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ACCADDE OGGI | L’arresto di Robespierre, figura chiave della Rivoluzione francese

Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre nacque ad Arras, un paese nel nord-est della Francia, nel 1758 da una famiglia borghese. Fu uno dei protagonisti della Rivoluzione francese (1789-1799); ricordato anche come uno dei padri della Prima Repubblica francese.

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Ritratto di Robespierre

Fu tra i migliori studenti del suo corso di retorica e molto amato dai suoi insegnanti tanto che, nel 1775, venne scelto dal maestro per declamare dei versi latini al cospetto di Luigi XVI: il re era giunto in visita nel collegio in cui Robespierre studiava. Il sovrano però, annoiato, non fece attenzione ai versi che il giovane stava declamando.

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il collegio Louis-le-Grand in cui Robespierre studiava
il re di Francia Luigi XVI

Studiò i grandi classici latini e greci; ammirava la repubblica romana e l’arte oratoria dei grandi del passato: Cicerone, Virgilio, Livio, Tacito e Catone, anche se molto distanti dai costumi del 1700. Nel 1782, dopo aver completato gli studi, decise di ritornare nella natìa Arras per esercitare, seguendo così le orme del padre, la professione di avvocato.

L’arresto

Nel corso degli anni Robespierre si fece dei nemici. Proprio questi, nel giugno del 1794, fecero girare voce che volesse istaurare di nuovo la monarchia, concentrando tutto il potere nelle sue mani e scegliendo Luigi Carlo come prossimo al trono dopo la morte per ghigliottina della regina Maria Antonietta.

Un mese più tardi, il 26 luglio 1974, Robespierre fece un discorso davanti alla Convenzione per la Salute Pubblica, di cui egli stesso faceva parte. Parlò a lungo riguardo a una possibile cospirazione contro la Repubblica e incolpò, senza fare nomi, alcuni dei membri del Comitato.

il Comitato di Salute Pubblica in seduta

Secondo lui occorreva rinnovare il Comitato di Salute Pubblica e quello della sicurezza generale. Le minacce, seppur velate, portarono gran scompiglio all’interno della Convenzione. La maggior parte del Comitato voleva agire velocemente e la Convenzione, colpita dalla retorica di Robespierre, approvò l’idea.

Il giorno seguente, il 27 luglio 1974, Robespierre venne arrestato e le sue ultime parole furono: «La Repubblica è perduta, i briganti trionfano».

L’arresto di Robespierre
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ACCADDE OGGI | Il popolo contro il governo, la “Révolution” per la “Liberté”

Era il 14 luglio 1789, precisamente 232 anni fa, quando a Parigi vigeva l’Ancien Régime, ovvero la monarchia dei Valois e dei Borboni di Francia. Tra il feudalesimo e il capitalismo, l’aristocrazia di corte e la nascente borghesia, la monarchia assoluta difendeva le prerogative del clero e dell’aristocrazia.

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La presa della Bastiglia, 14 luglio 1789

Simbolo assoluto del regime, per la sua imponenza e indistruttibilità, fu la Bastiglia: grande fortezza eretta entro le mura di Parigi al fine di rafforzare le mura della città; durante il regno di Luigi XI fu usata occasionalmente anche come prigione. L’avvenimento storico è senz’altro il manifesto di «Liberté, Égalité, Fraternité».

Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo, olio su tela, 1830


Il 14 luglio 1789 gli insorti contro il Régime decisero di assaltare la prigione-fortezza della Bastiglia per approvvigionarsi di polvere da sparo e cartucce e fare occupazione. Dopo invani tentativi di mediazione tra assedianti e presidianti della fortezza, sia la guarnigione che gli insorti aprirono il fuoco, causando quasi cento morti e più di sessanta feriti. Solo un morto e tre feriti tra i difensori che, ben protetti, sparavano da scappatoie e merli. La folla scatenata tirò colpi di fucile isolati per circa quattro ore.

Un momento della Presa della Bastiglia, 14 luglio 1789

Fu l’intervento di un gruppo di 61 guardie francesi disertrici, che si trascinarono dietro sei cannoni presi dalla propria caserma, a cambiare le sorti. Non potendo resistere, dopo una serie di peripezie, venne aperta la porta, abbassato il ponte levatoio e consegnata la fortezza agli insorti.

La Presa della Bastiglia fu, dunque, l’esito di un tradimento. Un ammutinamento forse, invasa e conquistata dai ribelli solo perché il governatore, devoto al sovrano, venne abbandonato dalle sue truppe.

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NEWS | Il Musée d’Orsay restituirà un Klimt sottratto dai nazisti

Il Governo francese ha annunciato la restituzione di un’opera di Gustav Klimt, sottratta dai nazisti, agli eredi della sua legittima proprietaria. Il quadro Cespugli di rose sotto gli alberi è esposto al Musée d’Orsay. Fu dipinto nel 1905 dall’artista austriaco e sottratto, dunque, dai nazisti nel 1938. La proprietaria dell’opera, Nora Stiasny, è una delle tante vittime dell’Olocausto. Il quadro verrà quindi restituito agli eredi della Stiasny.

Klimt
La ministra Roselyne Bachelot davanti al quadro di Klimt Cespugli di rose sotto gli alberi, 1905 ©ALAIN JOCARD / POOL / AFP

il Ministro della Cultura, Roselyne Bachelot-Narquin, ha quindi dichiarato: “La decisione di restituire un’opera importante delle collezioni pubbliche mostra il nostro impegno verso la giustizia e la riparazione nei confronti delle famiglie depredate”.

 

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LOMBARDIA | La Tomba della Cà Morta: analogie e differenze con la Tomba di Vix

LA TOMBA DELLA CA’ MORTA

La Tomba del Carro della Ca’ Morta è un monumento funerario di una principessa rinvenuto, per caso, a Como,  nel 1928.  La sepoltura è una delle più ricche rinvenute in città.

Vennero trovati diversi reperti facenti parte del corredo personale della principessa, tra cui una kylix attica a figure rosse, importante per datare la sepoltura, uno stamnos in bronzo, fibule ad arco composito e a sanguisuga, anelli in bronzo ed armille; tuttavia, il più maestoso di questi ritrovamenti è, senza dubbio,  un carro a ruote dentate.

Il carro da parata, a quattro ruote, presenta un pianale sopraelevato, decorato da ricchi elementi in bronzo. Il veicolo era agganciato a una pariglia di cavalli tramite una stanga che si collegava all’asse delle ruote anteriori.

LA TOMBA DI VIX

La tomba di Vix è il sepolcro di una principessa di origine celtica risalente alla fine del VI secolo a.C.

La tomba venne scoperta nel 1953 dall’archeologo Maurice Moisson, a Vix, in Borgogna.

La camera funeraria, dalle misure di circa 3×3 metri, era foderata da assi di legno e coperta da un tumulo di pietre e terra. Il corpo della principessa  era stato adagiato sul cassone di un carro e coperto da un panno, decorato con motivi rossi e blu, di cui sono stati recuperati scarsissimi resti.

Il carro da parata a quattro ruote era stato smontato e le ruote erano deposte ordinatamente su un lato della camera sepolcrale. Il carro presentava un pianale in legno, ornato da elementi in bronzo e parti di rinforzo metalliche su cerchioni, raggi, assi e mozzi delle ruote.

La deposizione di carri all’interno delle sepolture è una tradizione antichissima, che affonda le sue radici nell’età del Bronzo, epoca in cui essi erano associati ad armi e vasellame in lamina bronzea. 

ANALOGIE E DIFFERENZE

Il carro della Ca’ Morta trova precisi confronti con la tomba di Vix.

Entrambe sono tombe femminili di individui di alto rango, con un ruolo importante all’interno della società: molto probabilmente, si trattava di sacerdotesse; entrambe le tombe presentano un ricco corredo con numerosi oggetti di ornamento, diversi recipienti in lamina bronzea e in ceramica, legati al rituale del simposio aristocratico, e un ricco carro da parata a quattro ruote in legno e metallo; inoltre, le due sepolture sono separate tra loro da un intervallo cronologico di qualche decennio, ma si collocano entrambe nel momento di maggiore fioritura dei commerci tra mondo mediterraneo e mondo celtico, quando nell’Europa continentale le aristocrazie hallstattiane raggiungono l’apice del proprio potere mentre, al di qua delle Alpi, la cultura di Golasecca perviene alla sua massima fioritura.
Non ci deve, perciò, sorprendere il ritrovamento di così tanti elementi in comune tra due sepolture – quella di Vix ad inumazione e quella di Como ad incinerazione, secondo i rispettivi costumi funerari delle due civiltà – separate da circa 400 km di distanza e dalla maggiore catena montuosa dell’Europa: le Alpi.

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Lo sapevi che… | La fondazione dell’Unione Europea nella “Conferenza di Messina”

La conferenza di Messina si svolse nei primi giorni del mese di Giugno 1955 nei locali di Palazzo Zanca, il Municipio di Messina, e a Taormina.

Fu una riunione interministeriale tra i Ministri degli Esteri dei sei stati membri della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). Vi parteciparono Gaetano Martino per l’Italia, Jan Willem Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca e Paul-Henri Spaak per il Belgio.

La conferenza, svoltasi a Messina in quanto l’allora Ministro Gaetano Martino optò per la sua città natale, essendo da poco stata ricostruita a seguito dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, proseguì con molte difficoltà nei primi due giorni dei lavori. Difatti, questo incontro seguiva la bocciatura, da parte della Francia, del progetto CED (Comunità Europea di Difesa), che aveva causato non pochi attriti tra le nazioni sedute al tavolo del confronto. Alla conclusione della conferenza, inaspettatamente per i più,  si arrivò alla cosiddetta Risoluzione di Messina, attraverso la quale i sei paesi enunciavano una serie di principi e di intenti volti alla creazione della Comunità europea dell’energia atomica (o Euratom) grazie alla quale si gettarono le basi per la firma dei Trattati di Roma del 1957 che sancì l’inizio del Mercato Europeo Comune (MEC, istituito insieme alla CEE, divenuta in seguito CE e infine UE).

Lo spirito di Messina, che animò la conferenza ed i padri fondatori della Comunità Europea, è ancor oggi chiamato in causa come esempio quando i rapporti tra i Paesi Europei sembrano compromettersi.