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La Congiura dei Pazzi, storia di un golpe rinascimentale

Firenze, 26 aprile 1478. Lorenzo e Giuliano de’ Medici si preparano per la messa nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, ma non sanno che alle loro spalle qualcuno sta tramando da tempo e che, proprio nella cattedrale, i due signori di Firenze stanno per essere le vittime di quella che è passata alla storia come la Congiura dei Pazzi.

Chi erano i Pazzi, storici rivali dei Medici

Da abili commercianti, nel Quattrocento, i Pazzi erano riusciti ad arricchirsi diventando una delle famiglie più potenti di Firenze. Attraverso una serie di matrimoni combinati tra le casate più importanti della città, erano riusciti ad entrare nella vita politica di Firenze e a diventarne i membri più influenti al pari dei Medici. La politica matrimoniale di Jacopo de’ Pazzi aveva coinvolto anche la famiglia rivale. Infatti, Bianca de’ Medici, sorella di Lorenzo e Giuliano, aveva sposato Guglielmo de’ Pazzi. Il matrimonio avrebbe dovuto appianare i dissapori storici tra le due famiglie. I Pazzi, banchieri come i Medici, non avevano mai accettato la supremazia della famiglia e il loro potere su Firenze. C’era un’altra cosa che i Pazzi mal tolleravano: i Medici erano i banchieri del Papa, un privilegio che faceva certamente gola alla famiglia di Jacopo.

Sebbene sia passata alla storia con il nome dei Pazzi, la famiglia fiorentina non era l’unica a volere la morte dei Medici. Da Roma, Francesco de’ Pazzi, nipote di Jacopo, era riuscito a coinvolgere papa Sisto IV, il nipote Francesco Salviati (arcivescovo di Pisa) e il re di Napoli Ferrante D’Aragona. Ognuno di questi personaggi aveva un motivo più che valido per volere la rovina della famiglia Medici.

La questione di Imola e lo scontro con il Papa

Nel 1473, il duca di Milano, Giangaleazzo Sforza, aveva messo in vendita la città di Imola. Il Papa aveva intenzione di acquistarla e darla in dono al nipote Girolamo Riario per le sue nozze con Caterina Sforza. Con il nipote a capo della città, lo Stato Pontificio avrebbe allargato i suoi domini fino in Romagna, ma la città era entrata anche nel mirino di Lorenzo il Magnifico. Il Papa non aveva abbastanza denaro per comprarla e questo i Medici, che erano i loro banchieri, lo sapevano bene. Lorenzo allora si rivolse ai Pazzi, chiedendogli di non prestare denaro al Papa e di non rivelare le sue intenzioni sull’acquisto della città. Senza l’appoggio delle due banche fiorentine, Sisto avrebbe perso l’occasione di acquistare la fortezza romagnola, che sarebbe andata in mano ai fiorentini. I Pazzi, però, tradirono le intenzioni di Lorenzo e avvertirono il Papa dei suoi piani. Il momento di rottura fra il pontefice e la famiglia de Medici fu sancito dalla decisione di Sisto di cambiare banchiere. Da quel momento in poi sarebbero stati i Pazzi i nuovi depositari delle casse pontificie.

Il rancore di Francesco Salviati, l’arcivescovo di Pisa

Tra i protagonisti della Congiura c’era anche l’esponente di un’altra grande famiglia fiorentina, anch’essa imparentata con i Pazzi: Francesco Salviati. Nominato arcivescovo di Pisa dal Papa, nel 1474 Salviati aveva fortemente desiderato la carica di arcivescovo di Firenze, ma Lorenzo era riuscito ad impedire la sua ascesa. Se Lorenzo gli negava Firenze, il Papa gli apriva le porte di Pisa in una guerra di potere combattuta ormai alla luce del sole. A chiudere il quadro dei congiurati restavano il re di Napoli Ferrante D’Aragona e Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Entrambi erano animati non dal rancore, ma dal calcolo politico: una Firenze politicamente debole e senza Medici non avrebbe più ostacolato le mire espansionistiche delle due città.

La Congiura prende forma

A dare il via al progetto fu Francesco de’ Pazzi. Francesco viveva a Roma, dove si occupava della tesoreria apostolica dopo che il Papa l’aveva affidata ai Pazzi. Il desiderio di eliminare fisicamente sia Lorenzo che Giuliano lo aveva spinto a parlarne con Girolamo Riario e con l’arcivescovo Salviati, ricevendo consenso da entrambi. Più riluttante era stato Jacopo de’ Pazzi, consapevole della gravità di tale progetto. Riario allora pensò che se fossero riusciti ad ottenere il consenso del Papa, Jacopo non avrebbe potuto tirarsi indietro. Il tentativo andò a segno: Sisto IV auspicava un cambio di regime a Firenze, seppur con la raccomandazione di non spargere del sangue.

Il piano originale mandato in fumo da Giuliano de’ Medici

Per i congiurati era fondamentale che Lorenzo e Giuliano morissero insieme. Secondo il piano originale, entrambi avrebbero dovuto bere un calice avvelenato durante un banchettola sera prima del 26 aprile. Ma Giuliano non stava bene e quella sera non prese parte al banchetto. Fu allora che venne deciso che i Medici sarebbero morti la mattina dopo, durante la messa in Santa Maria del Fiore. La decisione di compiere un massacro in una chiesa fu forse la decisione che risparmiò la vita a Lorenzo. Il suo assassino designato, Giovanni Battista da Montesecco, si era tirato indietro perché non se la sentiva di uccidere un uomo in un luogo sacro. Al suo posto furono incaricati due preti al soldo dei congiurati. Di Giuliano, invece, se ne sarebbe occupato Bernardo Bandini Baroncelli, un fiorentino avverso ai Medici che sperava in una Firenze libera dalla signoria.

26 aprile 1478, la Congiura dei Pazzi passa alla storia

Non appena il sacerdote finì la messa, Bandini, Francesco de’ Pazzi ed altri congiurati accerchiarono Giuliano e iniziarono a colpire il giovane fino a quando, dopo diciannove coltellate, il suo corpo morto non si accasciò per terra. Lorenzo, forse per l’esitazione dei due preti incaricati di ucciderlo, ebbe il tempo di reagire e di prendere la spada. Ferito al collo, riuscì a difendersi e a barricarsi con alcuni dei suoi uomini all’interno della sacrestia. Non aveva idea di che fine avesse fatto il fratello e, noncurante della ferita, continuava a chiamare Giuliano. Nel frattempo, secondo il piano, Jacopo de’ Pazzi fuori dalla chiesa avrebbe dovuto richiamare la folla per ottenere il loro favore, inneggiando al popolo e alla libertà. Tuttavia, i congiurati avevano sottovalutato l’amore dei fiorentini per i Medici.

La Congiura fallita e la tragica fine dei congiurati

Appena si sparse la voce di ciò che era avvenuto nella Chiesa, una folla inferocita si riversò a casa di Francesco de’ Pazzi, dove l’uomo, ferito gravemente si era recato per riprendere le forze. Fu trascinato al Palazzo Vecchio e impiccato. Stessa sorte ebbe l’arcivescovo Salviati che, secondo il piano, avrebbe dovuto conquistare Palazzo Vecchio e uccidere il gonfaloniere di giustizia. Dopo una colluttazione, il secondo ebbe la meglio sul primo, che venne sommariamente processato e impiccato, dicono, dalla stessa finestra dalla quale sarebbe stato impiccato anche Francesco de’ Pazzi. Jacopo tentò la fuga, ma poco fuori Firenze venne riconosciuto da un contadino, catturato e impiccato a sua volta. Montesecco, dopo aver raccontato i dettagli della Congiura, ottenne una grazia per essersi rifiutato di uccidere Lorenzo: gli fu concessa la decapitazione al posto dell’impiccagione.

Lorenzo de’ Medici ebbe l’occasione di ripulire Firenze da tutti i suoi avversari

Rinchiuso nel Palazzo per oltre dieci giorni dopo l’attentato, Lorenzo non perse tempo per vendicare il fratello, unica vittima della Congiura (a parte i congiurati). La famiglia de’ Pazzi venne considerata colpevole, tutta quanta. Si salvò solo Guglielmo, marito di Bianca de’ Medici, ma venne bandito dalla città. Restava un solo uomo a non aver ricevuto giustizia: Bandinelli, l’assassino di Giuliano, era riuscito a fuggire. Fu rintracciato l’anno seguente a Costantinopoli e riportato a Firenze. Nel 1479, alla sua impiccagione, era presente un ragazzo, un giovane apprendista del Verrocchio, che disegnò Bandinelli appeso per il collo: quel ragazzo eraLeonardo Da Vinci.

Bandinelli appeso per il collo nel disegno di Leonardo Da Vinci
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Lorenzo de’ Medici, il Magnifico di Firenze

L’evento 

Lorenzo di Piero de Medici, noto anche come Lorenzo il Magnifico, nacque il 1° gennaio 1449 a Firenze da Piero de’ Medici, detto “il Gottoso”, e Lucrezia Tornabuoni. Rappresentò la famiglia più importante del Rinascimento, influente non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Fu la personalità più rilevante del Quattrocento: come diplomatico, come signore di Firenze, come banchiere e soprattutto come mecenate e uomo di cultura; si circondò di poeti, artisti e scrittori, fino alla morte avvenuta l’8 aprile 1492 a causa della gotta e di un’ulcera non curata. 

Ritratto di Agnolo Bronzino di Lorenzo il Magnifico risalente al XVI sec. ca.

Contesto storico 

Lorenzo il Magnifico si trovò ad operare in un periodo storico particolare, in cui diverse famiglie cercavano di primeggiare per il controllo di Firenze. I Medici ben presto primeggiarono sulle altre famiglie di Firenze, tra cui gli Albizzi, gli Strozzi e i Pazzi. Dapprima grazie al prestigio di Cosimo, in seguito a quello del nipote Lorenzo, dal 1467 ebbero in mano tutta la Toscana, tranne Lucca, Pisa e Siena. Essi non toccarono mai ufficialmente le istituzioni comunali ma si assicurarono di averne tutte le cariche.

Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio
(immagine presa da Italia.it)

La giovinezza di Lorenzo 

Lorenzo ricevette insieme ai fratelli un’educazione classica e umanistica così come un’eccellente preparazione politica, giacché sarebbe divenuto il prossimo a gestire gli affari. Già a dodici anni si interessò grazie a Marsilio Ficino all’Accademia neoplatonica. Inoltre, tra il 1465 e il 1466 gli vennero affidati degli incarichi diplomatici importanti a Milano, a Venezia, a Roma poiché avrebbe dovuto controllare le filiali di queste città. A Roma siglò un contratto che gli avrebbe assicurato delle miniere a Tolfa. Il suo prestigio fu tale che a diciassette anni sedette nel Consiglio dei Cento. Oltre a ciò, per rafforzare il suo legame con Roma, sposò Clarice Orsini nel 1469. Vi fu davvero affetto tra i due, come si evince dai suoi Ricordi. 

Lorenzo de’ Medici in un affresco nel Palazzo dei Medici, 1459.

Ascesa al potere 

I viaggi presso le varie corti gli diedero modo di conoscere la situazione politica ed economica italiana e di familiarizzare con l’attività di banchiere. Dopo la morte del padre nel 1469, Lorenzo prese le redini della famiglia a soli vent’anni. Il potere di Lorenzo avrebbe dovuto essere informale, tanto che restò un cittadino normale; nella realtà non fu così. Egli dominò non solo su Firenze ma anche sulla Toscana e giunse ad influire sulle sorti del resto d’Italia e d’Europa. Ciò gli valse l’appellativo di “ago della bilancia” poiché riuscì ad equilibrare i rapporti tra le varie signorie e diventare il fulcro della politica italiana. 

Politica estera 

Egli dimostrò fin da subito di voler governare Firenze, per tale motivo si assicurò la presenza di esponenti filomedicei nel Consiglio dei Cento. Ciò creò malcontento tra le altre famiglie nobili e perfino delle città vicine, che si ribellarono. La prima ad essere riportata all’ordine fu Prato poi nel 1472 toccò a Volterra, fondamentale soprattutto a livello economico dato che possedeva delle miniere di allume. Dopo una breve resistenza, Volterra capitolò e l’esercito dei Medici per ordine di Lorenzo, si macchiò della strage dei volterrani che suscitò lo sdegno pubblico. 

Moneta raffigurante Lorenzo de’ Medici. (immagine presa via web)

Conflitto con il papa 

Lo scontro di interessi portò Lorenzo ad incrinare nel 1474 il rapporto con Sisto IV; il papa voleva occupare  Imola, Faenza e Città di Castello in Umbria per poi strappare Firenze ai Medici e darla al nipote Girolamo Riario: questo avrebbe comportato l’influenza del papa su tutta l’Italia centrale e Lorenzo non poteva permetterlo, così negò il versamento di 40.000 fiorini a Roma. A questo punto il papa tramò contro Lorenzo e Giuliano, insieme all’arcivescovo di Pisa Francesco Salviati, Federico da Montefeltro, il re di Napoli Ferrante d’Aragona e i Pazzi.  

Nel 1478, durante la messa pasquale a Santa Maria del Fiore, i congiurati agirono e se Lorenzo riuscì a salvarsi grazie a Poliziano, lo stesso non fu per il fratello Giuliano, che perse la vita. Nel frattempo, coloro che avevano tramato vennero tutti impiccati in Piazza della Signoria, come monito per chiunque avesse voluto opporsi. Questo non fermò il papa che lo scomunicò per aver ucciso l’arcivescovo Salviati e chiuse il banco mediceo a Roma. Inoltre, dichiarò guerra a Firenze con il sostegno di Napoli, Ferrara, Lucca e Siena. Grazie alla sua pronta azione diplomatica nel 1480, il Magnifico riuscì ad ottenere l’alleanza di Napoli e Ferrara; a Sisto IV non restò che siglare la pace e togliere la scomunica. Successivamente, il Magnifico si legò al nuovo papa, Innocenzo VIII, mediante il matrimonio strategico della figlia Maddalena con il figlio del papa. Alla fine del 1487 anche Lucca e Siena erano sotto il suo controllo. 

Politica interna 

Lorenzo, grazie a questa rete di alleanze, riuscì ad imporsi ancora di più su Firenze, istituendo il Consiglio dei Settanta; in tal modo tolse l’autorità al gonfaloniere. La rotazione dei membri non era automatica come avrebbe dovuto essere in un’istituzione repubblicana. Gli ultimi anni furono segnati dal rapporto contrastato con il domenicano Girolamo Savonarola, chiamato a Firenze nel 1490, che dopo la sua morte porterà scompiglio nella città. 

L’importanza di Lorenzo detto Il Magnifico

Egli rappresentò davvero l’ago della bilancia e durante il suo operato si mantenne un certo equilibrio; dopo la sua morte, l’Italia versò nel caos e iniziarono le cosiddette Guerre d’Italia. A partire dall’1492, l’Italia subì le invasioni degli stranieri, in primis dei francesi e non si vide più durante il Rinascimento un uomo così tanto carismatico, spregiudicato e influente come Lorenzo de Medici. 

Nel 2016 è stata prodotta dalla rai una serie tv per raccontare le vicende dei Medici. (immagine presa da raiplay.it)

 

L’attività politica marciò congiunta con quella letteraria. Lorenzo fu il fautore della crescita culturale di Firenze, comportandosi come un vero e proprio mecenate. Sotto la sua tutela la città rinacque; egli fondò la prima accademia d’arte nel giardino di San Marco, che frequentò il giovane Michelangelo. In più commissionò il restauro di Santa Maria del Fiore e il rinnovo di Palazzo Vecchio. La sua corte eclettica fu assiduamente frequentata da Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Michelangelo, Leonardo da Vinci, da Poliziano, Marsilio Ficino e il Pulci. Egli stesso compose poesie in volgare e altre opere, tra cui i Canti Carnascialeschi, di cui fa parte il Trionfo di Bacco e Arianna. Lorenzo il Magnifico rappresentò a pieno l’uomo rinascimentale, dedito alla politica, al contempo alla cultura classica e alla riflessione filosofica sulla caducità della vita. D’altronde del doman non v’è certezza!

Il Giardino di San Marco nel palazzo dei Medici.
(immagine presa via web)

 

 

Approfondimento

APPROFONDIMENTO | Un consiglio da Lorenzo il Magnifico

Il 26 aprile ricorre l’anniversario della Congiura dei Pazzi, il golpe dove i de’ Pazzi attentarono alla vita di Lorenzo e Giuliano de’ Medici.

Figura centrale all’interno del mondo culturale e politico italiano nel Quattrocento, Lorenzo de’ Medici fu signore di Firenze e fautore dell’equilibrio tra gli Stati italiani. Tra le sue opere più note figurano i Canti Carnascialeschi, tra cui spicca il Trionfo di Bacco e Arianna, un vero e proprio capolavoro della cultura e della letteratura umanistica.

Ritratto di Lorenzo de’ Medici di Agnolo Bronzino (Galleria degli Uffizi, Firenze, 1555-1565)
La struttura del componimento

Il componimento si presenta come una ballata di sette stanze in ottonari (strofe di otto versi ciascuna), con ictus (accento principale) fisso sulla terza sillaba e sulla settima. È intervallata da una ripresa di quattro versi, con reciproca coincidenza, negli ultimi tre, delle parole in rima: “tuttavia” / “sia” / “certezza”.

Si tratta di una canzone a ballo composta in occasione del carnevale di Firenze del 1490: queste ballate solitamente accompagnavano un trionfo, cioè un carro mascherato, che durante il carnevale sfilava per le vie di Firenze  per volere di Lorenzo de’ Medici.

Il genere prende il nome di canti carnascialeschi e ha molta fortuna fino al Cinquecento.

I canti carnascialeschi musicati dal compositore Heinrich Isaac
Il significato della canzone

Nella ballata di Lorenzo viene esaltato Bacco, dio del piacere e della gioia, e Arianna, che fu sposata e resa immortale dalla divinità: c’è un’evidente propensione verso il godere delle gioie della vita, prima che quest’ultima passi e non lasci traccia di sé. Oltre ai due protagonisti compaiono altri personaggi, tutti accomunati dalla ricerca della felicità, come ad esempio i satiri che attendono le ninfe.

Non tutte le figure però sono contente, e che c’è chi, come il re Mida, pur vivendo nelle continue ricchezze e nei grandi lussi non riesce a essere felice.

Viene sviluppato limpidamente il tema della contrapposizione tra beni materiali, che recano un piacere solo momentaneo, e beni immateriali, che hanno un valore eterno (come la gioia e la spensieratezza). Troviamo inoltre il motivo oraziano del carpe diem, con un invito a godere dell’oggi e a non interrogarsi sul domani.

Bacco e Arianna di Tiziano (National Gallery, Londra, 1520-1523. Fonte: Google Art Project)
Cosa hanno recepito i moderni?

Se Lorenzo de’ Medici fosse ancora vivo probabilmente si stupirebbe nel constatare come i suoi precetti siano stati totalmente stravolti dall’uomo moderno. I contemporanei vivono in un mondo in cui i sentimenti non contano più nulla o quasi. 

L’uomo di oggi è talmente impegnato e concentrato su sé stesso da sembrare cieco rispetto a ciò che accade nel mondo, al punto da non rendersi conto di come la morte di molti sia il prezzo per la ricchezza di pochi. È necessario attingere alla memoria storica e culturale degli antichi perché essa rappresenta un tesoro di infinite ricchezze, a cui l’uomo dovrebbe tendere per imparare come progredire, non come regredire.

Cosa penserebbe oggi il Magnifico nel constatare che ci sono molti Mida e pochi Bacco e Arianna?

 

Immagine in copertina: Il trionfo di Bacco e Arianna di Annibale Carracci (Palazzo Farnese, Roma0)

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NEWS | Bright-Night 2021: le iniziative del Museo Galileo di Firenze

Il Museo Galileo di Firenze aderisce, con due iniziative, all’edizione 2021 di Bright-Night, progetto per l’autonomia dei giovani sostenuto dalla Regione Toscana in occasione della Notte delle Ricercatrici e dei Ricercatori, promossa dalla Commissione Europea.

Locandina evento

In data 25 settembre 2021, infatti, il museo fiorentino presenta due iniziative per coinvolgere i visitatori in maniera più attiva, a cui sarà possibile partecipare gratuitamente ma con obbligo di prenotazione. Il museo, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, ha programmato entrambe le iniziative su due turni disponibili.

  • 25 settembre, ore 11.00 e ore 12.00
    Il mappamondo di Fra Mauro
    Qual era l’immagine del mondo a metà del XV secolo? Lo potremo scoprire con Filippo Camerota, Vice Direttore del Museo Galileo, che illustrerà il monumentale mappamondo realizzato intorno al 1450 dal frate camaldolese Fra Mauro
  • 25 settembre, ore 16.00 e ore 17.00
    I primi telescopi e la riscoperta del cosmo

    Un viaggio in compagnia del curatore Giorgio Strano sulle tracce dei primi strumenti che hanno permesso di esplorare il cielo: grazie a lenti sempre più perfezionate, gli astri conosciuti svelarono fisionomie inattese e nuovi astri si aggiunsero a quelli del vecchio cosmo tolemaico

Sarà dunque possibile partecipare previa prenotazione al numero di telefono 055 265311.

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NEWS | Addio prof. Minutoli, ottima e valentissima studiosa

Si è spenta a soli 44 anni e dopo una battaglia contro un male fulminante che non le ha lasciato scampo. A dare l’annuncio della dipartita della prof.ssa Diletta Minutoli, associata di Papirologia all’Università di Messina, è il prof. Sergio Audano: con profondissimo dolore, anche a nome di Rosario Pintaudi, devo purtroppo dare la triste e dolorosa notizia della prematura scomparsa, a soli 44 anni, della cara Diletta Minutoli, descritta come ottima e valentissima studiosa, collaboratrice instancabile della nostra Accademia Fiorentina di Papirologia, amica buona e generosa, troppo presto strappata agli affetti e allo studio.

La nostra redazione porge i suoi omaggi alla cara prof. e si unisce al cordoglio dei suoi cari. 

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ATTUALITÀ | Tutti a bordo con Dante Alighieri: arriva il treno del Sommo Poeta

Il Treno di Dante ha percorso il suo viaggio inaugurale il 3 luglio 2021. Intorno alle 9 è partito dalla stazione Santa Maria Novella di Firenze diretto a Ravenna, ripercorrendo le terre del sommo poeta nell’anno del 700esimo anniversario della sua morte. Dalla sua natia Firenze, fino al luogo della sua sepoltura ravennate, passando per le terre che hanno contrassegnato parte della sua vita, sull’antica ferrovia Faentina, a bordo di un convoglio storico. Il treno, infatti, si compone di tre carrozze del modello “100 porte”, realizzato ai primi del ‘900, a cui si aggiungono la motrice diesel D445, il vagone postale (visitabile) e il vagone-deposito per le biciclette. Un treno già di per sé molto suggestivo, con gli interni in legno, che riporta il viaggiatore in un’altra epoca.

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Una delle carrozze con interni in legno (fonte Treno di Dante)

A far da cornice, inoltre, anche la tratta storica di una linea ferroviaria che, inaugurata nel 1893, finalmente collegava Adriatico e Tirreno. Proprio su questo storico percorso, il Treno di Dante accompagnerà i viaggiatori lungo un itinerario d’eccezione. Dopo la partenza da Firenze, prevista alle 8.50, il treno fermerà a Borgo San Lorenzo, a Marradi, Brisighella e Faenza con arrivo a Ravenna intorno alle 12.20.

Il treno porterà i viaggiatori sulle orme di Dante tutti i weekend fino al 10 ottobre 2021. Vengono offerte, inoltre, diverse soluzioni d’acquisto del biglietto, tra le quali una che dà diritto alla visita gratuita, nei comuni delle fermate, ad alcuni luoghi del patrimonio storico-artistico.

fonte: Ravenna per Dante

In copertina: immagine via SiViaggia.

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NEWS | Firenze, dopo i batteri anche il laser per il restauro della Testa Lorenzini

L’utilizzo di metodi scientifici si sta rivelando una risorsa sempre più fondamentale nel campo della conservazione dei Beni Culturali. Lo ha dimostrato il restauro delle sculture di Michelangelo nelle Cappelle Medicee di Firenze, effettuato con dei batteri. Adesso, è la volta del laser, utilizzato per l’intervento di pulizia della Testa Lorenzini.

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Il restauro delle sculture di Michelangelo con i batteri ENEA – foto: Sky Arte

Esposta al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, la Testa Lorenzini è uno dei capolavori della scultura etrusca in marmo. In origine, probabilmente, era parte di una grande statua di culto, dedicata in un tempio dell’antica Volterra (PI).

Il restauro con il laser

L’opera è stata acquistata dal Ministero della Cultura nel 2019 ed è stata poi sottoposta all’intervento della restauratrice Daniela Manna. Per la pulitura è stato utilizzato un laser EOS 1000 LQS, messo a disposizione dall’azienda italiana El.En Group, leader nel settore optoelettronico. Così, grazie al laser, Daniela Manna ha liberato le superfici del volto e della capigliatura dalle incrostazioni calcaree che impedivano di apprezzare nel dettaglio la volumetria della testa e la qualità del marmo.

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Daniela Manna durante le operazioni di restauro della Testa Lorenzini – foto: Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Infine, al termine dei lavori, la El.En Group ha donato l’apparecchiatura al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il Museo ha quindi spiegato, che la userà per altri interventi di restauro su altre opere in marmo, alabastro e pietra.

Stefano Casciu, direttore regionale Musei della Toscana, ha spiegato che: «La Testa Lorenzini è un capolavoro della scultura etrusca del V secolo a.C. Un caso unico perché è la testa di una grande statua di culto di un tempio di Volterra, non sappiamo esattamente quale, forse Apollo, ma un caso unico perché la gran parte di ciò che sappiamo dell’arte etrusca viene delle necropoli, dalle tombe». A queste parole si aggiungono quelle di Paolo Salvadeo, direttore generale El.En S.p.A.: «Facciamo iniziative di questo genere in tutta Italia, in modo particolare in questo periodo in cui l’Italia ne ha più bisogno per la ripartenza, ma lo abbiamo sempre fatto anche a livello internazionale».

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Il direttore Stefano Casciu, la restauratrice Daniela Manna, Paolo Salvadeo a fine restauro – foto: Museo Archeologico Nazionale di Firenze
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NEWS | Il Museo Galileo di Firenze riapre al pubblico

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del Museo Galileo di Firenze.

Da martedì 4 maggio il Museo Galileo di Firenze torna ad accogliere il pubblico con visite guidate gratuite per gruppi di 10 persone. Dal martedì 4, per tutto il mese di maggio, sarà possibile partecipare alle visite guidate scegliendo fra diversi orari: dal martedì al venerdì alle ore 11.00, 15.00 e 16.30, e il sabato alle ore 10.00 e 11.30. È inoltre richiesta la prenotazione telefonica allo 055 265311 nei seguenti orari: lunedì-venerdì 9.00-17.00 e sabato 9.00-13.00.

In attesa della regolare riapertura, il Museo offre speciali percorsi alla scoperta delle straordinarie raccolte medicee e lorenesi: un viaggio nella storia della scienza con esperimenti pratici sul vuoto e dimostrazioni di elettrostatica e fisica effettuati con repliche degli strumenti scientifici originali.

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Le visite guidate al Museo durante la prima riapertura (foto: Museo Galileo)

In copertina: i preparativi in corso per la riapertura del Museo – foto: Museo Galileo.

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NEWS | I grandi classici del Rinascimento per tutti: gli Uffizi in DAD

“Forza scuole – Arrivano gli Uffizi”, questo il titolo del nuovo progetto delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Infatti, la didattica a distanza DAD è ormai il pane quotidiano di tutti gli studenti italiani, per loro il museo proporrà delle lezioni gratuite sui grandi capolavori rinascimentali

Il Dipartimento per l’Educazione degli Uffizi promulgherà lezioni di 45 minuti per le scuole primarie e secondarie di I grado. Le protagoniste saranno ovviamente le più importanti opere conservate nelle Gallerie.

Per usufruire di questa opportunità basterà inviare un’email a gauff.scuolagiovani@beniculturali.it, indicando nome, cognome, telefono e email dell’insegnante referente, scuola e classe.

“La nostra volontà è quella di variare la routine della DAD con contenuti stimolanti. Adatti a creare, in sinergia con i docenti, un percorso di didattica digitale integrata che apra alla conoscenza e alla pratica di nuove modalità di apprendimento, da sviluppare sia al museo che anche su piattaforma digitale”. Spiega Silvia Mascalchi, Coordinatrice del Dipartimento per l’Educazione delle Gallerie degli Uffizi. 

Grafica del progetto “Forza scuole – Arrivano gli Uffizi”

I format di Forza Scuole – Arrivano gli Uffizi 

Le lezioni verranno trasmesse sulla piattaforma Google Meet dal 16 marzo all’11 giugno dalle Gallerie degli Uffizi e seguiranno tre diversi Format.

Il primo format è per le scuole primarie e riguarda “Lo Scrigno del Principe”: oltre a raccontare le storie e le personalità della famiglia Medici, si spiegherà ai giovani alunni il giusto comportamento in un museo. Inoltre si parlerà dei concetti di opera d’arte, unicità ed eredità, mostrando gli spazi e le opere delle Gallerie.

Sempre per la scuola primaria, il secondo format tratterà di “La Reggia delle Meraviglie”: i bambini conosceranno la storia di Palazzo Pitti, delle collezioni e delle famiglie reali che vi hanno vissuto fino al Novecento. Per di più sarà possibile passeggiare virtualmente tra i suoi tesori e nel Giardino di Boboli.

Giardino di Boboli – Palazzo Pitti

 

 

 

Il terzo ed ultimo format è dedicato alla scuola secondaria di I grado, l’argomento? “Il Rinascimento nei Capolavori degli Uffizi”! Infatti sarà una vera e propria avventura alla scoperta dei capolavori del museo fiorentino, quelle opere che lo rendono il più importante museo rinascimentale in Italia. 

Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1458 ca., Gallerie degli Uffizi, Firenze

 

 

 

 

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NEWS | Spazi culturali ai tempi del Covid: la “Ferita” di JR su Palazzo Strozzi

Lo street artist francese JR stupisce con una nuova installazione sulla facciata di Palazzo Strozzi a Firenze. L’artista porta all’attenzione del pubblico la situazione dei luoghi di cultura durante la pandemia. L’opera, intitolata “La Ferita”, rappresenta un enorme squarcio sulla facciata del Palazzo. 

L’artista JR di fronte alla sua installazione su Palazzo Strozzi

Costruita come un gioco illusionistico, l’installazione permette di vedere all’interno del palazzo, permette di accedere con lo sguardo alle sue stanze e ai suoi tesori temporaneamente inaccessibili. Si possono scorgere il colonnato del cortile, un’immaginaria sala espositiva con i quadri della Primavera e della Nascita di Venere del Botticelli, e una biblioteca. JR ha realizzato questa enorme installazione servendosi di una tecnica da egli stesso ampiamente utilizzata: un collage fotografico in bianco e nero, alto 28 metri e largo 33.

Significato dell’opera di JR

La colossale opera dell’artista francese, famoso per i suoi progetti dall’impatto invasivo e di protesta, vuole portare l’attenzione su un tema estremamente attuale e spesso complesso: la cultura ai tempi del Covid-19. 

Installazione dell’artista JR realizzata per il Museo del Louvre nel 2019

L’inaccessibilità ai luoghi di cultura, la chiusura di musei, ma anche di teatri e cinema lascia spazio alla nostalgia, al ricordo dei luoghi, e all’immaginazione degli stessi. È per questo motivo che “La Ferita”, apre la visione su un interno in parte reale, in parte solo immaginato. Immaginato proprio perché oramai inaccessibile.

Dice l’artista: “E’ un piacere essere qui. Questa opera risveglia tante cose in tutti noi e quello che mi interessa è che ognuno la interpreterà in base alla sua storia, ognuno avrà una lettura differente. Un’opera del genere resta per pochi mesi, ma la sua immagine resterà nella testa delle persone anche in futuro e penso che anche quando non ci sarà più le persone che l’hanno vista andranno a vedere cosa c’è dietro a quel muro”.