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MESSINA | Al via “Cantieri di resistenza teatrale”, laboratorio per i giovani

Messina, città ricca di storia e cultura, non si fa mancare proprio nulla e offre numerose attività per gli appassionati di teatro. Tra queste, nell’ambito dei Cantieri di Resistenza Teatrale, l’associazione culturale il Castello di Sancio Panza propone il Laboratorio Teatrale, a cura di Gianfranco Quero e Roberto Bonaventura.  

Il laboratorio, rivolto a chi abbia compiuto 18 anni e per il quale non è richiesta alcuna esperienza pregressa, si compone di una serie di incontri che avranno sede in Viale Annunziata, nei pressi della scuola Danzarte, all’interno della sala de Il Castello di Sancio Panza, e la scadenza per le iscrizioni è fissata al prossimo 21 Ottobre. A giugno, a conclusione del ciclo di incontri, è prevista la rappresentazione-dimostrazione del lavoro svolto su un testo che verrà scelto entro la fine del 2019.  

Gianfranco Quero comincia la sua carriera di attore a Messina, alla fine degli anni ’70, col Teatro Struttura diretto da Rocco Familiari e Pompeo Oliva. Dopo una lunga parentesi a Roma, durante la quale si trova a lavorare con registi e attori quali Mariano Rigillo, Arnoldo Foà, Mario Martone, Franco Branciaroli, Tony Bertorelli, Franca Valeri e tanti altri, dal 2005 al 2012, torna a Messina per dirigere lavoratori teatrali per il Comune di Messina e, grazie all’interessamento della prof.ssa Rosa Fiore, per il Liceo Scientifico “Archimede”, portando in scena spettacoli di varia natura e alto profilo culturale quali I Giganti della Montagna di L. Pirandello, La Tempesta di W. Shakespeare, Gli Uccelli di Aristofane, l’Agamennone di Eschilo e Aspettando Godot di S. Beckett. Negli ultimi anni ha partecipato a varie fiction, tra le quali “Il giovane Montalbano” e “Squadra Antimafia”.

Roberto Bonaventura nasce a Messina e si forma come regista. Comincia a lavorare in teatro nel 1996, ricoprendo numerosi ruoli tecnici, tra i quali aiuto regia, durante gli allestimenti di registi quali Nanni Bruschetta, Massimo Romeo Piparo e Walter Manfrè. Da loro apprende l’arte della regia ma anche tutto ciò che è dietro la realizzazione di uno spettacolo. La prima regia risale al 2002 quando, al Teatro di Leo di Bologna, il regista debutta con un monologo tratto da Retablo di Vincenzo Consolo e interpretato dall’attore Antonio Alveario. Nel 2003 fonda la compagnia Il Castello di Sancio Panza con la quale realizza diversi spettacoli tratti da Sartre, Camus, Apuleio, Cervantes, Beckett, Pinter e autori di drammaturgia contemporanea.

Lo scopo del progetto di questi due artisti messinesi, lungi dall’essere quello di formare degli attori, cosa che viene lasciata alle scuole professionali, si può ascrivere al campo sociale. Essi, attraverso un fitto programma ben strutturato, mirano a trasmette il corretto modo di saper stare in scena, paragonandolo al modo di stare al mondo. Stare sul palco e divertirsi su di esso, anche interpretando una tragedia, è la perfetta metafora di come trovare la voglia di vivere per poter stare sulla scena del mondo. Gianfranco e Roberto intendono far capire che la parola “recitare”, brutta alle orecchie di questi due maestri, è equipollente alla più importante parola “vivere”. Infatti, la loro speranza è che la sala diventi luogo di aggregazione culturale che abbia una vita propria anche al di là del laboratorio in questione; luogo di partenza per trasmettere la passione per il teatro e per la vita. 

I due maestri, ognuno nel loro campo di azione e coadiuvati dal giovane Davide Mangano, portano il proprio modo di lavorare e di relazionarsi con il prossimo, offrendo un pacchetto completo ai loro “studenti”, un amalgama di tecnicismi e libertà in grado di far emergere l’intrinseca vena artistica, la follia, che permea le menti dei giovani talenti messinesi. D’altronde, alla domanda – come mai avete scelto Messina per questo progetto? – Roberto Bonaventura ha affermato che Messina è dotata di un “fermento non indifferente”. “C’è un qualcosa a Messina che funziona teatralmente parlando” – concordano i due – “Nella mia carriera mi sono accorto che a Messina, tra i ragazzi, c’è una sana follia per il teatro”. I due insegnanti sono d’accordo anche nell’affermare che, nonostante le difficoltà, “operare qui è uno stimolo abbastanza importante” che insieme alla sua “aria sanamente folle” merita di essere portato al di là dei confini messinesi.