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NEWS | Reperti archeologici strappati al mercato nero in mostra a Positano (SA)

La Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino ha inaugurato, all’interno della Cripta inferiore della Chiesa Madre di Positano (SA), una mostra che riguarda due preziosi reperti archeologici trafugati e strappati al mercato clandestino. I reperti ceramici, sequestrati nel luglio 2012 dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, sono provento di una complessa attività di indagine nei confronti di un sodalizio criminale dedito allo scavo clandestino.

I primi visitatori dell’allestimento – foto: Comune di Positano

Si tratta di un cratere a campana e un piatto da pesce a figure rosse del IV secolo a.C. Sono stati quindi restituiti alla pubblica fruizione in una nuova e prestigiosa veste. L’obiettivo della mostra non è soltanto esporre i due reperti archeologici, ma anche rendere nota alla Comunità e al grande pubblico l’energica azione di contrasto ai reati contro il patrimonio culturale, condotta dai Carabinieri in collaborazione con il MiC.

Cratere a campana con iscrizione sul corpo, IV secolo a.C. – foto: Comune di Positano
Piatto da pesce a figure rosse, IV secolo a.C. – foto: Comune di Positano
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NEWS | La Sapienza lancia il workshop sui Sumeri e il mare

Dal 2 al 4 giugno 2021 si svolgerà il workshop online sui Sumeri e il mare dal titolo: Sumer and the Sea: Delta, Shoreline, and Urban Water Management in 3rd Millennium Mesopotamia. L’evento è organizzato dal Dipartimento Istituto di Studi Orientali della Sapienza di Roma, in collaborazione con l’University of Pennsylvania, lo European Center for Upper Mesopotamian Studies, University of Cambridge e Woods Hole Oceanographic Institution.

Tra il mare e la palude: come i Sumeri gestivano l’acqua

Agli appuntamenti prenderanno parte esperti nazionali e internazionali, coinvolti nelle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nella Mesopotamia meridionale, e si confronteranno sul tema del rapporto dei Sumeri con l’acqua e il mare. In particolare, i nuovi dati, ottenuti tramite remote-sensing e indagini geo-archeologiche, permetteranno di discutere l’evoluzione dell’antica linea di costa, la cui progradazione nel corso dei secoli ha profondamente modificato il paesaggio e condizionato la vita degli insediamenti della Mesopotamia meridionale.

La presentazione delle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nel sud dell’Iraq, insieme alle coeve fonti cuneiformi, arricchirà le nostre prospettive storiche sul modo in cui i Sumeri si adattarono all’ambiente paludoso, utilizzando e gestendo l’acqua fuori e dentro le città. L’incontro sarà occasione per discutere delle diverse strategie e dei metodi di ricerca attualmente in uso, includendo anche aspetti pratici e problematiche condivise del lavoro geo-archeologico in Iraq. Clicca qui per leggere l’abstract della conferenza.

La partecipazione al workshop è possibile il 2, il 3 o il 4 giugno nelle fasce orarie indicate: clicca qui per registrarti.

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NEWS | Iniziate le indagini sul relitto romano di Ustica (PA)

Sono iniziate nei fondali di Ustica (PA) le attività di rilievo 3D e documentazione del relitto della nave romana. La nave era stata trovata integra a 200 metri dalla costa e a 80 metri di profondità. Il ritrovamento è avvenuto in occasione del posizionamento sul fondale del “Cuore di Sebastiano”, un’opera di marmo realizzata da Giacomo Rizzo in memoria del compianto assessore ai Beni Culturali Sebastiano Tusa. Oltre al relitto, durante le ricerche effettuate con il batiscafo e con operazioni di immersione, l’altofondista Riccardo Cingillo aveva individuato anche un cumulo di anfore. L’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, ha analizzato gli studi propedeutici alla realizzazione della missione, approntando le risorse necessarie per l’avvio della campagna di indagini strumentali e visive.

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Rilievo 3D del relitto di Ustica (PA) – Regione Siciliana, Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana
Le parole di Samonà e di Li Vigni in vista delle indagini

L’assessore Samonà sottolinea come «Gli studi sul relitto che si trova nell’itinerario della Falconiera e il recupero di alcune anfore, per definire con esattezza la datazione, sono motivo di soddisfazione e testimoniano ancora una volta il potenziale sommerso che fa del Mediterraneo uno scrigno di preziose testimonianze storiche; documentano la centralità della Sicilia nelle rotte commerciali e non solo in antichità. Ritrovamenti come quest’ultimo di Ustica ci aiutano ad arricchire sempre più di dettagli un quadro di informazioni che si rivela ricco e interessante. Stiamo vivendo una stagione preziosa per la Sicilia dove, grazie all’impulso fornito dal governo regionale, la ricerca condotta sia in terraferma che in mare si sta rivelando ricca di suggestioni e di nuove promesse».

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L’assessore Alberto Samonà durante il restauro del “Rostro Egadi 17”, individuato da Tusa

All’indagine parteciperà un team internazionale con la presenza anche di altofondisti siciliani guidati dallo stesso Cingillo. Il recupero vede la partecipazione del Dipartimento di studi classici e archeologia dell’Università di Malta diretto dal professore Timmy Gambin, che ha preso parte con il proprio team di esperti. Contributo offerto anche da parte  del nucleo sommozzatori del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, guidato dal Comandante Riccardo Nobile.

La soprintendente Valeria Li Vigni durante l’intervista per le indagini sul relitto di Ustica (PA) – foto: Soprintendenza del Mare

La Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni si è così espressa: «Sono state operazioni impegnative ed emozionanti, che ci hanno consentito di lavorare in team con l’Università di Malta e di realizzare un’interessante documentazione video-fotografica, a 360 gradi con rilievi in 3D del relitto. Durante le immersioni sono stati installati idrofoni subacquei in collaborazione con il CNR di Capo Granitola. Sono molto grata a tutto il team della Soprintendenza del Mare che ha operato con la consueta professionalità, testimoniando come questo lavoro non possa svolgersi senza una forte carica ideale e di entusiasmo. Con la passione e la professionalità che ci ha trasmesso Sebastiano Tusa, abbiamo riunito le più alte professionalità nel campo della ricerca strumentale in alto fondale documentando il primo relitto romano integro trovato a Ustica a 80 metri che verrà musealizzato in situ».

Immagine di copertina: La soprintendente Li Vigni con tutti gli esperti che hanno collaborato alle indagini – foto: Soprintendenza del Mare.

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SPECIALE GIORNO BUIO | Gli anni del terrorismo raccontati dalla figlia di un magistrato: “Non c’era paura tra noi. Solo una sorta di accettazione”

Cosa significava vivere in Italia negli anni del terrorismo? Cosa significava essere una famiglia “presa di mira” dalle Brigate rosse? Lo abbiamo chiesto a Flavia Mandrelli, che nella seconda metà degli anni ’70 era una studentessa universitaria. Assieme alla sua famiglia ha vissuto in prima persona gli anni del terrorismo.

Flavia Mandrelli (foto da: La Nuova Riviera)
Il racconto di Flavia Mandrelli

«Era la seconda metà degli anni ’70. Un tempo di contrasti: la crisi del petrolio (1973) aveva avuto un impatto disastroso sul debito pubblico e si lottava ogni giorno per poter mantenere le conquiste di uno stato sociale che i governi democristiani si pensava volessero smantellare. Le generazioni si incontravano, lottavano insieme, manifestavano ogni giorno per il mantenimento e la conquista di nuovi, necessari diritti. C’era una tensione crescente nell’aria, dovunque in Italia. Gli “opposti estremismi” li chiamavano. Nelle piazze delle città, anche le più piccole, c’erano i “luoghi” della destra e quelli della sinistra. Si fronteggiavano spesso. Poi, il salto. Alcuni entrarono nella clandestinità.  Scelsero la “lotta armata”. In tutto il Paese. 

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Famosa foto durante la crisi del petrolio del 1973

Cominciarono le stragi. Gli assassini. I proiettili. Ci si alzava chiedendosi chi avrebbero colpito quel giorno. Chi la vittima: un giornalista, un magistrato, un sindacalista, un politico. Chi?

Anche nelle Marche si formò quella che venne chiamata la “colonna marchigiana” delle Brigate rosse. Le indagini le fece mio padre, Mario Mandrelli, procuratore della Repubblica ad Ascoli Piceno. Divenne un bersaglio. Il primo di una lista di nomi fatta recapitare agli inquirenti. Gli assegnarono una scorta: orari che cambiavano, auto blindate, attese in luoghi sempre diversi. E la pistola sotto la coscia perché mio padre voleva guidare la sua auto in modo da non mettere in pericolo i giovani carabinieri che dovevano proteggerlo. 

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Mario Mandrelli

Finché l’auto, una notte, prese fuoco. Papà uscì con la pistola poi capì che bisognava spegnere il fuoco prima che l’auto esplodesse. Fu aiutato dai vicini che corsero in strada con coperte per soffocare le fiamme. Poi, da quel momento, cominciò il controllo. Sempre qualcuno a piantonare la casa, a proteggere chiunque entrava o usciva dal palazzo sul mare in cui abitavamo a San Benedetto del Tronto. 

Non c’era paura tra noi, solo una sorta di accettazione di una realtà complessa, dura ma che non impediva una vita normale, lo studio, le passeggiate, gli amici.

 Fino a che, una sera, all’Università di Macerata, mentre tornavo nell’appartamento che dividevo con mio fratello e le mie sorelle, mi accorsi di due persone che, dentro un’auto parcheggiata all’angolo opposto della strada, osservavano ogni movimento. La mattina dopo erano ancora lì.  La sera di nuovo. Con i miei fratelli ci convincemmo di essere seguiti dai terroristi su cui mio padre stava indagando. Telefonata a casa. Papà ci disse “vi proteggono, sono della DIGOS”».

Ringraziamo Flavia Mandrelli per averci raccontato la loro storia. 

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NEWS | Museo Egizio, nuove indagini sul corredo funerario di Kha e Merit

La tomba di Kha e Merit

Nei pressi del villaggio di Deir-el-Medina, il “villaggio degli operai”, durante una delle missioni di scavo, Ernesto Schiaparelli riportò alla luce, nel 1906, una piccola sepoltura, caratterizzata da una ricca decorazione e dalla presenza di un importante corredo con 467 oggetti; è la Tomba di Kha, responsabile dei lavori delle sepolture reali nella XVIII Dinastia, e di sua moglie Merit.

Il corredo della sepoltura è oggi un pezzo di spicco della collezione del Museo Egizio di Torino, giunto al museo, sotto la direzione di Schiaparelli. L’importanza della sepoltura dell’architetto Kha e di sua moglie Merit risiede nella presenza dell’intero corredo funerario intatto. Oltre sulle mummie dei proprietari, sono stati condotti diversi studi su molti dei reperti rinvenuti nella tomba.

È possibile approfondire l’argomento seguendo il Direttore del Museo Egizio, Christian Greco, in alcune delle sue Passeggiate del Direttore (qui i link alla prima parte e alla seconda parte).

La Tomba di Kha e Merit nelle Passeggiate del Direttore (Museo Egizio di Torino)
Nuovi studi

Negli ultimi tempi sono iniziate nuove indagini su un singolo oggetto rinvenuto nella tomba: si tratta di un vasetto in alabastro alto poco più di 20 cm. Alcune analisi precedenti, non invasive o distruttive, avevano portato gli studiosi a ritenere che il contenuto fosse di natura organica – un mix di grassi e cere. Di recente, un nuovo studio è stato svolto dalla Dottoressa Giulia Festa in collaborazione con M. L. Saladino, V. Mollica Nardo, F. Armetta, V. Renda, G. Nasillo, R. Pitonzo, A. Spinella, M. Borla, E. Ferraris, V. Turina, e R.C. Ponterio. Il lavoro prende il titolo di Identifying the Unknown Content of an Ancient Egyptian Sealed Alabaster Vase from Kha and Merit’s Tomb Using Multiple Techniques and Multicomponent Sample Analysis in an Interdisciplinary Applied Chemistry Course.

 

Indagini archeometriche sul vasetto in alabastro (ACS Publications)

L’analisi diretta del contenuto è avvenuta sul lino che ricopriva il tappo del vaso, su cui sono presenti alcune tracce di un materiale liquido, ormai solidificato. Per l’indagine, il team di studiosi si è avvalso dell’uso di diverse tecniche diagnostiche: fluorescenza di raggi X, microscopia elettronica a trasmissione, spettroscopia di raggi X, gascromatografia-spettrometria di massa e spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. In base ai risultati delle analisi, il team ha ipotizzato che il materiale contenuto nel vaso potrebbe essere un grasso di origine vegetale, nel dettaglio un olio. Tuttavia, è solo un’ipotesi, considerato l’elevato grado di invecchiamento e l’esigua quantità di campione analizzabile.

Un progetto particolare

In questo studio è stato eccezionale l’approccio archeometrico applicato all’indagine e il gruppo di ricerca; infatti, l’archeometria prevede l’applicazione di diverse tecniche d’analisi, appartenenti spesso a campi differenti. Pertanto, alcuni studenti universitari del corso di Chimica Applicata ai Beni Culturali dell’Università di Palermo hanno avuto la possibilità di essere introdotti alle metodologie che normalmente sono messe in atto dai ricercatori, durante lo studio di un campione di pregio e interesse archeologico.

Lo studio del vasetto (Researcheritage)