STUDENTI | Cosa c’è dietro ad uno scatto? La riflessione di Irene Paino
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione della studentessa Irene Paino che ripercorre le tappe più importanti della storia della fotografia, dalla nascita ai giorni nostri.
“La fotografia è l’arte di mostrare di quanti istanti effimeri la vita sia fatta”, così scriveva Marcel Proust. Credo sia proprio questo l’obiettivo di una grande disciplina artistica e culturale come la fotografia, che molto spesso viene oscurata, soprattutto nel mondo moderno, macchiandosi di etichette e pregiudizi. Se in passato questa materia veniva definita una novità, ad oggi la sua importanza su molteplici aspetti viene ridotta ad una banalità. La grandiosità del ‘’saper fotografare’’ dal 9 luglio 1839, anno di nascita ufficiale della fotografia, ha subito diversi sviluppi e rivoluzioni anche nell’ambito scientifico, riuscendo ad insediarsi nella vena storica mondiale e coinvolgendo situazioni e personaggi importanti. Infatti la foto che con molta facilità e spensieratezza facciamo stampare dal fotografo di fiducia ha delle radici più profonde.
Joseph Nicéphore Niépce è considerato il padre della fotografia, proprio grazie alla sua figura inizierà il grande processo rivoluzionario di questa disciplina con il metodo dell’eliografia. Attraverso la sovrapposizione di un negativo su una carta sensibile e successivamente esposto all’azione di una luce artificiale o solare, si otteneva la struttura dell’immagine. Una delle più antiche eliografie prodotte dallo stesso Nièpce, oggetto di mostra al Musée Maison Nicéphore Niépce, fu ‘’Vista dalla finestra a Le Gras’’. Solo più tardi il grande ricercatore francese aderì all’utilizzo della camera oscura, anche detta camera ottica, cioè un sistema che consentiva la proiezione sul retro delle fotografie. Motivo per cui ancora oggi gli apparecchi fotografici vengono definiti ‘’camere’’.
Il dagherrotipo è invece una funzionalità che nacque nel 1840 dalla collaborazione tra il chimico Louis Daguerre e Joseph Nicéphore Niépce: mediante una lastra di rame, a cui veniva subordinato uno strato di argento, e dei vapori, prima di iodio e in seguito di mercurio, la raffigurazione prendeva forma. Purtroppo questo metodo, nonostante ebbe una grande diffusione, perse interesse in quanto molto impegnativo e fu sostituito da nuovi processi: la calotipia, introdotta da William Henry Fox Talbot nel 1841 (che consentiva la riproduzione delle immagini con la tecnica del negativo/positivo), la ambrotipia, attuata dall’inglese Frederick Scott Archer nel 1849 (realizzazione di foto su lastre di vetro), e la ferrotipia, ovvero stampe riportate su materiale di alluminio, ferro o latta, prodotta nel 1853 dal francese Adolphe Alexandre Martin.
Certamente tutto ciò rappresenta solo una breve sintesi dello sviluppo di questa disciplina che sfocia anche in un repertorio storico non indifferente, ricordiamo a tal proposito la guerra di Crimea che fu seguita dal fotografo Roger Fenton. Foto e riprese che riguardano le guerre mondiali rappresentano per noi delle fonti importanti. Gradualmente si iniziò a fare della fotografia un potente meccanismo di informazione culturale, favorendo così la nascita di grandi industrie. In Italia citiamo ad esempio i fratelli Alinari e Giorgio Somer. Si svilupperanno in tutta Europa centri d’incontro, club e associazioni con obiettivo comune: migliorare questo nuovo modo di apprendere l’arte in tutte le sue forme e portarlo alla luce. Fotografare non è solo saper applicare delle tecniche specifiche in base al contesto o pubblicare una bella foto sui social, ma far trasparire dei dettagli che, seppur minimi, fanno la differenza. La bravura di un fotografo sta proprio nel cogliere l’attimo e la spontaneità dei secondi che quotidianamente sfuggono alla nostra coscienza.
L’armonia delle forme, cioè della manifestazione del bello attraverso una propria rappresentazione della realtà, è una tematica che sicuramente viene prodotta anche da altre forme artistiche come la scrittura, il disegno e spesso riguarda perfino discipline sportive come la danza. Nel momento in cui tutto ciò combacia e si equilibra percorriamo inevitabilmente la sostanza dell’esistenza umana, che in questi casi è magicamente sovrastante. Le fotografie attualmente vengono utilizzate anche nello studio della psiche umana e stimolano delle percezioni così intime e personali grazie alle quali è possibile spaziare ancora in una conoscenza più ampia del mondo. Quando parliamo di fotografia, dunque, non minimizziamo questa grande lente d’ingrandimento, piuttosto pensiamo che non è da tutti saper guardare la realtà da una prospettiva diversa. Uno scatto può diventare storia e – come riportava il titolo di un famoso programma televisivo ideato nel 1997 e diretto da Renato Parascandolo – “La storia siamo noi”.