UNA PESCARESE A MESSINA | Un giorno al MuMe: il Giardino Mediterraneo
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Alla fine della stagione estiva, dopo essermi abbuffata di mare e bagni, ero decisa a scoprire le altre attrattive della città. Chiesi alle persone che conoscevo quali luoghi valesse la pena visitare e venni a scoprire da Chiara, un’amante dell’arte, che in città c’era il Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, altrimenti detto MuMe. La mia amica mi spiegò che, tra le altre opere, erano esposti dei dipinti di Caravaggio e di Antonello da Messina e che era assolutamente imperdibile. Ero d’accordo con lei. Mi sorprese il fatto di non averne ancora mai sentito parlare, e decisi di visitarlo.
Io e Domenico partimmo alla volta di Viale della Libertà, dove ora sorge l’edificio monumentale del Museo. Già esternamente, la struttura è degna di nota, vista la sua maestosità. Il Museo infatti sorge nel sito del preesistente Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci, la chiesa ortodossa più grande d’Europa, crollata nel terremoto, ed è arricchito dal percorso nel giardino che impreziosisce la visita esterna.
Sono rimasta molto colpita dal percorso nel Giardino Mediterraneo, realizzato con il supporto scientifico del direttore dell’Orto Botanico dell’Università di Messina, ed è di fatto uno spazio verde curato e rimesso a nuovo, a disposizione del pubblico e una parte assolutamente non secondaria della visita. Già prima di entrare, infatti, è possibile ammirare ed esplorare le decine di tipologie di piante che crescono nell’area antistante l’ingresso, tutte opportunamente accompagnate da didascalie che ne riportano il nome. Le piante coltivate nel giardino sono autoctone, tipiche dell’area del Mediterraneo: ho infatti potuto ammirare alcuni esemplari di mirto, di ginestra e di ibiscus, oltre alle più tradizionali erbe officinali come l’alloro e il rosmarino.
Oltre a queste piante dalle connotazioni tipicamente mediterranee, ho notato alcune altre specie rare il cui pannello ne chiariva il nome. Il personale del museo mi ha spiegato che alcune piante, come il garofano delle rupi, sono le stesse che si possono ammirare nelle opere esposte all’interno del Museo. Questa idea l’ho trovata vincente e interessante, perché a mio parere consente di creare un filo conduttore tra l’iconografia delle esposizioni interne e l’area esterna, un chiaro rimando tra dentro e fuori, in cui il giardino diventa parte integrante della visita e costituisce un plusvalore all’esperienza della visita stessa. In questo modo natura e arte si fondono in un unicum perfettamente integrato ed emozionante.
Nel giardino ho potuto poi ammirare i resti del preesistente monastero ortodosso, i cui elementi lapidei esterni sono collocati lungo il percorso, mentre la cripta, che si trovava sotto la navata della chiesa del monastero, emersa durante i lavori di costruzione del MuMe, è visitabile all’interno del Museo nel piano dedicato all’archeologia.
Il percorso esterno tra il giardino e i ruderi non è, dunque, solo un ripristino delle aree verdi del Museo, ma consiste anche nella creazione di un ulteriore spazio degno di essere visitato.
Trovo che il Giardino Mediterraneo renda l’offerta più ricca e più fruibile per cittadini e turisti. Sempre all’esterno, infine, la posizione strategica che occupa il sito del Mume offre la vista sullo Stretto, sul mare e sul continente.
Questo è solo il racconto della mia esperienza prima di entrare nelle sale vere e proprie. Qui inizia la visita all’interno delle sale espositive…
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