Giacomo Cavillier

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GEMMOLOGIA | “100 anni di una scoperta”, anche in Italia iniziano le celebrazioni per la scoperta della tomba di Tutankhamon

A Genova si celebrano i 100 anni di una esperienza umana e scientifica senza precedenti, la scoperta della tomba del faraone Tutankhamon da parte dell’archeologo inglese Howard Carter.

Genova celebra la scoperta con un’opera teatrale

È stata eseguita, il 28 maggio 2022, al Teatro Rina e Gilberto Govi di Genova, l’opera teatrale Le tre regine d’Egitto, dialoghi sull’enigma del tempo a cura dell’Egittologo Giacomo Cavillier. Lo spettacolo si è svolto grazie al lavoro della compagnia teatrale di Anna Giarrocco e Andrea Benfante, con coreografie e danze egizie di Ailema mille e una notte di Genova.

Foto scattata durante la rappresentazione teatrale

Si parte dunque con l’opera teatrale e si proseguirà con le iniziative estive presso i suggestivi scenari delle ville di Cornigliano: conferenze e presentazione di volumi sulla tematica, per poi concludere con la giornata del 4 novembre dedicata a Carter presso la Sala Solimena di villa Durazzo Bombrini. Qui la gemmologa Stefania Ferrari e il Regista Enrico Cirone cureranno il collegamento con la diretta dalla Carter House di Luxor, nei pressi della Valle dei Re, con il prof. Giacomo Cavillier che illustrerà gli affascinanti luoghi dove Howard Carter ha pianificato e realizzato il suo metodo di ricerca della tomba del faraone. Scenografie, misticismo e incanti dei luoghi e dei momenti costituiscono il vero e il più tangibile segno della più straordinaria scoperta dell’archeologia.

La dott.ssa Ferrari e il prof. Cavillier (da sinistra) alla presentazione dell’inizio delle celebrazioni

 

Un Diadema d’altri tempi

Lo stargate, la porta del tempo nell’opera teatrale, è rappresentato da un diadema, un lapislazzuli da 66 ct che legherà nell’enigma del tempo le tre regine, diadema coevo nella sua realizzazione, curata dalla gemmologa genovese Stefania Ferrari, sia per la scelta della gemma, a taglio cabochon (con la superficie a cupola e la parte inferiore piatta, spesso grezza), sia per la lavorazione dell’oro.

 

 

La ricchezza delle risorse naturali

L’Egitto e la Nubia sono da sempre regioni ricche di risorse naturali, risorse minerarie come metalli e pietre preziose. Si possono, tuttavia, rintracciare alcune località primarie di rinvenimento ed estrazione: Turchese e Malachite in Sinai, Diaspro rosso dalla Catena Arabica, Lapislazzuli lato Afghanistan, Smeraldo sulle coste meridionali del Mar Rosso e Ametista nelle regioni di Assuan. Ma sono presenti anche Calcare, Arenaria, Basalto, Porfido e Granito.

E, nell’Antico Egitto, ogni gemma e colore ha un significato ben preciso. Ne sono un esempio il Lapislazzuli, il cielo, la Turchese, il Nilo, e il Diaspro Rosso, il sole al tramonto, ma anche il sangue, nel suo legame con la procreazione.

 

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ATTUALITÀ | Alla scoperta delle tombe e dei corredi faraonici con il prof. Cavillier e la dott.ssa Ferrari

Nel 1940, l’egittologo francese Pierre Montet riporta alla luce, a Tanis (nel Delta del Nilo), la tomba del faraone Psusennes I (XXI dinastia). Si tratta di una scoperta di grande valore che il professore Giacomo Cavillier, archeologo ed egittologo, docente di Egittologia e Civiltà Copta in diverse sedi universitarie, definisce “un tesoro senza precedenti”.

Il professore Giacomo Cavillier

Ed è proprio per celebrare una scoperta che ha permesso di muovere nuovi passi verso la ricerca scientifica degli scavi in Egitto che viene realizzato un cortometraggio in onore di Montet. L’Egitto di Pierre Montet, cortometraggio girato a Genova nel luglio 2021 e firmato dal regista genovese Enrico Cirone.

Una location d’eccezione

Per la realizzazione del cortometraggio si è scelta una sede storica del panorama genovese: una delle torrette d’avvistamento della delegazione di Cornigliano, a Villa Gentile-Bickley, innalzata nel 1500.

In una scenografia altamente suggestiva il corto riporta indietro nel tempo, agli anni ’40, alla stagione in cui Montet scoprì le tombe completamente intatte di tre faraoni: Psusennes I, Amenemope e Sheshonq II.

E se l’egittologo francese ha dedicato anche capitoli interi con descrizioni particolareggiate dei materiali di cava e delle tecniche di lavorazione, ecco che arriva, preciso e puntuale, il racconto affascinante, di competenza della gemmologa Stefania Ferrari. Lo spettatore si ritroverà, così, abbagliato dalla luce di alabastro, turchese e lapislazzuli, alla luce del tesoro di Tanis (il sarcofago in argento finemente lavorato), arricchendo le conoscenze e completando l’eccezionalità della scoperta archeologica.

Ma il presagio della Seconda guerra mondiale arriva anche qui, a Cornigliano, e passa per primo dalla torre d’avvistamento di Villa Gentile-Bickley, quando le due attrici alle spalle dei protagonisti osservano il cielo e colgono foschi e cupi presagi. La guerra che devasterà l’Europa è alle porte ed è la stessa che farà interrompere tutti i lavori di scavo di Pierre Montet, a Tanis.

Le tombe faraoniche di Tanis

Il professor Cavillier e la gemmologa Ferrari cureranno, inoltre un incontro incentrato sulle scoperte delle sepolture faraoniche di Tanis. L’incontro di lunedì 30 Agosto 2021, alle ore 21.00, porrà l’accento sulla scoperta delle sepolture tanitiche e sui ricchi corredi in esse rinvenuti. Sarà possibile assistere all’evento grazie alla diretta sulla pagina Facebook di Ascovil.

Locandina evento

 

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ATTUALITÀ | Nuovo “Aperitivo con l’egittologo”: Cavillier racconta i Popoli del Mare

Storie Parallele, in collaborazione con il prof. Giacomo Cavillier, presenta un nuovo incontro online dal titolo L’enigma dei Popoli del Mare, navigatori e guerrieri del Mediterraneo.

L’Aperitivo con l’egittologo ha come tema quello dei Popoli del mare e la loro apparizione nel Mediterraneo orientale alla fine del Tardo Bronzo. Chi erano queste popolazioni e quali sono state le loro imprese? L’egittologo e direttore di progetti su queste genti guerriere, Giacomo Cavillier, condurrà dunque gli spettatori in una delle vicende più interessanti e rilevanti della storia antica.

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Ramesse III trionfa sui Popoli del mare in una raffigurazione da Medinet Habu

Su questo argomento e, nello specifico, Shardana, il prof Cavillier aveva di recente tenuto un altro interessantissimo incontro online che è possibile approfondire a questo link.

L’incontro si terrà il 21 giugno 2021 alle ore 18:00 in diretta sulla pagina Facebook di Storie Parallele.

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ATTUALITÀ | Cavillier e Magro raccontano il “Progetto Iside” ad ArcheoMe

ArcheoMe ha avuto il piacere di presentare un incontro molto partecipato avente per oggetto il Progetto Iside”. L’incontro è stato presentato e introdotto dal dott. Francesco Tirrito, direttore di ArcheoMe, con gli interventi del prof. Giacomo Cavillier, egittologo, e della dott.ssa Maria Teresa Magro, archeologa presso la Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania. Per chi se lo fosse perso, sarà possibile visionare l’incontro sulla pagina Facebook di ArcheoMe a questo link.

Cos’è il “Progetto Iside”?

Il dott. Tirrito introduce immediatamente l’argomento chiedendo al prof. Cavillier di presentare il Progetto. «Ringrazio ArcheoMe per questa diretta su un argomento che è nato lo scorso anno», dice il professore. E continua: «Il Progetto mira allo studio di quelli che sono i culti egizi in Sicilia. Lo stesso Progetto è stato avviato anche in Sardegna per avere un quadro di insieme di quello che poteva essere il concetto di approdo dei culti e di trasformazione locale. Sappiamo che il culto di Iside, soprattutto in epoca romana a partire dall’età Tolemaica, è uno dei pochi che avvia il suo percorso cultuale e culturale sulle principali sponde dell’Impero, spostandosi poi anche verso l’interno».

E conclude: «Il “Progetto Iside” nasce proprio così, per dare una profondità a quelli che sono i contatti tra Egitto e la Sicilia, soprattutto orientale. Abbiamo cominciato proprio da Catania, uno dei capisaldi della Regione, in collaborazione con la Soprintendenza, avviando uno studio dei reperti egizi che legano l’isola al mondo egiziano».

I vari volti di Iside

Il prof. Cavillier continua con un excursus sulla figura di Iside e sul concetto di immortalità e aldilà ad essa legato. Iside, st in egiziano, col il simbolo del trono (poiché legata alla regalità), è la dea madre, la dea moglie, maga e protettrice. È colei che guida e protegge Ra nel suo viaggio notturno, prima della rinascita. Iside è la divina sposa di Osiride, dio sovrano dell’oltretomba, e madre di Horus.

«Iside è una delle divinità più significative del pantheon egizio. È protettrice del focolare familiare, dea della fertilità e della navigazione, regina del cielo, della terra e dell’aldilà», aggiunge il professore.

Spesso rappresentata in qualità di Iside lactans, che allatta il piccolo Horus in un’iconografia che si ritroverà, secoli dopo, in quella cristiana della Madonna con bambino, sottolineando il suo carattere di “colei che porta vita” e il concetto di continuità dinastica. Iside, infatti, allatta Horus che rappresenta il nuovo re, seduta a fianco del marito Osiride, rappresentazione del re defunto.

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Uno screenshot dalla conferenza. Il geroglifico per Iside, st, e Iside lactans

Iside è la grande maga, colei per mezzo della quale avviene il miracolo della vita per due volte nella stessa vicenda. Osiride, smembrato dal fratello antagonista Seth, viene ricomposto da Iside e dalla sorella Nephtys. Osiride non torna però in vita nel mondo terreno, diviene sovrano del mondo dei defunti, un mondo altro in cui continua a vivere una vita dopo la vita. Il suo, più che una resurrezione, è un passaggio di stato. E Iside, con il corpo ricomposto del marito, concepisce nuova vita: Horus, che vendicherà il padre e riceverà la regalità sulla terra.

Iside è una divinità che avrà una grande rinomanza anche in epoche successive perché rappresenta il concetto di stabilità contro il caos e la rinascita. Difficilmente, parlando di Iside, si può scindere la sua figura dalla vicenda del suo divino paredro, Osiride, dio dell’oltretomba. Tutto nella vicenda di Iside e Osiride è teso alla continuità della vita, alla fertilità, alla fecondità della terra (come ricorda, ad esempio, il colore verde dell’incarnato del dio nelle raffigurazioni, un colore che richiama il germogliare di nuova vita). Tutto è teso all’immortalità: l’idea principale è che l’uomo non muoia, ma che, semplicemente, cambi condizione, continuando a vivere in un mondo altro.

Iside è la protettrice della navigazione, intesa come continuo viaggio dell’esistenza, non solo mero spostamento materiale.

Reperti egizi nel mondo greco-romano

E così come il suo culto, anche altri aspetti della ritualità egizia hanno continuato a vivere nel mondo greco-romano. Il “Progetto Iside” ha, tra gli altri anche questo fine, quello di capire la funzione dei reperti egizi rinvenuti sul suolo italico. Infatti Cavillier dice: «Legato a Iside c’è tutto il mondo funerario. Il Progetto si propone non tanto di studiare le antichità egizie presenti, ma di darne una funzione. Ad esempio, perché trovo uno scarabeo in un contesto funerario che può essere fenicio, che può essere punico o che può essere romano?»

Continua: «L’oggetto stesso, per quanto possa essere divenuto in determinate epoche un oggetto che può sembrare quasi a livello industriale (soprattutto a partire dal periodo fenicio in poi), sostanzialmente a cosa serve? Questa è la domanda che ci facciamo. Perché mai una società che è diversa da quella egizia deve adottare questi strumenti e questi oggetti di protezione? Del mondo egiziano, quello che si diffonde poi all’esterno, viene, di fatto, tesaurizzato. E il tesaurizzare tutto questo implica proprio la volontà di una società, come può essere quella romana, di incamerare dei culti che sono ritenuti effettivamente efficaci».

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Amuleti egizi (screenshot dalla diretta)
Il culto di Iside in epoca ellenistica e romana

Il culto di Iside, prima di approdare lungo le coste dell’Italia, si fermò in Grecia dove fu accolto e, com’è ovvio, anche riadattato. La figura di Iside nel mondo greco-romano viene concepita nei più disparati modi. Nel corso dei secoli si vede ampliata la sua sfera di competenza. Passa dall’essere, in Egitto, la dea protettrice del sovrano divinizzato (immagine terrestre del figlio Horus) e del sovrano defunto (identificato con Osiride) all’essere una dea universale che, oltrepassati i confini della terra del Nilo, acquisisce una nuova indipendenza.

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Uno screenshot dalla conferenza

«Ma cos’è che porta il culto?» – si chiede Cavillier – «È la navigazione, è l’approdo», è lo scambio di merci e culture.

Iside, come detto, assume caratteristiche dei luoghi in cui il suo culto viene accolto. Insieme a una particolare acconciatura greca, elementi peculiari della divinità in epoca ellenistica e romana sono il sistro, la situla aurea, l’ureo e il loto.

Simbologia isiaca nel mondo ellenistico e romano (screenshot dalla diretta)

«Il culto della dea in Egitto» – ci dice Cavillier – «prevedeva una serie di rituali giornalieri alcuni dei quali, probabilmente rielaborati, erano presenti nella penisola Italica e nelle Isole (Sardegna e Sicilia). Uno di questi è il Navigium Isidis (5 marzo), di cui Apuleio ne descrive i canti accompagnati con sistro e flauti e le preghiere recitate dal grammateus. Anubi e Osiride figurano quali figure mitiche e divine nel cerimoniale di rigenerazione». Il culto veniva celebrato in luoghi appositi quali serapeum iseum.

Il prof. Cavillier conclude il suo intervento con un focus sull’obelisco della Fontana dell’Elefante di Catania. Secondo Cavillier sarebbe, piuttosto, la colonna di un tempio isiaco in cui, sebbene appaiano stilizzati, sembrerebbero essere presenti divinità e simboli specifici connessi alla ritualità egizia.

A Catania Iside così come Demetra

A questo punto prende la parola la dott.ssa Maria Teresa Magro con un excursus sulla figura della dea madre, passando, nel corso dei millenni per un certo numero di divinità femminili. Vedendo una stretta connessione tra le divinità femminili e le dee madri di tutte le epoche, la dott.ssa parte dalle epoche più antiche, dalle prime epoche. «Una stretta connessione è stata ritrovata nelle figure di divinità: le prime “Veneri”, raffigurazioni delle donne come rappresentazione di fecondità, già dal Paleolitico. Si tratta di figure presenti in tutto il mondo Mediterraneo, di cui si può procedere ad un’identificazione a tappe. La cosa principale è che la figura della donna è associata alla fecondità ed alla fertilità».

Un momento della conferenza

Nel mondo ellenistico e romano si assiste ad un’unione stretta tra Iside e le divinità locali. Iside è assimilata a molte divinità femminili che abbiano caratteristiche simili, legate al mondo della fecondità e della rinascita, principalmente. Sarà il caso di Demetra-Proserpina in Sicilia e Sardegna, con particolare attenzione alla vicenda di Demetra e Kore di cui ci sono tracce anche nella stessa Catania, in cui esisteva un tempio dedicato proprio a Demetra, oggi non ancora individuato, ma descritto da Cicerone.

Rilievo con Demetra e Kore rinvenuto in via Crociferi a Catania

Alla fine dell’800, proprio a Catania fu scavato nuovamente (già noto da almeno due secoli) un edificio templare. Una rilettura successiva, ci fa sapere la dott.ssa Magro, ha individuato nel tempio un luogo sacro a Iside. E proprio su questo edificio, tra le altre cose, si pensa di concentrare lo studio futuro in relazione alla presenza isiaca a Catania. «Noi pensiamo che questo lavoro» – dice la Magro – «non sia solo un confronto, che può essere sicuramente interessante, ma utile per un riscontro anche in relazione ad alcune festività che potrebbero avere radici più antiche di quanto si pensi, come per la festa di Sant’Agata». 

L’incontro si conclude con una serie di domande da parte dei partecipanti e con l’augurio che gli studiosi si fanno di poter portare avanti questo Progetto straordinario, che oltrepassa i confini spaziali e temporali, incentrato sulla connessione tra l’Egitto e la Sicilia.

Un momento della diretta
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NEWS | Cavillier e Magro con ArcheoMe per il progetto “Iside”: domani la conferenza

Domani ci sarà un’altra conferenza sugli Aegyptiaca, i culti egizi e il progetto Iside afferente alla Sicilia orientale, con particolare riferimento a Catania e al suo territorio. Il professor Giacomo Cavillier, direttore del Centro di Egittologia e Civiltà Copta “J. F. Champollion”, annuncia un nuovo incontro online con focus su uno degli argomenti che, negli ultimi tempi, ha attirato l’attenzione di molti studiosi: la presenza dei culti isiaci e, soprattutto, della figura di Iside in Italia meridionale.

Già da tempo è in attivo un progetto di ricerca dedicato al culto di Iside in Sicilia orientale proprio in collaborazione con l’egittologo Cavillier, tra l’altro anche docente all’Università del Cairo.

Si tratta di un’iniziativa condivisa da importanti istituzioni culturali del territorio delle province di Catania e Messina, che si propone ricostruire e valorizzare i rapporti tra la Sicilia orientale e l’Egitto faraonico. Il progetto pone l’accento sulle testimonianze dei culti, sui commerci e sulle tradizioni locali, mediante l’analisi delle antichità egizie ed egittizzanti presenti; il tutto arricchito dall’apporto dei resoconti di viaggio in Egitto e in Nubia da parte di letterati, scienziati e collezionisti siciliani nell’800 e ’900.

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Il progetto ha come scopo quello di tentare di risalire all’origine e alla permanenza dei culti egizi in Sicilia e, al contempo, l’eventuale presenza in Egitto di tradizioni e costumi siciliani.

Protagonisti dell’incontro saranno, dunque, l’egittologo Cavillier e la dott.ssa Maria Teresa Magro, funzionaria archeologa della Soprintendenza di Catania. Il dott. Francesco Tirrito, archeologo e direttore di ArcheoMe, introdurrà la conferenza. ArcheoMe ha voluto infatti intervistare il professor Cavillier e la dott.ssa Magro in merito al progetto Iside: l’incontro dell’8 giugno alle 18 sarà in diretta sulla pagina Facebook della testata

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ATTUALITÀ | “Aperitivo con l’Egittologo”: il prof. Cavillier e l’aldilà nell’Antico Egitto

Un incontro online dal tema molto affascinante è in programma il 24 maggio 2021 alle ore 18 sulla pagina Facebook Storie Parallele. Per la rubrica Aperitivo con l’Egittologo, il prof. Giacomo Cavillier parlerà infatti di aldilà e immortalità nell’Egitto faraonico.

La civiltà egizia è fra le prime ad aver elaborato e ritualizzato il concetto di morte e di magica resurrezione all’interno di un complesso sistema simbolico in cui l’aldilà ne costituisce l’elemento più rilevante. La vita degli antichi egizi era profondamente scandita dal costante pensiero della morte e dell’aldilà. Tutto ciò che facevano in vita era teso a garantire una vita oltre la vita.

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La pesatura del cuore dal Libro dei Morti di Ani

Il percorso dell’anima del defunto nell’aldilà (Duat) è infatti meta essenziale per la sua immortalità così come il corredo funerario, necessario per il regolare svolgimento della vita dopo la morte, e la tomba ne rappresentano gli ideali strumenti di protezione e di conservazione perpetua del corpo. In questo mondo altro, Osiride è il dominus e giudice, mentre la dea Maat (verità e giustizia) decreta con la pesatura del cuore (psicostasia) i destinati alla resurrezione. Tutti aspetti e peculiarità su cui l’egittologo Cavillier si soffermerà durante la diretta.

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ATTUALITÀ | Shardana, i guerrieri del Mediterraneo: l’incontro online con i professori Cavillier e Stiglitz

Quante volte, soprattutto negli ultimi anni, si è sentito parlare di teorie complottistiche in ambito storico e archeologico? Quante volte ci si ritrova a leggere commenti imbarazzanti lasciati dai vari fenomeni di turno (come i «da piccolo volevo fare l’archeologo e quindi so di cosa parlo»)?

In quella che è diventata una vera a propria giungla social, un posto speciale spetta alla popolazione degli Shardana. Si legge e si sente ogni teoria (im)possibile su questa antica civiltà. Ed è proprio su questo argomento che, in un incontro online, tenteranno di fare chiarezza il prof. Giacomo Cavillier, egittologo, nonché membro del Comitato scientifico della nostra redazione, e il prof. Alfonso Stiglitz, archeologo.

«Probabilmente dopo questa serata si alzeranno diverse polemiche da parte di appassionati e alcuni studiosi», ci dice Gian Mario Frau, curatore dell’evento e responsabile di Sardegna Turistica. «Ma», continua, «entrambi sono sicuramente tra i maggiori studiosi di questo argomento e il loro apporto sarà molto importante».

L’incontro online, previsto il 12 maggio 2021 alle ore 21.00, sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina Sardegna Turistica.

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Le fonti scritte

Non si conosce la pronuncia esatta del termine con cui gli egiziani si riferivano a questa popolazione. Ma nelle fonti egizie si ritrova la più antica menzione di un popolo chiamato Šrdn/Srdn-w, Sherden o Sereden-u. Si trova nelle lettere di Amarna, scambiate tra il sovrano Akhenaton e Rib-Hadda di Biblo, databili al 1350 a.C. circa. Ci si riferisce ad essi come pirati e mercenari, pronti ad offrire i loro servizi ai signori locali.

Guardie Shardana di Ramesse II nel tempio di Abu Simbel. Disegno di Ippolito Rosellini

Durante il regno di Ramesse II, invece, vengono citati tra i “popoli del Mare” di cui l’Egitto deve respingere le incursioni. Agli inizi del XIII sec. a.C., Ramses II sconfigge gli Sherden che avevano tentato di saccheggiare le coste egiziane assieme ai Lukka (L’kkw, forse identificabili in seguito con i Lici) e i Shekelesh (Šqrsšw), in una battaglia navale nei pressi del Delta Egiziano. Sembra che il faraone, successivamente, li renda parte della sua guardia personale. L’iscrizione della battaglia di Qadesh, tra Egiziani e Ittiti, ricorda infatti come 520 Sherden facessero parte della guardia personale del faraone durante la battaglia.

I guerrieri Shardana di Ramesse II nel tempio solare ad Abu Simbel

Contro i “popoli del Mare”, compresi gli Shardana, faranno i conti anche Merenptah, figlio di Ramesse II, e Ramesse III. Quest’ultimo, dopo una grande battaglia resocontata nel tempio di Medinet Habu, cattura gli Shardana sconfitti e li arruola nell’esercito personale. In Papiro “Harris”, a questo riguardo, ricorda: «Gli Sherdana e i Wešeš del mare fu come se non esistessero, catturati tutti insieme e condotti prigionieri in Egitto, come la sabbia della spiaggia. Io li ho insediati in fortezze, legati al mio nome. Le loro classi militari erano numerose come centinaia di migliaia. Io ho assegnato a tutti loro razioni con vestiario e provvigioni dai magazzini e dai granai per ogni anno».

Inoltre, si attesta la presenza di Shardana in Egitto sia al regno di Ramesse V, sia al regno di Ramesse XI. È probabile che, verso la fine dell’età ramesside, gli Sherdana si siano via via amalgamati alla popolazione autoctona, con conseguente perdita del loro status di mercenari alla fine dell’età libica.

Ma chi erano gli Shardana e da dove venivano? E perché si parla di un legame con la Sardegna? Potremo scoprirlo sintonizzandoci sull’incontro online di mercoledì 12, ore 21, a questo link!

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ATTUALITÀ | Magia e medicina dell’antico Egitto, l’aperitivo social con il prof. Cavillier

Storie Parallele inaugura il ciclo di incontri online Aperitivo con l’Egittologo. Lo fa con un primo incontro dal titolo “Il saggio Imhotep. Magia e medicina nell’Egitto faraonico.

La conferenza è a cura dell’egittologo Giacomo Cavillier, a capo della missione archeologica italiana a Luxor e direttore del Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J. F. Champollion”. L’incontro si incentra sulla magia e sulla medicina nell’Egitto faraonico, il cui protettore divinizzato è il saggio Imhotep, grande sacerdote di Ra, architetto, mago e visir di Gioser, sovrano della III dinastia.

magia

Partendo dalla figura di Imhotep, l’egittologo esporrà un quadro conoscitivo sulla magia e medicina nei periodi più salienti della storia egizia, fra cui il Nuovo Regno. Infatti, è un periodo di grande sviluppo del concetto di “cura” e di “medicina” in grado di coniugare efficacemente invocazione magica e applicazione del medicamento. In tale contesto, inoltre, si perfeziona anche l’arte della mummificazione, intesa sia come essenziale tecnica di preservazione dei corpi che vero e proprio strumento di immortalità. La medicina e la magia, con le loro dinamiche evolutive, costituiscono dunque i segni tangibili di una civiltà che ha saputo efficacemente osservare ed interpretare la natura umana e valorizzarla all’interno di un più ampio contesto magico-rituale ascrivibile al divino.

L’incontro è previsto per il 26 aprile alle ore 18:00, sulla pagina Facebook di Storie Parallele.

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ATTUALITÀ | Cavillier e il “progetto Iside” per il Gruppo Archeologico Kalaritano

Il GAK (Gruppo Archeologico Karalitano) presenta una conferenza online dal titolo Aegyptica e Culti Egizi in Sardegna. È un tema che ormai da anni attira sempre più studiosi e, tra questi, un posto d’onore spetta al Prof. Giacomo Cavillier, direttore del Centro studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F. Champollion”. La conferenza è prevista per venerdì 23 aprile alle ore 18:00. Il link per accedere alla conferenza su piattaforma Zoom sarà disponibile sulla pagina del GAK.

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La conferenza ha per oggetto l’analisi delle fonti, testuali e non, che testimoniano un legame del territorio italico con l’Egitto antico, soprattutto durante il periodo tolemaico e romano. In merito a questo argomento, il prof. Cavillier presenterà il Progetto Iside. Archeologia, Culto e Antichità. Si tratta di un’iniziativa condivisa da istituzioni culturali di pregio del territorio catanese, tra cui la docente e scrittrice Dora Marchese. Un progetto che si propone di ricostruire e valorizzare il millenario e vitale “rapporto” tra la Sicilia orientale e l’Egitto faraonico, testimoniato dai culti, dai commerci e dalle tradizioni locali. Per fare ciò si rende necessaria l’analisi delle antichità egizie ed egittizzanti presenti e del fecondo apporto dei racconti di viaggio di letterati e studiosi siciliani dell’800 e ’900.

 

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SPECIALE COVID | L’esperienza del prof. Giacomo Cavillier del Centro Studi “J. F. Champollion”

Le parole di un accademico del settore sono indispensabili per arricchire il panorama proposto dallo speciale di oggi. Soluzioni temporanee (così ancora si spera) sono state adottate nella Didattica a Distanza, che ha comunque penalizzato tantissimi studenti, ma la ricerca ha avuto una decisiva battuta d’arresto. Testimone è e continua ad essere il professor Giacomo Cavillier, egittologo, direttore del Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F. Champollion”, nonché membro del Comitato scientifico di questa redazione. Grazie ai numerosi contatti sul territorio, nazionale e non, la voce del professore è catalizzatrice delle tante esperienze di studiosi e ricercatori che di giorno in giorno si trovano a fronteggiare questa drammatica situazione.

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Il professor Giacomo Cavillier sulla montagna tebana

Che cos’è il Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F. Champollion” da lei diretto?

Il Centro “Champollion” è diretto da Giacomo Cavillier e nasce nel 2007 all’interno dell’Insegnamento di Egittologia e Civiltà Copta dell’Università di Genova allo scopo di consentire a studenti e specializzandi di perfezionare la propria preparazione professionale mediante appositi programmi di formazione e di ricerca in Egitto e in Sudan. Nel 2008, con l’avvio di vari progetti di ricerca in Egitto e nel Mediterraneo, il Centro “Champollion” ha ampliato i suoi orizzonti operativi divenendo un organismo scientifico “dedicato”, convenzionato con università, musei ed istituti di ricerca nazionali ed internazionali. Il Centro “Champollion” ha all’attualità una missione archeologica in Egitto (Luxor) e due progetti di ricerca in Corsica, Sardegna e Sicilia dedicati ai “Popoli del Mare” e allo sviluppo dei culti egizi in età ellenistica e romana. Il Centro è convenzionato ed ha collaborato con alcune delle più importanti istituzioni museali e di ricerca nazionali e internazionali: il Museo Egizio di Firenze, il Museo Archeologico di Napoli, l’Ufficio Culturale Egiziano a Roma, il Centro Archeologico Italiano al Cairo, l’Università del Cairo e la Biblioteca di Alessandria d’Egitto, solo per citarne alcuni. Per le attività di ricerca, il Centro dispone di una sede stagionale della missione archeologica a Luxor (West Bank), mentre le varie attività didattiche sono tenute in apposite strutture (aule, biblioteche e sale conferenze) presso gli enti e i musei convenzionati. 

Quest’ultimo anno è stato difficile per qualsiasi attività, pubblica o privata che sia. Tra restrizioni e chiusure, parziali e totali, di dipartimenti, ministeri, musei, soprintendenze, qual è il quadro che si evince dall’ultimo anno della vostra attività?

Abbiamo dovuto svolgere numerose attività didattiche (conferenze, seminari e corsi) online e sospendere i progetti di ricerca e la missione in Egitto in attesa di tempi migliori. Tuttavia, l’attività divulgativa online ha riscosso successo e intendiamo proseguire oltre, tenendo in considerazione che la cultura può rappresentare l’essenziale strumento per superare l’attuale situazione.

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Uno dei prossimi seminari in programma, organizzato dal Centro Studi “J. F. Champollion”

Per quel che concerne il rapporto con le Università e/o con i progetti di ricerca, cosa è stato possibile realizzare in quest’ultimo anno? E quali e quante cose sono state rimandate ad un futuro prossimo?

La seconda edizione del volume “Shardana”

Nel 2020 sono stati condivisi i progetti “Iside” e “Popoli del Mare” da importanti istituzioni archeologiche siciliane (Messina, Catania, Siracusa); agli inizi del 2021 è stato avviato in Sardegna il progetto “Iside” che vede coinvolte Soprintendenze Archeologiche di Sassari e Cagliari in spirito di fattiva collaborazione scientifica. Sono presupposti essenziali per proseguire nella ricerca e valorizzazione dei culti ed apporti egizi nelle due principali isole nazionali e, al contempo, tentare di dare una fisionomia culturale ai navigatori e guerrieri del Tardo Bronzo noti come Shardana e Shekelesh, di cui sappiamo ancora ben poco. Nel 2021 riprenderà lo studio della collezione di ushabti del Museo Egizio di Firenze ai fini della pubblicazione del terzo volume del catalogo previsto per il 2022. Si tratta di attività che potranno essere svolte a partire dal mese di settembre 2021, pandemia permettendo.

Musei e Cultura hanno subito un duro contraccolpo dalla pandemia, qual è la sua opinione a riguardo?

L’Italia ha dovuto fare i conti con una crisi senza precedenti e ha posto tutte le contromisure possibili; detto questo, i musei, già in molti casi in difficoltà per questioni di investimenti e di gestione non sempre facile, hanno subito danni notevoli sia in termini di afflusso che di “divulgazione”. L’assenza di una divulgazione capillare e sinergica del bene storico-archeologico, a livello locale, regionale e nazionale, soprattutto via web, si è rivelato il tallone d’Achille di tutto il comparto dei beni culturali; è toccato ai blog, alle singole entità museali e persino a studiosi o a giornalisti appassionati, proporre interviste, presentazioni di libri e docufilm, per sopperire alle carenze emerse in questo settore. Personalmente ritengo che una programmazione “centralizzata” del Ministero della Cultura di vari interventi di studiosi qualificati e direttori di musei, ab origine, avrebbe giovato e rappresentato l’idoneo stimolo culturale per i cittadini in lockdown.

L’Archeologia è sempre stato un settore molto complesso. La carriera universitaria è molto lunga, gli sbocchi lavorativi sono spesso insufficienti. Cosa si sente di consigliare ai giovani che si approcciano a questo mondo?

A mio giudizio, e lo si consideri come frutto della mia esperienza professionale di docente e di archeologo, occorre innanzitutto conseguire una formazione completa di base quale strumento per proseguire oltre; il conseguimento di una laurea, di un master o di un dottorato non apre orizzonti di impiego immediati, né consente di ritenersi professionalmente idonei ritenendosi “archeologi, filologi, storici, ecc.”. L’errore è quello di ritenersi già professionisti o, come si dice spesso “arrivati” al top, vantando competenze che possono poi essere smentite ben presto data la giovane età; dunque, a mio giudizio, occorre formarsi bene, seguire una passione per un settore di studio, tentare di concorrere presso l’università o soprintendenze e, in caso di iniziale fallimento, non smettere mai di crederci e di proseguire verificando varie possibilità di ricerca presso enti italiani e stranieri. Giova rilevare che la figura professionale di archeologo, per fare un esempio, è tale solo se si fa ricerca sul campo e acquisendo una metodologia di lavoro che nessun manuale è in grado di offrire, altrimenti basterebbe studiare volumi di settore per ritenersi pronti ad effettuare uno scavo; è come se per operare da chirurgo bastasse studiare l’enciclopedia medica senza aver maturato alcuna esperienza pratica frutto di anni di applicazione. Ovviamente, se non si riesce immediatamente nell’intento di vincere i concorsi, occorre mantenersi con lavori diversi ma sempre proseguendo nella ricerca, implementando esperienze e titoli. In altre parole, si vince solo se si è consapevoli dei propri limiti e si crede nel proprio intento!