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TEATRO | La maschera dalla preistoria al teatro classico

L’utilizzo della maschera risale alla preistoria, quando i cacciatori indossavano costumi zoomorfi per mimetizzarsi, come testimoniano le pitture rupestri sulle pareti delle Grotte dei TroisFrères, sui Pirenei francesi.

In antichità, la maschera rivestiva un ruolo misterioso e veniva utilizzata durante cerimonie sacre: colui che celebrava il rito la indossava per divenire altro da sé, per trasformarsi nel carattere o nella divinità rappresentati ed essere riconosciuto nel suo nuovo ruolo e volto dai partecipanti.

Non è un caso che la parola persona derivi dall’etrusco phersu, termine che indicava la maschera dell’attore, il personaggio, in greco pròsopon. Il concetto di persona è, inoltre, filosofico e sta a indicare l’individuo specifico all’interno della collettività e il ruolo sociale da costui rivestito.

Le maschere nell’antica Grecia

La nascita del teatro occidentale nell’antica Grecia coincide con l’ideazione e l’utilizzo delle prime maschere a scopo scenico, che avevano principalmente due funzioni: quella di rendere visibile l’attore anche per gli spettatori delle ultime file e quella di caratterizzare il personaggio, la cui mimica naturale del volto si sarebbe persa a causa delle dimensioni del teatro; inoltre, la maschera fungeva da cassa di risonanza, permettendo alla voce di venire amplificata e di raggiungere, in questo modo, tutta la platea.

Maschera teatrale

La tradizione attribuisce a Tespi l’invenzione della maschera, utilizzata nelle tragedie intorno al VI secolo a.C.. Inizialmente, essa consisteva in un telo di lino che, in seguito, venne dipinto di nero per i personaggi maschili e di bianco per quelli femminili: le compagnie teatrali, infatti, erano formate esclusivamente da uomini che dovevano interpretare personaggi di entrambi i sessi; la maschera li aiutava nei cambi rapidi di personaggio ed era corredata, spesso, da oggetti di scena e abiti differenti per ogni carattere rappresentato, così da permettere al pubblico di distinguere e di individuare all’istante il cambio di ruolo.

Inoltre, le maschere, a partire dal IV secolo a.C., iniziarono ad assumere caratteri fissi e prestabiliti per connotare i diversi archetipi di personaggi come il vecchio, il giovane, il padrone, il servo, il satiro, la donna, facilmente riconoscibili grazie anche all’utilizzo di espressioni, di accessori e di vestiario dai colori sempre uguali per lo stesso tipo di personaggio, gradualmente più definito nel corso del tempo. Questi accorgimenti servivano ad attribuire con sicurezza il carattere, la posizione sociale, il sesso e l’età dell’individuo interpretato.

I Mamuthones sardi

In Sardegna si sviluppò un altro tipo di tradizione, quella dei mamuthones, tra le più antiche maschere italiane. I performer indossavano pelli di capra e numerosi campanacci, che facevano risuonare mentre muovevano passi scanditi e decisi. La tradizione dei mamuthones era legata ai rituali, forse propiziatori, e gli attori sfilavano in processioni dal forte valore simbolico, ricche di pàthos.

Mamuthones sardo

THEATRE | The mask from prehistoric times to classical theatre

The use of the mask dates back to prehistoric times, when hunters wore zoomorphic costumes to camouflage themselves, as evidenced by the cave paintings on the walls of the caves of the deux frères, in the French Pyrenees.

In ancient times, the mask played a mysterious role and was used during sacred ceremonies: the one who celebrated the rite wore it to become other than himself, to transform himself into the character or divinity represented and be recognized in his new role and face by the participants.

It is no coincidence that the word ‘person’ derives from the Etruscan phersu, a term that indicated the actor’s mask, the character, in Greek pròsopon. The concept of ‘person’ is also philosophical and indicates the specific individual within the community and the social role played by him.

Masks in ancient Greece

The birth of western theatre in ancient Greece coincides with the conception and use of the first masks for scenic purposes, which had mainly two functions: that of making the actor visible also for the spectators of the last rows and that of characterizing the character, whose natural facial expression would have been lost due to the size of the theatre; moreover, the mask acted as a sounding board, allowing the voice to be amplified and thus to reach the entire audience.

 

Theatrical mask

Tradition attributes the invention of the mask to Thespis, used in tragedies around the sixth century BC; initially it consisted of a linen cloth which, later on, was painted black for the male characters and white for the female ones: the theatrical companies, in fact, were made up exclusively of men who had to play characters of both sexes; the mask helped them in rapid character changes and was often accompanied by props and different clothes for each character represented, so as to allow the public to distinguish and instantly identify the change of role. Furthermore, the masks, starting from the 4th century BC, began to assume fixed and pre-established characters to connote the different archetypes of characters such as the old, the young, the master, the servant, the satyr, the woman, easily recognizable thanks to the use of expressions, accessories and clothing in the same colors for the same type of character, gradually more defined over time. These measures served to confidently attribute the character, social position, sex and age of the individual being interpreted.

The Sardinian Mamuthones

In Sardinia another type of tradition developed, that of the mamuthones, one of the most ancient Italian masks. The performers wore goat skins and numerous cowbells, which they made ringing as they moved marked and decisive steps. The tradition of the mamuthones was linked to rituals, perhaps propitiatory, and the actors paraded in processions with a strong symbolic value, full of pàthos.

 

 

The Sardinian Mamuthones

Article translated and curated by Veronica Muscitto