ARCHEOLOGIA | Ritrovata la Biga trafugata… che non è di Morgantina!
L’azione congiunta di Procura e Carabinieri di Catania ha permesso il recupero del presunto reperto archeologico noto come la “biga di Morgantina”, che era stato trafugato dal Cimitero Monumentale di Catania nel Giugno 2017.
Nell’indagine che ha portato al ritrovamento della statua, i carabinieri hanno arrestato 17 persone, accusate a vario titolo di reati di rapina, estorsione, ricettazione e furto di opere antiche. Secondo quanto emerso dagli interrogatori, l’operazione illegale è avvenuta con l’ausilio di un complice interno al cimitero.
La scultura bronzea, posta sulla cupola della cappella funeraria della famiglia Sollima, è stata sollevata con l’aiuto di un elicottero e trasportata da un camion. Suddivisa in due parti, per celarla al meglio, la carrozza è stata nascosta e rinvenuta in un garage di Aci Catena, mentre i cavalli sono stati posti all’interno di una stanza segreta in una villa di Piazza Armerina.
Ma non si tratta, come invece riportato erroneamente da ogni testata nazionale, di un reperto archeologico risalente al 450 a.C.; sarebbe piuttosto da ascrivere alla fine dell’800 o, addirittura, agli inizi del ‘900. Si tratta di una copia di bronzo del gruppo scultoreo marmoreo assemblato dallo scultore Francesco Antonio Franzoni nel 1788, conservato nei Musei Vaticani.
La Biga riporta molti dei dettagli che si devono alle aggiunte di Franzoni; proprio per questo motivo, è esclusa in partenza qualsiasi datazione precedente al XVIII secolo. Grazie agli studi dell’esperte in archeologia Antonella Privitera e in storia dell’arte Luisa Fucito, si è scoperto che una ditta specializzata, la fonderia Chiurazzi di Napoli, addirittura aveva le riproduzioni della biga vaticana in catalogo, in quanto, da fine ‘800 in poi, si ha una forte tendenza alla realizzazione di queste opere. Secondo la Privitera, è verosimile che il prodotto sia realizzato all’inizio del XX secolo dalla fonderia Chiurazzi, alla quale è attribuibile ”senza esitazione”.
Il docente di Archeologia all’Università di Catania, prof. Dario Palermo, in un suo post su Facebook lancia una provocazione riguardo il pericolo che può scaturire dalla disinformazione: Una piccola riflessione sulla biga Sollima. Se non ci fosse stato qualcuno che avesse riempito giornali e mass media con la falsa notizia della provenienza da Morgantina e del suo enorme valore, forse starebbe ancora al suo posto. Bisogna riflettere prima di propagare notizie non verificate e facilmente smentibili. Ma si sa, a forza di ripetere una bugia essa assume i contorni della verità.