Medio Egitto

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ANTICO EGITTO | Akhenaton e l’arte amarniana

Con “arte amarniana” si intende la produzione artistica dell’Egitto legata alle vicende di Akhenaton, sovrano appartenente alla XVIII dinastia. Akhenaton: rivoluzionario, eretico, monoteista, deforme… sicuramente un innovatore, che neanche la damnatio memoriae cui fu sottoposto riuscì a cancellare dalle pagine della storia; anzi, oggi è uno dei più famosi faraoni d’Egitto, insieme a Tutankhamon.

In Egitto, nel corso del Nuovo Regno, ci fu un radicale mutamento in campo religioso. Amenofi IV, faraone della XVIII dinastia, attuò una riforma allo scopo di diminuire il potere del dio Amon e dei suoi sacerdoti, poiché essi, grazie al prestigio e alla ricchezza guadagnati, erano diventati un’inammissibile alternativa al potere faraonico. Questo portò Amenofi IV a preferire Aton, il disco solare; in suo onore, quindi, cambiò nome in Akhenaton, “Colui che è gradito ad Aton”, e fondò ex novo a Tell el-Amarna, lontano da Tebe, una nuova capitale, chiamata Akhetaton, l’“Orizzonte di Aton”.

I nuovi canoni dell’arte amarniana 

Nefertiti
Busto di Nefertiti (Neues Museum, Berlino)

La sua riforma investì anche il campo artistico: si imposero nuove forme espressive, lontane dalla tradizione, volte al realismo (esempio ne è il Busto della regina Nefertiti, la cui serena bellezza risplende da secoli, conservato a Berlino) e alla rappresentazione di scene di vita domestica della famiglia reale (come la stele in calcare, anch’essa a Berlino, raffigurante Akhenaton, la moglie e le tre figlie). Queste scene furono una vera e propria novità: fino ad allora, infatti, erano state giudicate fin troppo intime per essere riprodotte sulle mura degli edifici pubblici.

Akhenaton Museo Egizio Cairo
Statua colossale di Akhenaton (Museo Egizio, Il Cairo)

Col passare del tempo, il realismo dello stile amarniano si esasperò, spingendo i tratti fisionomici fino alla deformità. La statua colossale di Akhenaton, proveniente dal tempio dedicato ad Aton a Karnak e attualmente conservata al Museo Egizio del Cairo ben esemplifica il nuovo canone artistico: essa presenta la testa dall’innaturale forma allungata su un lungo collo sottile, il viso con labbra carnose, occhi a mandorla, guance infossate, zigomi, naso e mento pronunciati; infine, il corpo dal torso stretto, ventre rilassato, fianchi e cosce ampi e polpacci sottili.

Alcuni studiosi, ipotizzando che gli artisti, nella realizzazione delle loro opere, si fossero basati sul reale aspetto di Akhenaton, avevano supposto che questi soffrisse di problemi patologici e di deformità congenite, riscontrabili, per l’appunto, nell’allungamento degli arti e del cranio.

L’alterazione delle forme e delle linee testimonia l’intento innovatore di Akhenaton; tuttavia, questo non ebbe effetti devastanti sulla resa della figura, che, pur apparendo squilibrata, traeva ispirazione da una feconda creatività e da soluzioni stilistiche inusuali, che non dipendevano da alcun canone. La libertà di espressione che ebbe l’artista amarniano portò ad allargare i percorsi stilistici e le tematiche di rappresentazione, includendo riferimenti alla regalità, oltre a momenti di vita quotidiana e di intimità della famiglia reale.

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NEWS | Padi-Iset e la sua rinascita tra le sabbie di Tuna el-Gebel

La tomba di Padi-Iset, il supervisore della tomba reale della XXVI dinastia, ha visto la luce a Tuna el-Gebel nel governatorato di Minya, a circa 240 km a sud del Cairo, grazie alla missione archeologica guidata dal dott. Mostafa Waziri, Segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto.

Tuna el-Gebel

La zona del ritrovamento interessa la città di Tuna el-Gebel, antica necropoli sacra al Dio Thot ed è qui che si trova la tomba del sommo sacerdote di Thot, dio della luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria.

Situata ad una profondità di circa dieci metri, nel fondo di un pozzo funerario, il ritrovamento consiste in un grande vano con nicchie scavate nella roccia, circondate da pareti rivestite con lastre di forma rettangolare tagliate in modo regolare nella pietra.

La tomba ospita altri sei membri della famiglia del supervisore del tesoro reale Padi-Iset, inumati con il proprio corredo funerario composto da diversi gruppi di vasi canopi in pietra calcarea e alabastro, amuleti e scarabei e 1000 statuine ushabti in faience, un impasto di sabbia, silice, ossido di calcio e alcali monovalenti, che mescolati e cotti a una determinata temperatura sprigionano quel meraviglioso blu cobalto che ci lascia stupiti.

I magici ushabti

Il termine ushabti, ovvero “colui che risponde” (dal verbo usheb, “rispondere”), indica una categoria di statuette funerarie che gli antichi Egizi collocavano nelle tombe dal Medio Regno sino all’epoca Tolemaica.

Le statuette venivano animate magicamente grazie al capitolo VI del Libro dei Morti, che portavano, quasi sempre, iscritto o dipinto sul corpo: “O ushabti! se io sarò chiamato, e se io sarò numerato per eseguire ogni sorta di lavori che sono eseguiti nel mondo sotterraneo… e sarò numerato in qualunque tempo per fare prosperare i campi, per irrigare le rive, per trasportare le sabbie dall’oriente ad occidente, “eccomi”, dici tu allora”.
L’ushabti può, così, contribuire alla sopravvivenza eterna del defunto, sostituendolo nei lavori agricoli nell’oltretomba e utilizzando a tale scopo gli strumenti agricoli, la zappa e l’aratro, oggetti che stringe nelle mani, mentre sulla schiena tiene il sacchetto per le sementi.

All’interno della tomba sono state trovate due statue litiche (una di donna e l’altra del toro Api, animale sacro nell’antico Egitto, considerato l’incarnazione di Osiride o di Ptah), oltre ad amuleti e vasi in ceramica del periodo saitico (XXVI-XXX dinastia), 400 statuette ushabti in faience blu e verde, recanti il nome del defunto e, infine, meravigliosi vasi canopi in alabastro, definiti dallo stesso Waziri “tra i più belli mai trovati”. I vasi rappresentano i quattro figli di Horus – Imseti, Hapi, Duamutef e Qebehsenuef, rispettivamente protettori di fegato, polmoni, stomaco e intestino – e recano incisi il nome e i titoli del proprietario.

Gli scavi continuano e altre sorprese potrebbero ancora incantarci…