In sinergia con il Comune di San Gregorio (CT) sarà possibile visitare gratuitamente dalle 9.30 alle 12.30 la parte epigea dellaRiserva naturale integrale «Complesso Immacolatelle e Micio Conti». Le visite hanno l’obiettivo di far conoscere le attività di tutela e di valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale del territorio ionico-etneo.
«Nell’area protetta gestita dal Cutgana dell’Università di Catania – spiega il geologo Giovanni Sturiale, direttore della Riserva e coordinatore delle visite – i visitatori potranno ammirare le particolari specie floristiche e approfondire gli aspetti principali legati alla formazione delle grotte vulcaniche etnee e del ricco patrimonio naturalistico e demo-etnoantropologico».
Nell’ambito dell’iniziativa sarà possibile visitare anche la chiesa Madre di Santa Maria degli Ammalati di squisita fattura seicentesca; la chiesa dell’Immacolata al Piano, di stile settecentesco; la chiesetta di San Filippo d’Agira, costruita nel 1500 da don Alvaro Paternò; quella di Sant’Antonino alla Radiusu. E ancora la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, costruita nei primi anni del ’900, all’interno dell’Istituto salesiano Don Bosco.
Dal 14 marzo, sarà online la pagina “ParCo Green“, curata da Francesca Boldrighini, con tutte le informazioni sulle attività. Si tratterà di iniziative con lo scopo di valorizzare l’ambiente naturale del Parco e di dare un contributo all’economia sostenibile.
“Il Parco archeologico del Colosseo ha un patrimonio verde unico al mondo” dichiara la Direttrice Alfonsina Russo. Per questo, da sempre, ci impegniamo al massimo per proteggerlo e valorizzarlo; tutto attraverso il nostro contributo alla crescita di un’economia sostenibilein senso più ampio: infondendo nel nostro pubblico la consapevolezza che la tutela dell’ambiente è compito di ognuno di noi“.
Un ParCo naturale
Il Parco del Colosseo, infatti, non è solo un sito archeologico, ma anche una grande area verde che comprende il Foro Romano ed ilPalatino; si estende per ben 40 ettari nel cuore della città di Roma. Un “parco naturale” in cui la vegetazione spontanea convive con i grandi alberi, allo scopo di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani. Quest’area verde è inoltre stata scelta come habitat da una nutrita fauna di piccoli mammiferi; vi abitano rettili, insetti e uccelli. Per questo il Parco ha cercato di tutelare e valorizzare anche il suo straordinario patrimonio naturale; ha dato vita a numerosi progetti volti a ridurre l’impatto ambientale, diminuire l’inquinamento, conservare l’ecosistema e la biodiversità.
Particolare attenzione ha la vegetazione presente nel ParCo, curando alberi e arbusti e sfruttando al meglio le loro proprietà naturali, con delle iniziative dell’architetta Gabriella Strano. Con il progetto L’olio del PArCo, realizzato in collaborazione con Coldiretti, si raccolgono i frutti dei quasi 200 alberi di ulivo presenti nell’area. Un recupero virtuoso che ha portato alla produzione dell’olio del Palatino, Extra Vergine di Oliva, da alberature non trattate, già al secondo anno di produzione.
“Uva Pantastica” per un ParCo Green
È invece prevista la messa a dimora di un antico vitigno autoctono, la cosiddetta “Uva Pantastica”. L’uva sarà piantata nella “Vigna Barberini”, una delle aree del Palatino adibite a vigna in epoca rinascimentale. Si vuole così preservare e rinnovare il legame con l’antica tradizione agricola del ParCo. Proprio ai piedi delle capanne romulee, l’Associazione di Promozione Sociale Comitato Mura Latine, con il progetto “GRABees – Il Miele di Roma”, ha messo a dimora di 4 arnie e organizzato un percorso didattico-ambientale sull’allevamento delle api e la produzione del miele chiamato “Ambrosia del Palatino”. Per sfruttare le proprietà purificatrici e anti-inquinanti delle piante, è stata piantata sul versante meridionale del Palatino una “barriera antismog”; è composta da arbusti noti per la loro capacità di assorbire il particolato e gli inquinanti gassosi pericolosi per l’ambiente e la salute umana.
I piccoli abitatori del ParCo
Il “ParCo Green” coinvolge anche la fauna: il progetto SPECTIO, curato da Andrea Schiappelli, vuole studiare le abitudini della fauna e dell’avifauna locale. Primo atto del progetto, la definizione del protocollo d’intesa conOrnis Italica, associazione non profit già presente nel PArCo per monitorare la vita dei gabbiani e la pubblicare una rubrica bisettimanale sui social.
Green anche nei restauri
Ma nel PArCo l’approccio green riguarda anche la modalità di manutenzione e restauro del patrimonio architettonico e monumentale. Sono i progetti di restauro ecosostenibile che coinvolgono due grandi monumenti del Foro Romano, l’Arco di Settimio Severo e la Basilica Emilia. Il primo, curato da Federica Rinaldi e Alessandro Lugari, sperimenterà il processo di ristabilimento della coesione delle superfici con bio-consolidamento tramite batteri carbonatogeni. Il secondo, ideato da Fiorangela Fazio, con la Collaborazione di Tecnoel S.r.l., sfrutterà l’azione di proteine e lipidi per rimuovere le patine biologiche dalle superfici senza produrre esalazioni tossiche né rifiuti speciali.
Infine, il Servizio Educazione Didattica e Formazione ha realizzato due progetti per coinvolgere i nostri visitatori più giovani: il percorso I nostri amici alberi del PArCo aiuterà i più piccoli a comprendere l’importanza di questi amici un po’ speciali; con il gioco interattivo PArCo Volante, a cura di Andrea Schiappelli, Silvio Costa ed Elena Ferrari, sarà invece possibile salire su un drone virtuale, rispondendo a quiz in volo sul Palatino.
Per l’occasione è stata creata una serie di gadget con il logo “Parco Green” che saranno distribuiti ai visitatori non appena sarà possibile riprendere le attività in presenza.
L’Etna ospita un patrimonio floristico di ben 1.055 specie, di cui 92 endemiche, cioè esclusive del fertile territorio vulcanico. Il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e i docenti Gianpietro Giusso Del Galdo, Pietro Minissale e Saverio Sciandrello hanno condotto la ricerca.
Il metodo per gestire un migliaio di specie in vent’anni
Tante fonti sono state messe in gioco, tra cui letteratura, erbari e raccolte di semi, al fine di suddividere il territorio etneo in 33 fasce, ognuna della larghezza di 100 metri. Le fasce consentono di capire quali specie crescono a una determinata altitudine. La loro distribuzione e visualizzazione d’insieme è adesso chiarissima grazie all’operazione “Optimized Hot Spot Analysis” della suite ArcGIS di Esri Italia.
I risultati: cosa cresce sull’Etna
Delle 1.055 specie 92 sono endemiche, di cui 29 sono endemiche strette (EE) del Monte; altre 27 sono endemiche della Sicilia (ES) e 35 d’Italia (EI). La più alta ricchezza endemica si registra dai 2.000 ai 2.800 m s.l.m.: le specie più rappresentate sono le emicriptofite, piante perenni le cui gemme crescono vicine al suolo; le piante annuali crescono invece a quote più basse. Inoltre, le analisi hotspot permettono di visualizzare le fasce che contengono più specie ad alta priorità di conservazione e alcune di queste piante crescono sugli strati vulcanici più antichi.
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