etruschi

News

NEWS | Nuova vita e nuova “casa” per quattro lastre etrusche dipinte

Sarà l’Antiquarium Pyrgi a ospitare definitivamente le lastre etrusche sequestrate, nel 2019, dalla Guardia di Finanza. Le lastre in terracotta dipinta, in ottimo stato di conservazione, sarebbero state altrimenti destinate al mercato clandestino.

I reperti

Dopo le operazioni di recupero, le lastre sono state sottoposte ad una serie di analisi, unitamente ad interventi di conservazione e restauro, i quali hanno confermato che i reperti sono opere originali etrusche databili agli ultimi decenni del VI secolo a.C. Si tratta di una scoperta di grandissima importanza storica e archeologica, valore accentuato dal fatto che i reperti sono quasi integri. Grazie al lavoro congiunto del Ministero e delle Forze dell’Ordine, il pubblico potrà finalmente ammirare questa collezione.

Le lastre raffigurano diverse storie: il combattimento tra Achille e Pentesilea, regina delle Amazzoni; una donna con arco che brandisce un ramo, presumibilmente l’eroina Atalanta impegnata nella sfida contro il futuro marito Melanione; Hermes, messaggero degli dèi (l’etrusco Turms), che scorta una donna; infine, una coppia di aruspici, sacerdoti etruschi che analizzavano le viscere delle bestie per individuare i segni della volontà degli dèi.

Collocazione

Dopo l’esposizione al pubblico in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia 2022, le lastre verranno collocate definitivamente nel nuovo Antiquarium di Pyrgi, il museo allestito dalla Soprintendenza negli spazi forniti dalla Regione Lazio all’interno del Castello di Santa Severa (Santa Marinella, RM).

L’Antiquarium di Pyrgi
News

NEWS | Castiglione della Pescaia (Gr), scoperta una terrazza etrusca del V secolo a.C.

Si è conclusa l’11 giugno scorso la terza campagna di scavo archeologico condotta dall’Istituto archeologico germanico di Roma in cooperazione con il comune di Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto. Lo scavo ha riportato alla luce una terrazza monumentale di 600 metri di lunghezza situata vicino alla riva dell’antico Prile. 

Castiglione della Pescaia, Maremma
Il sito etrusco

Il progetto di ricerca dell’Istituto archeologico germanico di Roma ha come obiettivo la ricostruzione delle antiche sponde del lago Prile e la localizzazione di strutture etrusche da mettere in relazione con la laguna stessa. È finanziato dall’Istituto archeologico germanico e diretto dalla dottoressa Camilla Colombi, coadiuvata sul campo dalla dottoressa Valerj Del Segato

A illustrare il sito sono stati Elena Nappi e Walter Massetti, rispettivamente sindaco e assessore del Comune di Castiglione della Pescaia: “Nell’ambito del progetto di ricerca sono state condotte prospezioni geofisiche, carotaggi e scavi, che hanno portato alla scoperta di una nuova area archeologica situata in località Badia Vecchia, parte dell’insediamento etrusco di Vetulonia. Qui è stata individuata una terrazza monumentale di 600 metri di lunghezza situata vicino alla riva dell’antico Prile”.

Area di rinvenimento della terrazza (immagine via ©Intoscana)
La terrazza

Gli scavi archeologici hanno interessato una porzione della terrazza e alcune costruzioni poste a nord di essa. È stato così possibile scoprire che il belvedere si compone di un imponente muro composto da blocchi squadrati, conservato per circa 2 metri in altezza e costruito in epoca etrusca. La datazione risale probabilmente al V secolo a.C., dato che verrà confermato o meno dagli studi in corso.

Sulla terrazza sono state scoperte alcune stanze, forse magazzini e abitazioni. La funzione delle strutture rinvenute ancora non è chiara, così come non lo è il suo rapporto con la laguna. Le stanze mostrano tracce d’uso che lasciano pensare che gli ambienti siano stati vissuti fino al II secolo a.C.

Nel II secolo l’insediamento di Vetulonia ormai si trovava nell’orbita di Roma. In seguito l’area deve essere stata abbandonata e i resti delle costruzioni sono stati gettati a sud della zona. Gli studiosi hanno ipotizzato che l’abbandono del sito sia da mettere in relazione con le distruzioni avvenute, nello stesso periodo, da parte di Roma per punire le città che si erano schierate con Mario.

Area di scavo (immagine via ©Intoscana)
Archeologia, cultura e divulgazione

Spiegano il sindaco Nappi e l’assessore Massetti: “Grazie anche a questa terza campagna di scavi potremo potenziare l’azione educativa che i siti archeologici possono svolgere per avvicinare il pubblico dei più giovani ai tesori culturali. Il territorio comunale di Castiglione della Pescaia ha al suo interno un’eccellenza museale, quella di Vetulonia, che sta contribuendo fortemente nel proporre importanti iniziative a carattere internazionale e lo facciamo soprattutto con un’azione mirata nel lanciarla durante estivi, per riproporla nei periodi così detti di bassa stagione, andando a garantire potenzialità occupazionali a più lunga durata”.

Rincara la dose Massetti: “I risultati ottenuti fino ad oggi hanno arricchito la proposta archeologica, sempre più ricercata dagli appassionati. Questa amministrazione continua a interagire con successo con tutti i soggetti del settore come istituzioni, enti, parchi archeologici, associazioni di categoria, gruppi archeologici, università e cittadini ed i risultati ottenuti vanno a beneficio dell’economia locale”.

News

NEWS | Sepolture etrusche scoperte a Tarquinia

Nel cuore della necropoli etrusca dei Monterozzi, emerge un nucleo di dieci sepolture databili tra l’epoca Villanoviana e l’epoca arcaica, il periodo che vide la piena affermazione della città di Tarquinia, alla quale si legano i miti di fondazione della civiltà etrusca. La scoperta di questo nuovo nucleo sepolcrale risale allo scorso autunno, ma i ricercatori hanno mostrato al pubblico i reperti il 14 gennaio scorso. 

Necropoli di Monterozzi, Tarquinia
Necropoli di Monterozzi, Tarquinia

Gli scavi di Tarquinia

La Necropoli di Monterozzi, la più importante di Tarquinia e la più antica d’Etruria, sorge sull’omonimo colle a circa un chilometro dalla città. La decisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo  e perl’Etruria meridionale di far partire una campagna di scavo risale allo scorso autunno, in seguito ad alcuni lavori di aratura di un terreno privato che avevano portato all’apertura di una serie di cavità d’interesse archeologico. Gli scavi hanno portato alla luce un nucleo di dieci sepolture etrusche, databili tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica, situate a poche decine di metri dalla Tomba dei Tori e da quella degli Auguri. Purtroppo, già in epoca antica, le sepolture furono saccheggiate da ladri che depredarono i metalli preziosi, lasciando in situ le ceramiche ed altri oggetti di corredo, considerati di scarso valor

La tomba Gemina

I primi interventi di restauro effettuati sui reperti consentono di comprendere pienamente la ricchezza del corredo funerario della tomba Gemina, la quale ha destato il maggiore interesse dal punto di vista architettonico. Il monumento è costituito da due camere affiancate e aperte verso sud-ovest su altrettanti vestiboli a cielo aperto, a cui si accede tramite una scala. La copertura di entrambe le camere è del tipo a fenditura. Le porte erano sigillate da lastre di nenfro e lungo la parete sinistra di entrambe troviamo il letto scolpito su cui era deposto il defunto. I lastroni di chiusura, precedentemente perforati dai primi visitatori, furono richiusi con accuratezza dopo il saccheggio, dimostrando rispetto nei confronti dei defunti.

Purtroppo la manovra ha portato al crollo, nel tempo, della camera nord.

Letto Tomba Gemina, un letto scolpito

Il corredo

Facenti parte del corredo funerario abbiamo forme vascolari d’impasto lucidato a stecca con decorazioni incise e configurate; diversi vasi di bucchero; vasi dipinti di stile etrusco-geometrico, tra cui alcuni riferibili al Pittore delle Palme; coppe euboiche a chevrons; vari frammenti in legno, in ferro e oro, a suggerire la presenza di oggetti in metallo prezioso, ed una statuina fittile femminile.

Statuina fittile femminile 

La datazione

Daniele Federico Maras, funzionario per la Soprintendenza di Tarquinia, ha proposto come inquadramento cronologico la prima metà del VII secolo a.C., inserendo il contesto tombale nei decenni precedenti alla figura di Tarquinio Prisco, tradizionalmente indicato come il quinto re di Roma (tra il 616 e il 579 a.C.).

News

NEWS | Ritorna a vivere la necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

Grazie alla sinergia tra il Comune, la Soprintendenza e il GACT, il “Laghetto” di Cerveteri torna a vivere in tutti i 7000 metri quadri di area archeologica.

L’area archeologica

L’area archeologica è situata nel lato Est del pianoro della Banditaccia, sito UNESCO. La denominazione “Laghetto” è data da un piccolo lago formato da acque sorgive già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) di Caisra (Cerveteri); loro, infatti, scavarono un corso di deflusso semi-sotterraneo passante sotto la necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello.

Tombe a camera della necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

L’area è formata da 500 tombe etrusche, la cui datazione va dall’VIII secolo a.C. al II a.C.

Valorizzazione e fruibilità

Il sito è stato reso nuovamente fruibile grazie all’’impegno messo in campo da GACT (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite), sotto la supervisione della Soprintendenza; il lavoro, durato circa un anno, è stato coordinato, per la parte scientifica, dall’archeologo Stefano Giorgi e, per quella operativa, dal sig. Gianfranco Pasanisi. Molta attenzione è stata posta anche nella tutela ambientale: nel rispetto delle varie specie di piante e di alcune pozze, nelle quali, fra l’altro, ben convivono rane, rospi e alcuni, sempre più rari, tritoni.

Tomba a camera n. 290, dipinta – Necropoli del Laghetto di Cerveteri

L’area archeologica del “Laghetto”, inoltre, è stata ulteriormente impreziosita da splendidi spettacoli di danza e musica antica nomati “Ludi Scaenici”, il tutto nell’ambito della manifestazione “Alla scoperta degli Etruschi del Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di Cerveteri e Tarquinia”.

Il sito sarà visitabile tutte le domeniche fino a dicembre dalle ore 10:00; prenotare al 3497836358.

News

NEWS | Volterra celebra in grande le “Giornate degli Etruschi”

Il 16 e il 17 settembre saranno celebrate le Giornate degli Etruschi a Volterra con il progetto Velathri Volaterrae: dalla città etrusca al municipio romano”.

Enti partecipanti

A collaborare al progetto della città toscana ci saranno la Soprintendenza di Pisa e Livorno, l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, la Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, il Comitato Organizzatore del Convegno Velathri Volaterrae e il Consorzio Turistico Volterra Valdicecina.

Gli eventi

Il primo evento, che si svolgerà il 16 settembre, prevede delle visite guidate su due cantieri di scavo:

  • La necropoli etrusca a Le Colombaie, tenuto dall’Università di Pisa;
Cantiere di scavo della necropoli La Colombaie
  • L’Anfiteatro di Volterra, tenuto dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno.
Anfiteatro di Volterra

Le visite guidate prevedono la prenotazione obbligatoria. La partecipazione è gratuita.

Il secondo evento, che si svolgerà il 17 settembre, prevede la presentazione del volume Velathri Volaterrae. La città etrusca e il municipio romano, gli atti del convegno tenutosi a Volterra nel 2017, pubblicato nella Biblioteca di Studi Etruschi, a cura di Marisa Bonamici ed Elena Sorge.

Le parole del sindaco
Sindaco di Volterra, Giacomo Santi

«Sono molto orgoglioso dell’iniziativa messa in campo quest’anno per le “Giornate degli Etruschi”. Avere la collaborazione di prestigiose istituzioni come la Soprintendenza, l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, l’Università di Pisa, oltre alla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e il Comitato Organizzatore del Convegno Velathri Volaterrae è di per sé indice di grande lustro per la nostra città e per l’evento».

News

NEWS | In arrivo la “Festa Etrusca”, il primo festival archeo-storico a Villa Giulia (RM)

La prima edizione di Festa Etrusca! La storia si racconta si terrà il 25 e il 26 settembre 2021 presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.

Festa Etrusca! è una manifestazione culturale dedicata all’archeologia e alla storia, in particolare agli strumenti per la loro divulgazione: dai libri alla rievocazione storica. Si tratta di un’occasione di incontro, divertimento e scambio culturale tra i molteplici operatori del settore (Musei, Università, Centri di ricerca, Case editrici, Società e Cooperative archeologiche, Agenzie specializzate nel Turismo culturale, Associazioni Culturali) e il pubblico dei visitatori.

festa etrusca

Momenti di rievocazione storica a Villa Giulia (RM) – Foto: Federico Rubini – Associazione SUODALES
Informazioni online a breve

Il sito è ancora in allestimento, ma il festival è confermato! A breve saranno disponibili online tutte le informazioni a riguardo. Per il momento è attivo l’indirizzo mail info@festaetrusca.info per soddisfare le richieste dei futuri visitatori.

Rievocazione storica all’interno del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (RM) – Foto: Federico Rubini – Associazione SUODALES
News

NEWS | La scoperta di un unguentario “egizio” in una sepoltura etrusca intatta a Vulci (VT)

Già qualche anno fa, prima nel 2013 e poi nel 2016, alcuni reperti provenienti dall’area di Vulci (VT) sottolineavano un collegamento con l’Egitto. Si trattava, come scrive in un suo articolo il dott. Mattia Mancini, di tre scarabei che si inserivano perfettamente in quella che era una fase Orientalizzante” (VIII-VI sec. a.C. circa). Durante questo periodo si assistette a una larga diffusione, in tutto il Mediterraneo, di diverso materiale proveniente da Egitto, Mesopotamia, Siria, Anatolia e Cipro, prevalentemente.

È di pochi giorni fa, invece, l’annuncio dell’apertura della sepoltura di una donna, databile al VI sec. a.C., inviolata da 2600 anni, nella necropoli dell’Osteria. Al suo interno erano presenti i resti ossei, ancora in connessione anatomica, di una donna di circa 20 anni. Aveva un corredo funerario comprendente vaghi di collana in ambra, un’olla chiusa da una coppa greca in stile ionico e tre in bucchero (ceramica tipicamente etrusca); ma anche un kyathos (attingitoio) e un’oinochoe (brocca da vino).

vulci
Un’immagine del ritrovamento (fonte: Il Mattino)

Nell’edizione del 18 giugno 2021 del TGR Regione Lazio è possibile vedere, al minuto 9 circa, il servizio sull’apertura della tomba inviolata.

Un rinvenimento particolare

Ad attirare maggiormente l’attenzione degli studiosi su questa sepoltura è un piccolo oggetto in faience azzurra, un unguentario che rappresenta una donna accovacciata con la schiena coperta da una pelle maculata, probabilmente di leopardo (gialla con macchie nere), con una acconciatura corta e riccioluta e, tra le gambe, un grande contenitore ceramico chiuso con un tappo a forma di rana (di cui manca la testa).

«Non è un oggetto unico, ma molto raro», afferma Carlo Casi, a capo dell’equipe della Fondazione Vulci. «La nostra tomba è molto importante perché intatta e questo ci consente di poter ricostruire l’identikit del defunto. Abbiamo un’ipotesi un po’ ardita. La ragazza potrebbe essere stata in vita un’addetta alla mescita del vino. Anche il balsamario, con la chiusura in pelle del vaso rimanda al processo della fermentazione di liquidi (forse la birra). Nell’Antico Egitto la birra era molto consumata e per essere prodotta doveva subire un lento processo di fermentazione. La chiusura (dell’unguentario, ndr) in pelle serviva a facilitare la fermentazione».

Unguentario da Vulci (immagine via Scienzenotizie)
Gli unguentari del Nilo

Il realtà, almeno nel loro contesto originario, questa tipologia di unguentari, detta “Nilo”, fungeva da contenitori per l’acqua del sacro fiume e, in un secondo momento, come hanno chiarito le analisi chimiche svolte su tali oggetti, erano stati utilizzati come contenitori per latte o sostanze oleose. Da “fiaschette” per l’acqua sacra del Nilo erano divenuti veri e propri unguentari per oli e profumi, molto in voga nei corredi funerari femminili. La giara tenuta dalla figurina, alla luce di ciò, non può fungere da contenitore per vino o birra e, nel contesto di Vulci, difficilmente può dare una conferma circa l’identità (quantomeno lavorativa) della defunta (fonte Djed Medu). Spetterà alle analisi scientifiche chiarire il contenuto del piccolo contenitore, qualora fosse possibile analizzarne eventuali residui.

Unguentario di ispirazione egiziana prodotto a Rodi (VI-V sec. a.C.), molto simile all’esemplare di Vulci

Sia la pelle di leopardo, sia l’acconciatura, sia il materiale in cui è realizzato l’oggetto fanno propendere per l’attribuzione della sua origine a un contesto egiziano. Tuttavia, sottolinea il dott. Mancini, di questi vasetti antopomorfi se ne trovano diversi esemplari soprattutto fuori dal’Egitto, come in Grecia (principalmente a Rodi) e nella Magna Grecia (Sicilia, Campania ed Etruria). Molti studiosi ritengono che si tratti, invece, di una serie di oggetti prodotti nell’isola di Rodi, frutto di un mix di elementi iconografici greci ed egiziani: la parrucca “hathorica” (legata ad Hathor), corta e riccioluta, ad esempio, richiama anche quella della dea cananea Astarte.

News

NEWS | Eccezionale scoperta a San Casciano dei Bagni (SI): rinvenuto un santuario romano

Lo scorso 31 marzo si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione dei nuovi rinvenimenti nel comune di San Casciano dei Bagni, Siena. Già ad agosto 2020 tracce dell’ingresso monumentale di un santuario romano erano riemerse nel comune senese. Inoltre, abbandonato sulla soglia si trovava un altare in travertino. L’iscrizione “sacro ad Apollo” non lasciava dubbi sulla divinità tutelare del santuario.

San Casciano dei Bagni
Il santuario

Non solo Apollo, altri due altari dedicati a Iside e Fortuna Primigenia 

Ma le sorprese non sono finite. A Settembre e Ottobre 2020 continuano gli scavi, nonostante le difficoltà di uno scavo immersi nell’acqua calda termale e con le ristrettezze dovute alla situazione pandemica. Il team del Roman Baths Project ha visto riapparire, nello scavo stratigrafico in un orto abbandonato a pochi metri dalle polle pubbliche ancora oggi in uso, le vestigia di un santuario romano. Il carattere sacro dell’area spicca da subito grazie alla presenza di altari dedicati alle divinità Fortuna Primigenia e Iside, oltre che ad Apollo. Tra i rinvenimenti anche una statua marmorea raffigurante la dea Igea.

Il santuario

In soli due mesi di scavo è emersa con chiarezza parte della sequenza di vita del luogo di culto. L’impianto monumentale del santuario è riconducibile ad età augustea, al di sopra di un luogo sacro in epoca etrusca (almeno durante l’Ellenismo). In età augustea il santuario assume la forma di un edificio con copertura a compluvio su un bacino centrale circolare, poggiante su quattro colonne tuscaniche, e con propileo di ingresso a sud delimitato da due colonne a base attica. A seguito di un drammatico incendio, avvenuto probabilmente alla metà del I secolo d.C., tra età flavia ed età traianea l’edificio fu ricostruito e ampliato.

San Casciano dei Bagni
Come doveva apparire il santuario

Verso la fine del II secolo d.C. tre altari in travertino, con dediche anche a Fortuna Primigenia e ad Iside, sono deposti nel cuore del santuario, sul bordo della vasca della sorgente calda, che supera i 40°. Un universo di divinità che, se associate ad Apollo, Esculapio e ad Igea, già conosciuti dal Bagno Grande, forma un variopinto quadro del sacro di questo santuario. Un Bagno effettivamente Grande poiché in un solo luogo accoglieva assieme così tante e diverse divinità.

Lo scavo

Allo scavo hanno preso parte  diverse università italiane e internazionali, tra cui Siena, Pisa, Firenze, Roma “Sapienza”, Sassari, Dublino e Cipro.

Lo scavo archeologico è in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni da parte della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Fin da subito è stato concepito come una collaborazione di ricerca e tutela tra il Comune e la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo. La Direzione dello Scavo è affidata a Emanuele Mariotti, archeologo professionista esperto di topografia e geofisica applicata all’archeologia e il Coordinamento del Comitato Scientifico è di Jacopo Tabolli, funzionario della Soprintendenza e docente a contratto dell’Università per Stranieri di Siena. Il Comitato Scientifico coinvolge anche Stefano Camporeale (Università di Siena), Paraskevi Christodoulou (University of Cyprus), Hazel Dodge (Trinity College Dublin) e Lisa Rosselli (Università di Pisa).

Il direttore di scavo Emanuele Mariotti ha dichiarato: “L’idea che guarda alla riscoperta delle antiche terme sancascianesi viene da lontano e ha visto, nel corso degli ultimi 10 anni, l’alternarsi di varie iniziative. Dal 2018 il progetto si è strutturato e ha definito i propri obiettivi archeologici, storici, paesaggistici e topografici. L’area del Bagno Grande è diventata il centro di attività multidisciplinari volte all’indagine non invasiva del terreno e all’individuazione di possibili aree di scavo che potessero dare concretezza alla tradizione di grandi ritrovamenti di cui sono piene le pagine degli storici locali fin dal XVI secolo. In questo senso si è fatto largo uso delle più moderne ed efficaci tecnologie di remote sensing, come la geofisica di ultima generazione e sensori speciali montati su drone. Nel 2020 è stata individuata una promettente area di scavo, attigua alle vasche moderne”.

Le polle di ieri e di oggi

Grandi pubblicazioni per grandi scoperte

Le scoperte a San Casciano dei Bagni sono ora presentate nel volume Il Santuario Ritrovato. Nuovi Scavi e Ricerche al Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, pubblicato da Sillabe (272 pp.), a cura di Emanuele Mariotti e di Jacopo Tabolli. Il volume, in italiano e con capitoli in inglese, raccoglie gli studi di più di trenta autori sui risultati dello scavo al Bagno Grande.

Il Funzionario Archeologo Jacopo Tabolli ha commentato: “Pubblicare integralmente uno scavo a meno di sei mesi dalla sua conclusione è un’impresa piuttosto rara. Ha animato questo progetto la voglia di condividere con la comunità scientifica, con i colleghi preposti alla tutela e alla valorizzazione e con il pubblico interessato all’archeologia i primi risultati di uno scavo che siamo certi anche nei prossimi anni restituirà tracce importanti del paesaggio religioso romano del territorio. Il volume prende le mosse dallo scavo del Bagno Grande ma spazia nel racconto dalla preistoria del Monte Cetona, allo sviluppo della città etrusca di Chiusi alla romanizzazione del territorio. Quello di San Casciano dei Bagni è un territorio più sconosciuto agli archeologi rispetto a tanti luoghi noti della val di Chiana, della val di Paglia e della Val d’Orcia, eppure nelle pagine del volume si snoda un racconto ricco di testimonianze archeologiche, ancora tutto da scrivere.

Eventi culturali a San Casciano dei Bagni

Inoltre, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati delle indagini della campagna di scavi archeologici, sono stati presentati anche due eventi di rilievo, che si terranno a San Casciano dei Bagni nelle settimane successive. Il primo è la Lectio magistralis “Nell’acqua sacra del Bagno Grande”, che si terrà il giorno 11 aprile 2021 alle ore 12.00 direttamente dal “Bagno Grande” (le modalità di svolgimento saranno rese note in prossimità dell’evento). Il secondo evento riguarda l’inaugurazione del Nuovo percorso espositivo alle Stanze Cassianensi, in Piazza della Repubblica 4, che si svolgerà il giorno 24 aprile 2021 alle ore 17.00 (data suscettibile di cambiamento per norme anti-contagio).

News

NEWS | Tornano alla luce tre urne cinerarie a Vulci (VT)

Gli archeologi in questi giorni hanno riportato alla luce oggetti che aggiungono un nuovo tassello relativo al primo insediamento del popolo etrusco. L’area interessata si trova a un centinaio di metri dall’ingresso al Parco archeologico e naturalistico di Vulci; si tratta della necropoli di Poggetto Mengarelli, dove gli studiosi hanno scavato negli ultimi anni oltre centocinquanta tombe. La terra ha restituito agli archeologi tre urne cinerarie in ceramica d’impasto di forma biconica, coperte da una ciotola e sigillate da una lastra di calcare; tutte rinvenute in tre sepolture a “pozzetto” nell’area di scavo.

Vulci
Le urne di Vulci (VT)

“Al momento possiamo dire che le due urne di dimensioni maggiori – spiega Carlo Casi, direttore scientifico di Fondazione Vulci – contenevano le ceneri di due adulti, forse un uomo e una donna; invece l’urna più piccola conservava quelle di un individuo di età tra i 9 e gli 11 anni. Non sono stati trovati oggetti di corredo: questo lascia presupporre un ruolo modesto dei nuclei familiari dei fondatori della prima Vulci. Le prossime indagini – conclude Casi – potranno confermare l’ipotesi”.

In programma a Vulci (VT) un’intensa attività di scavo in cui saranno coinvolte diverse istituti universitari, con l’obiettivo di ricostruire ulteriormente la storia, la cultura, la società e l’espansione dell’insediamento etrusco-romano in questa antica terra. Nella necropoli di Poggetto Mengarelli è in corso un intervento di valorizzazione che porterà i turisti a un viaggio nel tempo attraverso la realtà aumentata. Si tratta di un percorso fruibile anche ai diversamente abili e in cui si potranno avere tutte le informazioni riguardo al sito archeologico.

Carlo Casi, Direttore scientifico della missione di scavo a Vulci (VT)
News

NEWS | In arrivo il videogioco sui Fenici del Mediterraneo antico

Il 9 marzo 2021 a Cipro sarà presentato “Mediterranean 1200 BC: a new age”, il nuovo videogioco targato Entertainment Game Apps, Ltd. Mediterranean è uno dei principali risultati del progetto “TRAMES – smart TouRism Across the MEditerranean Sea“, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma COSME 2019-2021. L’EGA Ltd. è dunque uno degli otto partner coinvolti nel progetto europeo per la creazione di un’offerta turistica innovativa nel bacino del Mediterraneo.

Sulle grandi rotte del Mediterraneo

Mediterranean è un gioco strategico ambientato nel Mediterraneo antico: dall’espansione marittima fenicia propone un’esplorazione avvincente del passato. I giocatori potranno quindi seguire le rotte degli antichi marinai e scoprire le città fondate lungo le coste da Fenici, Etruschi, Greci e Romani. Lo scopo del gioco è sviluppare gli insediamenti fenici implementando le loro attività commerciali e spostando risorse attraverso il Mediterraneo, lungo percorsi specifici e con mezzi di trasporto proposti secondo fedeltà storica.

Presto sarà disponibile la versione italiana di Mediterranean arricchita da importanti approfondimenti grazie al coinvolgimento di alcune istituzioni museali sparse sul territorio.

Mediterraneo
Schermata Home del gioco (via Entertainment Game Apps, Ltd.)