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NEWS | La “rivincita” delle poetesse marchigiane del Trecento

Il testo

La casa editrice Argolibri ha pubblicato recentemente un testo dal titolo “Tacete, o maschi. Le poetesse marchigiane del Trecento”. Il volume racchiude i componimenti di quattro poetesse vissute nel territorio fabrianese nel 1300: Leonora della Genga, Ortensia di Guglielmo, Livia da Chiavello ed Elisabetta Trebbiani. Nel volume, i loro versi sono accompagnati dalle liriche di tre scrittrici contemporanee (Franca Mancinelli, Mariangela Gualtieri e Antonella Anedda) e dalle immagini simboliche e ancestrali del disegnatore Simone Pellegrini. Si crea così un ponte tra passato e presente: il filo conduttore è rappresentato dall’eternità della poesia.

copertina del libro
Copertina del Libro “Tacete o maschi!”
Le poetesse

Nel saggio introduttivo, i filologi spagnoli Mercedes Arriaga Flórez e Daniele Cerrato sostengono che le poetesse marchigiane avessero creato uno dei primi gruppi unitari formati da scrittrici donne nella storia della Letteratura italiana. Esse partecipavano attivamente alle dinamiche culturali del tempo e non accettavano che “essere donna”, in poesia, significasse essere solo un oggetto del desiderio maschile; questa volontà emerge chiaramente nel sonetto attribuito a Leonora, che irrompe con l’esclamazione “Tacete, o maschi!” e che lascia immaginare un tono quasi bellicoso.

Il giallo letterario

Altri temi, come quello della parità dei sessi, trapela dai versi di Ortensia “Io vorrei pur drizzar queste mie piume”. Proprio quest’ultime righe rivelano una somiglianza “sospetta” con il VII sonetto del Canzoniere di Petrarca, conosciuto come “La gola, e il sonno, e l’oziose piume”.

Si apre così un altro argomento: le poetesse fabrianesi sono state al centro di un vero e proprio “giallo” all’interno della storia della Letteratura Italiana. Risultano, infatti, discordanti i pareri tra gli studiosi: alcuni definiscono le poesie delle donne “costruzioni erudite degli intellettuali del Rinascimento”. Infatti, verso la fine del 1500, due intellettuali di Fabriano, Giovanni Domenico Scevolini e Andrea Gilio avevano pubblicato all’interno delle loro opere di erudizione proprio i sonetti di Ortensia e Leonora, definendole loro concittadine vissute due secoli prima. Questa pubblicazione ha inaugurato un dibattito tra i critici: da una parte, coloro che considerano i testi dei falsi e, dall’altra, quelli che non mettono in dubbio la loro veridicità.

In un articolo del 2013 (“PRESENZA/ASSENZA DELLE PETRARCHISTE MARCHIGIANE”) Daniele Cerrato ha analizzato minuziosamente il caso, riportando diverse testimonianze storiche.