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NEWS | La dignità del popolo ucraino nella fontana di Makov alla Biennale di Venezia

La fontana, opera dell’artista Makov, approda alla Biennale di Venezia, con una rosa di significati sottesi tutti da scoprire in riferimento ai venti di guerra che soffiano sull’Europa e al desiderio di pace tra i popoli.

La Fontana dell’esaurimento

L’opera di Makov, attualmente visibile nel Padiglione Ucraina, nasce dalla rielaborazione di un progetto concepito negli anni Novanta e ispirato alle infrastrutture fatiscenti tipiche delle città post-sovietiche. La fontana è alta circa cinque metri ed è formata da una serie di 78 imbuti di bronzo. I tubicini sono disposti a piramide e l’acqua li riempie per poi fuoriuscire.

Nella stessa Kharkiv, l’autore ricorda come l’approvvigionamento idrico fosse precario, nessuna fontana pubblica funzionava. L’opera fu dunque inizialmente pensata per denunciare l’esaurimento delle fonti, con rimando al tema dell’acqua alta a Venezia. Nonostante ciò, oggi la fontana assume un nuovo significato: invitare a riflettere sul tema della democrazia di fronte alla guerra, con riferimento all’esaurimento di risorse emotive.

L’opera è stata ricomposta in Italia, dopo essere stata sottratta alle bombe russe e trasportata in pezzi da Kiev, andando a sottolineare che l’obiettivo principale resta la rappresentazione della dignità di un popolo e della sua storia. 

Ricordiamo che l’opera sarà visibile alla Biennale di Venezia fino al 27 novembre 2022.

Fontana dell’esaurimento (©Martin Cid Magazine)
L’artista, Pavlo Makov

Pavlo Makov ha 63 anni, è nativo di San Pietroburgo, ma ha da sempre vissuto in Ucraina. Si trasferisce a Kharkiv all’età di tre anni per poi studiare arte in Crimea. Egli riflette sul suo ruolo di artista, sul suo modo di mostrare la realtà, aumentando la consapevolezza, nutrendo la cultura e unendo i popoli. È consapevole però che il potere ideologico dell’arte ha i suoi limiti fisici.

Di recente ha lasciato la sua Kharkiv ridotta in macerie, in direzione di Venezia, per la Biennale. “Non è stata una fuga, la mia”, ha chiarito l’artista: fu selezionato mesi fa per rappresentare il suo Paese adottivo all’Esposizione internazionale d’arte in laguna.

“Hanno distrutto il mio Paese, ma non la sua anima, per questo ci tenevo a esserci”, prosegue. Le vendite dei suoi pezzi d’arte sono ad oggi utilizzate per il supporto delle forze di difesa ucraine e l’acquisto d’armi per il fronte.

Pavlo Makov a Kharkiv nel ’90 (©Martin Cid Magazine)
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ABRUZZO | La Fontana delle 99 cannelle: storia e leggende della città de L’Aquila

La Fontana delle 99 cannelle è situata in una delle zone più antiche del centro storico della città de L’Aquila, la Rivera, nei pressi del fiume Aterno, che venne eretta sull’antico castello di Acquili, che diede il nome alla città.

Il terremoto del 2009 e gli interventi di restauro

Anche la Fontana ha subito danni in seguito al terribile terremoto del 2009, che ha messo in ginocchio il capoluogo abruzzese. L’Aquila, immota manet, possiede attrazioni che testimoniano la sua antica storia: tra queste la Fontana e la Basilica di Collemaggio, monumento simbolo della città d’arte.

Grazie al Fai, la Fontana viene restaurata e parzialmente ricostruita nei punti più danneggiati dai crolli dovuti al terremoto e oggi la si può nuovamente ammirare nel suo antico splendore.

Il sito, oltre a possedere un grande impatto visivo e prospettico, è sicuramente una preziosa testimonianza della storia aquilana.

La storia e la struttura

L’iniziale costruzione della Fontana risalirebbe all’anno 1272, come riporta una lapide posizionata sopra le Cannelle, ma l’opera è stata poi ampliata e portata avanti in diversi periodi storici.

La Fontana corre lungo il perimetro della piazza della Rivera, di forma trapezoidale. Dalla bocca di 93 mascheroni in pietra e da 6 ulteriori cannelle sgorga acqua ininterrottamente, in un concerto di suoni tintinnanti.

Nel Quattrocento viene aggiunto il rivestimento esterno con la composizione a scacchiera in pietra bianca e rosata, proveniente dalle cave di Genzano di Sassa. Nel Cinquecento viene ultimato il lato sinistro e nel Settecento quello destro, in stile barocco.

Originariamente la Fontana aveva la funzione di pubblico lavatoio, ma il suo significato è senz’altro più profondo: è un monumento simbolico abruzzese ricco di significati collegati al numero 99. Ogni maschera è diversa dalle altre: 93 contengono un fiore con rosone, simbolo molto usato nell’arte, anche orafa, abruzzese; le altre 6 cannelle sono vuote e rappresenterebbero le piaghe di Cristo. Forte è la carica allegorica che si cela dietro ogni maschera.

La leggenda

Leggenda vuole che la Fontana celi storie e misteri collegati alla fondazione de L’aquila.

Si narra che durante il XIII secolo si decise di fondare una città – madre, riunendo le popolazioni dei 99 castelli confinanti. I signori dei 99 castelli avrebbero dovuto inviare le proprie genti, ciascuno in un’area della nuova città, assegnata loro durante la fase di progettazione urbanistica; quest’area doveva avere una piazza con una fontana al centro e una chiesa. Attorno a ogni piazza bisognava costruire le nuove abitazioni che avrebbero dato origine a ogni nuovo quartiere.

Ecco perché la città de L’Aquila possiede 99 piazze, 99 fontane e 99 chiese.

Alla fine del Duecento si costruì dunque una fontana monumentale, che doveva essere il simbolo della città appena fondata e della sua unità civica.

Leggenda vuole che i volti dei mascheroni rappresentino i signori dei 93 castelli che diedero vita alla fondazione della nuova città

Richiama l’attenzione in maniera particolare, il mascherone dalla testa di pesce: posta sul lato destro, tale figura sarebbe allegoria della leggenda di Colapesce, testimoniando quindi che Federico II contribuì alla fondazione de L’Aquila.

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NEWS | Inaugurata la nuova fontana della Stazione di Messina

Inaugurata la nuova fontana della Stazione Centrale di Messina. Per aprire degnamente i grandi festeggiamenti del Natale 2019 a Messina, AMAM ha ripulito e restaurato la Fontana di Piazza della Repubblica. Un atto, questo, dal forte valore simbolico, in quanto foriero della rinascita che piano piano sta interessando la nostra città. È il caso di dire, infatti, che Babbo Natale si è finalmente ricordato di Messina!

Il Presidente AMAM, Salvo Puccio, e il sindaco Cateno De Luca hanno restituito dignità a un pezzo importante di Messina. Grazie alla collaborazione di numerose persone, Messina oggi è in grado di offrire un biglietto da visita che incita al selfie tutti i turisti e i pendolari che si troveranno a entrare o a uscire dalla Stazione Centrale.

Novità sulla fontana della Stazione di Messina

Ciò che salta subito agli occhi, infatti, è la grande e illuminata scritta MESSINA. La sua luce fa pendant con quella che anima i giochi d’acqua interni alla fontana. Infine, a coronare il già gradito risultato, tutto ciò, durante le feste natalizie, sarà accompagnato da musiche natalizie. AMAM stupisce ulteriormente sistemando anche il prato che circonda la fontana della Stazione di Messina: esso è stato scerbato, munito di telo, ghiaietto e decorato con piante ornamentali lungo il perimetro.

A occuparsi della manutenzione dell’intera area sarà proprio l’AMAM. Salvo Puccio, inoltre, sta lavorando per ripristinare i getti d’acqua di Piazza Cairoli. Allo stesso modo, il sindaco De Luca annuncia l’intenzione di voler restaurare e affidare, col beneplacito della Sovrintendenza ai Beni Culturali, all’AMAM tutte le fontane cittadine.

La speranza nel cuore di tutti è che ci si impegni a mantenere l’area dignitosa e fruibile per tutti. Solo con l’impegno di tutta la cittadinanza è possibile liberarci del disfacimento del passato e tornare a essere porta della Sicilia.