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UCRAINA | Braccio di ferro per la contesa del Lugansk

132esimo giorno di guerra. Mosca fa sapere di aver occupato tutta la regione del Lugansk, mentre Kiev smentisce. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si mostra pessimista sulla situazione. 

L’avanzata russa nel Lugansk

La Russia afferma di aver conquistato la città di Lysychansk e l’intera regione del Lugansk nell’Ucraina orientale. Lo fa sapere il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, citato da Interfax. Sabato Kiev aveva smentito la presa dell’ultima città del Lugansk ma successivamente il consigliere di Zelensky, Oleksiy Arestovych, ha ammesso la possibile caduta della città gemella di Severodonetsk

Sergey Shoigu, Ministro della Difesa russa.
La smentita da Kiev

Tuttavia, il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Yuriy Sak, ha dichiarato alla BBC che la città di Lysychansk non è sotto il “pieno controllo” delle forze russe, nonostante Mosca abbia affermato che la città è caduta. Ha aggiunto, però, che i combattimenti in città sono molto “intensi da un bel po’ di tempo“, con le forze di terra russe che attaccano senza sosta.

Sak ha poi continuato ribadendo che l’Ucraina non è fuori dai giochi neanche nel Donbass. “La battaglia per il Donbass non è ancora finita. Anche se la Russia conquista tutto il Lugansk non siamo al game over”, ha detto il portavoce, affermando infine che l’Ucraina è fiduciosa e sta ricevendo sostegno dai suoi alleati occidentali.

Yuri Sak, Ministro degli affari Esteri Ucraino.
I rischi posti da Zelensky

Incline al pessimismo, invece, Volodymyr Zelensky che, nel corso di un briefing con il premier australiano Anthony Albanese, espone la situazione difficile nel Lugansk. “Ci sono rischi che l’intera regione del Lugansk venga occupata dai russi. Ma la situazione può cambiare ogni giorno”, ha detto il presidente ucraino. Poi continua: “Ci sono combattimenti alla periferia di Lysychansk, nella regione di Lugansk, ma la città non è completamente sotto il controllo russo”. Infine, sottolinea che le forze armate ucraine stanno facendo il possibile per accelerare la fornitura di armi, cosa che li avvantaggerebbe sulla Russia. 

Volodymyr Zelensky, Presidente dell’Ucraina.
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UCRAINA | Nessuna tregua per Kiev: continuano i bombardamenti

Kiev continua a non avere tregua dai bombardamenti. Nella mattinata di domenica 26 giugno, infatti, dei missili da crociera russi hanno attaccato tre centri di addestramento militare. Si contano un morto e quattro feriti. Dure le reazioni dal G7 del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, mentre Klitschko definisce l’attacco simbolico.

I dettagli dell’attacco

L’attacco è avvenuto alle 6:30 ore locali e, secondo il deputato ucraino Oleksiy Gancharenko, sono stati almeno 14 i missili lanciati sulla capitale. Diverse sono invece le testimonianze delle esplosioni: il Kiev Independent parla di tre deflagrazioni, mentre i social di quattro esplosioni causate da missili da crociera russi. Il  ministero della Difesa russo, in un comunicato, ha confermato che le forze russe hanno colpito tre centri di addestramento militare nell’Ucraina settentrionale e occidentale, di cui uno vicino al confine polacco. I bombardamenti sono stati effettuati con “armi ad alta precisione delle forze aerospaziali russe e missili Kalibr” da crociera, ha affermato il ministero nella nota. Mosca ha poi aggiunto che, tra gli obiettivi, c’è un centro di addestramento militare per le forze ucraine nel distretto di Starytchi, nella regione di Leopoli, a una trentina di chilometri dal confine polacco.

Oleksiy Goncharenko, deputato Ucraino
 
Il bilancio dei feriti e le reazioni

Sempre i media, inoltre, riportano il dato delle vittime e dei feriti dopo l’attacco. Ukrinform riporta che un civile è rimasto ucciso, con altri quattro civili estratti dalle macerie e portati in ospedale (tra cui una bambina di 7 anni).

A seguito degli attacchi, il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, parla di fronte ai giornalisti. “La nostra città è distrutta. Sono state distrutte più di 220 case dove vivono civili. I russi attaccano prima del summit della Nato, forse è un’aggressione simbolica“, ha detto il sindaco. Il presidente Usa Joe Biden, in Germania per il G7, ha invece definito un “atto di ‘barbarie” i bombardamenti russi. 

Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti

 

 

 

 

 

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UCRAINA | Una guerra destinata a durare nel tempo

La guerra in Ucraina arriva al suo cinquantunesimo giorno e, secondo quanto emerso nelle ultime ore, rischia di perdurare ancora per tutto l’anno. La situazione a Kiev, infatti, non migliora, con i russi che hanno aumentato il numero di bombardamenti. Sul fronte atlantico, invece, Joe Biden si è detto pronto ad andare a Kiev, fornendo anche nuove armi in Ucraina. Infine, la Finlandia e la Svezia pressano per aderire alla NATO. Tutti i dettagli degli ultimi aggiornamenti.

La situazione a Kiev

Secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, la capitale ucraina e la sua regione sono stati oggetto di numerosi attacchi da parte dei russi. Conferme arrivano dal portavoce del Ministero della Difesa russo Igor Konashenkov, dichiarando un attacco ad una fabbrica di armi della capitale: “Missili a lungo raggio Kalibr lanciati dal mare hanno colpito uno stabilimento alla periferia della capitale ucraina. Le officine per la produzione e la riparazione di sistemi missilistici antiaerei a lungo e medio raggio, così come i missili anti-nave, sono state distrutte”. Infine, continua l’ennesimo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca: secondo quanto detto dal Comitato operativo meridionale Ucraino, sono stati rilasciati dal governo di Kiev quattro soldati russi in cambio di cinque ucraini

Igor Konashenkov, Ministro della Difesa russo
Stati Uniti, da Biden a Kiev alle nuove armi in Ucraina

Joe Biden si è detto “pronto ad andare a Kiev“. Il presidente degli Stati Uniti, inoltre, ha rivelato che l’amministrazione USA sta valutando se inviare un alto funzionario in Ucraina. Tuttavia, poche ore più tardi, il portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha escluso la possibilità di mandare il presidente in Ucraina, e che la scelta ricadrà su un’altra figura. Secondo alcune indiscrezioni, a Kiev potrebbe andare il capo del Pentagono Lloyd Austin, oppure il segretario di Stato Antony Blinken. Proprio Blinken, parlando all’UE, ha lanciato l’allarme su un possibile prolungamento della guerra per tutto il 2022. L’indiscrezione, però, non è basata su alcun fondamento, tanto che il Dipartimento di Stato spiega le parole di Blinken come un modo per mettere fine al conflitto il prima possibile.

Nelle ultime ore, infine, il Pentagono ha mandato per la prima volta in volo le nuove armi destinate all’Ucraina. Un avvertimento forte e chiaro a Mosca, come dimostrato dalle parole del portavoce del dipartimento di Stato americano: “Avevamo avvertito la Russia che se avessero invaso l’Ucraina la risposta sarebbe stata senza precedenti. Come dice Biden, le grandi nazioni non bluffano”.

Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America
Finlandia e Svezia accelerano il loro ingresso alla NATO

La ministra finlandese per gli Affari europei, Tytti Tuppurainen, ha dichiarato che è “altamente probabile che la Finlandia entri nella Nato“, assieme alla Svezia. I due paesi sperano in un processo di candidatura più rapido possibile. Le motivazioni dietro a questa decisione le spiega sempre la ministra finlandese: “Ora c’è un profondo cambiamento nelle relazioni tra Russia e Finlandia che mi rattrista”. Poi conclude descrivendo le azioni della Russia come “brutali” e “un campanello d’allarme per tutti noi”.

Tytti Tuppurainen, Membro del Parlamento finlandese

 

 

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UCRAINA | Non solo vite umane: secoli di arte e storia inghiottiti dal vortice della guerra

Oltre ogni immaginazione l’Europa torna a essere scossa da venti di guerra, le bombe fendono il cielo e mentre, indifferenti, cadono al suolo, il presente e la speranza nel futuro vengono spazzati via. Non sono solo vite umane spezzate, oggi a essere in gioco è il segno tangibile del passato di un paese, un patrimonio artistico secolare che rischia di essere cancellato. 

 

Perdite inestimabili

Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio i bombardamenti a nord-ovest di Kiev hanno distrutto il Museo di Storia Locale di Ivankiv. A darne comunicazione con un post su Facebook la direttrice della riserva storico-culturale di Vyshhorod, Vlada Litovchenko. Il Museo ospitava, tra le altre, le opere dell’artista naif  Maria Prymachenko, tra le più rappresentative dell’Ucraina, ammirata anche da Pablo Picasso. Le sue tele, raffiguranti per lo più animali fantastici, erano parte dell’immaginario collettivo ucraino, tanto da essere utilizzate per la produzione di francobolli locali. Della collezione, fiore all’occhiello del Museo, ben venticinque opere sono andate perdute, il che costituisce un attacco inestimabile al patrimonio artistico del paese.

Alcune delle tele della Prymachenko conservate al Museo, oggi distrutto

Altro importante sito, danneggiato durante l’attacco alla sede della televisione Ucraina, è il memoriale di Babyn Yar, in cui trovano sepoltura 34.000 ebrei uccisi dai Nazisti nel 1941, uno dei peggiori eccidi dell’olocausto.

Memoriale dell’olocausto danneggiato dai bombardamenti

A Kharkiv, inoltre, i bombardamenti russi non hanno lasciato scampo all’Università e alla piazza della Libertà, da cui si accedeva a uno dei più importanti musei di arte contemporanea della regione, il Yermilov Centre. 

Monumenti da salvare

La direttrice dell’Ukrainian Museum di New York, Maria Shust si mostra ancora incredula di quanto accaduto e profondo è il timore che la volontà di Putin sia quella di cancellare, insieme all’Ucraina, anche la sua storia, il che non è poco, considerando che il paese ospita, tra gli altri, ben sette siti iscritti nella lista dei patrimoni dell’Unesco. La Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, risalente al 1037, un vero e proprio gioiello, il centro storico di L’viv (Leopoli), che conserva intatta la topografia tardo medievale, o l’Arco geodetico di Struve, progettato nel XIX secolo da W. V. Struve per calcolare forma e dimensioni della Terra. Senza dimenticare la scalinata Potemkin a Odessa e il suo Museo d’Arte che include alcuni tra i primi quadri realizzati da Kandisky , tutte pietre miliari dell’arte che oggi rischiano di scomparire per sempre.

La splendida Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, tra i monumenti più a rischio

 

Resistere proteggendo la propria storia 

Nelle città ucraine è ormai dunque irrefrenabile la corsa contro il tempo avviata al fine di preservare dalla distruzione il patrimonio storico e architettonico, uno sforzo immane da parte di restauratori e volontari che non si rassegnano alla cancellazione della propria identità storico-artistica. Devastanti, quanto commoventi, le immagini di questi ultimi giorni: opere avvolte da materiali protettivi ignifughi, lana di vetro, lamine speciali e sacchetti, una parte dell’identità ucraina “impacchettata” nella speranza che la polvere della guerra non si posi su di esse, velandone per sempre la bellezza. È il caso della cosiddetta Firenze dell’Est, L’viv (Leopoli), la cui piazza del mercato ospita le statue di Nettuno, Anfitrite, Artemide e Adone, personaggi della mitologia greco-romana:

 

         
       

La stessa scena si è ripetuta nei giorni scorsi con la statua del Duca di Richelieu a Odessa:

 

                  

Da considerare anche il caso di monumenti temporaneamente trasferiti in luoghi più sicuri con il progressivo intensificarsi del conflitto. È il caso della statua di legno del crocifisso, conservata nella Cattedrale armena di L’viv (Leopoli) e conservata all’interno di un bunker per assicurarne la conservazione, non succedeva dal tempo della Seconda Guerra Mondiale. 

               

Un grido dal mondo dell’arte 

Certo non è semplice trovare una soluzione al dramma che ha colpito il paese, insieme alla sua arte e storia, la direttrice del Museo di Odessa, Oleksandra Kovalchuk, fuggita in Bulgaria per salvare il figlio di un anno, sente di aver fatto un torto al Museo abbandonandolo e sottolinea l’assenza di sistemi antincendio, dovuta alla mancanza d’investimenti, causa probabile della perdita di gran parte del patrimonio artistico. Tuttavia, non si tratta soltanto di una questione culturale, ma anche politica, la stessa Kovalchuk afferma come l’obiettivo dei russi sia la distruzione dell’arte quale testimone di un’eredità, una storia diversa, un popolo diverso, per il quale, nella Federazione Russa, non ci sarà posto. A decidere di rimanere è stata, invece, Olesia Ostrovska-Liuta, direttrice del Mystetskyi Arsenal National Art and Culture Museum Complex di Kiev, la quale si dice sicura che l’attacco ai tesori dell’Ucraina sarà paragonabile alla distruzione di Dresda nella seconda guerra mondiale. Purtroppo, a causa dell’ottimismo del presidente che invitava alla tranquillità, non è stata avviata una pronta evacuazione delle opere, che si credeva avrebbe scatenato il panico, come sostenuto dal critico d’arte Konstantin Akinsha, per il momento si sta tentando di creare un archivio digitale completo delle opere. 

 

Scenari presenti e futuri

È impossibile proteggere da lontano collezioni e oggetti artistici, eppure ci sarebbe qualcosa che il mondo internazionale dell’arte potrebbe fare.  Come sostenuto da Patty Gerstenblith, professoressa di diritto alla DePaul University e fondatriceche del Comitato degli avvocati per la conservazione del patrimonio culturale, le istituzioni artistiche di tutto il mondo dovrebbero annullare qualsiasi scambio culturale con la Russia, oltre al fatto che il mercato dell’arte occidentale dovrebbe prepararsi a a intervenire contro un eventuale commercio illegale di opere d’arte e reperti archeologici ucraini saccheggiati durante l’invasione.

 

 

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UCRAINA | Crescono i dialoghi ma anche le vittime

Sedicesimo giorno di conflitto. Sono stati tanti i confronti avuti nell’ultimo giorno, in particolar modo quello tenutosi in Turchia tra Russia e Ucraina, ma non solo. Anche la Cina si è aperta al dialogo con l’Italia, nonostante un acceso botta e risposta con gli Stati Uniti. Nel frattempo, però, il territorio ucraino continua ad essere teatro di sanguinosi attacchi.

Botta e risposta tra Stati Uniti e Cina

Secondo quanto riportato dalla Cnn, la Segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, ha avvertito tutti quei paesi che non vogliono rispettare le sanzioni, compresa la Cina.  “Se la Cina, come ogni altro Paese, non rispetterà le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni verso la Russia pagherà un prezzo alto“. Poi continua: “l’amministrazione Biden è pronta a impedire alla Cina di ottenere apparecchiature e software americani o europei necessari a produrre semiconduttori“. 

Non è mancata la risposta di Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese: “Quando gestiscono le relazioni con la Russia, gli Stati Uniti non dovrebbero imporre le cosiddette sanzioni e la giurisdizione a lungo raggio su società e individui cinesi, e non dovrebbero danneggiare i diritti e gli interessi legittimi della Cina, altrimenti la Cina darà una risposta risoluta e decisa“.

Zhao Lijian, Portavoce del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese 

Incontro Di Maio-Li

Nella giornata di ieri, però, la Cina ha anche dialogato con l’Italia

Tramite una videochiamata, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo cinese Wang Yi si sono confrontati sullo sviluppo della guerra di Ucraina. “Con il collega Wang Yi abbiamo concordato sforzi congiunti per un percorso di pace. Ribadito che il coordinamento della comunità internazionale è l’unica via per raggiungere una soluzione diplomatica. Ho espresso ferma condanna per l’aggressione russa e ribadito sostegno al popolo ucraino”. Ha detto Di Maio su Twitter, al termine della videochiamata. 

Luigi Di Maio

Colloqui Russia-Ucraina in Turchia

Argomento di nicchia è stato il quarto round di colloqui tra Russia e Ucraina, avuto luogo ad Antalya (Turchia) tra Sergei Lavrov e la controparte ucraina Dmytro Kuleba.

L’incontro si è tenuto alle 10:45 ora locale (8:45 in Italia) e non ha portato a grandissimi risultati. “Non abbiamo fatto progressi sul cessate il fuoco, nonostante io abbia fatto del mio meglio per trovare una soluzione diplomatica. Abbiamo affrontato la questione del cessate il fuoco di 24 ore per ragioni umanitarie. Non abbiamo fatto progressi su questo, purtroppo. Sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia “. Ha detto Kuleba, che apre al futuro: “Sono pronto a incontrare nuovamente Lavrov se ci saranno prospettive concrete”.

D’altro canto, Lavrov fa sapere “Siamo per la soluzione dei problemi ma abbiamo avuto la conferma che non abbiamo alternative. Le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina potrebbero spargersi attraverso l’Europa. Sono pericolose. Vogliamo che l’Ucraina sia neutrale“. Poi anche lui conclude ad una possibile apertura di dialogo da parte di Putin: “Il presidente Putin non ha mai negato contatti. non rifiuta un incontro tra presidenti ma bisogna fare prima tutto un lavoro preparatorio. L’Ucraina ci ha detto che ci darà risposte concrete, noi attendiamo”.

 

Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa

 

Contatti tra Scholz, Macron e Schröder con Putin

Intanto, come annunciato da Dmitri Peskov, Putin ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla crisi in Ucraina.

Secondo quanto si apprende da fonti del governo tedesco, della telefonata è emerso che “Germania e Francia hanno chiesto una tregua immediata“. Inoltre, Scholz e Macron hanno “insistito sul fatto che la soluzione a questa crisi debba arrivare dalle trattative fra Ucraina e Russa”. I tre leader hanno infine deciso di sentirsi di nuovo nei prossimi giorni. 

A sorpresa, però, anche l’ex cancelliere Gerhard Schröder ha incontrato l’amico Putin. Lo riporta la Bild, affermando che il governo tedesco e l’Spd non sapevano di questo incontro. Schröder sarebbe andato a Mosca su richiesta del governo ucraino, per mediare la pace. Il partito di Schröder, infatti, ha preso le distanze dalla guerra, esortandolo a lasciare i suoi incarichi in Russia. Schröder è presidente del consiglio di sorveglianza del colosso petrolifero Rosneft, e candidato ad entrare in quello di Gazprom.

Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa

Novità a Chernobyl

Nei giorni passati, Kiev aveva accusato le forze russe di aver scollegato l’impianto nucleare della centrale di Chernobyl dalla rete. Lo ha fatto sapere anche l’Aiea, dichiarando di aver “perso il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia di Chernobyl”.

Nell’ultimo giorno del conflitto, l’argomento ha tenuto banco, creando non pochi contrasti. Yevgeny Grabchak, vice ministro dell’energia russo, ha fatto sapere che la Bielorussia ha fornito energia elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl, che è attualmente sotto il controllo delle forze armate russe. Ha detto: “Gli ingegneri energetici bielorussi hanno assicurato la fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl, che è sotto il controllo delle forze armate russe”. Tuttavia, l’Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che gestisce le quattro centrali nucleari nel Paese, ha definito “fake news” la notizia annunciata da Mosca secondo la quale esperti bielorussi avrebbero ripristinato la fornitura di elettricità a Chernobyl. 

Centrale Nucleare di Chernobyl

Numeri di vittime e profughi in crescita

Non si fermano, intanto, il numero di profughi e vittime. Il sindaco di Kiev ha fatto sapere che metà della popolazione è fuggita dalla capitale ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Nel complesso, fa sapere l’agenzia delle nazioni unite, sono oltre 2,3 milioni i rifugiati dall’inizio del conflitto in Ucraina, 112.000 di questi cittadini di altri paesi (fonte dell’Unhcr). Sono poi rimasti uccisi 71 i bambini in Ucraina dall’inizio della guerra. Lo ha annunciato Liudmyla Denisova, incaricata dei Diritti umani al Parlamento ucraino. 

Ma ad aver fatto maggiore notizia è stato l’attacco delle forze russe all’ospedale pediatrico di Mariupol. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che tre persone sono rimaste vittime, di cui una bambina. La Russia, però, smentisce di avere bombardato l’ospedale, definendo le accuse di Kiev “fake news” e sostenendo che l’edificio in questione era un ex ospedale pediatrico ora occupato dalle truppe. “È così che nascono le fake news”, ha affermato Dmitry Polyanskiy, rappresentante della Russia alle Nazioni Unite. La BBC fa anche sapere di un bombardamento che ha colpito un edificio residenziale a Kharkiv e il villaggio di Slobozhanske, nel sud-est del paese. L’attacco ha causato 4 morti, di cui la metà erano bambini

Guerra

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UCRAINA | Due settimane di un conflitto che non accenna a placarsi

Quattordicesimo giorno del conflitto ucraino. A distanza di due settimane dallo scoppio della guerra, la situazione non accenna a placarsi, nonostante alcuni leggerissimi passi avanti (si spera) sulle trattative che, nella giornata odierna, potrebbe concretizzarsi o sfumare del tutto. Ma proviamo a schematizzare quanto successo tra ieri e oggi, con le novità più importati da segnalare nelle ultime 24 ore.

Zelensky: “Possibile compromesso su Donbass e Crimea”

Tra gli ultimi aggiornamenti, spiccano senz’altro le parole di Volodymyr Zelensky

In una intervista ad Abc, il presidente ucraino si è espresso in merito all’indipendenza del Donbass e della Crimea: – “Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno, possiamo discutere e trovare un compromesso“. Il leader ucraino ha poi continuato: – Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori”E conclude: – “È questione più complicata di riconoscere e basta, questo è un altro ultimatum e non siamo pronti per un ultimatum. La cosa importante è che Putin cominci a dialogare“.

La neutralità della Cina

Un dialogo che, invece, la Cina sarebbe disposta ad accettare.

Dopo un confronto tenutosi a Parigi con Macron e Scholz, infatti, il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato la posizione della Cina sul conflitto. Pechino chiede di “lavorare insieme” per ridurre le conseguenze della crisi in Ucraina, bocciando le sanzioni “che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento”, trascinando al ribasso “l’economia mondiale, che è sotto il pesante impatto della pandemia” del Covid-19 e “saranno dannose per tutte le parti”. 

Biden: “Stop embargo gas e petrolio russo in USA”

D’altro canto, risulta più netta la posizione degli Stati Uniti

Il presidente Joe Biden, direttamente dalla Casa Bianca, ha infatti confermato il divieto di importazione di petrolio e gas russo nel paese a stelle e strisce: – “Gli Stati Uniti stavano già avvicinando i livelli record di produzione di carburante e gas. Questa guerra ci ha dato un motivo in più per diventare, sul lungo periodo, indipendenti dal punto di vista energetico“. Biden ha poi vantato l’accordo bipartisan in Usa sull’embargo all’energia russa, ma ha detto di capire che molti alleati non sono in grado di allinearsi su questa misura. Infine rassicura il mondo: – “Putin non vincerà, potrà conquistare le città ma non un intero Paese”.

In tutta risposta, Putin ha firmato un decreto che permette al governo di stilare, entro due settimane, una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di export e import per “salvaguardare la sicurezza della Russia”. Il divieto riguarderà, secondo quanto precisa Interfax, prodotti finiti e materie prime

Cresce il numero di rifugiati 

Mentre continuano i negoziati, l’ONU ha fatto sapere che il numero di persone fuggite dall’Ucraina ha superato la soglia dei 2 milioni. Tra questi, scrive su Twitter il portavoce dell’UNICEF James Elder, almeno un milione sono bambini.

Ma la vera emergenza la riporta l’OMS, che ha comunicato l’imminente fine delle forniture mediche. Catherine Smallwood, responsabile emergenze dell’Oms per l’Europa, ha dichiarato al “Guardian” le cause di questa improvvisa carenza, ricercabile nei continui attacchi ad ospedali ed ambulanze. A dimostrazione della sua tesi, Smallwood riporta una statistica alquanto rilevante: almeno nove persone sono morte in 16 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio dell’invasione. Anche i media ucraini sembrano rispecchiare a pieno la statistica, riportando la completa distruzione dell’ospedale di Izyum da parte delle truppe russe. 

Aumentano, infine, i profughi in Italia: il numero è salito a 21mila, 4mila in più rispetto a 48 ore fa. Le principali città di destinazione continuano ad essere Roma, Milano, Napoli e Bologna.

La situazione a Kiev e dintorni

Le cose non migliorano a Kiev.

Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha riferito che dall’inizio dell’attacco russo in Ucraina sono morti 38 bambini e oltre 70 sono rimasti feriti. Anche se i dati non sono certi, precisa Reznikov, complessivamente si contano almeno 400 morti e 800 feriti. Il ministro ha poi concluso dicendo che i missili russi hanno distrutto più di 200 scuole, 34 ospedali e 1.500 edifici residenziali. In molte zone periferiche, invece, è stata addirittura interrotta l’evacuazione accordata. A Mariupol, ad esempio, la Russia tiene in ostaggio 300mila civili. Stessa sorte, come riportato dall’agenzia ucraina Unian, è toccata a Sumy, che non solo ha visto l’evacuazione interrompersi, ma è stata anche attaccata da continui bombardamenti durante la notte dalle forze russe. Si contano almeno 9 vittime, di cui 2 bambini.

 

 

 

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UCRAINA | Il conflitto all’alba del tredicesimo giorno

Il conflitto in Ucraina arriva al tredicesimo giorno. Molti civili continuano a morire sotto i bombardamenti, con i tanks russi che hanno raggiunto la capitale Kiev proprio in questi ultimi istanti.

 
ORE 8, La posizione della Cina

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha parla di “amicizia duratura e solida come una roccia” con la Russia, affermando che i due Paesi contribuiranno a portare “pace e stabilità” nel mondo. Nonostante questo, però, il ministro continua dicendo che la Cina è disposta a “fare le necessarie mediazioni” e a partecipare allamediazione internazionale” sulla crisi in Ucraina.

 

ORE 10, Mosca apre 6 corridoi umanitari, ma Kiev…

Il Cremlino ha dichiarato una tregua alle armi per permettere l’attivazione dei corridoi umanitari. Lo riferisce Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russa: – “Un cessate il fuoco è stato dichiarato dalle 10 di stamane, ora di Mosca, e sono stati aperti sei corridoi umanitari: uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya e Rostov sul Don, uno da Kharkiv a Belgorod e due da Sumy a Belgorod e Poltava”.

Kiev, tuttavia, vede con scetticismo l’apertura dei corridoi verso i paesi confinanti (Bielorussia e Russia), tanto che Zelensky ha giudicato la proposta della Russia “completamente immorale“. A questo, infine, si aggiungono gli ostacoli nell’evacuazione della città di Mariupol. A riportarlo è Dominik Stillhart, funzionario del ICRC, che ha parlato di “situazione estremamente pericolosa” a causa della strada minata.

 

ORE 15/18 Terzo colloquio Ucraina-Russia, progressi sui corridoi umanitari

Le cose cambieranno dopo il terzo round di negoziati tra Russia e Ucraina. Il colloquio, previsto dapprima alle ore 12:00 (orario italiano), è invece cominciato alle ore 15:20, avendo dei risvolti positivi. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, mostra la sua soddisfazione con un Tweet: – “Il terzo round dei negoziati è finito. Ci sono piccoli sviluppi positivi nel miglioramento della logistica per i corridoi umanitari”. 

 

Incontro Draghi-Von der Leyen e la “Black list” della Russia

In mattinata c’è anche stato l’incontro a Bruxelles tra Mario Draghi e Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione UE. L’obiettivo principale dell’incontro è stato la discussione e l’attuazione di nuove sanzioni verso Mosca, dicendo basta alle dipendenze dal gas russo: – “L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi.” Ha dichiarato il premier italiano. Conseguentemente alle sanzioni, il governo russo ha stilato una lista di “Paesi ostili” che si sono schierati a favore delle sanzioni contro Mosca. Tra i paesi, oltre all’Ucraina, compaiono l’USA, la Gran Bretagna, i Paesi membri dell’UE (Quindi anche l’Italia), il Giappone, la Corea Del Sud, la Svizzera e la Nuova Zelanda.

 

Situazione rifugiati

Arrivano anche aggiornamenti sul numero di persone fuggite dall’Ucraina. Secondo i dati riportati dall’ Unhcr, il numero di rifugiati ha raggiunto un totale di 1.708.436, un milione di questi giunti in Polonia. Oltre 230.000, invece, sono giunti in Moldavia, che ha fatto sapere, tramite il proprio premier Natalia Gavrilița, di essere  “al limite delle sue capacità di accoglienza”. Per quanto riguarda l’Italia, infine, il numero di profughi ammonta ad oltre 17.000. La conferma arriva da Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento di protezione civile

 

Continuano i bombardamenti a Kiev

Non cessano, infine, i bombardamenti a Kiev e nelle sue zone periferiche.

Il sindaco di Gostomel, Yuri Illich Prylypko, è stato ucciso dai russi. Lo hanno dichiarano le autorità cittadine: – “Il primo cittadino di Gostomel, Yuri Illich Prylypko, è morto mentre distribuiva il pane agli affamati e medicine ai malati”. Non viene specificato quando è accaduto il fatto, l’unica certezza è che l’uomo sia stato raggiunto da uno sparo insieme ad altri due uomini. Ma Gostomel non è stato l’unico comune sotto attacco: – “Feroci battaglie sono in corso vicino a Kiev. Il nemico sta distruggendo Bucha, Hostomel, Vorzel, Irpin con particolare furia. Stanno uccidendo deliberatamente i civili”. ha affermato Vitalij Klyčko, sindaco di Kiev. Non è esente da attacchi neanche la capitale, che nella giornata odierna è stata teatro di un bombardamento in un panificio. Si contano 13 morti.  

Sempre sui bombardamenti, Zelensky ha spiegato di aver parlato con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: – “Abbiamo discusso della minaccia agli impianti nucleari, il bombardamento dei civili e delle infrastrutture cruciali. Dobbiamo fermare questo. Ho sollevato la questione dell’adesione dell’Ucraina all’Ue. Il popolo ucraino lo merita”. 

 

 

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UCRAINA | Dalla ”Rus’ di Kiev” alla guerra odierna: le motivazioni storiche del conflitto

All’alba dell’invasione dell’Ucraina il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin si è pronunciato in modo lucido, strutturato, capace di coinvolgere l’uditore e di trasportarlo lungo sentieri già tracciati nella mente di chi ha elaborato quelle parole. A fronte di una situazione decisamente tesa, per molti il preludio di una terza guerra mondiale, si sarà notato come gli accenni all’Ucraina siano stati rispettosi, in una forma quasi commossa, come se questa nazione fosse vittima degli eventi, un’entità da proteggere, nonostante sia proprio l’esercito russo ad aver sferrato l’attacco che ne minaccia la stabilità e l’esistenza.
Vale, quindi, la pena chiedersi quale sia il fondamento di questa scelta puramente retorica. La storia è spesso vittima della propaganda che la deforma a piacimento. A tal proposito, le parole di Putin, in più di un’occasione, hanno accennato ad un passato che lega l’aggredito a chi lo vessa. Si faccia però attenzione: i riferimenti fatti dal presidente russo mirano a instillare la percezione di una Russia ed un’Ucraina come anime gemelle di una singola entità ancestrale che poi fu scissa. Vero, in parte, impossibile negarlo, ma, al tempo stesso, la fragilità di tale revisione è utile solo a far breccia nella coscienza di un occidente ignorate che ancora immagina l’est Europa al pari di una grande steppa attraversata da orde di unni e mongoli – tuttalpiù, rifacendosi alle parole di Annunziata e Di Bella, da schiere di “camerieri, badanti e amanti” in fermento.
All’origine dell’idea di Russia e Ucraina
Contesto geopolitico europeo agli inizi del IX secolo.

Russia e Ucraina non hanno un’origine comune, almeno quanto la nazione Italia non nasca nell’antica Roma. Tuttavia, l’elaborazione di un “mito di fondazione” è spesso necessario, intimamente, per affermare il proprio diritto di esistere e di abitare una certa terra, per difenderla, ma anche per legittimare la conquista di un paese straniero, come sta avvenendo in questi giorni. Attraverso una distorsione squisitamente romantica, allora, sì: Russia e Ucraina nascono dallo stesso seme, sono state lo stesso fusto, per divenir poi l’una il ramo dell’altra. Ad essere più precisi, il principio storico a cui ci si riferisce non è prettamente “di casa”, ma viene addirittura da lontano, dalla Scandinavia quando forse, in un incredulo sbattere di palpebre, fu determinato il nostro presente. In sintesi, secondo la Cronaca degli Anni Passati, le tribù dei Čudi, Slavi, Meri e Kriviči, stanziate nelle regioni est europee, si appellarono al popolo variago dei Rus’ nel 862 d.C., così da farsi governare da un potere esterno, imparziale, che portasse ordine tra le varie fazioni. Fu così che, secondo la tradizione, i fratelli Rjurik, Truvor, e Sineus risposero alla chiamata, ma solo Rjurik sopravvisse tanto da fondare una dinastia: i Rjurikidi, soppiantati poi dai Romanov nel 1613 d.C. Con il successore di Rjurik, Oleg, si entra in un capitolo storico di fondamentale importanza: la conquista di Kiev, attuale capitale dell’Ucraina, comportò l’inizio allo stato della Rus’ di Kiev, e l’importanza di questo centro politico fu tale da guadagnarsi il titolo di Madre d’ogni città della Rus’

Contesto geopolitico europeo agli inizi del XI secolo.
Il passato come un intreccio di storie

A scanso di equivoci, il territorio osservato non è un’enorme steppa desolata, ma un contesto vivace e dinamico, soprattutto dal punto di vista commerciale. Lo stato Rus’ (Russia ante litteram) ebbe come illustri vicini l’impero bizantino e l’impero bulgaro, con i quali arrivò a scontrarsi o a stringere rapporti d’intesa. Non si dimentichino nemmeno i tentativi abbasidi d’inserirsi nella realtà est europea, cercando l’appoggio dei Bulgari del Volga contro i Cazari. Curiosamente, il resoconto di viaggio scritto da Aḥmad ibn Faḍlān, nel 921 d. C., oltre a fornire una delle più dettagliate testimonianze circa gli usi e i costumi dei Rus’, fu poi d’ispirazione per il libro Mangiatori di morte da cui fu tratto il film Il 13° guerriero, tanto per intendere come la storia sia un intreccio infinito. La Rus’ di Kiev venne, quindi, plasmata in un contesto politicamente vario ed articolato, affermandosi stabilmente nei territori che oggi fanno parte della Russia, della Bielorussia e dell’Ucraina, così da legittimare l’idea di un popolo unico diviso attualmente in tre stati diversi. 

Funerale di un guerriero Rus’ su ispirazione del resoconto di Aḥmad ibn Faḍlān (Siemiradzki,1883).
La necessità di non ricordare

Grossomodo, la ricostruzione proposta è alla base degli accenni fatti da Putin ai principi di unità storica che legherebbero i Russi ai vicini Ucraini: “L’Ucraina non è uno stato vicino, ma parte della nostra storia”. Giustamente, ai fini della propaganda, non sono presi in considerazione gli sviluppi più recenti che portarono all’idea di un paese indipendente dal suo invadente vicino di casa, sia politicamente che culturalmente. Dinamiche ben più vicine alla realtà odierna di quanto non siano i fatti altomedievali. L’unità della Rus’ di Kiev terminò, infatti, già nel XIII secolo quando lo stato si frammentò in una serie di principati, separati ancor più tra loro dalle successive ingerenze mongole e tartare. In tempi relativamente veloci, il bacino ucraino e bielorusso si ritrovò coinvolto nelle dinamiche dell’Europa centrale, al contrario dei territori russi rivolti a oriente. L’Ucraina, in particolare, conoscerà il dominio del Khanato dell’orda d’Oro, poi l’intromissione dei Cosacchi che con forza reclamarono una propria indipendenza; quindi, la divisione tra Granducato di Lituania, il regno Russo, il khanato di Crimea, l’Ungheria e il principato di Moldavia. Un caleidoscopio di influenze e nazioni tra le quali, nel territorio conteso, la Russia seppe essere una costante: dapprima in possesso della parte orientale dell’Ucraina, in particolare il Donbass; poi, alla fine del XVIII sec., annettendo i territori cosacchi, strappando la Crimea all’impero Ottomano, e ottenendo i territori appartenuti alla Polonia. Va da sé, che in un tale contesto frammentario lo spirito identitario della prima Rus’ già si era perso, cosa che nei fatti comportò successivamente la necessità di russificare il territorio ucraino. Le vicende dell’ultimo secolo meritano, tuttavia, un’analisi a parte essendo troppo vicine al contesto odierno, ben più delicate ed impattanti tanto che sarebbe un’offesa trattarle nel breve spazio che rimane a questa riflessione.

Contesto geopolitico europeo agli inizi del XVIII secolo.
Rispettare la storia, salvare noi stessi

A grandi linee, quanto descritto ripercorre sinteticamente le interconnessioni tra Russia e Ucraina prima che tali due nomi avessero il peso che gli si attribuisce attualmente. Una storia che, a seconda dei tagli illegittimi che si vogliono applicare, può rivelare una fortissima unità tra i due stati o, al contrario, una loro fortissima divisione. Più importante, tuttavia, è chiedersi se abbia senso applicare una tale metodologia d’osservazione al contesto storico, rigettando lo studio analitico a favore di revisioni politicizzate a sostegno d’una parte o dell’altra. Indubbiamente, la proposta di un passato mitizzato è ben più avvincente, in quanto rivolta a stimolare i sentimenti, le passioni che muovono l’animo umano. Al contrario, lo studio analitico delle fonti impone un noioso rigore ed un impegno che non necessariamente possono essere coinvolgenti, al pari di un’equazione matematica nuda e cruda. Purtroppo, tentativi di revisionismo storico, magari solo accennati o sussurrati non sono una rarità ma una costante che infetta l’approccio tanto dei “grandi nemici dell’occidente” quanto della nostra parte, a pari merito. La responsabilità di capire, in un discorso politico, dove finisca l’oggettività e dove inizi la speculazione è individuale. Un giorno anche il nostro presente potrà essere revisionato, ma onestamente sarebbe atroce pensare che le dinamiche delle nostre vite vengano usate, in forma distorta, per giustificare la guerra di domani.