbinate anche le realizzazioni di mostre con la tematica del paesaggio, cercando sempre una relazione con le opere fotografiche contemporanee e la progettazione educativa – rivolta alle scuole del comprensorio -, basata sul concetto di paesaggio.

Madonie Paesaggi, una delle immagini (Guidasicilia)

Il nuovo progetto verrà valorizzato in un ampio ambito europeo grazie alla realizzazione di un libro e all’influenza dei principali autori provenienti dal Nord Italia, dalla Germania e dal Portogallo; gli autori invitati sono: Paulo Catrica (fotografo e docente in Accademia di Belle Arti a Lisbona), Guido Guidi (fotografo e docente in varie università italiane), Maria Vittoria Trovato e sei autori del gruppo Presente Infinito.

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NEWS | L’arco borbonico precipita negli abissi portando con sé un pezzo di Napoli

Negli ultimi giorni una pioggia intensa, a tamburo battente e senza sosta, si è riversata sulla città di Napoli, mettendola a dura prova. Il cielo in tempesta si è tinto di nero. Il maltempo unito al forte vento ha aizzato il mare contro la città: in modo inarrestabile, ha dischiuso le fauci abbattendosi sul lungomare, più e più volte.

Lo stesso mare che, nei giorni sereni, lambisce una delle città più belle d’Italia, non ha lasciato scampo: al suo passaggio ha danneggiato le istallazioni esterne dei locali napoletani, la strada e le auto. I danni, tuttavia, non si sono limitati a ledere la ridente vita cittadina del capoluogo campano, ma soprattutto quella culturale e la sua memoria storica. Dopo l’ennesima mareggiata, l’arco borbonico, tra via Caracciolo e via Partenope, è crollato.

Crolla in mare l’arco borbonico e la sua memoria

Nonostante l’incuria e l’abbandono, e il precario equilibrio sul filo dell’acqua dell’unico masso superstite, il monumento storico era rimasto ancora in piedi. L’arco in pietra aveva lottato contro le vicissitudini tempestose che, negli ultimi giorni, avevano già arrecato ingenti danni a lungomare, ristoranti e al famoso Castel dell’Ovo. Sui diversi social si vedono ancora le foto scattate e pubblicate dai napoletani del monumento tanto amato, che fino a qualche giorno fa, sebbene messo a dura prova, era sopravvissuto alla catastrofe. Sciaguratamente, le ultime ondate di maltempo sono state fatali. Oggi del monumento restano solo le macerie, precipitate in acqua.

Le macerie dell’arco borbonico crollato in mare
L’arco borbonico: evidenza dell’antico molo o del sistema fognario?

Il monumento in pietra viene considerato, forse erroneamente, l’estrema testimonianza del vecchio e pittoresco porticciolo borbonico, ritratto in tanti dipinti della Scuola partenopea. Un’immagine dei primi del ‘900 ha indotto a credere che si trattasse di quel restava di un antico molo borbonico, un approdo realizzato, nel 1700 per le barche dei pescatori, i cosiddetti “luciani”, che abitavano il vicino borgo di Santa Lucia.

Dipinti e fotografie dell’arco borbonico

In realtà, probabilmente, esso costituì fin dalla sua realizzazione nel 1800 una struttura di protezione della parte finale dell’antica cloaca maxima partenopea, ribattezzata dai napoletani “ ‘O Chiavicone”. Durante l’Ottocento, infatti, l’unico tratto a cielo aperto del Chiavicone fu interrato e fu realizzato l’arco a far da frangiflutti. 

L’ultimo “schiaffo” alla storia e alla memoria di Napoli

Erano ormai decenni che lo storico arco era a rischio, sul punto di “cadere in rovina”. Gli appelli da parte della popolazione di mettere in sicurezza questo documento lapideo della storia napoletana non sono stati ascoltati. I forti temporali degli ultimi giorni avevano messo a dura prova il monumento e lasciato, fin da subito, poche speranze nei napoletani, che si aspettavano di vederlo crollare da un momento all’altro. Ecco perché l’iniziale resistenza dell’arco ha generato il giubilo collettivo: “Chiavicone aveva retto, nonostante tutto“.

Il monumento prima del crollo

Tuttavia, il sospiro di sollievo esalato inizialmente dal popolo napoletano affezionato a questo pezzo di storia si è tramutato ben presto in grande dolore nel vederlo crollare, nell’ennesimo confronto con il mare in tempesta.

Nel generale dispiacere, gli anni d’indifferenza, negligenza e menefreghismo dell’uomo, unitamente all’azione inesorabile della natura, hanno portato via alla città partenopea l’ennesimo pezzo di cuore.