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NEWS | “Etna 1669”, la mostra di SopriCT a 350 anni dalla grande eruzione

L’Etna è il vulcano più alto d’Europa, ma anche uno dei più attivi al mondo da sempre. La Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania ha infatti organizzato una mostra sull’eruzione del 1669. Etna 1669. Storie di lava a 350 anni dalla grande eruzione sarà inaugurata il 28 giugno, alle ore 18, al Palazzo Centrale dell’Università di Catania e sarà visitabile fino al 30 ottobre 2021.

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La tremenda eruzione del 1669

L’eruzione dell’Etna nel 1669 costituisce uno degli eventi più importanti di tutta la storia vulcanologica italiana. Un enorme fiume di lava distrusse la pendice meridionale dell’Etna e i paesi che sorgevano a valle. Frequenti scosse sismiche si aggiunsero al panorama generale di devastazione aprendo delle fenditure eruttive.

La colata del 1669 illustrata da Giacinto Platania, testimone oculare dell’eruzione

Dopo il collasso del grande cratere centrale, il fiume si ramificò in tre bracci e prese così la direzione di Catania. Il 23 aprile del 1669 il fuoco raggiunse il litorale e abbracciò il Castello Ursino, ampliando pian piano la linea di costa con oltre un chilometro di lava. Per una ventina di giorni Catania fu invasa dal fiume di fuoco: molti cittadini rimasero senza tetto e, poco a poco, la città si spopolò. La devastazione di 16 chilometri di colata lavica durò complessivamente ben 122 giorni.

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Particolare della colata lavica al Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena a Catania, ricostruito dal 1702 – immagine da INGVvulcani, foto S. Branca

Non è la prima volta, però, in cui Catania fa i conti con la potenza smisurata dell’Etna, ma questa è stata l’unica eruzione in grado di distruggerla, insieme ad altri quindici paesi etnei.

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Il corso del fiume di lava dell’eruzione del 1669 ricostruito da Branca et al. (2013) – immagine da INGVvulcani
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NEWS | Etna Sud, un nuovo itinerario a 1.500 metri di quota

Scoprire eruzioni risalenti al XIX secolo, ammirare strutture vulcaniche quali gli hornitos, i coni piroclastici e varie tipologie di rocce vulcaniche con vista sull’incantevole golfo di Catania. Da oggi tutto questo è possibile grazie all’itinerario didatticoMonte Grosso-Monte Gemmellaro” sul versante sud dell’Etna; allestito e reso fruibile grazie ad un progetto realizzato dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania. Preziosa anche la collaborazione del Parco dell’Etna, del Comune di Nicolosi e del Dipartimento regionale Aziende Foreste Demaniali. Il sentiero, dedicato al geologo naturalista Carlo Gemmellaro (1787 – 1866), si snoda tra i 1.300 e i 1.500 metri di quota partendo dall’ingresso pedonale di Monte Concilio.

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Ingresso di una bocca eruttiva (UNICT)

Un grande laboratorio all’aperto è in costruzione!

Un progetto coordinato dal Prof. Rosolino Cirrincione (Presidente del corso di laurea in Scienze geologiche e responsabile della sezione Scienze della Terra) dell’ateneo catanese; realizzato nell’ambito del Piano Lauree Scientifiche – Geologia tramite un finanziamento del MIUR. Alla realizzazione dell’itinerario hanno collaborato i docenti Rosalda Punturo, Carmelo Ferlito, Gaetano Ortolano e Giampietro Giusso Del Galdo; ma anche Roberto Visalli e il dirigente vulcanologo del Parco dell’Etna Salvo Caffo.

Il progetto prevede anche la realizzazione di un laboratorio all’aperto per avvicinare i giovani al mondo della Geologia. Il sentiero, infatti, è fruibile dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado e ovviamente anche dai turisti. Una passeggiata panoramica di due ore lungo un percorso consente ai visitatori di ammirare le eruzioni dal XIX secolo ad oggihornitos e tanto altro. Il sentiero è stato anche oggetto di una pubblicazione scientifica con un articolo dal titolo “Geoscience and education proposal of a Geo-Trail at the Etna Volcano”; fa parte della rivista “Rendiconti Online della Società Geologica Italiana”.

L’itinerario

L’itinerario didattico si articola in 4 step con relativi pannelli esplicativi.

I primi sentieri

Il primo si trova a 150 metri dall’ingresso presenta gli “Argini di colate e sovrapposizione di colate di età diverse”. Il percorso attraversa una serie di rilievi lavici relativi all’eruzione del 2001 al di sotto della quale si ritrovano affiancate le colate del 1886 e 1892. Questi rilievi sono significativi perché raccontano l’evoluzione morfologica della colata lavica, con un’altezza massima di quasi 10 metri. È possibile anche osservare le sovrapposizioni di colate laviche di età differenti riconoscibili dal diverso colore dovuto alla presenza di licheni biancastri che, avendo bisogno di tempo per crescere, forniscono una datazione relativa delle colate. 

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Contatto tra due colate laviche di diversa età (UNICT)

Il secondo si trova a 850 metri e illustra il “Lava Blob”, una delle strutture più peculiari derivate dall’attività eruttiva del vulcano. Si tratta di una sfera di lava di dimensioni metriche che può essere spiegata come un’estrusione della porzione più interna e più fluida della colata e che si verifica quando la lava, nel suo scorrere verso il basso incontra un ostacolo, producendo una pressione che letteralmente spinge verso l’alto la porzione fluida del flusso di lava rompendo la parte esterna solidificata e formando così questa tipica forma.

Gli ultimi due step

Il terzo si trova a un chilometro e mezzo dal punto di partenza, permette di osservare le “Xenoliti sedimentari”. Si tratta di frammenti di arenaria quarzosa (quarzarenite) dotati di una colorazione variegata dal bianco all’ocra, che costituisce la coltre sedimentaria sopra cui si trova l’edificio vulcanico etneo che sono stati “strappati” dal magma durante la sua risalita in superficie. 

Il quarto e ultimo step conclude il percorso dietro l’apparato eruttivo di Monte Gemmellaro, con gli “Hornitos”. È possibile osservare le bocche eruttive formatesi dall’accumulo di brandelli lavici che si sono saldati tra loro nei primi momenti dell’attività eruttiva del 1886. L’accumulo è avvenuto perché i brandelli molto grossi venivano eiettati a piccola distanza dal punto di emissione ancora fusi, saldandosi l’un con l’altro. All’interno delle bocche eruttive si notano anche i cosiddetti “denti di cane”, strutture morfologiche peculiari simili a piccole stalattiti, formatesi a seguito di processi di rifusione della volta degli hornitos, avvenuti a causa dell’alta temperatura dei gas magmatici.

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NEWS | Etna nel mirino, il tremendo vulcano in bianco e nero

Il Vulcano più alto d’Europa in eruzione è stato il protagonista indiscusso del lockdown natalizio. La sua potenza e la sua bellezza, però, non passano inosservate anche se in stato di quiete: lo dimostra il reportage della fotografa Giulia De Marchi. Il progetto della giovane trentenne esplora l’Etna in ogni suo piccolo scorcio e in tutti i suoi grandi panorami; le fotografie, digitali e analogiche, pongono tutto in risalto: dai sentieri più corti all’orizzonte più lontana.

La serie dal titolo “Vulcano” è stata pubblicata in diverse riviste di fotografia come another place e Fotoform Magazine.

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Umani, sagome sulla nera terra rovente

Gli scatti in bianco e nero esaltano ancora di più la nera sabbia vulcanica che copre le depressioni della grande “Muntagna”. C’è quiete tutt’intorno, poche le figure umane che si intravedono. Non sono il soggetto delle fotografie e non pretendono di esserlo, ma solo “sagome“, “figure che gironzolano“, così le descrive la giovane fotografa. Come se fossero immersi nelle solite discussioni quotidiane ammirando il panorama: come sarà il tempo domani, cosa si mangerà a cena. Quasi quasi chi ammira le foto riesce a sentirli.

Il Vulcano tra le righe di Patrick Brydone

La fotografa ha ispirato il reportage ad alcune righe di A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckford del viaggiatore scozzese Patrick Brydone.

Ci sono dei luoghi che senza dubbio si possono dire di più incantevoli della  terra; se l’Etna di dentro somiglia all’inferno, si può dire a ragione che di  fuori somigli al paradiso. 
È curioso pensare che questo monte riunisce in sé tutte le bellezze e tutti gli orrori. Qui si può osservare una voragine che un tempo ha eruttato torrenti di fuoco verdeggiare ora delle piante più belle. Si possono cogliere i frutti più squisiti nati su quella che fino a poco fa non era che roccia arida e nera. Qui il suolo è ricoperto di tutti i fiori immaginabili, e noi stessi ci aggiriamo in un mondo di meraviglia e contempliamo questo intrico di dolcezza senza pensare che sotto i nostri piedi c’è l’inferno con tutti i suoi terrori, e che soltanto poche iarde ci separano da laghi di fuoco liquido e di zolfo”.

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THEATRE | The Greek pearl of Taormina, the Ancient Theatre

The Ancient Theatre of Taormina is the second largest ancient theatre in Sicily, after the one in Syracuse. 

It was probably built around the third century B.C., during the government of Hiero II, tyrant of Syracuse: this is testified by the engraving on some steps of the name of his wife, Philistis. The whole structure was later restored and enlarged in Roman times, more precisely in the imperial age: in fact, in the second century A.D. columns, statues and roofs were added.

The structure of the Ancient Theatre

Originally the theatre was composed only of a small central structure, then it reached a maximum diameter of 109 meters; it was also built the space for the orchestra with a diameter of 35 meters. The cavea had a capacity of 10,000 spectators (today 4,500) and is divided into 9 sectors. At the top of the steps there is a double portico, on the wall of which there are 36 niches, which probably in the past had housed some statues. In the late antique period the portico behind the scene was built with the three large openings, delimited by some niches and columns, brought back in situ in the 19th century by the architect Cavallari.

The Greek shows and the Roman venationes

During the late-imperial age, the theatre, born to host performances of tragedies and comedies, was intended for the performance of venationes. These were performances of gladiator and ferocious animal fights: the arena took the place occupied by the orchestra and the lower steps were replaced with a vaulted scenic corridor leading to a hypogeum in the center of the esplanade. From here gladiators were introduced and special effects machines were installed during the fight.

The Ancient Theatre today

The conformation of the Ancient Theatre of Taormina lends itself to many destinations. Since the ’50s it has hosted various forms of entertainment, from theatrical performances to concerts, from award ceremonies (such as the David di Donatello) to opera and ballet. Its season, being an open-air theatre, is mainly summer. It has hosted concerts by many contemporary artists such as Elton John, Mika, Duran Duran, Sting and Renato Zero, to name a few.

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Concert at the Ancient Theatre

 

The “Taormina Film Fest”, an international film festival that attracts VIPs from all over the world, deserves a mention.

A curiosity: in 2017 it was home to the G7 parade, the international intergovernmental economic organization composed of the seven major economic powers in the world.

The strengths

Why is the Ancient Theatre of Taormina the best known and most admired in the world?

Etna in eruption (Photo credits: ANSA/Carlo Papale)

It can be defined as a pearl set in a breathtaking scenery: behind the scene nature creates a spectacular backdrop with its colors; the blue of the sea meets the Etna massif, which not infrequently gives evocative scenery with its rivulets of lava; on the other side you can see Giardini Naxos, which in summer comes alive with lights and colors. Visiting it during summertime, at sunset, is an experience worth living.

Tradotto da: https://archeome.it/teatro-la-perla-greca-di-taormina-il-teatro-antico/

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TEATRO | La perla greca di Taormina, il Teatro Antico

Il Teatro Antico di Taormina è il secondo teatro antico per dimensioni in Sicilia, dopo quello di Siracusa. 

Fu probabilmente edificato intorno al III secolo a.C., durante il governo di Ierone II, tiranno di Siracusa: ciò è testimoniato dall’incisione su alcuni gradini del nome di sua moglie, Filistide. Tutta la struttura fu successivamente ristrutturata e ampliata in epoca romana, più precisamente in età imperiale: infatti, nel II secolo d.C. furono aggiunte colonne, statue e le coperture.

La struttura del Teatro Antico

In origine il teatro era composto solo da una piccola struttura centrale, per poi raggiungere i 109 metri di diametro massimo; fu anche costruito lo spazio per l’orchestra del diametro di 35 metri. La cavea aveva una capienza di 10.000 spettatori (oggi 4.500) ed è divisa in 9 settori. Alla sommità delle gradinate è presente un doppio portico, sul muro del quale si aprono 36 nicchie, che probabilmente in passato avevano accolto alcune statue. In epoca tardo-antica venne costruito il portico dietro la scena con le tre grandi aperture, delimitate da alcune nicchie e colonne, riportate in situ nel XIX secolo dall’architetto Cavallari. 

Gli spettacoli greci e le venationes romane

Durante l’età tardo-imperiale, il teatro, nato per ospitare rappresentazioni di tragedie e commedie, fu destinato all’esibizione delle venationes. Si trattava di spettacoli di lotta tra gladiatori e animali feroci: l’arena prese il posto occupato dall’orchestra e le gradinate inferiori furono sostituite con un corridoio scenico a volta, che conduceva ad un ipogeo al centro dello spiazzo. Da qui venivano introdotti i gladiatori e venivano installate le macchine sceniche per gli effetti speciali durante il combattimento. 

Il Teatro Antico oggi

La conformazione del Teatro Antico di Taormina si presta a numerose destinazioni. A partire dagli anni ’50 ha ospitato varie forme di spettacolo, da quelle teatrali ai concerti, dalle cerimonie di premiazione (come quella del David di Donatello) all’opera lirica e al balletto. La sua stagione, essendo un teatro all’aperto, è principalmente estiva. Ha ospitato i concerti di molti artisti contemporanei come Elton John, Mika, i Duran Duran, Sting e Renato Zero, per citarne alcuni.

Teatro Antico Taormina
Concerto al Teatro Antico

Merita una menzione il “Taormina Film Fest“, festival internazionale di cinematografia che richiama vip da tutto il mondo.

Una curiosità: nel 2017 fu sede della sfilata del G7, l’organizzazione economica intergovernativa internazionale, composta dalle sette maggiori potenze economiche mondiali.

I punti di forza

Perché il Teatro Antico di Taormina è il più conosciuto al mondo e il più ammirato?

Etna
 Etna in eruzione

Lo si può definire una perla incastonata in uno scenario mozzafiato: dietro la scena la natura crea un fondale spettacolare con il suoi colori; l’azzurro del mare si incontra con il massiccio dell’Etna, che non di rado regala scenari suggestivi con i suoi rivoli di lava; dall’altro lato si può scorgere Giardini Naxos, che d’estate si anima di luci e colori. Visitarlo durante la bella stagione, al tramonto, è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta.

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NEWS | Etna, 1.055 le specie floristiche sul gigante d’Europa

L’Etna ospita un patrimonio floristico di ben 1.055 specie, di cui 92 endemiche, cioè esclusive del fertile territorio vulcanico. Il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e i docenti Gianpietro Giusso Del Galdo, Pietro Minissale e Saverio Sciandrello hanno condotto la ricerca.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PeerJ con il titolo: Vascular plant species diversity of Mt. Etna (Sicily): endemicity, insularity and spatial patterns along the altitudinal gradient of the highest active volcano in Europe.

Il metodo per gestire un migliaio di specie in vent’anni

Tante fonti sono state messe in gioco, tra cui letteratura, erbari e raccolte di semi, al fine di suddividere il territorio etneo in 33 fasce, ognuna della larghezza di 100 metri. Le fasce consentono di capire quali specie crescono a una determinata altitudine. La loro distribuzione e visualizzazione d’insieme è adesso chiarissima grazie all’operazione “Optimized Hot Spot Analysis” della suite ArcGIS di Esri Italia.

Un’area dell’Etna indagata con l’analisi hotspot (dall’articolo sulla rivista PeerJ)

I risultati: cosa cresce sull’Etna

Delle 1.055 specie 92 sono endemiche, di cui 29 sono endemiche strette (EE) del Monte; altre 27 sono endemiche della Sicilia (ES) e 35 d’Italia (EI). La più alta ricchezza endemica si registra dai 2.000 ai 2.800 m s.l.m.: le specie più rappresentate sono le emicriptofite, piante perenni le cui gemme crescono vicine al suolo; le piante annuali crescono invece a quote più basse. Inoltre, le analisi hotspot permettono di visualizzare le fasce che contengono più specie ad alta priorità di conservazione e alcune di queste piante crescono sugli strati vulcanici più antichi.

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STORIA | Sua Maestà, l’Etna

“La vetta superba dell’Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che sono già tutte nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano.” G. Verga, Storia di una capinera

Così Verga descrive l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa con i suoi 3326 mt. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2013, il Mongibello (altro nome del vulcano siciliano), si erge maestoso e prorompente sulla costa ionica. Dalla sua cima si può ammirare un meraviglioso panorama, che comprende non solo la costa ionica e il mare, ma anche la Calabria, i monti Nebrodi, la dorsale montuosa delle Madonie e le zone interne della Sicilia.

Chiamato dai Greci Αἴτνη (Aítnē), dai Romani Aetna, e dagli Arabi Mongibello, l’Etna ha ispirato leggende, miti, storie e racconti in chiunque lo vedesse.

Alquanto ardua risulta la ricostruzione dell’etimologia del nome, che sembrerebbe risalire dal toponimo greco Aitna (Aἴτνα-ας, nome attribuito anche al centro di Catania), che deriverebbe dal verbo αἴθω (aitho, “bruciare”). Altra possibile origine è dal sostantivo “sicano” aith-na (“ardente”). La denominazione più evocativa forse è quella degli autori arabi che lo definivano Jebel al-burkān (“montagna del vulcano”), Jebel Aṭma Ṣiqilliya (“montagna somma della Sicilia”) o Jebel an-Nār (“montagna di fuoco”). Da queste espressioni è possibile fare risalire il nome dialettale “Mongibello”, che sembrerebbe risalire dalla fusione del termine latino Mons (“montagna”) e di quello arabo Jebel, con lo stesso significato. Oggi, invece, spesso i siciliani si riferiscono al vulcano con l’appellativo “a Muntagna”.

L’Etna (geologicamente uno strato-vulcano) ripone le sue origini intorno a 570 000 anni fa, nel periodo Quaternario (durante il Pleistocene medio), quando si verificarono processi di costruzione e distruzione, che diedero l’avvio a violente attività eruttive. Oggi l’Etna è uno dei principali luoghi per gli studi di geologia: infatti, a Catania è presente l’importante Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ne monitora le attività. A tal proposito non può non essere ricordata, inoltre, la presenza dell’Osservatorio Astronomico posto a 2900 mt. di altezza. Questo, oggi non più in funzione, è uno dei più antichi d’Italia.

A ispirare maggiormente le opere di scrittori antichi e moderni, poeti e registi è proprio la sua imponenza ed il suo comportamento imprevedibile.

Particolarmente suggestive sono le spiegazioni dell’attività eruttiva del vulcano, descritte da autori antichi come Tucidide, Diodoro Siculo e Pindaro. Ad esempio viene tramandato che il dio dei venti Eolo avesse recluso, dopo un aspro combattimento, alcuni venti nelle caverne al di sotto dell’Etna.

Esiodo, Eschilo e Virgilio, invece, raccontano che il motivo delle eruzioni è legato alle ribellioni di alcuni giganti come Encelado. Questo, sconfitto dagli déi dopo una guerra, venne sepolto sotto un enorme cumulo di terra, l’isola di Sicilia. Sotto l’Etna si troverebbe, quindi, la sua testa e il cratere coinciderebbe con la sua bocca. Le eruzioni sarebbero le grida di dolore del gigante sconfitto. Gli antichi però pensavano anche che nella pancia della Montagna si trovasse l’officina di Efesto (o Vulcano), dio del fuoco, della metallurgia e fabbro degli déi.

Il Vulcano

Quattro sono oggi i versanti visitabili dell’Etna, ma quelli più facilmente raggiungibili sono il versante nord (Linguaglossa) e quello sud (Nicolosi).

Caratterizzato oggi da una variegata flora e da una fauna molto ricca, l’Etna rappresenta un luogo unico al mondo. Soddisfa, infatti, l’interesse degli appassionati della montagna e degli sport invernali (sci alpino, sci di fondo, scialpinismo, snowboard), degli amanti della natura e dell’escursionismo (parco dell’Etna). Inoltre, i “palati” più esigenti possono assaporare pietanze uniche e gustare il famoso vino “Nero dell’Etna”, sia durante feste locali (Sagra del Pistacchio di Bronte, ecc.) sia in locali molto caratteristici. Per i cultori dell’arte è possibile acquistare opere del tipico artigianato etneo ed ammirare presso i paesi etnei (Bronte, Randazzo, Maletto, Milò, Paternò, Adrano, solo per citarne alcuni), numerosi santuari, chiese, fontane o gli stupendi edifici costruiti in pietra lavica.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 

– Patanè, S. La Delfa, J. Tanguy, L’Etna e il mondo dei vulcani’, Catania, Giuseppe Maimone editore, 2004.

– AA VV, Etna, mito d’Europa, Catania, Giuseppe Maimone editore, 2000.

– Etna Cooperativa Etna Sud – Ambiente, storia, tradizioni, 1990, Tringale Editore.

– Carlo Gemmellaro, La vulcanologia dell’Etna (ristampa anastatica a cura di Salvatore Cucuzza Silvestri), Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1989.

– Pierre Grimal, Mitologia, Garzanti, 2005.

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HISTORY | His Majesty, Etna

The superb peak of Mount Etna that soars up to the sky, and its valleys that are already all black, and its snows that shine with the last rays of the sun, and its woods that tremble, that murmur, that stir. G. Verga, Story of a Capinera

This is how Verga describes Etna, the highest active volcano in Europe with its 3326 mt. Declared World Heritage Site by UNESCO in 2013, the Mongibello (another name of the Sicilian volcano), rises majestically and bursting on the Ionian coast. From its top you can admire a wonderful panorama, which includes not only the Ionian coast and the sea, but also Calabria, the Nebrodi mountains, the mountainous ridge of the Madonie and the inland areas of Sicily.

Called by the Greeks Αἴτνη (Aítnē), the Romans Aetna, and the Arabs Mongibello, Etna has inspired legends, myths, stories and tales in anyone who saw it.

It is quite difficult to reconstruct the etymology of the name, which seems to derive from the Greek toponym Aitna (Aἴτνα-ας, a name also attributed to the centre of Catania), which derives from the verb αἴθω (aitho, “to burn”). Another possible origin is from the noun “sicano” aith-na (“burning”). Perhaps the most evocative denomination is that of the Arab authors who called it Jebel al-burkān (“mountain of the volcano”), Jebel Aṭma Ṣiqilliya (“sum mountain of Sicily”) or Jebel an-Nār (“mountain of fire”). From these expressions it is possible to trace the dialectal name “Mongibello”, which seems to derive from the fusion of the Latin word Mons (“mountain”) and the Arabic word Jebel, with the same meaning. Today, instead, Sicilians often refer to the volcano with the appellation “a Muntagna”.

Etna (geologically a volcanic stratum) has its origins around 570,000 years ago, in the Quaternary period (during the middle Pleistocene), when construction and destruction processes took place, which started violent eruptive activities. Today Etna is one of the main places for geology studies: in fact, in Catania there is the important National Institute of Geophysics and Volcanology which monitors its activities. In this regard, the presence of the Astronomical Observatory at an altitude of 2900 mt. cannot not be forgotten. This one, no longer in operation today, is one of the oldest in Italy.

To inspire more the works of ancient and modern writers, poets and directors is precisely its grandeur and its unpredictable behaviour.

Particularly suggestive are the explanations of the eruptive activity of the volcano, described by ancient authors such as Thucydides, Diodorus Siculus and Pindar. For example, it is said that the god of the winds Aeolus had reclosed, after a bitter fight, some winds in the caves below Etna.

Hesiod, Aeschylus and Virgil, instead, tell that the reason for the eruptions is linked to the rebellions of some giants like Enceladus. This one, defeated by the gods after a war, was buried under an enormous heap of land, the island of Sicily. Under Etna would be found, therefore, his head and the crater would coincide with his mouth. The eruptions would be the cries of pain of the defeated giant. The ancients, however, also thought that in the belly of the Mountain there was the workshop of Hephaestus (or Vulcan), god of fire, metallurgy and blacksmith of the gods.

The Volcano

Today there are four slopes of Mount Etna that can be visited, but the most easily reached are the northern slope (Linguaglossa) and the southern slope (Nicolosi).

Characterized today by a variegated flora and a very rich fauna, Etna represents a unique place in the world. It satisfies, in fact, the interest of mountain and winter sports enthusiasts (alpine skiing, cross-country skiing, ski touring, snowboarding), nature lovers and hikers (Etna Park). Moreover, the most demanding “palates” can enjoy unique dishes and taste the famous “Nero dell’Etna” wine, both during local festivals (Sagra del Pistacchio di Bronte, etc.) and in very characteristic places. For art lovers it is possible to buy works of the typical Etnean handicraft and to admire in the ethnic villages (Bronte, Randazzo, Maletto, Milò, Paternò, Adrano, just to name a few), numerous sanctuaries, churches, fountains or the wonderful buildings built in lava stone.


BIBLIOGRAPHICAL REFERENCES 

– Patanè, S. La Delfa, J. Tanguy, L’Etna e il mondo dei volcani’, Catania, Giuseppe Maimone editore, 2004.

– AA VV, Etna, myth of Europe, Catania, Giuseppe Maimone publisher, 2000.

– Etna Cooperativa Etna Sud – Environment, history, traditions, 1990, Tringale Editore.

– Carlo Gemmellaro, La vulcanologia dell’Etna (anastatic reprint by Salvatore Cucuzza Silvestri), Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1989.

– Pierre Grimal, Mythology, Garzanti, 2005.

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NEWS | Grande affluenza nel primo weekend di riapertura del Parco Naxos Taormina

Oltre 1100 visitatori nel primo weekend di apertura del Parco Archeologico Naxos Taormina: 563 soltanto ieri, domenica 31 maggio al Teatro Antico, dove all’imbrunire – fra il canto dei merli e il frullio d’ali delle tortore – molte coppie e piccole famigliesedute in gradinata si sono fermate per ammirare il silenzioso ed emozionante spettacolo del tramonto con l’accensione delle luci del Tricolore; sempre ieri circa 300 persone a Naxos, per visitare il Museo e passeggiare tra gli scavi della prima polis greca in Sicilia; sold out da due giorni Isola Bella dove il sistema di prenotazioni di Aditus, concessionario della biglietteria del Parco, a tutela della salute di lavoratori e visitatori consente solo 116 ingressi al giorno (8 persone ogni 45’) e per i rossi di calendario ha già tutto prenotato.

“Siamo felici di questo riscontro della gente: è un piccolo passo verso il ritorno alla vita del nostro Paese e al naturale desiderio di bellezza dell’essere umano”, dice Gabriella Tigano, direttrice del Parco Archeologico Naxos Taormina, in riferimento all’operazione #Laculturariparte voluta dal neo assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà. L’assessore, per inaugurare questo evento diffuso su tutta l’isola accomunando il network di musei e parchi archeologici con uno straordinario ingresso gratuito dal 30 maggio al 7 giugno, ha cominciato il suo “Grand Tour” sabato scorso, a mezzogiorno, proprio a Taormina, nell’abbraccio millenario del Teatro Antico. Ad accoglierlo, insieme alla Tigano che ha illustrato i lavori in corso nell’area archeologica per migliorare l’offerta dei servizi ai visitatori, anche il sindaco della città, Mauro Bolognari.

“Per Taormina e il suo teatro – ha detto l’assessore Samonà – sarà un’estate con le necessarie misure sanitarie. Non ci saranno i grandi spettacoli, i grandi eventi, però d’intesa con tutti gli interlocutori stiamo pensando a organizzare qualcosa di qualità. Qualcosa che comunque possa garantire il distanziamento sociale. Parliamo di iniziative per le quali il silenzio non diventi occasione di chiusura ma di apertura. Ascoltare il silenzio, un concerto, una parola o una narrazione può diventare un unicum. Bisogna ripartire da questo”.

Confermate le due diverse fasce orarie per visitare i monumenti del Parco. Per Isola Bella e Naxos dalle 9 alle 19. Per il Teatro Antico, interessato da due cantieri di lavori, dalle 17 alle 22: alle 20 l’attesa accensione dell’impianto di illuminazione artistica del monumento che prevede anche il fascio di luci tricolore in omaggio al Paese sull’iconico frons scenae che guarda il mare e l’Etna.