Un’esperienza artistica, storica, naturalistica e culturale per scoprire il borgo dei “Malavoglia” di verghiana memoria. C’è tutto questo e non solo nella mostra dal titolo Aci Trezza. Un giro di suggestioni artistiche che ha aperto i battenti all’interno del salone “Roberto Rimini” di Villa Fortuna sul lungomare dei Ciclopi.
Fino al primo luglio – dalle 18 alle 22, ingresso libero – i visitatori potranno ammirare le spettacolari immagini subacquee e gli incantevoli scorci terrestri della Riserva naturale integrale Isola Lachea, gestita dall’Università di Catania; presente anche una raccolta di fotografie antiche di Aci Trezza, curate dall’ateneo catanese con la collaborazione di Giuseppe e Nello Grasso. In esposizione anche diverse opere dei mastri d’ascia di Aci Trezza.
E ancora, i ritratti paesaggistici di Antonio Mazzamuto e tre modelli di imbarcazioni tipiche trezzote, realizzate dal mastro d’ascia Salvatore Rodolico; esposti i dipinti della scuola d’arte “Art’è” di Salvo Coglitori che per l’occasione ha messo in mostra un suo dipinto con tema “I Malavoglia”.
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione della studentessa Irene Paino che ripercorre le tappe più importanti della storia della fotografia, dalla nascita ai giorni nostri.
“La fotografia è l’arte di mostrare di quanti istanti effimeri la vita sia fatta”, così scriveva Marcel Proust. Credo sia proprio questo l’obiettivo di una grande disciplina artistica e culturale come la fotografia, che molto spesso viene oscurata, soprattutto nel mondo moderno, macchiandosi di etichette e pregiudizi. Se in passato questa materia veniva definita una novità, ad oggi la sua importanza su molteplici aspetti viene ridotta ad una banalità. La grandiosità del ‘’saper fotografare’’ dal 9 luglio 1839, anno di nascita ufficiale della fotografia, ha subito diversi sviluppi e rivoluzioni anche nell’ambito scientifico, riuscendo ad insediarsi nella vena storica mondiale e coinvolgendo situazioni e personaggi importanti. Infatti la foto che con molta facilità e spensieratezza facciamo stampare dal fotografo di fiducia ha delle radici più profonde.
Joseph Nicéphore Niépce è considerato il padre della fotografia, proprio grazie alla sua figura inizierà il grande processo rivoluzionario di questa disciplina con il metodo dell’eliografia. Attraverso la sovrapposizione di un negativo su una carta sensibile e successivamente esposto all’azione di una luce artificiale o solare, si otteneva la struttura dell’immagine. Una delle più antiche eliografie prodotte dallo stesso Nièpce, oggetto di mostra al Musée Maison Nicéphore Niépce, fu ‘’Vista dalla finestra a Le Gras’’. Solo più tardi il grande ricercatore francese aderì all’utilizzo della camera oscura, anche detta camera ottica, cioè un sistema che consentiva la proiezione sul retro delle fotografie. Motivo per cui ancora oggi gli apparecchi fotografici vengono definiti ‘’camere’’.
Il dagherrotipo è invece una funzionalità che nacque nel 1840 dalla collaborazione tra il chimico Louis Daguerre e Joseph Nicéphore Niépce: mediante una lastra di rame, a cui veniva subordinato uno strato di argento, e dei vapori, prima di iodio e in seguito di mercurio, la raffigurazione prendeva forma. Purtroppo questo metodo, nonostante ebbe una grande diffusione, perse interesse in quanto molto impegnativo e fu sostituito da nuovi processi: la calotipia, introdotta da William Henry Fox Talbot nel 1841 (che consentiva la riproduzione delle immagini con la tecnica del negativo/positivo), la ambrotipia, attuata dall’inglese Frederick Scott Archer nel 1849 (realizzazione di foto su lastre di vetro), e la ferrotipia, ovvero stampe riportate su materiale di alluminio, ferro o latta, prodotta nel 1853 dal francese Adolphe Alexandre Martin.
Certamente tutto ciò rappresenta solo una breve sintesi dello sviluppo di questa disciplina che sfocia anche in un repertorio storico non indifferente, ricordiamo a tal proposito la guerra di Crimea che fu seguita dal fotografo Roger Fenton. Foto e riprese che riguardano le guerre mondiali rappresentano per noi delle fonti importanti. Gradualmente si iniziò a fare della fotografia un potente meccanismo di informazione culturale, favorendo così la nascita di grandi industrie. In Italia citiamo ad esempio i fratelli Alinari e Giorgio Somer. Si svilupperanno in tutta Europa centri d’incontro, club e associazioni con obiettivo comune: migliorare questo nuovo modo di apprendere l’arte in tutte le sue forme e portarlo alla luce. Fotografare non è solo saper applicare delle tecniche specifiche in base al contesto o pubblicare una bella foto sui social, ma far trasparire dei dettagli che, seppur minimi, fanno la differenza. La bravura di un fotografo sta proprio nel cogliere l’attimo e la spontaneità dei secondi che quotidianamente sfuggono alla nostra coscienza.
L’armonia delle forme, cioè della manifestazione del bello attraverso una propria rappresentazione della realtà, è una tematica che sicuramente viene prodotta anche da altre forme artistiche come la scrittura, il disegno e spesso riguarda perfino discipline sportive come la danza. Nel momento in cui tutto ciò combacia e si equilibra percorriamo inevitabilmente la sostanza dell’esistenza umana, che in questi casi è magicamente sovrastante. Le fotografie attualmente vengono utilizzate anche nello studio della psiche umana e stimolano delle percezioni così intime e personali grazie alle quali è possibile spaziare ancora in una conoscenza più ampia del mondo. Quando parliamo di fotografia, dunque, non minimizziamo questa grande lente d’ingrandimento, piuttosto pensiamo che non è da tutti saper guardare la realtà da una prospettiva diversa. Uno scatto può diventare storia e – come riportava il titolo di un famoso programma televisivo ideato nel 1997 e diretto da Renato Parascandolo – “La storia siamo noi”.
Un concorso fotografico per sensibilizzare l’opinione pubblica, e in particolare i giovani, al valore ambientale, socio-economico e culturale delle risorse idriche e a un loro utilizzo sostenibile. Il contest dal titolo “Il Valore dell’Acqua” è promosso dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. Indetto per celebrare il 22 marzo 2021 la Giornata Mondiale dell’Acqua. Le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata nel 1993, un anno dopo la Conferenza di Rio, che sancisce la necessità di perseguire sostenibilità economica, sociale, ambientale.
Il concorso, dall’idea alla pratica
Il concorso a premi è rivolto agli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiore di secondo grado siciliane; queste possono partecipare inviando le proprie fotografie a tema entro il 18 marzo 2021. Le fotografie, dunque, devono essere inviate tramite il sito del contest. Per ulteriori informazioni scrivere a questa mail. I vincitori saranno premiati in occasione dell’incontro “Il valore dell’Acqua”, in programma il 22 marzo 2021; interverranno studiosi ed esperti di diverse discipline chiamati a riflettere sulle valenze ecologiche, socio-economiche e culturali dell’acqua.
Il Vulcano più alto d’Europa in eruzione è stato il protagonista indiscusso del lockdown natalizio. La sua potenza e la sua bellezza, però, non passano inosservate anche se in stato di quiete: lo dimostra il reportage della fotografa Giulia De Marchi. Il progetto della giovane trentenne esplora l’Etna in ogni suo piccolo scorcio e in tutti i suoi grandi panorami; le fotografie, digitali e analogiche, pongono tutto in risalto: dai sentieri più corti all’orizzonte più lontana.
La serie dal titolo “Vulcano” è stata pubblicata in diverse riviste di fotografia come another place e Fotoform Magazine.
Umani, sagome sulla nera terra rovente
Gli scatti in bianco e nero esaltano ancora di più la nera sabbia vulcanica che copre le depressioni della grande “Muntagna”. C’è quiete tutt’intorno, poche le figure umane che si intravedono. Non sono il soggetto delle fotografie e non pretendono di esserlo, ma solo “sagome“, “figure che gironzolano“, così le descrive la giovane fotografa. Come se fossero immersi nelle solite discussioni quotidiane ammirando il panorama: come sarà il tempo domani, cosa si mangerà a cena. Quasi quasi chi ammira le foto riesce a sentirli.
Il Vulcano tra le righe di Patrick Brydone
La fotografa ha ispirato il reportage ad alcune righe di A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckforddel viaggiatore scozzese Patrick Brydone.
Ci sono dei luoghi che senza dubbio si possono dire di più incantevoli della terra; se l’Etna di dentro somiglia all’inferno, si può dire a ragione che di fuori somigli al paradiso. È curioso pensare che questo monte riunisce in sé tutte le bellezze e tutti gli orrori. Qui si può osservare una voragine che un tempo ha eruttato torrenti di fuoco verdeggiare ora delle piante più belle. Si possono cogliere i frutti più squisiti nati su quella che fino a poco fa non era che roccia arida e nera. Qui il suolo è ricoperto di tutti i fiori immaginabili, e noi stessi ci aggiriamo in un mondo di meraviglia e contempliamo questo intrico di dolcezza senza pensare che sotto i nostri piedi c’è l’inferno con tutti i suoi terrori, e che soltanto poche iarde ci separano da laghi di fuoco liquido e di zolfo”.
Il 7 dicembre da Lempertza Colonia, in Germania, sono state battute all’asta 80 foto d’epoca provenienti dalla collezione di Orsola e Filippo Maggia. Le immagini immortalano la Roma dell’800, grazie alle prime macchine fotografiche. Sono datate tra il 1840 e il 1870 le foto che ritraggono i monumenti e la campagna di Roma, meta prediletta dai colti ottocenteschi del Grand Tour.
Lempertz, Asta 1161, Lotto 804: Tempio di Saturno e tempio di Giove (Auguste Rosalie Bisson)
Sono due i grandi temi delle vedute romane dell’Ottocento: dagli edifici dell’antica Roma come il Colosseo si passa alla campagna romana con distese incontaminate, poste alle porte della città. Motivo d’ispirazione di questa tipologia fotografica è la pittura di genere, caratterizzata dalle vedute paesaggistiche.
Lempertz, Asta 1161, Lotto 843: Campagna romana (Enrico Verzaschi)
L’asta ha ottenuto risultati di vendita che oscillano tra i 2 e i 5 mila Euro a scatto, con qualche eccezione che arriva a 12 mila euro.
La collezione Maggia era stata data in prestito al Fotomuseo Giuseppe Panini di Modena dal 1990 al 2017, dove è stata presentata in una mostra curata da Francesca Bonetti da marzo a maggio 2008 e prima ancora presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma da gennaio a marzo 2008 – spiegano da Lempertz – La mostra era stata accompagnata da un catalogo completo che ha documentato ogni articolo nel dettaglio e che è servito come una risorsa preziosa per le nostre descrizioni delle opere qui messe all’asta.
Si possono visionare tutte le foto sul sito della casa d’aste a questo link.
Lempertz, Asta 1161, Lotto 829: Pantheon (Angelo e Giacomo Luswergh)
Il Parlamento si è espresso totalmente favorevole, ma tarda l’approvazione del Mibact.
Il Parlamento è sul punto di approvare finalmente il libero riutilizzo delle immagini di beni culturali nel pubblico dominio. Questo importante traguardo è la conseguenza delle pressioni e dell’opera di sensibilizzazione di Wikimedia Italia, di ANAI, Associazione Italiana Biblioteche – AIB e ICOM Italia. Finora, infatti, non era possibile scattare né pubblicare una foto di un bene pubblico fatta in un luogo d’arte. Ad impedirlo era l’articolo108 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Con il nuovo Decreto cultura, firmato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 22 maggio, viene ammessa la possibilità di effettuare liberamente foto all’interno dei musei con qualsiasi dispositivo elettronico.
Il Decreto Cultura rende libera la riproduzione di beni culturali. Questo è lecito, purché non ci sia contatto fisico con il bene, né l’esposizione dello stesso a sorgenti luminose (flash o illuminazione artificiale), né l’uso di stativi o treppiedi. E’ libera anche la divulgazione, con qualsiasi mezzo, delle immagini di beni culturali. Tutto questo è possibile se e solo se viene fatto senza scopo di lucro. Questo decreto rende molto più facile la vita a tantissimi studenti, ricercatori, tesisti e amanti del sapere. La riproduzione e divulgazioni di beni culturali pubblici è, infatti, essenziale per lo studio e la ricerca, così come per la manifestazione del pensiero e la promozione della cultura.
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