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NEWS | Madeleine Cavalier al Museo Archeologico di Lipari

Domani, 20 giugno 2021, alle ore 11, ci sarà una conferenza al Castello di Lipari dal titolo Una chiacchierata con Madeleine. L’incontro si svolgerà in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia.

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Chi è Madeleine Cavalier

Madeleine Cavalier è l’archeologa francese che dal 1950 fino a pochi anni fa ha svolto la sua attività di ricerca e di studio soprattutto nell’arcipelago Eoliano, ma anche a Tindari, Milazzo e in altri siti siciliani. Lavorando quindi assieme a Luigi Bernabò Brea, ha contribuito in maniera determinante alla fondazione del Museo Archeologico di Lipari e allo sviluppo delle sue collezioni.

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Madeleine Cavalier in archivio – foto: Regione Siciliana

Non è possibile qui elencare gli innumerevoli e fondamentali scavi e gli studi da lei realizzati, molti dei quali assieme al grande archeologo Luigi Bernabò Brea. Possiamo ricordare, tuttavia, tra le molte onorificenze ricevute, la Medaglia di bronzo dal Ministero della Pubblica Istruzione per i benemeriti della Cultura e dell’Arte; nonché la nomina a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e a Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.

Cavalier e Brea – foto: Archivio Storico Eoliano

Durante le Giornate Europee dell’Archeologia, Madeleine Cavalier è a Lipari e domenica 20 luglio, assieme al direttore Rosario Vilardo ed all’archeologa Maria Clara Martinelli, incontrerà i cittadini dell’arcipelago Eoliano che tanto le debbono.

In copertina: Luigi Bernabò Brea con Madeleine Cavalier sugli scavi di Lipari.

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ARCHEOLOGIA | Le meraviglie del Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari

Luigi Bernabó Brea e Madeleine Cavalier

Il Museo Archeologico Regionale Eoliano Luigi Bernabò Brea, nato da un precedente Antiquarium e posto sull’altopiano conosciuto come “il Castello”, fu inaugurato nel 1954. La sua sistemazione fu fortemente voluta dallo studioso Bernabò Brea, a cui  è stato successivamente dedicato, e dalla celebre Madeleine Cavalier. Quest’ultima, dopo aver condotto scavi e ricerche di stampo preistorico sul territorio ligure, fu sua collaboratrice fin dal 1951, quando assunse la direzione scientifica degli scavi a Lipari e di tutta l’attività archeologica nelle isole Eolie. La collaborazione tra i due ha significativamente ampliato la precedente collezione museale, tanto che si è resa necessaria l’apertura di nuovi poli. Oggi il Museo Archeologico di Lipari si articola in ben 6 sezioni – Preistoria, Epigrafia, Isole Minori, Età Classica, Vulcanologia e Paleontologia del Quaternario – che hanno sede in altrettanti edifici. L’esposizione si avvale di un esaustivo apparato didattico, composto da pannelli nelle lingue italiano e inglese. Essa documenta lo sviluppo degli insediamenti umani e delle civiltà che si sono succedute nel tempo nell’Arcipelago Eoliano.

La Sezione Preistorica

La Sezione Preistorica si trova in un edificio del XVIII secolo che, sorto sui ruderi del monastero normanno, fu sede del Palazzo Vescovile. I reperti in esso conservati mostrano il susseguirsi delle culture dall’età Neolitica (fine V millennio a.C.) al Tardo Bronzo (XI-X secolo a.C.). I materiali provengono dagli scavi condotti nell’area del Castello e nelle zone che hanno dato nome alle culture susseguitesi. Da Piano Conte, ad esempio, ci arrivano le ceramiche tipiche dell’omonima cultura dell’Eneolitico Medio; da Castellaro Vecchio, invece, provengono le tracce dei più antichi insediamenti neolitici. A questi, si aggiungono i manufatti rinvenuti a Contrada Diana e Spatarella. In tale sezione, per l’Età del Bronzo, sono esposti anche i reperti provenienti dagli insediamenti della cultura di Capo Graziano (Filicudi) e della cultura del Milazzese (Panarea).

Il percorso espositivo della Sezione Preistorica del Museo continua con le testimonianze dell’Ausonio I e dell’Ausonio II, i cui tipi ceramici sembrano analoghi a quelli del Tardo-Appenninico e alla cultura Protovillanoviana della penisola italiana. Infine, il percorso termina con le interessanti offerte votive, rinvenute all’interno del bòthros dedicato a Eolo, risalenti alla fondazione cnidia di Lipàra (580/576 a.C.).

La Sezione Epigrafica del Museo

La Sezione Epigrafica del Museo Archeologico di Lipari trova anch’essa posto nell’ex Palazzo Vescovile, all’interno della Sala X. Questa espone numerosi cippi e stele funerarie di età greca e romana, rinvenuti nell’area archeologica di Contrada Diana. Le iscrizioni recano i nomi dei defunti a cui, alle volte, si aggiungono formule dedicatorie o benauguranti. Il grande numero di reperti ha reso necessario la collocazione delle numerose stele anche nell’attiguo giardino, dove sono accompagnate da numerosi sarcofagi provenienti dalla stessa necropoli.

La Sezione delle Isole Minori

La Sezione delle Isole Minori del Museo Archeologico di Lipari, invece, è ubicata in un piccolo edificio di fronte alla Sezione Preistorica. All’interno delle sue vetrine, trovano posto numerosi reperti, provenienti dai contesti archeologici delle isole minori e databili tra il Neolitico Superiore e il Bronzo Medio. Punto saliente di questo percorso espositivo è la ricostruzione di una capanna dell’Età del Bronzo. Tale riproduzione, che occupa la zona centrale del padiglione dedicato all’Archeologia delle isole minori, è stata possibile mediante lo studio congiunto da parte di archeologi e archeobotanici.  

La Sezione Classica del Museo

Sala XIX con ricostruzione della trincea di scavo della necropoli dell’età del Bronzo

La Sezione Classica è, sicuramente, la più corposa e occupa il maggior numero di stanze all’interno del principale edificio novecentesco del Museo. Attraverso i tre piani a essa dedicati, i reperti sono esposti in modo da ricostruire il ricco quadro storico-culturale della città greco-romana. Oltre la Sala XX, in cui sono esemplificati i diversi tipi di sepoltura (sarcofagi e vasi di medie e grosse dimensioni), si segnala la Sala XIX, che propone una fedele ricostruzione della trincea di scavo della necropoli dell’Età del Bronzo, posta al di sotto dell’ex Piazza Monfalcone. Ai piani superiori si trovano esposti i numerosi reperti provenienti dai ricchi corredi funebri, tra i quali figurano le magnifiche maschere, suddivise per epoca e per tipo: si tratta di maschere della commedia e della tragedia greca e romana. Altri spazi espositivi sono dedicati alla collezione numismatica e agli oggetti di oreficeria.

La grande piramide delle anfore del Relitto A Roghi esposta nella sala XXVII

Da ultimo, fa parte della grande Sezione Classica l’ampia sala dedicata all’Archeologia subacquea. In questa sala troviamo esposti i carichi delle navi greche e romane disgraziatamente naufragate nelle acque dell’Arcipelago, nonché materiali di varie epoche, provenienti da discariche portuali in aree d’approdo oggi scomparse. Il visitatore è subito attratto dall’esposizione a piramide delle anfore del Relitto A Roghi di Capo Graziano, che occupa il centro della Sala XXVII. Successivamente, il visitatore prosegue il percorso espositivo attraverso i reperti di diverse epoche, magistralmente esposti in ordine cronologico.

La Sezione Vulcanologica

La Sezione Vulcanologica ha sede in un edificio del XIV secolo, accanto alla Sezione delle Isole Minori, che fu successivamente ampliato nel XVII secolo. La collezione è intitolata al grande vulcanologo Alfred Rittmann e mette in mostra la geomorfologia di origine vulcanica dell’arcipelago eoliano. Il percorso espositivo porta il visitatore ad osservare una serie di campioni geologici – tra cui la famosa ossidiana – e le ricostruzioni plastiche, che hanno lo scopo didattico di metterlo in contatto con gli aspetti produttivi ed economici dei diversi insediamenti umani che si sono succeduti sulle isole.

La Sezione Paleontologia del Quaternario

La Sezione di Paleontologia del Quaternario, infine, occupa attualmente una saletta posta nel settore sud-occidentale del Castello. La collezione prevede una serie di sedimenti e di fossili che dovevano essere presenti sulle diverse isole dell’Arcipelago Eoliano nel corso del Quaternario. Di notevole interesse è un frammento dello scudo di una tartaruga terrestre, inglobato nelle piroclasti di Valle Pera di Lipari e risalente a un periodo temporale compreso fra i 127.000 e i 104.000 anni fa.   

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ARCHEOLOGIA | Alla scoperta delle Isole Eolie: introduzione e cenni storici

Le Isole Eolie sono un arcipelago di origine vulcanica, amministrativamente compreso nel territorio della città metropolitana di Messina. L’arcipelago, la cui disposizione ha un’insolita forma a Y, è composto da sette isole vere e proprie, Lipari, Vulcano, Salina, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi, cui si aggiungono altri isolotti e scogli affioranti dal mare. Ben due delle sette isole, Vulcano e Stromboli, sono vulcani attivi e dal 2000 l’intero arcipelago è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.

L’eccezionale posizione geografica, proiettata verso lo Stretto di Messina e visibile dalle coste tirreniche della penisola italiana, ha favorito la centralità delle Isole Eolie sulle rotte commerciali e strategiche del Mediterraneo di tutte le età e le ha rese adatte all’insediamento di numerose popolazioni nel corso del tempo. Le dinamiche insediative sono state influenzate dalla natura vulcanica dell’arcipelago e dalla presenza, come a Lipari, di roccaforti naturali.

Cenni storici

La prima frequentazione delle Isole Eolie risale al Neolitico, precisamente al periodo tra il V e il IV millennio a.C., e si limita a piccoli abitati sorti a Lipari, nella piana di Castellaro, e a Salina, a Rinicedda (Leni), mentre sulle restanti isole si registrano solo insediamenti instabili. Le genti che vi si installavano dovevano provenire dalle vicine coste siciliane poiché la ceramica rinvenuta negli strati più antichi trova diretti confronti con le culture neolitiche della Sicilia Orientale. Il popolamento di queste due isole è legato all’agricoltura, con lo sfruttamento dei fertili suoli di origine vulcanica, e all’estrazione, lavorazione industriale e commercio di un tipico prodotto del vulcanismo: l’ossidiana.

Ossidiana: cos’è e a cosa serviva

L’ossidiana è una pietra vetrosa vulcanica, con sistema cristallino amorfo, la cui formazione è dovuta al rapidissimo raffreddamento della lava. Nel periodo in cui l’occidente non era a conoscenza della tecnica di fusione dei metalli, essa rappresentava il materiale più duro in assoluto, superando anche la selce. L’ossidiana grezza veniva prelevata a Lipari e portata a Salina via mare dove, poi, veniva lavorata per ricavarne strumenti da taglio e altri oggetti da usare o scambiare. Gli scambi più frequenti avvenivano con la selce, roccia sedimentaria, e l’argilla, elementi di cui le isole erano sprovviste e che venivano importati dalla Sicilia.

Storia degli studi

La storia delle ricerche e degli studi archeologici risale agli ultimi decenni del XVIII secolo e ai resoconti degli esploratori, primo fra tutti Jean Houel che, nel suo “Voyage Pittoresque des isles de Sicile, de Malte e de Lipari”, ha dedicato ampio spazio alle antichità eoliane. Nel XIX secolo iniziano le prime ricerche nell’area della necropoli di contrada Diana a Lipari, grazie all’ufficiale della marina britannica W.H. Smyth e al Barone Enrico Pirajno di Mandralisca. Negli ultimi decenni del secolo, Giuseppe Scolarici, su commissione dell’imprenditore scozzese James Stevenson, ha ripreso e ampliato questi primi scavi, i cui primi rinvenimenti hanno destato l’interesse scientifico anche nei confronti delle isole minori. Nel XX secolo si colloca la pubblicazione di Giudo Libertini sullo stato di conoscenza archeologica e storica delle Eolie, ma solo con Paolo Orsi si avrà il primo scavo archeologico scientificamente condotto e documentato. 

La vera svolta per la conoscenza archeologica delle Eolie si ha con Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, ai quali si devono numerose ricerche e scoperte, di fondamentale importanza nel quadro dell’archeologia mediterranea, e la creazione del Museo Archeologico Eoliano nel 1954, oggi regionale.