SPECIALE GIORNO BUIO | Il 9 maggio del 1978 l’Italia morì due volte
9 maggio 1978: l’Italia venne scossa da due episodi talmente gravi da poter affermare che in questa data, 43 anni fa, l’Italia morì due volte. Oggi, a causa di questi avvenimenti, ricorre il «Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice»; la Giornata venne istituita il 4 maggio 2007 e viene celebrata il 9 maggio in considerazione del fatto che in questa data venne ucciso brutalmente dalle Brigate Rosse Aldo Moro; lo stesso giorno venne assassinato il giornalista Peppino Impastato.
Caso Moro
L’episodio di Moro ha suscitato fin da subito un grande interesse mediatico, data la posizione pubblica del politico. Il presidente della DC venne rapito il 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse; durante l’atto vennero uccisi anche gli uomini della scorta. Durante il periodo di prigionia il Paese si divise in due schieramenti: chi sosteneva si dovesse trattare con i terroristi e chi, invece, si rifiutava di scendere a compromessi. Lo Stato alla fine scelse la linea dura e il 9 maggio il corpo del politico venne rinvenuto senza vita all’interno del bagagliaio di una Renault 4 in via Michelangelo Caetani a Roma.
Caso Impastato
La vicenda di Peppino Impastato ha avuto inizialmente un impatto minore. Il giornalista e attivista nel 1978 si candidò al consiglio comunale della sua città, Cinisi (PA), nella lista di Democrazia Proletaria; tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno venne brutalmente ucciso, legato ai binari con una carica di tritolo posta sotto al corpo. A causa di possibili depistaggi di stampo mafioso, all’inizio venne considerato come lui stesso un attentatore a cui andò storto qualcosa o alcuni pensarono a un episodio di suicidio. Si dovette attendere il 1984 per avere una prima sentenza dove si leggeva dell’ombra della mafia dietro la sua morte. Dopo alcune archiviazioni negli anni ’90, nonostante la matrice mafiosa fosse oramai confermata, si dovettero aspettare due date significative:
- 5 marzo 2001, la corte d’assise condanna Vito Palazzolo a trent’anni di carcere poiché mandante dell’omicidio Impastato;
- 11 aprile 2002, venne inflitto l’ergastolo a Gaetano Badalamenti per aver ordinato l’omicidio Impastato.