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ATTUALITÀ | Storia di un’archeologia di serie B: gli ipogei dimenticati di Via De Gasperi a Marsala

Lo scorso febbraio un comunicato dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà annunciava una scoperta archeologica già anticipata qualche mese prima. Durante i lavori per la nuova (e necessaria) rete fognante in via Alcide De Gasperi a Marsala, infatti, erano stati rinvenuti due grandi ipogei, a cui si sono aggiunti, a minore profondità, il ritrovamento di circa <<72 tombe a pozzo e a fossa rettangolare di dimensioni medie di 0,45x0,70x1,75 m, disposte con orientamento variabile N-S e E-O, ricavate nel banco roccioso in calcarenite a una quota minima di – 0,50 m e massima di – 3,40 m dal piano stradale, pertinenti alla necropoli punica di IV-III secolo a.CNonostante in alcuni tratti parte delle sepolture presentassero segni di danneggiamenti e rasature dovuti alle attività edilizie svolte nell’ultimo quarantennio nella zona, molte delle tombe hanno conservato al loro interno resti di corredo inumati>> (comunicato stampa diramato alla nostra redazione dalla Soprintendente di Trapani Arch. Girolama Fontana).

Gli ipogei

Il primo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., presenta due camere funerarie di forma quadrangolare; all’interno sono cinque i resti di corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il corredo funerario: alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo.

Il secondo ipogeo si presenta come una struttura articolata su più livelli, in cui si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo che sembrano coprire almeno sette secoli. Un primo grande ambiente sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie. Due delle tombe a cassettone hanno conservato resti di inumati, mentre le tombe a fossa sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana.

Le lucerne di Via De Gasperi

 

L’antica Lilibeo, oggi Marsala

Le tombe e gli ipogei riemersi a Marsala potrebbero essere un essenziale strumento per chiarire definitivamente l’importante storia dell’antica Lilibeo. Di maggiore rilievo, in questo contesto, il rinvenimento degli ipogei che conferma la continuità di utilizzo dell’area. La necropoli, infatti, di epoca punica, è stata successivamente ampliata e modificata in epoca romana.

Il fermo lavori e l’archeologia che passa in secondo piano

Sotto la direzione degli archeologi Giuseppina MamminaSharon Sabatini (SAMA Scavi Archeologici) e Sebastiano Muratore, archeologo e Direttore tecnico  della ditta esecutrice Venezia S.R.L. e presidente di PAROPOS Società Cooperativa, hanno immediatamente fermato i lavori e allertato la Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani.

Il grande ipogeo numero 2

Ma cosa è successo negli ultimi mesi? Già fino a maggio i lavori sono andati a rilento, con pochissima trasparenza sull’esecuzione degli stessi e, soprattutto, sull’aspetto economico riguardante la vicenda. Intono alla metà di maggio, poi, i lavori sono stati del tutto bloccati. La società incaricata per i lavori alla rete fognaria ha dichiarato, lo scorso giugno, che i lavori erano stati interrotti proprio a causa dei ritrovamenti. Nel frattempo, dunque, la società aveva all’attivo un’interlocuzione con la Soprintendenza per considerare il da farsi.

I lavori per la rete fognaria sopra gli ipogei

La scoperta degli ipogei e il conseguente fermo lavori ha generato un clima di malcontento generale tra la popolazione marsalese. Da un lato il disagio di non avere, ancora, un sistema fognario funzionante. Dall’altro, inoltre, il disagio di trovarsi, dopo quasi un anno, le strade bloccate da cantieri fermi e ingombranti.

 

Archeologia di serie B?

Uno dei maggiori problemi legati alla vicenda è capire se e in cosa siano stati investiti i finanziamenti per la realizzazione dei lavori. Circa 9mln di euro risultano stanziati per la realizzazione di un sistema fognario funzionante che, purtroppo, manca a Marsala. E sembra che nuovi fondi per la messa in sicurezza dell’area archeologica siano invece venuti meno durante il fermo lavori. Terminati i fondi, dunque, tutto si è fermato.

Durante i mesi di pausa, inoltre, i cantieri sono stati lasciati aperti e dimenticati. E, dove non arriva la natura a danneggiare la storia, ci arriva l’inciviltà. Alcuni spazi degli ipogei, infatti, sono stati trasformati in vergognose discariche a cielo aperto.

Il cantiere lasciato all’incuria (immagine via ItacaNotizie)

Ci sono siti che trovano finanziamenti in virtù del loro futuro impiego come “acchiappa turisti”, avendo un maggiore riscontro dal pubblico, e siti, invece, che passano in secondo piano perché difficilmente si concilierebbero con il riscontro di cui sopra (o più verosimilmente non si hanno i mezzi per valorizzare e fare economia). I cittadini infatti lamentano abbondantemente sia la mancanza della rete fognaria, sia il caos che si crea con un cantiere aperto in una delle strade principali di Marsala. Inoltre, lamentano anche la mancanza di sicurezza nel passare dalla zona con i cantieri aperti, con il rischio sia per i pedoni sia per le auto di essere inghiottiti tra antiche sepolture. Le auto, infatti, transitano accanto e sopra una voragine di almeno 8 metri. Ma gli ipogei di Marsala, fonte di importantissimi dati storici, nonché culla di memoria storica, possono davvero passare in secondo piano rispetto alla rete fognaria?

Purtroppo, alla luce della ripresa dei lavori, senza una chiara azione sulla messa in sicurezza dei ritrovamenti, sembra proprio che le necropoli di Via De Gasperi entreranno a far parte di quell’archeologia di serie B che l’Italia continua a produrre.

Fruibilità degli ipogei: sogno o possibile realtà?

Il vicesindaco di Marsala, Paolo Ruggieri, tuttavia pone l’accento sulla possibilità di dare un futuro fruibile culturalmente alla zona archeologica. L’intento sarebbe quello di incentivare il lato culturale della città, senza lasciarlo invece cadere in un dimenticatoio di tubature e cemento.

Lo stesso Alberto Samonà dichiarava: <<Quella di Marsala è una scoperta dall’altissimo valore archeologico e ci regala l’occasione per ribadire quanto vasto e meraviglioso sia il patrimonio nascosto nel sottosuolo. Al Governo regionale che rappresento il compito di creare le condizioni perché questi ritrovamenti non siano il momento conclusivo di un’attività ma rappresentino la prima pagina di un nuovo libro che valorizzi la storia e l’identità dei luoghi>>.

Gli ipogei sotto strada (immagine via Tp24)

Tale dichiarazione risale a fine febbraio 2021. <<Per continuare e valorizzare quanto scoperto>>, dichiara la soprintendente di Trapani Girolama Fontana, <<servono ulteriori finanziamenti>>. Una questione di soldi, dunque, che tiene con il fiato sospeso riguardo la sorte degli ipogei che, ad oggi, non presenta nessuna mossa certa.

La città di Marsala ha tutto il diritto di essere dotata di una rete fognaria funzionante e, soprattutto, i suoi cittadini devono sentirsi al sicuro guidando per le sue strade. Ciò però non deve togliere importanza a un preziosissimo rinvenimento che arricchisce la città non solo dal punto storico-culturale, ma, se ben valorizzato, anche da quello turistico.

Una parte degli ipogei di Via De Gasperi (immagine via Tp24)

A tal proposito, sempre la soprintendente Fontana, contattata dalla nostra redazione, verso cui si è dimostrata estremamente disponibile ai fini della divulgazione scientifica delle scoperte effettuate da questa Soprintendenza, rassicura: <<I lavori di indagine scientifica proseguiranno nell’ambito dei lavori di rifacimento del sistema fognario, prevedendosi il rilevamento e la messa in sicurezza degli ipogei rinvenuti. Tali scoperte, di altissimo rilievo storico-archeologico, ci consegnano una parte inviolata dell’antica necropoli del sottosuolo marsalese. Si arricchisce la conoscenza dell’antico tessuto storico della città di Marsala e solo con successivi finanziamenti pubblici si potrà procedere al prosieguo degli scavi ed alla valorizzazione di tale patrimonio. Il contesto urbanizzato in cui si sviluppa la necropoli rende di difficile attuazione la completa valorizzazione del Bene, in ogni modo, l’approfondimento scientifico ed il rinvenimento dei numerosi reperti contribuiscono alla divulgazione della conoscenza e del valore dell’importante patrimonio culturale>>.

Ancora col fiato sospeso, dunque, e con la speranza che si trovino davvero finanziamenti e modi per poter preservare la storia di Marsala.

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NEWS | Scoperta una necropoli con camere inviolate a Marsala (TP)

Gli scavi archeologici preventivi per il rifacimento della rete fognaria di Marsala (TP) hanno portato in luce i resti di due camere ipogee inviolate; all’interno anche il corredo funerario e resti di corpi inumati. A questi eccezionali ritrovamenti si aggiungono circa 50 tombe, collocate ad una minore profondità, riferibili con molta probabilità a una necropoli punica.

Il primo ipogeo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., presenta due camere funerarie di forma quadrangolare; all’interno sono cinque i resti di corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il corredo funerario: alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo

Il secondo ipogeo si presenta come una struttura articolata su più livelli in cui si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo che sembrano coprire almeno sette secoli. Un primo grande ambiente sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie. Due delle tombe a cassettone hanno conservato resti di inumati, mentre le tombe a fossa sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana.

I lavori, in ottemperanza alle prescrizioni dettate dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, si svolgono sotto la direzione dell’archeologa Giuseppina Mammina e sono condotti sul campo da Sharon Sabatini (SAMA Scavi Archeologici) e da Sebastiano Muratore, archeologo della ditta esecutrice. Al lavoro di scavo preventivo hanno contribuito anche gli operai Joan Sararu, Giuseppe Amodeo, Mirko Genna e Riccardo Ingarra.