NEWS | I colori di Esna ritornano a splendere dopo 2000 anni
Secondo una dichiarazione dell’Università di Tübingen, un team di ricercatori tedeschi ed egiziani ha riportato alla luce i colori originali delle iscrizioni e delle decorazioni del tempio di Esna, in Egitto. I lavori di recupero sono frutto della cooperazione tra l’Institute for Ancient Near Eastern Studies (IANES) dell’Università di Tübingen e il Ministero Egiziano del Turismo e delle Antichità.
Il tempio di Esna
Esna si trova sulla riva Occidentale del Nilo, a circa 60 km a sud di Luxor. Del tempio rimane solamente il vestibolo, o pronao, che si è salvato dallo smembramento per il recupero di materiali, durante l’industrializzazione dell’Egitto, grazie alla sua posizione al centro della città.
Fatto costruire di fronte alla struttura templare originale dall’imperatore Claudio tra il 41 e il 54 d.C., il pronao in arenaria misura 37 m di lunghezza, 20 m di larghezza e 15 m di altezza. Il tetto è sorretto da 24 colonne e i capitelli di 18 colonne indipendenti sono decorati con motivi vegetali.
I ricercatori stimano attorno ai 200 anni il tempo per la realizzazione di tutte le decorazioni e iscrizioni. Il cartiglio più recente inscritto sulle pareti del tempio è quello dell’imperatore romano Decio del 249 d.C.
Il tempio è famoso per il suo corpus di iscrizioni geroglifiche, considerato il più recente e coerente fino a ora pervenuto, e per la grandiosa decorazione del soffitto astronomico.
Il progetto di restauro
Il progetto, guidato dal professor Christian Leitz, aveva riportato alla luce una nuova iscrizione, comprendente i nomi egiziani delle costellazioni presenti sul soffitto. L’iscrizione era stata impressa sulle pareti con inchiostro, invece di essere stata cesellata nella pietra.
Liberati da strati di sporco e fuliggine di circa 2000 anni, i colori potranno adesso essere ammirati in tutta la loro brillantezza e vivacità. Inoltre, è importante la nuova prospettiva di ricerca per gli studiosi, poiché, sostiene Leitz, “i geroglifici indagati da Sauneron erano spesso scolpiti solo in modo molto approssimativo e i dettagli venivano applicati solo dipingendoli a colori. Ciò significa che sono state studiate solo le versioni preliminari delle iscrizioni. Solo ora possiamo avere un’immagine della versione finale.”
Dal 2018, i ricercatori dell’Università di Tübingen collaborano con le autorità egiziane per scoprire, preservare e documentare gli strati della pittura. I lavori continuano nonostante la pandemia da Coronavirus, grazie a un team di 15 restauratori guidato da uno dei capi conservatori del Ministero Egiziano. I risultati vengono documentati fotograficamente e all’Università di Tübingen le scoperte sono rese disponibili attraverso le pubblicazioni.