ARCHEOLOGIA | La Scolacium di Cassiodoro
Scolacium, città di Cassiodoro, detta anche Scylletium, è un’antica città costiera del Bruzio, la cui fondazione risale alla metà del VI secolo a.C. ad opera di coloni greci provenienti forse da Atene o da Crotone. Ci si ritrova in un luogo scenografico, con vista mare sul golfo di Squillace, dove tra ulivi centenari spiccano i monumentali resti di una basilica bizantina. Ma Scolacium ha una storia molto più lontana nel tempo, quella della Magna Grecia e dell’antica Roma.
Storia dell’antica Skylletion
Per la sua posizione strategica sul mare ha avuto grande importanza all’interno degli equilibri della Magna Grecia, trovandosi tra Crotone e Locri Epizefiri, che si contendevano il primato dei commerci marittimi. In un primo momento legata a Crotone, passò poi sotto la dominazione di Locri nel IV secolo a.C. La città fu coinvolta anche nella Guerra del Peloponneso, alla fine del V secolo, e dunque, ebbe un ruolo non solo nelle vicende magno-greche, ma anche in un contesto più ampio che riguardava tutto il mondo greco.
I Romani recuperarono la città proprio per la sua posizione strategica e la trasformarono: l’imperatore Nerva la ribattezzò colonia Minerva Nervia Augusta Scolacium, e ne riformò l’assetto urbanistico ed il territorio agricolo circostante. La città prosperò in ricchezza in epoca romana e vide anche la nascita di Cassiodoro, uno dei più importanti autori della tarda romanità, personaggio importante per il recupero della cultura antica in questi anni di decadenza.
Ciò che resta della colonia romana
Il Teatro romano di Scolacium venne costruito sfruttando il pendio naturale e la cavità offerta da una collina argillosa posta a ridosso del foro romano; fu costruito intorno al I secolo d.C., una volta dedotta la colonia romana di Scolacium, che sostituì l’antica polis di Skylletion.
Nel corso del II secolo d.C. l’imperatore Nerva fece ristrutturare la colonia romana, nell’ambito della quale il teatro venne ampliato e dotato di una nuova scena, con rifacimenti protratti sino al IV secolo d.C.
Da quest’area proviene gran parte della decorazione marmorea e fittile della stessa struttura, tra cui capitelli, antefisse e colonne, che costituiscono elementi della scena, nonchè un’epigrafe della Fors Fortuna, tutto esposto nell’Antiquarium ospitato all’interno di Villa Mazza, in località Roccelletta di Borgia.
L’anfiteatro e il Foro
L’Anfiteatro, dell’epoca di Nerva, a pochi metri dal Teatro, è seguito da almeno tre impianti termali, necropoli e acquedotti. Si tratta dei resti dell’unico anfiteatro romano in Calabria: l’edificio sorge in un settore marginale della colonia, dove sono state reperite raffinate sculture, come la statua della Fortuna, il Genio di Augusto e un raro esemplare statuario di Germanico, il figlio adottivo dell’imperatore Tiberio.
Nel settore orientale si aggiunse un settore «a struttura cava», con elementi relativi ad almeno due livelli, con arcate e volte in concrezione di laterizi e pietrame. Quella più bassa, che si sviluppa lungo l’asse maggiore dell’anfiteatro, fungeva anche da entrata all’arena (Vomitorium). Ai suoi lati vi erano altri due vomitoria minori, che permettevano agli spettatori di raggiungere i settori superiori della cavea.
Il Foro, con la sua particolare pavimentazione in laterizio, che non ha confronti in tutto il mondo romano, insieme ai resti di alcuni edifici, tra cui la Curia, il Cesareum e il Capitolium, è costituito da un’area rettangolare pavimentata con mattoni, circondata da portici, un tempietto, una fontana ed infine il tribunale. Qui vennero rinvenute statue e ritratti che oggi sono conservati nell’Antiquarium.