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NEWS | Oxford celebra Howard Carter e Lord Carnarvon a cento anni dalla scoperta della tomba di Tutankhamon

Alla Bodleain Library è stata allestita, fino a febbraio 2023, una piccola mostra con i diari di scavo e le relative foto della scoperta di Tutankhamon; Oxford celebra Carter per la scoperta di Tutankhamon.

La scoperta
Howard Carter mentre esamina il sarcofago di Tutankhamon

Nell’autunno del 1922, Carter sta scavando all’ingresso della tomba di Ramses VI, quando, fortuitamente, si imbattono in alcuni gradini di una tomba ancora sconosciuta. La tenacia fu premiata con l’inattesa scoperta della tomba di Tutankhamon, il faraone bambino destinato a gloria imperitura.

Una mattina di novembre il giovane archeologo decise di effettuare un buco nella porta della tomba, la quale risultava intatta e presentava ancora il sigillo di corda degli antichi sacerdoti egizi; all’interno della stanza vi erano ammassati centinaia di oggetti. Tutto è rimasto intatto per oltre 3000 anni e quello è il primo occhio che ci posa.

Prima pagina del 17 febbraio 1923 del New York Times sulla scoperta di Tutankhamon

 

La complessa tomba sotterranea che venne alla luce era così ricca di reperti, che per lo sgombero degli oggetti, tutti scrupolosamente catalogati e rimossi, ci vollero dieci anni.

La mostra

L’esposizione, Tutankhamon: excavating the archive, è formata da una piccola stanza all’ingresso del complesso librario. La curatrice Daniela Rosenow si è concentrata a non allestire l’ennesima mostra sul faraone egiziano, ma sulla storia della scoperta della tomba.

È una mostra d’archivio, basata sui diari e sui documenti donati dallo stesso Carter alla sua morte nel 1945; a supporto del materiale dell’archeologo vi sono gli scatti originali del fotografo Harry Burton che fu chiamato appositamente per testimoniare lo storico evento.

È una sorta di “Dietro le quinte” di Tutankhamon che racconta i vari passaggi del lavoro che archeologo e operai hanno dovuto svolgere, come ad esempio: una mini-ferrovia portatile e smontabile con la quale hanno potuto trasferire i reperti trovati fino al Nilo da cui, poi, hanno raggiunto il museo del Cairo.

Howard Carter vicino ad uno dei carrelli con cui hanno trasportato i reperti

La mostra è stata inaugurata il 13 aprile 2022 e terminerà a febbraio 2023.

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ANTICO EGITTO | Hatshepsut e la damnatio memoriae

Hatshepsut fu la donna-faraone che regnò sull’Egitto tra il 1473 e il 1458 a.C. Il suo nome è legato al programma edilizio culminato con la costruzione del grande Tempio di Deir el-Bahari a Tebe Ovest.

Deir el-Bahari
Deir el-Bahari, vista dall’alto

La vita

“Hatshepsut”, esclamò sua madre Ahmes dandola alla luce, ovvero “Ha il volto delle Nobili Dame”; figlia di Thutmosi I, sin da piccola si dimostrò più dotata dei suoi fratellastri, ma per accedere al trono dovette sposare il maggiore di loro Thutmosi II, debole di fisico e di mente, che la lasciò presto vedova. Assunse, allora, la reggenza al posto di Thutmosi III, ma via via andava acquistando sempre più le caratteristiche di un re: infatti, si faceva rappresentare con la barba posticcia tipica dei faraoni.

Per la sua incoronazione la regina fece scrivere un testo di carattere mitologico, nel quale giustificava il suo avvento al trono per volere degli déi; inoltre, in questo testo affermava di essere il risultato dell’unione tra sua madre e il dio Amon e che suo padre Thutmosis I l’avesse nominata suo successore prima della sua morte.

Nonostante l’apparente successo del suo regno e una sepoltura nella Valle dei Re, i monumenti a lei dedicati sono stati deturpati dopo la sua morte con una drastica damnatio memoriae, apparentemente voluta dal suo co-sovrano, nonché figliastro/nipote, Thutmosis III.

damnatio memoriae hatshepsut
Iscrizione dalla Cappella di Anubi, Deir el-Bahari: a sinistra, i nomi di Hatshepsut cancellati; a destra, quelli di Thutmosis III lasciati intatti.

Il fatto che una donna fosse divenuta faraone d’Egitto era molto insolito. Nella storia dell’Egitto, durante il periodo dinastico, ci sono state solo due o tre donne che riuscirono effettivamente a governare come faraoni, piuttosto che ad esercitare il potere come ”la grande moglie“ di un re.

Hatshepsut avviò una nuova corrente artistica, indisse una riforma teologica, amministrò, con rara efficacia, le finanze statali e organizzò spedizioni molto proficue, come quelle nella misteriosa terra di Punt, da cui le navi egizie tornavano piene di incensi e strani animali. Un attivismo che intaccava i già delicati equilibri politico-religiosi e che le procurò pericolosi nemici: il giovane pupillo, i sacerdoti di Osiride e tutti coloro che mal sopportavano l’influenza di Senenmut, il potente consigliere che, forse, fu qualcosa di più per la regina.

L’architettura

La regina operò nel tempio di Karnak, in cui fece costruire delle cappelle, un santuario per la barca sacra ed erigere due obelischi; Deir el-Bahari fu il sito prescelto dalla sovrana dove collocare il suo tempio funerario, mentre la sua tomba fu realizzata nella valle dei Re.

Il tempio funerario, noto anche come djeser-djeseru (“santo fra i santi”), è un tempio situato a ridosso delle alture rocciose di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re. Esso è dedicato alla divinità solare Amon Ra e si trova vicino al tempio del faraone Montuhotep II.

Il complesso sfrutta una rivoluzionaria soluzione planimetrica di divisione della struttura su diversi livelli, in armonia con lo scenario roccioso sottostante. Il tempio è considerato il punto di maggior contatto tra l’architettura egizia e quella classica: esempio dell’architettura funeraria del Nuovo Regno, segna un punto di svolta, abbandonando la geometria megalitica dell’Antico Regno per passare ad un edificio che permetta il culto attivo.