APPROFONDIMENTO | In ricordo di Humberto Maturana, l’epistemologo che ha elaborato la teoria dell’autopoiesi
Ieri è venuto a mancare nel mondo della scienza Humberto Romesín Maturana, il biologo, sociologo e filosofo cileno che ha elaborato (insieme a Francisco Varela) la teoria dei “sistemi autopoietici“.
Il contributo apportato da Maturana all’indagine epistemologica e alla filosofia della scienza in generale ha rivoluzionato completamente il panorama scientifico classico, introducendo un nuovo approccio dinamico e complesso: quello dell’“autopoiesi“.
Che cos’è l’”autopoiesi”?
La definizione di “autopoiesi” è stata elaborata nel 1980 da Humberto Maturana e dal suo più illustre studente Francisco Varela, unendo il pronome greco αὐτός (“se stesso”) e ποίησις (“creazione”). Si basa sull’assunto che «esiste un’organizzazione comune a tutti i sistemi viventi, a prescindere dalla natura dei loro componenti». Un “sistema autopoietico” altro non è che un «sistema che ridefinisce continuamente se stesso e si sostiene e riproduce dal proprio interno». Gli esseri viventi vengono inquadrati come “organismi autonomi“, hanno quindi la capacità di riprodursi e rigenerarsi, al contrario delle macchine tanto indagate da Von Neumann, McCullogh e Wiener nella fase cibernetica, studiata assiduamente nella decade 1943-1953.
La nuova era della complessità
Il paradigma classico riduzionista, che si basa sullo scomporre il più possibile un oggetto nelle sue parti, analizzarle per ricavare una descrizione quanto più completa possibile, è stato oscurato dal nuovo metodo autopoietico. Per comprendere meglio le differenze tra la scienza classica e la “nuova scienza”, di Maturana e Varela ma anche di Morin, Prigogine, Stengers, Von Foerster, bisogna capire quali sono le maggiori differenze tra i due approcci metodologici. La riduzione della “vecchia scienza” lascia spazio alla pluralizzazione e moltiplicazione dei linguaggi teorici di descrizione; l’apertura a nuove possibilità epistemologiche prende il posto della chiusura dell’oggettività dei precedenti canoni; l’ideale di riferimento non è più quello di raggiungere l’onniscienza, ma di ammettere gli attuali limiti e apprendere dalla realtà che è in continuo divenire.
L’epistemologia della “nuova scienza” subisce anche l’influenza diretta della filosofia del divenire di Vico, Hegel e Croce, che sdogana una volta per tutte l’impossibilità di trovare verità nell’oggettività, ricercata da tempo dalla scienza. La realtà non è composta da elementi strutturati in maniera semplice e stabilizzati, ma complessi e in continuo divenire.
In conclusione è possibile affermare che le conseguenze della svolta epistemologica, iniziata da Maturana e Varela, possono essere sintetizzate nella frase del saggio Filosofia della complessità di G. Gembillo e A. Anselmo:
«La staticità, l’equilibrio e l’ordine definitivo non esistono, sono soltanto produzioni astratte del linguaggio della fisica classica. La Storicità e Complessità rappresentano dunque i nuovi punti di riferimento, sia sul piano ontologico che su quello gnoseologico». - G. Gembillo, A. Anselmo, Filosofia della complessità, p. 32, Editoriale Le Lettere, Firenze 2017
In copertina: Humberto Maturana in tempi recenti (foto: Editorial Planeta)