DIETRO AL FASCISMO | La “vera” origine del fascio littorio
Cenni storici
Molti simboli utilizzati dal regime fascista erano ereditati dal mondo antico, con un significato completamente diverso dall’originario. Uno dei più importanti era, sicuramente, il fascio littorio. Nell’Antica Roma era l’arma portata dal littore, un funzionario imperiale, costituita da un fascio di bastoni di legno, legati assieme da strisce di cuoio rosse intorno ad un’ascia.
Il fascio era usato come strumento di giustizia: le verghe servivano per le pene minori, le scuri per la pena capitale. Inoltre, rappresentava l’insegna propria del magistrato che l’amministrava e, successivamente, una generica insegna di potere. Accompagnando il magistrato, i littori procedevano allineati, tenendo il fascio sulla spalla sinistra e un bastone sulla spalla destra, con cui allontanavano la folla.
L’origine etrusca del fascio
Contrariamente a quanto comunemente si pensa, il fascio littorio ha un’origine etrusca e non romana.
Proprio a Vetulonia, infatti, nel 1898, Isidoro Falchi rinvenne, nella cosiddetta Tomba del Littore, databile attorno al 600 a.C., un oggetto a forma di fascio, composto da un gruppo di verghe di ferro e da un’ascia a doppio tagliente. L’origine etrusca dei fasci creò non poco imbarazzo in occasione della promulgazione delle leggi razziali, poiché i fascisti non consideravano gli Etruschi appartenenti alla cosiddetta razza ariana. Ciò apparve sconveniente ai propagandisti del nuovo razzismo di regime, considerando le numerose influenze sociali ed economiche esercitate dagli Etruschi sulla Roma di età arcaica.
La diffusione e la distruzione dei fasci
Negli anni, i fasci vennero disseminati ovunque: basti pensare alla decorazione architettonica dei palazzi o, ad esempio, alla moneta da 2 lire, sulla cui superficie compariva la dicitura “Vittorio Emanuele III Re d’Italia”; nasceva, così, il nuovo simbolo del fascio, pienamente fascista, emblema di forza e dominio. Il 26 luglio 1943, non appena si diffuse la voce della caduta del regime, centinaia di persone si riversarono in strada per distruggere quel simbolo. Tuttavia, molti fasci si conservarono nel tempo e, ancora oggi, è possibile ritrovarli in molte città italiane: a essere eliminate, infatti, furono soprattutto le asce, immediatamente collegabili alla coercizione e alla violenza.