PERSONAGGI | Padre Michele Piccirillo, il frate che costruiva la pace con pietre e mosaici
Padre Michele Piccirillo è stato frate francescano della Custodia di Terra Santa, archeologo e professore presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Ha legato indissolubilmente il suo nome all’archeologia cristiana in Medio Oriente e alle attività di archeologia pubblica, dialogo e costruzione della pace in Palestina e Israele.
La giovinezza e la “chiamata”
Nato a Carinola, un paese in provincia di Caserta, il 18 Novembre del 1944, fin da giovanissimo sentì la vocazione religiosa. A soli 16 anni si trasferì in Palestina, presso la Custodia di Terra Santa, dove intraprese il noviziato nell’ordine dei Frati minori: già durante gli anni del ginnasio Michele aveva sentito la vocazione religiosa ma, soprattutto, il profondo interesse per la Palestina, la terra di Gesù, ricca di testimonianze archeologiche cui il giovane novizio si interessò da subito.
Padre Michele terminò gli studi liceali a Betlemme nel 1965 e frequentò poi la Facoltà di Teologia allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, dove conseguì la licenza nel 1969. Nel giugno del 1967 aveva proferito i voti presso la chiesa del Cenacolo di Gerusalemme. Pochi mesi dopo, la “Guerra dei sei giorni” portò l’esercito israeliano ad occupare Gerusalemme est, fino ad allora sotto sovranità giordana. Durante i combattimenti Padre Piccirillo portò soccorso, assieme ai suoi confratelli, alle vittime del conflitto a Gerusalemme, Hebron, Jenin e altri luoghi della Palestina.
Tornato a Roma, nel 1969 fu ordinato sacerdote, conseguì la laurea in Sacra scrittura al Pontificio Istituto Biblico nel 1973 e quella in Archeologia alla Sapienza, con relatore Paolo Matthiae, nel 1975. Già nel 1974 era tornato a Gerusalemme, dove aveva assunto la docenza presso lo Studium Biblicum Franciscanum, ruolo che ricoprirà per tutta la vita diventando, nel 1984, Professore ordinario.
I primi scavi e la scoperta del Monte Nebo
All’inizio degli anni ’70 il francescano aveva condotto i primi scavi archeologici presso alcuni edifici proto-cristiani in Giordania, alle pendici del monte Nebo, la montagna dalla quale, secondo la Bibbia, Mosè avrebbe visto la Terra Promessa e sulla quale sarebbe stato sepolto.
Il monte Nebo, da allora, rimase sempre un luogo molto importante nella vita di Padre Piccirillo: nel 1976 assunse la direzione degli scavi al memoriale di Mosè sul monte Nebo, portando alla luce l’importante mosaico del battistero. Da quell’anno, non si contano i restauri e i ritrovamenti compiuti da padre Michele e dai suoi collaboratori: l’identificazione di Umm ar-Rasas – la biblica Kastron Mefa’a – nell’‘86; l’avvio della Scuola di Mosaico a Madaba nel ‘92; la pubblicazione del volume “The Mosaics of Jordan”, con la prefazione di re Hussein di Giordania nel ’93; il lavoro sull’area dell’antico santuario del Battesimo di Gesù a Betania, al di là del Giordano, nel ’96; l’organizzazione del Congresso internazionale per il centenario della Carta di Madaba nel ’97.
I mosaici di pace
Sebbene fosse eccellente epigrafista, storico e teologo, Padre Michele ebbe sicuramente una predilezione per lo studio e il restauro dei mosaici bizantini e paleocristiani in Giordania e Palestina. Dal 1976 non abbandonò mai le ricerche sul monte Nebo, dove volle realizzare anche una nuova foresteria per i pellegrini, nonché il suo “quartier generale” per le ricerche in Giordania.
Il “frate archeologo” ebbe la ventura di vivere gran parte della sua vita nella Palestina occupata, una terra di conflitto, eppure fu capace di intrattenere ottime relazioni culturali e diplomatiche con tutte le parti in causa, tanto da essere uno dei pochi ai quali era concesso di muoversi liberamente tra Siria, Giordania, Palestina e Israele.
Per Padre Michele lo studio scientifico dell’archeologia era veicolo di fede: l’archeologia gli permetteva di conoscere il passato, ma anche, e soprattutto, di essere testimone di un presente complesso e travagliato. La ricerca archeologica era un’importante mezzo per restituire il monumento alle comunità locali, creare itinerari turistici che potessero incentivare lo sviluppo sostenibile, creare consapevolezza e orgoglio verso un passato troppo spesso reso distante dall’archeologia coloniale, condotta per quasi un secolo su entrambe le sponde del Giordano. Nei progetti della Custodia di Terra Santa l’archeologo francescano introdusse laboratori per i giovani, corsi professionali per il restauro del mosaico (a Madaba e a Gerico) e visite guidate per le scuole.
In questo senso, l’archeologia fu per Padre Piccirillo un modo per costruire la pace. In uno dei suoi ultimi diari scrive: «Tra i modi per contribuire all’intesa e alla pace tra le popolazioni del Medio Oriente, al monte Nebo abbiamo scelto quello che è più congeniale con il nostro lavoro di archeologi (…), e ne siamo stati ampiamente ripagati non soltanto sul piano professionale, ma anche come frati minori seguaci di Francesco, che in Egitto andò a parlare pacificamente con il sultano Malik al-Kamil, nipote di Saladino. Il restauro dei mosaici, in gran parte pavimenti delle chiese costruite nella regione dal V all’VIII secolo, ci ha dato la possibilità di conservare un patrimonio d’arte e di fede e di sviluppare parallelamente un’opera di dialogo e di amicizia che sono i fondamenti della pace».
La morte
Nel 2008 Padre Piccirillo dovette rientrare in Italia a causa di una malattia incurabile. Morì il 26 Ottobre del 2008, a Livorno, dove si stava curando. Alle esequie parteciparono tantissimi colleghi archeologi, architetti, storici, restauratori. La salma fu seppellita presso il santuario del monte Nebo, da dove immaginiamo che la sua anima guardi la valle del Giordano, nell’attesa di vedere una Terra Santa che risplenda di una pace giusta e libera.