Massimo Osanna

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NEWS | Arte e sensualità in mostra a Pompei

In rassegna, fino al prossimo 15 gennaio, settanta oggetti, tra sculture e affreschi, tutti provenienti dai depositi del Parco Archeologico, tra cui inediti frutto di recenti scoperte. Tra questi due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana. Il percorso della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” si completa col supporto di una app specifica, mentre una guida per bambini aiuterà i più piccoli a visitare e comprendere la mostra.

Locandina della mostra
Arte e sensualità

A introdurre l’evento è stato il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, curatore insieme all’archeologa Maria Luisa Catoni, professoressa all’IMT Alti Studi Lucca, della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei“. Stupore, curiosità e imbarazzo sono solo alcune tra le emozioni che sia archeologi che visitatori hanno provato posti dinnanzi alle pitture e alle sculture vesuviane. Con l’avanzare degli scavi diventa sempre più evidente che le immagini dal contenuto sensuale ed erotico, spesso distanti dell’immaginario classicista del mondo antico, caratterizzavano gran parte degli spazi della città, dalle case private agli spazi pubblici della collettività.

Negli ultimi mesi, complice un pubblico molto eterogeneo, si è tornati a porsi la fatidica domanda: “come spiegare l’onnipresenza della sensualità nel quotidiano pompeiano?”. Da questa esigenza didattica prende spunto la nuova mostra organizzata dal Parco Archeologico di Pompei, inaugurata il 21 aprile scorso alla Palestra grande degli scavi. La mostra propone una chiave di lettura, un ausilio, per comprendere meglio ciò che il pubblico può ammirare in situ.

Sensualità pompeiana (©ANSA)
Oltre il cubiculum

Il progetto della mostra prevede un itinerario alla scoperta di vari edifici dell’antica Pompeii, caratterizzati da affreschi e riferimenti al tema, raggiungibili con il supporto dell’App My Pompeii. All’ingresso, apre il percorso una statua in marmo bianco di Priapo, simbolo per i romani di prosperità e fertilità. Tra le 70 opere in mostra, tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico, figurano inediti i due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana, il raffinato soffitto del cubiculum, ossia la stanza da letto, della Casa di Leda ed il Cigno, rinvenuto in crollo sul pavimento, ricomposto e restaurato, e le tre pareti del cubiculum della Villa di Gragnano (Napoli), ricostruito dopo il recente restauro.

La mostra punta a valorizzare anche le recenti scoperte nell’ambito del Grande Progetto Pompei e delle nuove indagini condotte sotto la direzione di Massimo Osanna Luana Toniolo, autori del saggio “Il mondo nascosto di Pompei. Il carro della sposa, la stanza degli schiavi e le ultime scoperte” edito da Rizzoli, dove si racconta l’avventura degli scavi di Civita Giuliana frutto di un progetto condiviso con la Procura di Torre Annunziata, avviato nel 2017 proprio per fermare lo scempio dei tombaroli.

Soffitto del cubiculum (©ANSA)
Alla ricerca del contesto

Il nucleo centrale della mostra ospita opere da Oplontis, come Ermafrodito e Satiro e le statue di due coppie di Centauri, in un allestimento che cerca di ricostruire la dimensione esperienziale che, in maniera quasi cinematografica, evoca il contesto e l’immaginario antico. Le statue, gli oggetti di uso quotidiano e le raffigurazioni in mostra avranno lo scopo di puntatori che trasformeranno i visitatori in segugi alla ricerca delle immagini nei loro ambienti originari, rimandando alla visita dell’intero sito con una nuova consapevolezza.

Inoltre, per spiegare il tema ai bambini, è presente una guida a firma del direttore, I Centauri di Pompei. La guida è impreziosita dai disegni di Daniela Pergreffi: seguendo le tracce del centauro Mares, i più piccini si muoveranno alla ricerca di una centauressa. Oltre a godersi il percorso di mostra, lungo il racconto, piccoli e grandi lettori incontreranno una serie di figure centrali del mito antico, da Narciso a Dioniso e Arianna.

Leda e il Cigno (©ANSA)

 

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ENGLISH VERSION | Trophies from battle of Alalia found on the Acropolis of Velia

Some trophies, including two helmets, a Chalcidian one and one of the Negau type, both in great state of conservation, have been found at the Acropolis of Elea-Velia.

The archaeological investigation

On top of the ancient city, the excavations have brought to light the remains of a rectangular structure of remarkable size (18 x 7 meters of length). This building, which is made of mud bricks, is located under the temple dedicated to the Goddess Athena and it is what remains of the most ancient archaic religious place devoted to the deity. The results of the archaeological investigation, as the archaeologist Francesco Ullano Scalza states, have allowed to clarify the topography, the architecture, the intended use and the chronology of the various stages of the Acropolis.

“The structure of the most ancient temple dates back to 540-530 B.C., which is right after the years of the Battle of Alalia – notes Massimo Osanna, General Manager of the Museums and Avocant Director of the Archaeological Park of Paestum and Velia – while the most recent temple, which was thought to be of Hellenistic age, dates back at first glance to 480-450 B.C., and then it underwent a restructuring during the 4th century B.C. Therefore, it’s possible that the Phocaens on the run from Alalia might have erected it shortly after their arrival, as they were used to, after having acquired the necessary land from the locals in order to settle and resume the prosperous trades for which they were known. And to the relics that they offered to their goddess to propitiate her benevolence, they added the weapons they had taken from their enemies during that epic battle which had, in fact, changed the balance of power in the Mediterranean Sea.

velia acropoli
Stratigraphic Sequence
The Trophies

Several trophies, such as painted ceramics marked by the IRE engraving, which means “holy”, and various weapon fragments, have been found inside the temple: among these, we have the pieces of a big, decorated shield and two beautiful helmets, an Etruscan one of the “cap” type, also known as Negau (from the Slovenian area where it was found for the first time), and a Chalcidian one. These two helmets are now being studied in a laboratory, and inscriptions are sought within them that may help reconstruct their history.

“The archaeological findings at the acropolis of Elea-Velia suggest a religious use of the structure. Likely, in this place there were kept the relics that were offered to the goddess Athena after the battle of Alalia, the naval battle that was fought between the Greek refugees of Phocaea and an alliance of Carthaginians and Etruscans, around 541 and 535 B.C. just off the Tyrrhenian Sea, between Corse and Sardinia. Cleared from the earth just a few days ago, the two helmets have yet to be cleaned and studied in a laboratory. Inside them, there might be some inscriptions, which are quite frequent in ancient armors, and these could help us to accurately reconstruct their history, perhaps even the identity of the warriors that wore them. Of course, these are just initial considerations, but they clarify many unknown details of that Eleatic history which happened more than 2500 years ago” – declares Osanna.

velia acropoli
Negau-type helmet
Velia

Greek name of the ancient Velia, Elea was one of the richest Poleis of the Magna Graecia. It was an ally of Rome during the Punic Wars, and it became a Roman municipality in 88 B.C. Its decline started from this moment: Rome cut it out of the trade routes, forcing the city (known as Velia) to reduce itself until it became a small fishermen village. During the 9th century, Velia was definitively abandoned in order to avoid malaria and the raids of Saracen pirates, except for the acropolis where the population took refuge and built a strong fortification. This small, fortified town took the name of Castellammare della Bruca and survived until the end of 1600. The first to realize the cultural and historical importance of the place was the archaeologist François Lenormant: the existence of an archaic structure which was antecedent to the main temple of the Acropolis was speculated since the 1920s. Unfortunately, due to the excavations that started during the last century, the surviving settlement of medieval age has almost been destroyed.

 

 

 

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NEWS | L’Acropoli di Velia riscopre elmi, armi e trofei

Presso l’Acropoli di Elea-Velia sono stati riportati alla luce, all’interno di una struttura rettangolare legata al tempio di Athena, alcuni trofei tra cui due elmi, uno calcidese e un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.

L’indagine archeologica

Sulla cima della città antica gli scavi hanno riportato alla luce i resti di una struttura rettangolare di notevoli dimensioni (18 x 7 metri di lunghezza). L’edificio in mattoni crudi è posto sotto il tempio dedicato alla dea Athena ed è ciò che rimane del più antico luogo di culto arcaico dedicato alla divinità. I risultati dell’indagine archeologica, afferma l’archeologo Francesco Uliano Scelza, hanno permesso di chiarire la topografia, l’architettura, la destinazione d’uso e la cronologia delle varie fasi dell’Acropoli. 

“La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio gli anni subito successivi alla battaglia di Alalia – fa notare il Direttore Generale dei Musei e Direttore Avocante del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna – mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a. C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza, aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo.”

Sequenza stratigrafica

I trofei

Nel tempio sono stati ritrovati diversi trofei come ceramiche dipinte contrassegnate dall’incisione IRE, ossia sacro, e diversi frammenti di armi: tra questi abbiamo i pezzi di un grande scudo decorato e due splendidi elmi, uno etrusco del tipo “a calotta”, o Negau (località slovena dove vennero rinvenuti per la prima volta), l’altro calcidese. I due elmi sono attualmente oggetto di studio in laboratorio, al loro interno si cercano iscrizioni che possano aiutare a ricostruire la loro storia.

“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura. Con tutta probabilità in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia, lo scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. circa, al largo del mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Liberati dalla terra solo qualche giorno fa, i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta più di 2500 anni fa.” – dichiara Osanna.

Elmo del tipo Negau

Velia

Nome greco dell’antica Velia, Elea fu una tra le Poleis più ricche della Magna Grecia.

Durante le guerre puniche fu alleata di Roma e nell’88 a.C. diventò municipio romano. Da qui la decadenza: Roma la tagliò fuori dalle rotte commerciali, costringendo la città (nota come Velia) a ridursi fino a diventare un piccolo villaggio di pescatori. Nel IX secolo Velia fu definitivamente abbandonata, per sfuggire alla malaria e alle incursioni dei pirati saraceni, ad eccezione dell’acropoli dove la popolazione si rifugiò costruendo una possente fortificazione. Il piccolo borgo fortificato prese il nome di Castellammare della Bruca e sopravvisse fino alla fine del 1600.

Fu l’archeologo François Lenormant a comprendere l’importanza storica e culturale del luogo: già dagli anni ’20 del Novecento s’ipotizzava l’esistenza di una struttura arcaica antecedente al tempio maggiore dell’Acropoli. Purtroppo, a causa degli scavi iniziati nel secolo scorso, l’abitato superstite di età medievale è andato quasi del tutto distrutto.

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NEWS | Rivive la Casa delle Vestali: il nuovo percorso del ParCo

Dal 6 luglio il Parco Archeologico del Colosseo apre al pubblico un nuovo percorso di visita. Dopo il restauro del santuario di Vesta, torna a rivivere il complesso della Casa delle Vestali.

Grazie a un lungo percorso di recupero conservativo e di studio, avviato nel 2013 da Patrizia Fortini e Maria Maddalena Scoccianti e proseguito da Irma Della Giovampaola, riaprono al pubblico, arricchiti da un nuovo allestimento museale, gli ambienti della casa delle vergini sacerdotesse incaricate della custodia del focolare sacro della città e di altri riti, tutti strettamente connessi con il culto domestico.

Casa delle Vestali
La Casa delle Vestali – foto: ParCo
Il percorso

Agli occhi dei visitatori si disveleranno gli appartamenti residenziali delle sacerdotesse, scelti per divenire spazi di un “museo diffuso”, con la ricontestualizzazione di alcune pregevoli sculture rinvenute nel corso degli scavi condotti nel Foro Romano alla fine del XIX secolo.

Oltre ad alcuni ritratti, vengono riposizionati nella loro collocazione originaria la statua che, secondo alcuni studiosi, raffigura probabilmente Numa Pompilio (secondo re di Roma, cui è attribuita l’istituzione del culto del fuoco e la creazione del sacerdozio delle vergini sacre) e una statua di Vestale esposta recentemente in una mostra a Tivoli (dove si conserva l’unica sepoltura nota di Vestale nel mondo romano) e ora finalmente restituita alla piena fruizione.

Casa delle Vestali
Il cortile della Casa delle Vestali – foto: ParCo

Tra gli ambienti oggetto del recente restauro si segnala la stanza della macina in pietra lavica, dove – stando alla tradizione e in attesa di ulteriori verifiche – le sacerdotesse di Vesta confezionavano la mola salsa, la focaccia sacra offerta alla divinità in occasione delle principali festività e, secondo alcuni, distribuita in piccoli pezzi ai credenti, quale atto di purificazione,  o, secondo altri, utilizzata per cospargere gli animali destinati al sacrificio, da cui il verbo “immolare”.

«Si tratta del primo passo di un complesso programma di ricerca e di restauro» – commenta Alfonsina Russo, direttore del Parco Archeologico del Colosseo – «che, oltre all’apertura al pubblico dell’intera Casa delle Vestali, prevede di ampliare l’offerta culturale con nuovi percorsi e spazi informativi diffusi in tutta l’area del Parco Archeologico del Colosseo, per coinvolgere il pubblico in una visita sempre più consapevole alla riscoperta di monumenti straordinari, patrimonio dell’Umanità, inseriti in un contesto naturale di rara suggestione».

Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo

La presentazione del nuovo percorso, alla presenza di Massimo Osanna, direttore generale Musei, è in programma per le ore 19.30 di oggi, 5 luglio 2021, con ingresso da via della Salara Vecchia a partire dalle ore 19.00.

Il cortile della Casa delle Vestali – foto: ParCo
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NEWS | Un meraviglioso carro da parata riemerge a Pompei

Pompei torna a stupirci ancora. Alla villa di Civita Giuliana è riemerso quello che l’archeologo, Massimo Osanna, direttore uscente del Parco Archeologico di Pompei, definisce un probabile Pilentum; si tratta di un carro da parata, un veicolo usato dalle élites  in contesti cerimoniali. Le operazioni, in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, annunciano il rinvenimento. Il carro è emerso integro nel porticato antistante alla stalla, dove già nel 2018 erano tornati in luce i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato.

Una scoperta eccezionale per Osanna, che annuncia questo ritrovamento unico. Anche il ministro Franceschini, sottolinea come questo rappresenti un importante avanzamento scientifico nelle ricerche archeologiche.

L’eccezionalità dei dettagli

L’eccezionalità del reperto deriva anche dalla sua straordinaria bellezza. Il carro a quattro ruote, mostra infatti tracce di dipinto rosso ed è rivestito da decorazioni a tema erotico. Gli archeologi pensano che questo possa essere ricondotto al culto di Cerere e Venere o, più probabilmente, potrebbe trattarsi di una scena di nozze. Presenta inoltre dei decori in stagno e bronzo, incredibili nella loro completezza: tracce degli antichi cuscini e anche delle funi per reggere le corone di fiori. Sono visibili anche le impronte di elementi vegetali, due spighe di grano che sono rimaste impresse su uno dei sedili. Sono emerse anche tracce dei resti lignei mineralizzati.

Grazie alle fonti storiche, come Claudiano e altri – Osanna conferma – sappiamo che questi carri potevano spesso essere dipinti in azzurro o in rosso. Venivano infatti utilizzati per cerimoniali religiosi o come veicoli di rappresentanza delle classi sociali emergenti.

Il progetto di scavo avviato in questa zona ha la funzione di cooperare nelle indagini con la Procura di Torre Annunziata, per arrestare il depredamento clandestino nella zona, dove erano stati praticati cunicoli per intercettare tesori archeologici. Obiettivo quindi, quello di salvare dall’azione di saccheggio, una delle ville più significative del territorio vesuviano.

Per un approfondimento delle strategie di scavo complete visita il questo sito.

(Fonte immagine di copertina: Parco Archeologico di Pompei)

http://pompeiisites.org/comunicati/il-carro-da-parata-di-civita-giuliana-lultima-scoperta-di-pompei/?fbclid=IwAR0o3f4Z10JHHYGV32F7c_A8455Fo2Bcjm1xASwDS3elXIKBGzZ1JhVNU8A
Vista a Laser scanner dell’area dello scavo ( dal Parco Archeologico di Pompei)

 

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NEWS | Polemica sulla nomina del Dir. Zuchtriegel, dimissioni nel comitato scientifico

A pochi giorni dalla nomina del trentanovenne Gabriel Zuchtriegel, come successore di Massimo Osanna alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, scoppia la polemica. Infatti, due dei quattro membri del comitato scientifico rassegnano le dimissioni, affermando la mancanza delle credenziali adeguate alla carica del nuovo direttore.

Chi sono i due contro la nomina di Zuchtriegel

Si tratta di Irene Brigantini, archeologa, ex-MiBACT dal 1981 e Professoressa all’Università L’Orientale di Napoli, e Stefano De Caro, ex direttore dell’Ufficio Scavi di Pompei ed ex Direttore generale dei Beni archeologici. All’interno dalla lettera di dimissioni al Direttore Generale dei Musei del MiBACT Massimo Osanna, riportata dall’ANSA, dichiarano: 

“Con decisione irrevocabile ed effetto immediato abbiamo deciso di dare le dimissioni. Con vivo disappunto, riteniamo non sussistano le condizioni minime per collaborare con il suo successore“.

Il nuovo Direttore Zuchtriegel, ex direttore del Parco Archeologico di Paestum, vanta un curriculum di tutto rispetto, che ha condotto il Ministro Franceschini alla sua nomina tra i tre candidati presentatigli.

Difatti, rapidamente è giunta la risposta del Dir. Osanna:

“Francamente non capisco la polemica. Zuchtriegel ha un curriculum scientifico eccellente, a Paestum ha fatto benissimo e a Pompei assicurerà una gestione del sito in piena continuità con quanto fatto da me in questi ultimi anni per il grande Progetto Pompei. Il fatto che Zuchtriegel abbia appena quarant’anni non penso possa essere motivo per non ritenerlo all’altezza. Anzi, credo che sia un valore ed un grande segnale di apertura verso le nuove generazioni“.

Anche il Ministro Franceschini dichiara di aspettarsi grandi risultati dal nuovo incaricato, sostenendo la sua scelta e ricordando il magnifico lavoro svolto a Paestum. Gabriel Zuchtriegel non è di certo il primo ad assumere il compito di direttore nel settore archeologico a meno di quarant’anni. Infatti, il Direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, fu incaricato alla medesima età e ha svolto un lavoro eccellente.

Gabriel Zuchtriegel e il Ministro Franceschini.

 

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NEWS | Svelato il nome del successore di Osanna a Pompei

Dopo ben sette anni Massimo Osanna, ormai ex direttore del Parco Archeologico di Pompei ed allo stato attuale direttore generale dei Musei Italiani, ha finalmente un successore. E’ l’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel. Classe 1981 e già direttore dal 2015 del Parco Archeologico di Paestum, sarà la nuova mente alla direzione di Pompei per i prossimi quattro anni; tutto ciò è stato annunciato da poco dal Ministro della Cultura Dario Franceschini al Colosseo dove è stata inaugurata da qualche giorno la mostra “Pompei e Roma”.

Chi è il nuovo direttore 

Zuchtriegel è laureato e dottorato con lode in Archeologia Classica, con una brillante carriera alle spalle nonostante la giovane età; dal 2019 è membro del Collegio dei docenti della Scuola Superiore Meridionale “Archeologia e Culture del Mediterraneo antico dell’Università di Napoli Federico II. Si è distinto nella direzione di Paestum per le campagne di scavo che hanno riportato alla luce un edificio di epoca dorica; secondo i primi studi si tratterebbe di un tempio eretto da artigiani vasai. Come ogni vita sotto i riflettori, però, non è mancato lo scandalo, fece molto discutere, infatti, nel 2016 la sua scelta di aprire il sito, con tanto di regolamento e tariffario, a riti civili e servizi fotografici. Una strategia inusuale dalle nostre parti per avere introiti da destinare alla manutenzione ed alla ricerca, ma non poi così poco diffusa in Europa.

Certo è che rimarranno indimenticabili, invece, le aperture notturne del Parco Archeologico di Paestum allietate da musica, letture, romantiche osservazioni dal telescopio e funamboli in bilico tra i templi al chiaro di luna. Il nuovo direttore, dunque, investe questo incarico facendo una promessa: “Racconterò la bellezza del Paese”. Lo speriamo vivamente perché, come ci tramanda Aristotele, La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione.

Dunque: Felicitas Gabriel Zuchtriegel!

Osanna
Massimo Osanna e il nuovo direttore Gabriel Zuchtriegel
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NEWS | Pompei, i dieci “finalisti” candidati alla direzione del Parco archeologico

A Novembre 2020, Dario Franceschini aveva nominato una commissione per la selezione del nuovo direttore di uno dei siti archeologici più famosi al mondo: Pompei.

Per la posizione di Direttore generale del Parco archeologico di Pompei si erano candidati in 44, il 23% dei quali stranieri. La commissione è presieduta da Marta Cartabia, Presidente emerita della Corte costituzionale e Professoressa Ordinaria di Diritto Costituzionale alla Bocconi.
Una commissione composta da esperti di alto livello scientifico – ha commentato il ministro Franceschini – che lavorerà nei prossimi mesi per selezionare il miglior profilo possibile per l’incarico di direttore del Parco archeologico di Pompei. Uno dei siti più famosi al mondo che rappresenta un’importante storia di rinascita del patrimonio culturale italiano degli ultimi anni. Alla commissione  gli auguri di buon lavoro.

Massimo Osanna, da oggi, lascia la guida degli scavi e non sarà più il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei. Tuttavia, svolgerà un nuovo ruolo all’interno del Ministero dei Beni Culturali, diventando il nuovo Direttore Generale dei Musei Italiani.

I finalisti

Giunge oggi la notizia dell’individuazione dei 10 “finalisti” su 44 che avevano fatto domanda.

La lista, che viene presentata in ordine alfabetico in modo da non rendere noti i punteggi di partenza, è stata pubblicata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

La procedura prevede colloqui con i candidati, che si terranno nelle date del 10 e dell’11 febbraio presso la sede del MIBACT, in Via del Collegio Romano a Roma. A seguito dei colloqui ci sarà un’ulteriore scrematura e saranno individuati tre nominativi. Spetterà poi al Ministro Franceschini la scelta finale.

La nomina del nuovo direttore sarà resa nota entro il 31 marzo.

Di seguito la lista con i nominativi in ordine alfabetico:

  1. Giovanni Di Pasquale
  2. Maria Paola Guidobaldi
  3. Giuseppe Carmelo Parello
  4. Renata Picone
  5. Federica Rinaldi
  6. Mirella Serlorenzi
  7. Francesco Sirano
  8. Pierfrancesco Talamo
  9. Giuliano Volpe
  10. Gabriel Zuchtriegel
Via delle Scuole, Pompei (© Wikimedia Commons)

Tra i finalisti, inoltre, spiccano i nomi di Francesco Sirano (attuale Direttore del Parco archeologico di Ercolano); Gabriel Zuchtriegel (attuale Direttore del Parco archeologico di Paestum e Velia); Maria Paola Guidobaldi (già Direttore degli scavi di Ercolano prima dell’autonomia gestionale) e, infine, Pierfrancesco Talamo (direttore nel 2019 dell’allora regionale Parco dei Campi Flegrei). Interessante la candidatura di Giuliano Volpe, accademico e archeologo, che tra il 2014 e il 2018 è stato Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e paesaggistici del MIBACT, partecipando alla cosiddetta “Riforma Franceschini”.

Non ci resta che attendere l’ultimazione delle ultime battute per scoprire chi sarà il nuovo Direttore generale del Parco archeologico di Pompei.

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NEWS | Il direttore del Parco di Pompei: “Io mi vaccinerò contro il Covid19”

“Io mi vaccinerò certamente e inviterò tutta la squadra di Pompei a farlo, la cultura e la scienza sono la nostra speranza per il futuro”. Lo ha dichiarato ieri all’ANSA Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei e della Direzione Generale Musei del MIBACT (Ministero dei Beni Archeologici e Culturali e del Turismo).

Questa è una dichiarazione importante in un momento in cui i musei italiani stanno pesantemente risentendo degli effetti della pandemia mondiale. Il settore della Cultura in Italia, infatti, nell’ultimo anno ha subito ripercussioni economiche e non solo (secondo Federcultura le perdite si aggirerebbero attorno al 40%, senza contare le perdite di indotto, le ricadute occupazionali e quelle per la ricerca scientifica in ambito culturale).

Massimo Osanna, archeologo, si è laureato in Lettere classiche nel 1985 e nel 1992 ha ottenuto il dottorato in Archeologia greca e romana. Dal 2014 al 2015 è stato Soprintendente speciale di Pompei e dal 2016 è direttore del Parco Archeologico. Inoltre, è Professore ordinario all’Università Federico II di Napoli. Infine, dal 2020 è Direttore Generale Musei del MiBACT.

L’archeologo che ha saputo ridare nuova vita a Pompei prende posizione insieme a tutto il suo staff, in favore della campagna vaccinale iniziata pochi giorni orsono.

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NEWS | Pompei tra cibo e botteghe: torna alla luce il Thermopolium (PHOTOGALLERY)

Pompei non smette di sorprendere nemmeno durante il lockdown natalizio. Infatti, la Regio V ha restituito un Thermopolium in buono stato di conservazione; si tratta di una struttura molto amata dai romani, un luogo di ristoro dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo: dal greco ϑερμός, «caldo» e πωλέω, «vendere».

Il Thermopolium è ubicato di fronte alla “Locanda dei Gladiatori”, quasi all’angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d’Argento. Era già stato individuato nel 2019 nell’ambito del Grande Progetto Pompei; un timido inizio degli scavi aveva riportato in luce il dipinto di parte del bancone a L con una Nereide con cetra che cavalca un ippocampo

Il bancone a L del Thermopolium con dipinto di Nereide con cetra che cavalca un ippocampo

Cosa bolliva in pentola al momento dell’eruzione?

Dalle parole di Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei MiBACT, il Thermopolium sembra esser proprio una fotografia di quel giorno nefasto del 79 d.C. Il grande bancone a L contiene dei recipienti in terracotta, dolia, ricavati nel suo spessore che contengono interessanti e, all’epoca, prelibati resti di cibo al loro interno.

All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologi, un archeobotanico, un archeozoologo, un geologo e un vulcanologo. Alle analisi già effettuate in situ saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia”, commenta Osanna.

Thermopolium
Lo studio dei resti nei dolia incassati nello spessore del bancone

Un grande team multidisciplinare ha permesso di scoprire molto in situ e tanto altro ci riserverà nei prossimi giorni di studio. L’archeozoologa Chiara Corbino ha individuato resti di una pietanza composta da mammiferi, uccelli, pesce e lumache. L’archeobotanica Chiara Comegna è intervenuta invece sul vino: doveva esser corretto con fave, che servivano per sbiancarlo e per correggerne il gusto; era infatti conservato in un dolium che aveva sul fondo una tegola: serviva a separare i legumi dalla bevanda senza contaminarla troppo. L’ambiente circostante al bancone doveva presentarsi così come in un altro dipinto, che ha come protagoniste delle galline appese e un gallo appollaiato vicino: questi e altri animali dovevano esser macellati e le loro carni cucinate e vendute nel locale.

Accogliente il Thermopolium, non tanto chi ci lavorava

Accanto al dipinto delle galline appese e del gallo appollaiato, protagonista di questa parte del bancone è un cane al guinzaglio. Desta stupore il ritrovamento di resti ossei di un cane a un passo di distanza dal dipinto; l’animale era adulto, ma di taglia piccola: sembra fosse attiva la selezione delle razze per gli animali da compagnia. Sembra quasi un monito alla maniera del Cave canem, ma sulla cornice dello stesso dipinto appare altro, un’iscrizione graffita: Nicia cinede cacator tradotto sulla pagina Facebook del MiBACT con Nicia cacatore, invertito; si tratta di un insulto rivolto al proprietario del locale o a chi ci lavorava, molto probabilmente un liberto. Le iscrizioni graffite erano vere e proprie forme di scrittura estemporanea realizzate attraverso strumenti casuali, anche trovati per strada; Pompei ne è piena: ci mettono a contatto con la vita quotidiana dell’epoca.

Thermopolium
Dipinto di cane al guinzaglio e iscrizione graffita sulla cornice

Vite intrappolate nel Thermopolium

La bottega sembra essere stata chiusa in tutta fretta e abbandonata dai proprietari, ma è possibile che qualcuno, forse l’uomo più anziano, sia rimasto al suo interno e sia morto nella prima fase dell’eruzione, schiacciato dal crollo del solaio. Il secondo potrebbe essere invece un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per racimolare qualcosa da mangiare e sorpreso dai vapori ardenti con in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto”, commenta Osanna.

Nel Thermopolium sono stati rinvenuti anche dei resti umani relativi a due individui. Uno di loro doveva avere una cinquantina d’anni, stando all’ipotesi dell’antropologa Valeria Amoretti; al momento dell’eruzione si trovava su una branda e pare che sia stato schiacciato dal solaio. Mentre le ossa del presunto fuggiasco sono ancora da indagare.

Non solo le ossa, ma tutto il complesso è ancora da studiare meglio. L’idea è di aprire le visite al Thermpolium nel periodo pasquale, in primavera.

Thermopolium
Resti ossei dietro il bancone del Thermopolium